Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Loveroflife    23/11/2014    1 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

''E quindi approvo pienamente l'uso del nuovo antidolorifico uscito in commercio, anche se molti colleghi ne discutono gli effetti collaterali. Lei cosa ne pensa dottoressa Lentini?'' Il chirurgo plastico continuava il suo sproloquio su i vari medicinali usciti in commercio, ma ormai Marika era su un altro pianeta, incantata dallo sguardo di Victor che la osservava dall'altra parte della sala.
''Dottoressa Lentini, il dottor Giusti commentava l'uso del nuovo farmaco introdotto dal servizio sanitario nazionale, lei cosa ne pensa?'' Il cardiologo si intromise nel discorso, vista la risposta muta della donna. Un piccolo sbuffo sul braccio da parte di Carlo la riportò sulla terra.
''Ehm, scusatemi, pensavo ad un paziente, comunque sono d'accordo con il dottor Giusti, è un farmaco ottimo. Adesso perdonatemi ma andrei a prendere da bere.'' Si allontanò dal gruppo, camminando lentamente nella folla. Victor era sparito dalla sua vista, anche se continuava a sentire il suo sguardo addosso, non sapendo bene da quale angolo della stanza provenisse.
Si avvicinò al lungo tavolo delle bevande, dove si versò un bicchiere di champagne, che calmò la sua agitazione.
Si sentì strattonare un braccio e girandosi trovò davanti a sé Victor.
''E tu cosa ci fai qui? Hai deciso di torturarmi per qualcosa che non ho fatto?'' Le urlò quelle parole quasi con disperazione e sentì raggelarsi il sangue. Dopo un attimo di smarrimento non si perse d'animo.
''Victor lasciami, piuttosto dovrei fartela io questa domanda. Che cazzo ci fai qui?''
''Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, non lo sai?'' La guardò sorridendo, mentre si versava da bere.
''Il festeggiato era il primario di ginecologia e un mio amico ginecologo mi ha invitata, dato che lo conoscevo anche io. Tu, invece?'' Continuò a bere, guardandolo con il disprezzo di sempre.
''Il festeggiato è il fratello di mia nonna. Hanno invitato me e tutta la mia famiglia.''
''Davvero? Non sapevo fosse tuo parente.'' Non lo sapeva davvero, e si rattristò al pensiero di non sapere molte cose del suo fidanzato. O meglio, ex fidanzato.
''Beh, non abbiamo avuto molto tempo per conoscere le rispettive famiglie.''
''Beh, non per colpa mia, sicuramente. Piuttosto, come sta tuo figlio?'' Cercò di colpire sul vivo, ma dallo sguardo di lui sembrava aver toppato alla grande.
''Quale figlio,scusa?'' La guardò confuso, non capendo a cosa alludesse.
''Oh smettila Victor, il bambino che hai portato l'altro giorno in ospedale. Lei chi è? Tua moglie? La tua fidanzata? Non ti nascondere, siamo grandi per questi giochetti.'' Dopo le sue parole, Victor prese a ridere come un matto, tenendosi la pancia per le troppe risate.
''Dio mio, quanti viaggi mentali che ti fai. Quella signorina con il bambino, tesoro mio, era mia sorella con suo figlio. Il bastardo che l'ha messa incinta se ne è scappato quando lei era al settimo mese di gravidanza e il bambino lo stiamo crescendo io e lei, con l'aiuto di mamma e papà.'' Le parole di Victor furono come luce nel buio, illuminando il cammino e i suoi pensieri.
''Ah...Scu-scusami, io pensavo che fosse la tua ragazza, o moglie, non so cosa pensavo in realtà, il fatto è che il bimbo somiglia a te in un modo incredibile e io...'' Ma Victor la zittì subito.
''Sssh, non scusarti. E' normale aver pensato ciò che hai pensato tu. Fortunatamente il bambino ha preso da me e da mio padre, e non ha preso niente da quel figlio di puttana. Ecco perchè molti scambiano me e mia sorella per due fidanzati o sposini.'' Mentre parlava, Marika non pensava ad altro che non fosse la sua stupidità, e al suo sentirsi di merda per aver completamente giudicato male Victor.

In quel momento di tensione, Marika si accorse di non aver mai dimenticato i momenti passati con lui e tutto, nel suo cuore, nel suo corpo e nella sua mente stava cambiando, facendo uscire la ragazzina ancora insicura, che si nascondeva dietro una maschera di durezza e forza. Una ragazzina ancora innamorata della sua prima cotta adolescenziale. Una ragazzina, però, orgogliosa fino al midollo.
''Victor, è meglio che vada dai miei colleghi.'' E si allontanò in fretta forse per non cedere, di nuovo, all'amore della sua vita.
La festa proseguiva nel migliore dei modi, con il festeggiato sballottato da una parte all'altra della sala, tra i suoi colleghi e i suoi parenti. Lo sguardo di Victor bruciava sulle spalle di Marika, che ostentava sicurezza e parlava amabilmente con tutti e cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo, che Victor riservava solo per lei, ormai.

 

La serata finì allegramente,Carlo si era comportato da gentiluomo e a Marika stava bene cosi. La faceva ballare, la faceva ridere, l'aveva fatta anche bere, facendole perdere quel po' di lucidità che l'aveva sempre caratterizzata. Una sola nota stonata in quella serata, oltre allo sguardo bruciante di Victor che la perseguitava in ogni angolo della stanza. La sua faccia scombussolata che destò preoccupazione nel suo collega,che le chiese più volte a cosa stesse pensando o cosa fosse successo, ricevendo per risposta un'alzata di spalle o un mugugno non ben definito. La riaccompagnò fin sotto casa, baciandole la mano e garantendole che si sarebbero visti a lavoro, e che avrebbero parlato. Per tutta risposta, Marika gli sorrise a malapena e scivolò via dalla macchina.
Era ancora barcollante ma l'effetto dell'alcool stava svanendo e stava tornando la lucidità. Lucidità che le permise di notare una figura e la sua sigaretta accesa proprio accanto al portone d'entrata. Dopo uno spavento iniziale, i suoi sensi si riattivarono e le permisero di riconoscere l'uomo.

 

''Victor, cosa ci fai qui?'' Chiese, iniziando già a innervosirsi. Era ovvio che l'avesse seguita, lui non sapeva dove abitasse.
''Cos'è, il bravo dottore non ha le palle di accompagnarti fino a casa e di spogliarti?'' Ostentò rabbia e odio, ma la voce tremava.
''A differenza di quanto tu possa credere, gli uomini non sono tutti animali alla ricerca di sesso, come te. Mi dispiace deluderti ma esistono anche i gentiluomini.''
''Stronzate. Quello vuole entrarti nelle mutande da un sacco di tempo, si vede da come ti guarda. Da quanto gliela fai annusare senza dargliela?''. La cattiveria con cui Victor pronunciò queste parole colpì in pieno volto Marika, quasi come un pugile viene colpito e mandato a K.O.
''Non osare insinuare questo. Non ho mai fatto annusare niente. E anche se fosse, non devo certo dare conto a te di ciò che faccio. E adesso vattene, ho sopportato fin troppo la tua presenza.''
''Non me ne vado.'' Si appoggiò al muro e incrociò le braccia, a mo' di sfida.

''Ti ho detto vattene, altrimenti chiamo i carabinieri.'' Si fece forza, ma in realtà stava quasi per crollare in lacrime, come le capitava spesso da sei anni.
''Come posso andarmene se la donna che amo è qui?'' Queste parole colpirono nuovamente Marika. Ma questa volta non fu un K.O. Fu direttamente un omicidio, per il suo povero cuore.
''Mi dispiace Victor. E' troppo tardi. Io non ti amo più. Adesso ritorna a casa, è tardi.'' Anche se in realtà avrebbe voluto che rimanesse, raccolse tutta la dignità e l'orgoglio di cui era capace e infilò la chiave nella serratura, pronta ad entrare in casa.
Non fece in tempo a girare la chiave che due mani la presero dalle spalle e la fecero girare su se stessa, portandola con le spalle al muro.
''Ma cosa cazzo f...'' Non finì la frase, perchè le labbra di Victor le si poggiarono contro, forzando con la lingua per farsi spazio nella sua bocca. Fu un groviglio di saliva e lingue che danzavano. Per pochi istanti a Marika sembrò di essere tornata indietro nel tempo, nei momenti felici e il suo cuore cedette. Le mani fuggirono sulla nuca di Victor, andando a giocare con i piccoli riccioli di capelli. La bocca di Victor compiva magie, mordendo, succhiando e giocando. Marika ancora ricordava i baci da Dio che le serviva il suo fidanzato, e le guance le si colorarono inevitabilmente di rosso.

Riprese lucidità solo quando la bocca di Victor scese sul collo, provocandole mille brividi e portandola in una spirale di eccitazione.

''No Victor. Ho detto che devi andartene.'' Risoluta, lo allontanò da lei e, cercando di darsi un po' di contegno, tornò a dargli le spalle.
''Ho capito. Ho solo voluto lasciarti un ricordo di me, che sia dignitoso e gradito. Addio.'' E, lasciandole un bacio fra i capelli, andò via.
Oh, questo si che era un ricordo gradito. Marika se ne sarebbe ricordata in eterno. Entrando in casa, sentiva il cuore batterle nelle orecchie e le gambe diventare gelatina. Era un addio con i fiocchi, seppur sofferto. Aveva gradito quel bacio da Dio, rimanendone quasi estasiata. Era il modo giusto per salutarsi, per lasciarsi finalmente il passato alle spalle e ricominciare una nuova vita.

 

D'altra parte Victor non aveva mai gradito gli addii. Più che altro non ci aveva mai creduto. Aveva sentito il trasporto con cui Marika si era lasciata andare tra le sue braccia, e sapeva che la ragazza provava ancora qualcosa per lui. L'unico problema era che non voleva più credergli. Ma Victor sapeva come far vincere ciò che c'era dentro di lui. Doveva solo aspettare. Non era un addio. Era un arrivederci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perdonatemi il ritardo, lo so, sono una pessima scrittrice. L'università e gli esami mi danno un sacco di problemi e son riuscita a buttare giù questo capitolo in fretta e furia, tra una pausa e l'altra. Il prossimo capitolo spero che arrivi un po' prima, intanto vorrei ringraziarvi per aver continuato a seguire la mia storia, anche dopo settimane di mortorio. Vi ringrazio tutte, una ad una! Alla prossima!
M.

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Loveroflife