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Autore: _vally_    30/10/2008    9 recensioni
Questa storia si situa dopo la 5x06... Una sera strana e...il giorno dopo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DAL ROSSO AL NERO

 

L'aria gelida le feriva la pelle; distrattamente, si portò le mani sulle spalle, stringendosi in un abbraccio solitario.

Fu una reazione automatica del suo corpo al freddo, perché i suoi pensieri erano in tutt'altro luogo. Erano a casa sua, nell'atrio, aggrappati a delle labbra calde di un uomo; le sue.

Era andata lassù, sul tetto dell’ospedale, per riflettere in tranquillità sulle possibili conseguenze di quello che era accaduto la notte prima, o sulle cause che potevano aver portato a quello. Si era imposta di ragionare su cosa diavolo era passato per la testa ad entrambi. Insomma, voleva del tempo in solitudine per razionalizzare, per riuscire a calmarsi. Ma nonostante tutte le buone intenzioni e le sue capacità di controllarsi, proprio non ci riusciva: i suoi pensieri continuavano a riportarle alla memoria, con violenza, il calore di quella stretta, il sapore della sua bocca, l’odore della sua pelle. Era fresco, sapeva di sapone.

Strinse le dita, con forza, finché non sentì le unghie premerle contro la pelle, protetta solo da un leggero maglione di cotone. La scarica di dolore, debole ma acuta, l’aiutò a tornare con i piedi per terra.

Era stato un errore.

Una svista.

Un momento di debolezza.

 

No.

 

Non era vero.

Chiuse gli occhi, e li strinse finché moscerini colorati non incominciarono a danzarle davanti, spazzando via l’oscurità, nonostante fossero parte di essa.

Quel bacio era stato così, uno spruzzo di colore su una tela nera; il colore però si stava asciugando, e tra poco sarebbe rimasto solo un alone visibile controluce.

E lei non voleva che quel colore sparisse.

Era stanca di mentire a se stessa, era stanca di costringersi ad essere sempre dura e intaccabile, era stanca di fuggire dai suoi sentimenti, di tenerli segregati in una scatola sigillata.

Quel bacio non era stato un errore, per lei.

Lo aspettava, da anni.

Lo voleva, lo desiderava.

Lo aveva anche immaginato qualche volta, vergognandosene, e cacciandolo dalla mente subito.

 

Sapeva che sarebbe arrivato.

L’ospedale era di Lisa Cuddy, tutto, tranne il tetto. Quello era di Gregory House.

Avevano un tacito accordo su quel luogo: se lui voleva sfuggirle si nascondeva lì, e nonostante lei sapesse, quello era l’unico posto dove non lo cercava. Era il suo posto sicuro.

Questa volta però era diverso.

Questa volta tutte queste cose non contavano.

 

Lo sentì avvicinarsi, e fermarsi dietro di lei.

Né troppo vicino, né troppo lontano.

Un metro forse.

Percepiva lo sguardo di lui percorrerle le gambe, i fianchi, la schiena, per poi indugiare sulle sue dita che spuntavano da sopra le spalle. Probabilmente avrebbe trovato infantile quel tentativo di proteggersi dal freddo, magari anche tenero, oppure stupido, ma sul suo viso non sarebbe letto nulla di tutto questo. Sul suo viso non si sarebbe letta nessuna emozione.

 

Sapeva che toccava a lei, che lui aveva già fatto abbastanza venendo lassù, nel suo posto, questa volta come ospite.

Si voltò, stringendosi ancora di più le spalle, come se dal gelo dei suoi occhi ci si sarebbe potuti proteggere così.

Aprì la bocca per dire qualcosa, qualunque cosa, ma lasciò perdere quando si accorse che le labbra le tremavano. Gli sorrise, di un sorriso triste.

“Ho ricevuto il tuo messaggio.” si limitò a dire House.

Nessuna battuta sarcastica sul luogo dell’appuntamento, il suo tetto, né sul momento, il tramonto.

Lisa non sapeva se essere felice o preoccupata per questo.

Tornò a dargli le spalle, e allungò lo sguardo all’orizzonte, dove ciò che restava del sole, calava dietro colline lontane.

“Volevo parlarti.” disse, quando House fu accanto a lei.

Vide con la coda dell’occhio che annuiva, guardando davanti a sé.

Una folata di vento arrivò improvvisa, facendoli rabbrividire.

Percepì l’uomo muoversi accanto a se, impercettibilmente; dopo qualche istante, però, tornò a fissare immobile l’orizzonte.

Come se avesse voluto fare qualcosa, ma ci avesse ripensato.

“Io ho bisogno di sapere cos’è stato per te.” Lisa lo disse in un soffio, senza smettere di guardare davanti a sé; solo un leggero tremito della sua voce, tradì il suo imbarazzo.

Si aspettava un silenzio, un lungo silenzio seguito dal rumore dei passi di House che si allontanavano, e così sussultò quando lui parlò subito, come se si rigirasse quelle parole sulla lingua da ore, pronto a buttargliele addosso.

“Dimenticati quel bacio.”

Sentì una forte angoscia attanagliarle lo stomaco, mentre le lacrime le salivano ancora agli occhi.

Senso di impotenza, rabbia.

Rabbia.

 

Lo guardò, guardò il suo profilo avvolto dalla luce resa rossa dal tramonto, e combatté contro la voglia di colpirlo.

“Mi dispiace, Cuddy.” lo disse senza guardarla, come se si vergognasse di qualcosa. Forse delle sue stesse parole.

“Ti dispiace?!” questa volta non le importò di quanto la sua voce fosse tremante, o incrinata, o sconvolta. Non le importava più di nulla. “Ti dispiace di avermi baciata?! Ti dispiace di essere venuto a casa mia e di aver approfittato di me?! O ti dispiace di aver avuto pena di me, e di avermi dato quel bacio solo per quello?! Di cosa ti dispiace House?!” Lo afferrò per la manica della giacca, costringendolo a guardarla.

Si aspettava distacco, si aspettava freddezza e disprezzo nei suoi occhi; quello che vide però non se lo aspettava.

Era turbato, e si leggeva chiaro sul suo viso.

“Mi…” distolse lo sguardo da lei, abbassandolo per qualche istante, per poi tornare a guardarla. “Mi dispiace che ti abbiano portato via Joy. Saresti stata una brava madre…”

“Questo me l’hai già detto. Ieri sera.”

E poi mi hai baciata.

Non lo disse, ma quelle parole risuonarono comunque, invisibili, tra loro.

“La tua vita è già un casino così.” enunciò ad un tratto House, questa volta con tono deciso, come se in quella frase si racchiudesse il senso di tutto.

Lisa scosse la testa quasi impercettibilmente. “Cosa…”

“Devi già combattere contro i tuoi demoni, senza che mi ci metta anch’io a complicarti la vita…più di quanto già non faccia.”

La donna non rispose, smarrita dal senso che quelle parole stavano dando a tante altre parole del passato, a tanti sguardi silenziosi, a tante frasi lasciate a metà.

“Guarda cosa è successo a Wilson…ad Amber. Tredici che si impasticca e Taub che rischia il divorzio. Per questo è meglio lasciar perdere… E’ meglio per te che dimentichiamo tutto, e andiamo avanti.” il suo tono era sicuro, non tradiva la minima emozione. Come se fosse una semplice verità, mai messa in discussione, così ovvia e che non poteva lasciar dubbi sul da farsi. Dimenticare quel bacio, dimenticare tutto.

“Tu non hai nessun diritto di decidere cosa è meglio per me.” Lisa era più tranquilla ora, come se fosse tutto chiaro, tutto sistemato.

L’angoscia l’aveva abbandonata, lasciandole uno strano senso di pace. House, senza saperlo, aveva risposto a tutti i suoi perché. Sapeva dove doveva arrivare, e che ci sarebbe arrivata.

Il sole era tramontato, lasciandosi indietro solo qualche macchia di colore rossastra, che volgeva rapidamente al nero.

La vista era bellissima, non potevano permettersi di perderla.

Lisa indicò il punto in cui era calato il sole, guidando verso l’orizzonte anche l’attenzione di House.

Si appoggiò al parapetto, e lei fece lo stesso.

Premette la sua spalla contro il braccio di House, rubandogli un po’ di calore.

Non si stupì quando lui si scostò, lentamente.

E neanche quando quel braccio che sembrava scappare le avvolse le spalle, stringendola a sé.

Aspettò che il giorno li abbandonasse completamente, prima di parlare, protetto dall’oscurità e dalle ombre. “Non volevo baciarti ieri. Volevo fermarmi, ancora prima di bussare alla tua porta. Non so perché l’ho fatto, non so cosa significa. E anche se riaccadrà, non è detto che io lo scopra.”

“Non importa…” appoggiò la testa contro il suo petto, chiudendo gli occhi come se fosse tutto perfetto.

Non lo era, forse non lo sarebbe mai stato.

Però…

Però sentì la barba di lui pizzicarle sulla tempia, e scendere lungo la sua guancia liscia. Sentì il calore del suo respiro nell’incavo del suo collo.

Tentò di far durare quel momento di attesa, così invitante, il più a lungo possibile, ma dopo pochi secondi non riuscì più a resistere.

Cercò le labbra di House con le sue, e si fece avvolgere dal sua abbraccio, senza mai aprire gli occhi.

Quello però…

Quello era perfetto.

Quella era la loro macchia di colore sul nero della notte.

 

 

 

Vally

  
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