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Autore: _Rainy_    23/11/2014    0 recensioni
Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato. Non un tiranno assetato di potere contro cui combattere, ma una malattia pericolosa. L'11a cacciatrice di taglie della Terra del Fuoco che torna al mestiere per cui è nata con un'ultima, pericolosa missione, che le cambierà la vita.
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Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato, con a capo la propria madre. Una fragile principessa dovrà scontrarsi con una realtà che le è sempre stata nascosta fin da bambina : il suo regno sta morendo. E solo lei realizza che il nemico contro cui combattere è molto più vicino di quanto sembra.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Gwen, Scott | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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21. (Gwen)

La miniera aveva una struttura conica e Duncan poteva scorgere un lembo di cielo stellato oltre la sommità della montagna. Nonostante fossero quasi all’aria aperta la temperatura era altissima, perché sotto di loro un fiume di lava scorreva vivo dalle profondità della terra.
Numerosi carrelli si inseguivano, mossi da una forza invisibile, correndo spericolati su binari arrugginiti che sembravano sospesi nel vuoto.
Gli unici suoni che si sentivano erano lo sfrigolare della lava e della polvere che veniva estratta.

Vicino al fiume di lava alcuni operai estraevano, con l’aiuto della magia, la polvere dalla roccia viva e poi la caricavano sui carrelli che la portavano alle raffinerie ai livelli superiori, dove veniva pressata e modificata per coniare delle pietre irregolari.

Gwen e Duncan erano usciti da una buia galleria e la luce rossastra di quel luogo li aveva accecati per qualche secondo. Erano sbucati su una sporgenza dalla quale partivano strette scalinate scavate nella roccia che costeggiavano la parete, ripida e tagliente.

I due ragazzi si accorsero di avere la bocca spalancata per lo stupore e si sorrisero a vicenda, ridacchiando per le loro espressioni buffe. Dopo quell’attimo di ilarità che si erano concessi tornarono entrambi a concentrarsi sulla loro missione, accovacciandosi immediatamente per evitare di essere scoperti.

- Le pietre fatte e finite sono ai livelli superiori, quindi dovremmo imbarcarci su un carello per finire direttamente lì. I carrelli si spostano a seconda del peso, quindi dovremmo buttare giù un po’ di polvere e salire. – Sussurrò Duncan.

Gwen annuì, squadrando la situazione con aria professionale:
- C’è solo un piccolo problema: gli operai. Non sappiamo né se siano monaci anch’essi né se ai piani superiori, dove dobbiamo andare noi, ci sia qualcuno a fare la guardia.
- Hai ragione… Ma è l’unica alternativa, perché i depositi sono ben protetti e ormai si saranno accorti della tua fuga, quindi proprio le riserve di pietre già pronte saranno i primi luoghi che metteranno sotto sorveglianza più stretta. Non abbiamo molto tempo e possiamo uscire facilmente dalla cima di questo monte, per poi scappare a gambe levate.
- Ci servirà tutta la tua abilità di mago per passare inosservati, mio caro… - Sorrise Gwen e Duncan ghignò, come se l’idea lo divertisse parecchio.

Si guardarono per qualche secondo e si sorrisero a vicenda, prima che Gwen si avviasse verso il limitare della sporgenza sulla quale si trovavano.

Duncan osservò la ragazza allontanarsi di pochi metri e sorridere inconsciamente quando si sporse dalla roccia vedendo tutto da una prospettiva diversa. Il suo cuore si scaldò alla vista di quel sorriso segreto che probabilmente pochissime altre persone avevano visto.
Cosa gli stava succedendo? Erano successe così tante cose da quando quella furia dai capelli neri e petrolio era arrivata nella sua grotta, dando subito prova di una grande forza e un’intelligenza acuta.
Si era reso immediatamente conto che aveva trovato una persona simile a lui e pian piano entrambi si erano rivelati. Lui non avrebbe voluto raccontarle la sua storia, della quale si vergognava immensamente perché non aveva ancora trovato il modo di perdonare se stesso per quello che aveva fatto in gioventù e si portava dietro una coscienza macchiata del sangue dei suoi ex-amici, ma essendo obbligato a confessarsi non gli era dispiaciuto rivelare anche quella parte più nascosta di se stesso, perché lei lo capiva.
Sentiva che c’era qualcosa che li accomunava, forse il passato difficile o forse qualcosa di più profondo…
E poi lei stava incarnando inconsciamente il ruolo di sorella che lui non aveva mai avuto… O era qualcosa di più? Non aveva una risposta a quella domanda, ma era consapevole del fatto che qualcosa si stava facendo strada nel suo cuore e ciò lo tormentava.

L’altro elemento che lo turbava profondamente era quella frase incompleta, dettata dall’istinto e dalla paura di perderla e che gli era sfuggita dopo l’interrogatorio dei monaci. << So che abbiamo viaggiato poco insieme, ma io… >> Io cosa? Cosa avrebbe detto impulsivamente? Che si era affezionato? Che lei era una grande guerriera o una grande amica? O forse altro? Non ne era più così sicuro.

Tutti questi pensieri si susseguirono rapidissimi nella mente del ragazzo che osservava Gwen guardare in basso, verso le profondità delle fucine.

- Ehi Duncan, hai intenzione di stare lì impalato ancora per molto? – Chiese piccata lei, ma sinceramente preoccupata che fosse successo qualcosa.
- Ah, io… - Si riscosse dai suoi pensieri lui, pensando subito a una risposta adeguata. – Be’, prima lascio che i pivellini esamino la situazione. Dopotutto, i migliori arrivano dopo. – Concluse con un ghigno, avvicinandosi a sua volta alla ragazza, guardando in basso con lei.

Gwen gli tirò uno scherzoso pugno sulla spalla, ridacchiando, ma tornò subito seria.
- Il binario più vicino è dall’altro lato della parete e ne passa uno ogni 15 secondi circa, rallentando brevemente per qualche secondo. Come ci arriviamo?
- Direi che dobbiamo prendere carrelli separati o non il tempo non ci basterà per togliere sufficiente sabbia e salire. Per arrivare là... Dovrò usare uno dei miei trucchetti per renderci invisibili.

Duncan ridacchiò davanti allo sguardo sinceramente stupito di Gwen e spiegò, con aria professionale:
- Ci sono tanti modi perché l’incantesimo funzioni: sposarci, ballare come degli ossessi per ore e ore, suonare il flauto e costringere un monaco ad avere dei bambini da un drago, ma ovviamente sono metodi molto… - Non finì la frase, perché Gwen gli aveva tirato un altro pugno, rimproverandolo con gli occhi nonostante stesse sorridendo anche lei. – Come siamo seri! Okay okay… Niente di particolare, ci vorranno pochi secondi e poi voilà. – Gwen annuì.
- Cosa devo fare? – Chiese lei, pratica.
- Siediti qui. – Il ragazzo indicò uno spazio vicino a lui.

Gwen si sedette a gambe incrociate di fronte al ragazzo, le ginocchia che quasi si sfioravano.
- Duncan, non pensi che sia rischioso? Potrebbero vederci…

Lui annuì e sussurrò qualche parola misteriosa. Immediatamente una superficie a cupola azzurrina, della stessa consistenza dell’acqua, li avvolse. La sua superficie era mobile e volute blu si rincorrevano su quella sostanza misteriosa che delimitava uno spazio di qualche metro intorno e sopra di loro.
- Questa è una barriera statica. Rende invisibile ciò che è dentro, ma non si può spostare. Per questo dobbiamo usufruire di un altro incantesimo. Allora, mia giovane cavia, sei pronta? – Ridacchiò Duncan.

Gwen annuì.
- Per prima cosa avvicinati ancora.

La ragazza si fece ancora più vicino tant’è che le loro ginocchia premevano le une sulle altre.

- Ora dammi le mani. – Ordinò Duncan, chiudendo gli occhi.

La ragazza ubbidì e non poté fare a meno di notare che le mani del ragazzo erano estremamente morbide, nonostante ci fossero numerosi calli e cicatrici di graffi. Si rilassò immediatamente al tocco di lui.

- Bene, ora chiudi gli occhi e rilassati. – Sussurrò Duncan, sempre più concentrato.

Gwen chiuse gli occhi e si accorse che il ragazzo si stava avvicinando ulteriormente. Tutto il suo corpo entrò in uno stato di allarme e si ritrasse involontariamente di pochi millimetri, ma poi sentì la calda fronte dello stregone poggiare contro la sua e fermarsi.
Il suo cuore accelerò. Perché sentiva uno strano calore dentro il corpo? Erano in una posizione innaturale per lei, molto intima e quasi amorevole. Era un po’ a disagio, ma si fidava di lui ormai.

Lentamente le loro mani, le ginocchia e le fronti si accaldarono e il calore si diffuse a tutto il corpo.

Quando lui interruppe il contatto lei si sentì stranamente sola e riaprì gli occhi, desiderando stringerli ancora le mani, ma senza sapere perché.

Lui si era allontanato e la guardava profondamente, sorridendo, mentre la barriera implodeva intorno a loro, scomparendo con qualche piccola scintilla.
- Ora siamo pronti.

Lei annuì, lievemente imbarazzata da quello sguardo e si alzò, voltandosi per nascondere il rossore delle sue guance.
Il ragazzo si riscosse nello stesso istante, rendendosi conto che era stata una cosa alquanto particolare, ma non ebbe tanto tempo per riflettere, perché lei si era già avviata a grandi passi verso le scale.

Scesero rapidi la scalinata e arrivarono alla piattaforma davanti alla quale i carrelli rallentavano.
Duncan andò per primo, togliendo grandi manciate di polvere dal primo carrello che era passato e gettandole nel vuoto. Il carrello reagì fermandosi a causa dell’improvvisa diminuzione del peso e ripartì con un cigolio rassicurante quando Duncan si issò sopra di esso.
Gwen fece lo stesso e i due si ritrovarono coinvolti in una corsa follemente veloce dentro a carrelli spericolati. Una volta giunti al capolinea Duncan avvisò Gwen con un gesto di un pericolo imminente e la ragazza si guardò intorno, senza capire.

Fu un attimo.
Vide Duncan saltare improvvisamente di lato, fuori dal carrello, per atterrare su una sporgenza e notò che i carrelli, dopo essersi improvvisamente capovolti per svuotarsi, precipitavano per metri e metri nel buio, in una profonda gola dalla quale poi risalivano cigolando su un binario differente, per poi riprendere il loro corso.
Senza esitare saltò anche lei di lato e atterrò agilmente vicino a Duncan.

Erano molto più vicini all’apertura ora e il pensiero di tornare a casa rassicurò sia Gwen sia Duncan, infondendogli nuova speranza.

Degli operai deperiti e sporchi che non sembravano monaci stavano azionando numerose macchine che pressavano la polvere e sprigionavano scintille azzurrine. I macchinari erano arrugginiti e non si sentiva quasi nulla a parte il loro cigolio.
Quando le presse si sollevavano magicamente la polvere aveva una consistenza molliccia e da sola si modellava fino a formare delle pietre violacee, dal bordo appuntito. Poi le pietre venivano caricate su un rullo lurido che le faceva scomparire nelle profondità della roccia.

Duncan si avvicinò molto lentamente e sfiorò uno dei due operai , tramortendolo grazie a un incantesimo, mentre Gwen accoltellava rapidamente l’altro, facendo schizzare sangue scuro dal profondo taglio alla gola.
- Siamo troppo brutali qui, eh! – Ridacchiò Duncan annullando l’incantesimo d’invisibilità e Gwen alzò gli occhi al cielo afferrando una piccola pietra prima che scomparisse negli anfratti della roccia, diretta chissà dove.

- Fermatevi, intrusi. – La voce risuonò chiara e forte nell’aria e i due si guardarono intorno, spaventati.

L’operaio tramortito si era rialzato come animato da una forza misteriosa, gli occhi completamente blu che rilucevano.
Gwen e Duncan tacquero.

- Posate la pietra e tornate nelle segrete e forse non vi faremo del male. – Parlò l’operaio con voce tonante. – Avete ucciso un nostro compagno e dovete pagare per la sua morte. Tornate nelle segrete da soli e non vi verrà inferto alcun dolore fisico.

Gwen valutò la situazione: erano in netto svantaggio, vicino alla fine della sporgenza e rischiavano di morire da un momento all’altro. Consegnarsi era ovviamente improponibile e l’unica alternativa era combattere e scappare.
Duncan si avvicinò, fulmineo, e trafisse il corpo dell’uomo con un corto pugnale. Sangue scuro zampillò dalla ferita, ma l’operaio non si mosse.
- Le ferite fisiche non hanno effetto quando ciò che controlla questo corpo è una forza psichica, stolti. – La risata malefica dei monaci si diffuse nell’aria.

- Duncan. Sali su un carrello. – Sibilò Gwen, indietreggiando.
- Cosa?!
- Fidati di me. – Rispose sicura lei.

Il ragazzo balzò su un carrello, scuotendo la testa.
Gwen si avvicinò all’operaio posseduto e gli sferrò un calcio nella pancia che lo fece cadere a terra, guadagnando così secondi preziosi. Poi si voltò e balzò sullo stesso carrello di Duncan, che ormai si stava lanciando a folle velocità verso la profonda gola buia.
- Attiva un incantesimo di volo forza! – Urlò Gwen, mentre il vento le sferzava il volto.

Duncan aveva capito le intenzioni della ragazza e stava già mormorando la formula.
Il carrello sprofondò nel buio e i ragazzi provarono la vertiginosa sensazione di cadere. Gwen non vide più niente, sentì solo due caldi mani cingerle la vita e poi si ritrovò a saettare nell’aria tra le braccia di Duncan, che ovviamente ghignava soddisfatto.

Uscirono nell’aria notturna e una ventata d’aria fresca accompagnò i due ragazzi mentre si posavano dolcemente vicino all’apertura. Duncan lanciò un urlo liberatorio che culminò in una risata e Gwen gli sorrise sinceramente.
Il paesaggio era desolato: una distesa di montagne appuntite e pietre grigie prive di vita circondava quel monte, ma poco importava in quel momento.
- Magnifica idea, bellezza! – Ridacchiò Duncan, guardandola ammirato.
- Ti devo la vita, stregone. E grazie per la fiducia. – Rispose lei, altrettanto riconoscente.

<< Devo confessarle la mia paura di quello che sta nascendo tra noi… >> Disse la voce interiore di Duncan e il ragazzo capì che era giunto il momento di ammettere quanto avesse paura della loro somiglianza e di quello che lei stava diventando per lui.

- Naturale che mi fidi, vedi c’è qualcosa che devo dirti… - Duncan si avvicinò a Gwen, prendendole le mani. - Io non so cosa mi stia succedendo, ma…

Non fece in tempo a finire la frase, che Gwen lanciò un urlo di terrore indicando qualcosa alle spalle del ragazzo. Duncan si voltò appena in tempo per vedere l’operaio posseduto che si innalzava in aria, sopra l’apertura dalla quale erano usciti:
- Stolti. Pagherete per il vostro affronto.

Dalla mano dell’operaio scaturì un raggio biancastro che si diresse dritto verso Gwen. La ragazza provò a schivare di lato e si accucciò a terra per proteggersi, la mano che correva alla spada.
Non ci fu bisogno di combattere però, perché Duncan aveva già scagliato una freccia nel cuore dell’operaio che iniziò a precipitare scomparendo dalla loro vista.
- Complimenti per i rifl… - Fece per congratularsi Gwen, ma un’occhiata al compagno bastò a farla tacere.

Duncan aveva assorbito in pieno il raggio bianco dell’operaio posseduto ed era a terra, la fronte impregnata di sudore, mentre una ferita si allargava inesorabilmente dal suo petto.
- Duncan, no! Diost, ti curerò! Aspetta che trovi il modo di fare qualcosa… - Urlò Gwen preoccupata, mentre calde lacrime cominciavano a cadere spontaneamente dai suoi occhi.

- Gwen, non piangere. – Lei lo guardò incredula, ma non smise né di piangere né di affannarsi intorno a lui, tirando fuori bende e fili dalla sua bisaccia. – Gwen. Smettila. – La ragazza si immobilizzò, fissandolo negli occhi. Lui le appoggiò una mano sulla guancia, sussurrando con voce roca. – Gwen, cosa sono io per te?

La ragazza arrossì violentemente davanti a quella domanda e sgranò gli occhi:
- Cosa?! Ti preoccupi di queste cose in un momento del genere?! Non c’è tempo!
- Gwen. – Ripeté lui con voce ferma. – Cosa sono io per te?

Lei esitò, abbassando lo sguardo. Quando tornò a fissarlo negli occhi rispose, insicura:
- Non lo so. Non sei più un nemico e sei più di un compagno. Non lo so Duncan.

Lui sorrise, chiudendo gli occhi:
- Sei la sorella che non ho mai avuto. Anzi, no. Sei di più. Gwen, quello che è nato tra noi in questi giorni di viaggio... – Si interruppe per tossire violentemente del sangue. - … Non lo so spiegare. Ma proprio quando quel bastardo mi ha colpito ho capito. Gwen, sto per morire e devo dirtelo, io credo di… - E tacque, la testa cadde di lato, immobile.

Gwen si sfogò in un pianto liberatorio sul petto di Duncan, poi gli squarciò la camicia e gli cucì rapidamente la ferita che non accennava a smettere di sanguinare. Pur sapendo che era inutile la bendò accuratamente e si mise il compagno sulle spalle, cercando di scendere dalla montagna senza cadere. Non c’era tempo: i monaci stavano sicuramente arrivando, o magari avevano deciso di lasciarla andare dopo averle inflitto un grande dolore.

<< Io credo di essermi innamorata di te e ho paura di questo sentimento… >> Pensò Gwen, finalmente raggiunta quella consapevolezza. << E che per te sia lo stesso o no, io ti salverò. >>

 

- ANGOLO AUTRICE -
Una sola parola: feelings.
Non ho nulla da aggiungere a questo capitolo, se non scusarmi per il fatto che le cose tra Gwen e Duky siano concentratissime in questo capitolo… Capisco che non aver nessuna riflessione “sentimentosa” prima e così tante in questo chappy sia traumatico, ma mi sono resa conto che altrimenti non saremmo mai arrivati degnamente al finale che voglio dare a questa ficcy.
Grazie a tutti c:,
_Rainy_
ORIGINALE: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907&i=1

   
 
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