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Autore: Yulin Fantasy    24/11/2014    2 recensioni
Mi dispiace.
Magari non ti accontenterai solo di una banale scusa.
La verità è che non la so nemmeno io, la verità.
Non so perché a un certo punto me ne sono andato.
Era stata una idea improvvisa, o come diresti tu,
una specie di quinto senso e mezzo…
Ma la vera verità è che non c’è nessuna verità.
Forse sono stato uno stupido.
Lasciarti così, in punto e in bianco…
Ormai non mi vengono in mente più battute, sai?
Io non sono più Groucho, ne mai lo sono stato.
(Si basa sulla trama del numero 333, ma il resto è tutto inventato da me.)
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dylan Dog, Groucho
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Raminghi dell'autunno'
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Mi dispiace.
Magari non ti accontenterai solo di una banale scusa.
La verità è che non la so nemmeno io, la verità.
Non so perché a un certo punto me ne sono andato.
Era stata una idea improvvisa, o come diresti tu,
una specie di quinto senso e mezzo…
Ma la vera verità è che non c’è nessuna verità.
Forse sono stato uno stupido.
Lasciarti così, in punto e in bianco…
Ormai non mi vengono in mente più battute, sai?
Io non sono più Groucho, ne mai lo sono stato.
Un sosia, ero un banale sosia di un vecchio attore comico.
Le mie battute nemmeno facevano ridere, lo sai bene.
Tu, che mi hai sopportato per tutti questi anni…
Non ti ho mai fatto conoscere il vero me, che forse nemmeno esisteva…
Sono solo un debole, che si è messo in testa di assomigliare al più famoso dei fratelli Marx,
Groucho Marx.
Ma in realtà non so neanche io chi sono.
Ma tu mi hai accolto lo stesso.
Anche se non sapevi nulla di me.
Tu mi hai dato quello di cui avevo bisogno:
mi hai dato una casa,
mi hai dato del cibo
e mi hai dato affetto.
Il calore dell’affetto, sapere che c’è una persone che tiene a te…
Sapere che, anche se litighiamo, tu ci sarai sempre…
E ora dove questo affetto?
Non lo so…
È finito, penso.
Alla fine finisce tutto.
Mi devi perdonare Dylan…
Ormai non sono più il tuo assistente.
Ora mai sono un mostro, come quelli che devi cacciare tu.
Dimmi la verità:
hai versato qualche lacrime, quando me ne sono andato?
È solo per sapere.
Ti sono mancato, in questi anni?
Ma no, che dico…
Come ti può mancare una persona che racconta battute a raffica,
facendoti perdere la pazienza
o una persona che fa scappare i clienti e ti mette in imbarazzo?
Non ti può mancare una persona del genere.
Allora perché sei venuto?
Era per vedere me?
Perdonami, ma io non voglio che tu mi veda così…
Non voglio che tu mi veda come un mostro.
Non voglio che ti mi disprezzi.
Mi manca sai?
Mi mancano le nostre litigate.
Mi manca servirti il thé.
Mi mancano pure i brontolii dell’ispettore Bloch,
le sedute di Madame Trelkovski,
l’arroganza di Lord H. G. Wells,
quando la ragazza di turno mi guardava male.
E quando ero in pericolo e tu arrivavi al momento giusto per salvarmi.
O a volte succedeva il contrario.
Mi manca pure lanciarti la pistola.
O come quella volta, il clarinetto…
Sai, mi manca pure sentirtelo suonare.
Sentire il “Trillo del diavolo”.
O vederti fare quel tuo galeone.
Ero sempre al tuo fianco, la vita era stupenda.
Come faceva a non esserlo, con un amico come te?
Allora perché me ne sono andato?
Non lo so.
Forse perché volevo vedere se c’era gente che mi apprezzava.
Ma non avevo capito che senza la famiglia si sta male…
E tu eri la mia famiglia.
Eri come un fratello per me, un persona importantissima,
che mi ha sempre aiutato.
Mi ha fatto capire i miei errori, superare le mie paure…
E tutto è crollato per colpa di un mio errore.
Mi manchi Dylan.
Mi manchi davvero molto.
Non so cosa darai per tornare insieme a te,
a Craven Road 7.
Non sai cosa darei…
L’unica cosa che possiedo qua,
sono solo foto.
Solo ricordi, vecchi ricordi
di anni di felicità.
Ma ormai non posso più tornare indietro.
Non so neppure io il perché, ma ormai questo è il mio posto.
Te l’ho detto Dylan, sono un mostro.
Per favore, vattene e non tornare.
Ti chiedo di dimenticarmi.
Non voglio farti più soffrire.
Mai più.
Due anni sono passati da quando me ne sono andato.
In due anni passano tante cose Dylan.
E io speravo che tu fossi riuscito a dimenticarti di me.
Magari avevi trovato anche un altro assistente, più bravo di me…
Tutti mi hanno dimenticato, hanno girato pagina…
L’hai fatto anche tu, vero?
Sì che l’avrai fatto.
Io invece ho sempre avuto paura di dimenticarmi.
Di te, di Bloch, di tutti quelli che ho conosciuto…
Anche se qui ho degli “amici”…
Voi eravate la mia famiglia, ciò che avevo di più caro…
E io ho abbandonato tutto.
Che stupido che sono stato.
Ricordi ancora il nostro primo incontro?
Quel giorno, alle manifestazioni…
Tu eri ancora un poliziotto e io un attore con poche speranze.
Poi quando mi trovasti in quel baule e mi invitasti a stare con te.
Dovevo andarmene magari, però ho fatto bene a rimanere.
Non so se mi hai ancora perdonato tutti quei trucchi per farti smettere di bere gli alcolici.
Ma erano necessari.
Ora però sto divagando, da un bel po’.
Perché sei ancora qui?
Vattene ti ho detto.
Ti prego.
Ecco, sto piangendo.
Io non volevo che tu mi vedessi piangere e io lo sto facendo.
Te lo ripeto, per favore, vattene.
Riesci a capire quanto fa male rivederti?
Forse due anni non sono tanti,
ma per me sono come due secoli.
Quanto è durata la nostra amicizia?
Ho perso il conto degli anni.
Dieci, o forse di più.
Ho rovinato tutto Dylan.
Ho rovinato tutto e tu sei ancora qui.
Perché? Perché non te ne vai.
Ti avvicini e mi abbracci.
Lo facevi raramente.
Mi dici di calmarmi, che non sono un mostro…
Ma è difficile Dylan.
Io non so come fare.
Dici che non ho rovinato tutto e che posso rimediare…
Ma come?
Io non so più cosa dire o cosa fare Dylan.
Ti dico che mi piacerebbe,
ma che ormai è troppo tardi…
Io non posso più abbandonare questo luogo.
Questo luogo ormai è diventata la mia casa,
senza che io potessi fare nulla.
Ma questo non è posto per te.
Ora vai via, ma prima ti devo dire una cosa…
Una cosa che non ho mai detto ad alta voce in tutti questi anni,
una cosa che forse tu sapevi da sempre
o forse no,
ma te la voglio dire comunque…

- Ti voglio bene Dylan…-

ANGOLO AUTRICE
… Tre pagine. Tre pagine di word. Non ho mai fatto una one shot così lunga.
Non so il perché, però… non ho saputo finirla.
Questa fiction si basa sul numero 333 I raminghi dell’autunno e (anche se nell’albo non succede) Groucho che parla a Dylan.
E finisce con una frase mai detta.
Un titolo banale, ma che alla fine tanto banale non è.
Uno storia che è più che altro uno sfogo, un tributo a un personaggio che per molti non è molto umano…
Il finale non mi convince molto, spero di aver scritto bene…
Beh, spero che vi sia piaciuta, per favore, recensite!!! Ci tengo molto a sapere cosa ne pensate! (Sì, forse i personaggi sono troppo OOC)
Sayonara,

Yulin Dyana Fantasy

   
 
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