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Autore: MisunderstoodWriter_01    24/11/2014    1 recensioni
Giacomo è uno scrittore molto famoso presuntuoso ed arrogante; ha una grande passione per il vino ed ama le donne. Ma dietro la parola "amare"si nasconde qualcosa di molto più squallido. Questo gentil'uomo subirà una lezione particolare. Rimarrà al buio.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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MERLOT
“Molte volte credo ai sogni. A quei bellissimi, ma pericolosi mondi incontaminati, tra la finzione e la realtà, tra la mente ed il cuscino. “
Avevo tutta la serata già programmata, il mio calice di vino si trovava sopra il piccolo tavolino di mogano, vicino ad un buon Merlot, la mia macchina da scrivere era sulla poltrona color viola prugna, quella con le rifiniture di pizzo dorato. Mi aspettava una serata di piena ispirazione, poiché mille idee mi giravano per la mente, e non vedevo l’ora di spiattellarle su quei pezzi di carta giallastra, dovevo soltanto riordinarle ed iniziare ad incidere con l’inchiostro  lettere, parole e segni di punteggiatura in qua ed in là. Presi la mia coperta di pile che mi aveva accompagnato durante tutti i viaggi nel “mio subconscio”, poiché ogni volta che scrivo mi rinchiudo in una sfera di vetro insonorizzata dove non sento niente a parte i pensieri che mi frullano nella testa come la ventola di un aeroplano in volo. Mi sedetti con tutta calma, girai lo sguardo verso il vino e mi accorsi di essermi dimenticato del cavatappi. Con grande sconforto mi alzai da quella confortevole posizione e camminai a passo lesto verso la cucina. Aprii ogni singolo cassetto, ma del cavatappi non vi era traccia; tutti gli scaffali erano ormai aperti e la cucina era a soqquadro, quando mi ricordai di aver portato il cavatappi in camera poiché la sera prima aveva avuto un’ incontro galante con una delle mie signore. Non giudicatemi male, sono soltanto un povero scrittore scapolo con la passione per le donne, dopotutto arrivo a malapena a quarant’anni e sono sano come un ragazzo di venti; proprio il ritratto di un uomo maturo, sano e con il fascino dell’artista. Salii le scale frettolosamente e nel farlo sentii un piccolo senso di sconforto, quell’idea geniale che mi gironzolava in testa stava ormai svanendo e con lei la mia ispirazione. Misi in disordine anche la mia camera, ma quel maledetto cavatappi non c’era. Non potevo iniziare a “creare” senza il mio Merlot. Poi un lampo di genio, vidi una sottile collana di perline color verde speranza sul mio comodino e decisi di compiere la cosa più pazza e rischiosa di tutte quelle che avevo osato fare in tutti i miei anni da persona adulta e responsabile, chiamare l’ultima signora che aveva visitato la sera prima la mia camera da letto. Fortunatamente il telefono squillava, ma ogni squillo mi disturbava “L’ispirazione”. La donna rispose con un “pronto” un po’ troppo euforico.
  • Pronto?
  • Si, buonasera mia cara, sono il signor Giacomo, mi riconosce?
  • Sapevo che mi avrebbe chiamata, cosa c’è ha perso per caso qualcosa?
Quella domanda ironica della donna mi fece capire che lei sapeva già tutto, anche perché io non chiamo mai una donna al telefono più di una volta,ovvero solo per invitarla a cena e portarmela in camera da letto.
  • Mia cara signora, non è che per caso, o per sbaglio, le sia finito nella sua borsetta il mio cavatappi? Lo sto cercando da ore perché…
  • …Perché deve aprire il suo Merlot ed ha avuto l’ispirazione, lo so mio caro, me ne ha parlato tutta la sera dei suoi “metodi da scrittore” e mi ha deliziata della sua passione per i vini. È proprio per questo che le ho preso il suo cavatappi, così avrei potuto risentirla e chissà, avrei potuto anche rivederla.
Quella donna ne sapeva una più del Diavolo. Devo però essere sincero, tra tutte le signore divorziate che avevo frequentato, lei era quella che non mi aveva mai annoiato durante tutta la serata, vispa e molto acuta, un modo di pensare pressoché geniale. Aveva un piccolo difetto, le sue mani erano deformi, piccole e molto brutte, avevo passato tutta la sera a cercare di non guardarle, ma mi era impossibile. Prima di portarla in camera da letto la persuasi, dicendole che i guanti di velluto mi eccitavano molto; la poverina accettò senza esitare. Tutte uguali le donne, pur di farsi portare a letto si fanno prendere anche in giro.
  • Signora Matilde, lei mi lusinga tan…
  • Tanto da non sapere che il mio nome è Anna.
La signora cambiò immediatamente il tono di voce inizialmente euforico, come quello che aveva la sera prima. Un brivido mi percosse la schiena, di solito riesco a non fare figure del genere, ma la mia “ispirazione” stava proprio andando a quel paese e con lei anche la mia concentrazione ed il mio acume nell’affrontare le cose.
  • Mio caro signor Giacomo, lei mi delude. Come può non ricordarsi il mio nome quando la scorsa notte lo gridava come un bambino in culla che ha bisogno del latte materno. Sono veramente rammaricata mio caro signore, ma non posso fare altrimenti, e non si stupisca se rimarrà al buio tutta la notte.
Pensavo che la signora fosse più intelligente, è naturale che rimanga al buio tutta la notte, non ho ricordi di una notte soleggiata, né tantomeno di un’alba alle sette di pomeriggio.  Attaccai finalmente il telefono, ed i  “tu-tu-tu” finali  mi stavano spappolando il cervello.
La casa divenne d’un tratto silenziosa, persino il mio orologio da taschino, da vero nobiluomo, aveva smesso il suo minuzioso ticchettio; nemmeno una macchina scorreva con le sue ruote per la strada davanti casa mia, e questa era una cosa molto strana, visto che ogni giorno la percorrevano almeno un migliaio di macchine e la maggior parte sulla sera. mi affacciai alla porta dell’appartamento e tutto taceva, non vi era anima viva per la strada, i lampioni erano morti, e con loro ogni segno di luce in ogni abitazione. Corsi immediatamente a bussare al signor Claudio, il mio vicino nonché amico d’infanzia, ma niente, nessuno era in casa. Ricordavo benissimo che il signor Claudio era rientrato a casa verso le cinque di quello stesso pomeriggio, pronto per cenare con la moglie ed i figli; ricordo che mi aveva salutato con un gran sorriso ed altrettanto grande era il pacco rifoderato di carta stagnola che aveva nelle braccia, odorava di pollo arrosto, quindi era del tutto impensabile che tutta la famiglia si fosse recata a cena fuori. Bussando nuovamente mi accorgo che la porta era semichiusa, cosa del tutto impossibile, poiché pochi secondi prima avevo bussato con tutta la forza che avevo. Qualcuno doveva aver aperto la porta dall’interno. Entrai timorosamente in casa urlando il nome di Claudio, dei suoi figli e della moglie, ma nessuno rispondeva, ero completamente solo. Guardai in ogni stanza, ma non c’era anima viva. In quell’ambiente oscuro e sinistro scrutavo ogni singolo rumore ed ogni ombra, correvo come un matto, quando mi fermai di colpo e mi accorsi di una figura spaventosa: se ne stava in piedi davanti ad un enorme armadio di legno, non riuscivo a vederle la faccia , ma i suoi occhi bianchi si accentuavano grazie alla luce della luna che rifletteva. Da brivido. Il sangue mi si congelò nelle vene ed il cuore palpitava quasi mi uscisse dal petto, l’unico movimento che riuscii a fare fu quello di accendere la luce, nella speranza che quella “cosa” scomparisse come in tutti i più famosi film dell’orrore, ma mi sbagliavo. Era una donna dalla carnagione molto chiara, indossava un’enorme sacco marrone “quello che mia nonna usava per le patate” pensai. Mi sorrideva con il suo sguardo vuoto e la sua postura malandata mi ricordava molto un soldato ferito alla gamba in battaglia, poiché il pugno destro pendeva su un fianco verso il ginocchio. Ad un certo punto la donna fece cenno con la mano, come se volesse salutarmi, ma la cosa più ripugnante fu che mi salutò con il solo palmo, poiché al posto delle dita aveva dei brandelli di pelle che ciondolavano e sanguinavano, proprio come se qualcuno le avesse strappato le dita. Corse verso di me e non appena cercò di varcare la soglia le chiusi la porta in faccia e corsi giù per le scale, aprii la porta principale e lì in piedi davanti a me c’era un’incantevole signora alla quale le si sbiancarono gli occhi  e mi guardò con lo stesso sorriso della donna precedente, notai un particolare significante, una sottile collana color verde speranza, proprio come la signora Anna. Cercai di svignarmela , ma prima che lo facessi anche questa signora mi salutò con la sua mano priva di dita. Non facevo che provare disgusto, ribrezzo e angoscia. Sicuramente c’era una spiegazione in tutto quello sparpaglio di donne mutilate e sorridenti. Uscii nuovamente per strada e vidi che sopra la facciata bianco latte del mio appartamento qualcuno aveva scritto con la bomboletta color rosso:” COMPLIMENTI, SEI L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA.” In quel preciso instante mi balzò per la testa la piccola storia del terrore di Stephen King,l’avevo letta pochi giorni prima in libreria e mi aveva molto colpito poiché era molto corta ma ad effetto:”L’ultimo uomo sulla terra sedeva da solo in una stanza. Qualcuno bussò alla porta”. Non appena pensai a queste parole mi ritrovai proprio seduto in una stanza, il mio studio per la precisione, l’ orologio da taschino aveva iniziato a ticchettare e le macchine scorrevano per la strada; il telefono squillò e feci un balzo sulla mia sedia, forse perché ero rimasto ancora scosso dal terribile sogno che avevo appena fatto. Mi sgranchii le braccia e le gambe e , andando a rispondere al telefono, scoppiai in una risata veramente grassa e ci posso scommettere tutti i miei romanzi di successo che se ci fosse stata qualche persona vicino a me sarebbe stata addirittura contagiosa.
  • Pronto?
  • Si, buonasera signor Giacomo, le è piaciuto il buio?
Fu la voce della signora Anna che fece scomparire il ghigno malizioso che avevo sulla faccia e con lui la mia dentatura perfetta.
  • Signora Anna che cosa vuole da me?
  • Ma signor Giacomo ,la ricordavo molto più ingegnoso ed intelligente; il punto è che a lei piacciono le donne, me lo ha detto lei di persona e me lo ha dimostrato molto bene, ma cosa c’è nascosto dietro la parola “piacere”? è forse amore o semplicemente attrazione fisica e quindi divertimento? Sia sincero con me mio caro scrittore di successo ,lei si servito di me e di chissà quante altre povere anime come me, straziate dal dolore di un matrimonio andato male, in cerca però di una relazione che potesse giovare almeno la seconda metà di una malinconica vita. Mio caro Giacomo lei stanotte ha appena visto il lato oscuro delle donne, orribilmente crudeli e vendicative. Ebbene si, durante il nostro incontro ho sentito ogni suo pensiero e scrutato ogni suo sguardo, so che lei è un vile manipolatore, ma si è fatto gioco del mio piccolo handicap tralasciando le mie vere qualità ed è questa la cosa peggiore che potesse fare, fermarsi alla sola apparenza. Come le ho già detto, non si lamenti del buio…
La signora riagganciò il telefono ed io notai che non passavano nuovamente macchine e che l’orologio si era nuovamente bloccato. Aprii la porta di casa e sentii un rumore alle mie spalle.” Se si è l’ultimo uomo sulla terra sentire rumori non è un buon segno”pensai ”soprattutto se si trattava di piccole risatine isteriche”. Mi voltai e capii il senso della scritta sul muro, ero rimasto l’ultimo dell’umanità in compagnia di tante, tremende, orribili e ripugnanti donne. Ridevano e mi guardavano con disprezzo, lo stesso disprezzo con cui io avevo guardato loro ogni mattina, quando le vedevo  dormire beate nel mio letto e, come al mio solito, lasciavo sempre quell’insulso biglietto: “sei stata fantastica tesoro, ma mi rammarica il fatto che io non sia la persona giusta per te, vestiti e lascia la casa prima di mezzogiorno poiché a quell’ora arriva la donna delle pulizie, cordiali saluti”. Pensare a quella cosa in quel momento non mi aiutò per niente, poiché fu come se le “cose” davanti a me avessero sentito tutto e tentarono di saltarmi addosso…
Mi svegliai sul mio divano, pregno di sudore e con i capelli negli occhi. Mi ero addormentato sulla mia poltrona preferita, c’era la bottiglia di Merlot finita sul tavolino di mogano ed avevo in mano il calice di vino ormai vuoto, poiché nello svegliarmi lo avevo rovesciato tutto sulla coperta di pile. Il campanile della chiesa batteva mezzogiorno e funzionava, questa cosa mi rincuorò molto.
Adesso sono sulla mia poltrona, il tempo è favorevole ed il mio buon Merlot è aperto e pronto per essere bevuto. Cerco di versarlo nel bicchiere, ma c’è qualcosa che lo blocca, il tappo non c’è , eppure il vino non scende, cerco di scuotere la bottiglia e dal piccolo foro ne esce per metà una cosa veramente impensabile,la falange di un dito mozzato. Sento una voce dietro di me che mi sussurra:
  • Serve per caso un cavatappi? Il mio dito non le è troppo d’ispirazione signor Giacomo?
   
 
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