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Autore: hailtothematty    25/11/2014    10 recensioni
"Sei sicura che funzionerà?"
"Certo!" le disse Val, mentre frugava nella borsetta. "Me lo ha dato un mio amico, ha detto che con le ragazze funzona sempre."
"Rischiamo la galera, lo sai?"
"E che mi frega? Guarda come se lo sbaciucchia per benino. Non può di certo credere di averla fatta franca con me! Quella novellina non può averlo, Matty è solo mio. E poi, questo scherzetto aiuterà anche te! Non sei emozionata?"
Michelle la guardò preoccupata ed ansiosa, temendo più che mai che quella volta si sarebbero andate a cacciare in guai
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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UNTIL THE END

***



Finalmente la pace.

My hand is on the trigger, I'm ready to ignite.





 
"Ti avevo detto che dovevi andarci a parlare tu!" gridò Helena Cunningham, durante una domenica di marzo.
"Veramente ci saresti dovuta andare tu, ma eri troppo impegnata a farti le sopracciglia!" aveva esclamato il marito, brandendo una fondina. Avevano finito di pranzare da almeno mezz'ora, ma non erano riusciti nemmeno a sparecchiare che la discussione era comiciata, e nessuno dei due aveva ancora dato segni di cedimento.
Jennifer era nella sua camera, che ripiegava i vestiti nella valigia. Non sarebbe rimasta un giorno ancora in quella maledetta casa, dove non si faceva altro che litigare ed urlarsi contro per la minima incompresione.
Stanno ancora discutendo su chi doveva andare al colloquio con l'insegnante di italiano. pensò lei, quasi divertita. In realtà ci sarebbero dovuti essere entrambi, come richiesta dalla professoressa, per parlare del suo cattivo rendimento a scuola. Loro erano stati così impegnati nello sbranarsi a vicenda ed a cercare il pelo nell'uovo nelle azioni dell'altro che, quando lei lo aveva comunicato loro, nessuno dei due le aveva dato ascolto. Stava riponendo la sua amata felpa dei Nirvana, terminando così i vestiti da mettere. Non restava che decidere che cd portare, il che al momento sembrava essere la scelta più difficile. 
All'improvviso, sentii un rumore di vetri rotti, e poi un altro ed un altro ancora. Probabilmente stavano distruggendo il set di piatti scagliandoselo l'uno contro l'altro, pensò Jennifer con rassegnazione. Quella sarebbe stata la volta buona in cui si sarebbero fatti cacciare dal condominio, ma ormai non aveva più importanza. 
Con una determinazione che a lei stessa era del tutto nuova, trascinò la valigia lungo il corridoio, fino alla porta e, in procinto di girare la maniglia, sentì suo padre lanciare un urlo di disperazione dalla cucina:
"Quelle sono le ceneri di mio padre!"
Helena Cunningham gli aveva risposto ridendo istericamente, godendo nel vedere il marito soffrire in quel modo. 
Era seguito il rumore del vaso che andava in frantumi, ed in seguito un pianto sommesso. 
Jennifer, dopo essersi infilata di soppiatto le chiavi della macchina di suo padre nella tasca del giubbotto di jeans, si era avvicinata alla cucina e, provando un disgusto ed uno sdegno che non le erano più nuovi oramai, aveva constatato l'amara situazione: ceramiche e stoviglie sparse ovunque, la tovaglia rovesciata, suo padre ai piedi del vaso in frantumi e sua madre di fianco a lui, con un'aria crudelmente soddisfatta sul volto.
"Mi fate uno schifo...  uno schifo che non avete idea. Ma guardatevi, siete due bambini che giocano a farsi i dispetti. Solo perchè papà non ha ancora trovato i soldi per pagarsi un cazzo di avvocato e divorziare da te, non significa che ogni giorno debba essere una continua rivolta. Non voglio più vivere in questa casa, me ne vado."
Il signor Cunningham si era alzato e, ignorando completamente le parole della figlia, aveva continuato ad urlare ed inveire contro sua moglie, puntandole una mano a pochi centimetri dal viso affilato, quasi a volerla colpire ed urlandole sentenze che Jennifer non sentii, perchè era già giù per le scale, che trascinava la valigia con sè. Sentii sua madre dire qualcosa come "No tesoro, no...", ma forse era stata solo una sua impressione, perchè l'unico rumore in quel momento era il regolare tonfo della valigia sugli scalini. Forse era stato semplicemente uno scherzo della sua mente, che avrebbe voluto terribilmente e schifosamente che sua madre la rincorresse giù per le scale quel giorno e la convincesse a restare; farle cambiare idea non sarebbe stato difficile, sarebbe bastata solo una minuscola dimostrazione d'affetto, qualunque cosa. Forse, se Helena Cunningham lo avesse fatto, niente di tutto quello che sto per raccontarvi sarebbe mai successo, e chissà se sarebbe stato un bene od un male.

Era partita in fretta e furia ed aveva messo Dookie dei Green day nel lettore, che all'epoca era uscito solo da tre anni. La musica riusciva sempre a distrarla dai suoi problemi, e per un po' riuscii a non pensare a James ed a ciò che aveva fatto, poi la sua mente masochista cominciò a vagare ed a ricordare: quando si erano conosciuti la prima volta, ad una banale assemblea d'istituto in cui si erano per caso seduti vicini; al loro primo bacio, sotto una pioggerella di febbraio; a quando avevano fatto l'amore per la prima volta.. erano solo ragazzini in balia della passione; chissà se per lui era stato davvero amore... Le aveva detto "Nei tuoi occhi vedo me stesso, tu mi completi." , ed era stata la frase più dolce che le avessero mai detto. Non era mai stata tanto innamorata in vita sua.
Odiava il fatto che dopo tre mesi fosse ancora lì a pensargli, a rivivere quei momenti che non sarebbero mai più tornati; si ritrovò ad asciugarsi le lacrime con sottofondo Basket Case, una canzone che non era di certo tra le più commoventi. 
Erano circa le quattro, quando Jennifer imboccò l'uscita della 405 per poi dirigersi verso Huntington Beach; ormai conosceva a memoria la strada, per tutte le volte in cui i suoi genitori avevano deciso di trascorrere una dolce vacanza in una delle spiagge più belle di tutta la California. Persino in quella stranamentr afosa domenica di marzo c'era qualcuno in spiaggia.
La casa dei nonni era molto diversa da quella in cui aveva abitato per tutti quegli anni, a Lancaster. Quando scese dall'auto e vide quella casa, sentii riaccendersi la gioia che un tempo aveva provato giocando in quel piccolo giardino ormai un po' sciupato, ma che un tempo era stato verde e rigoglioso. Era una modesta casetta bianca a due piani, con un garage ed uno scivolo tutto arrugginito, seminascosto sotto l'ombra di un vecchio pesco. Oltrepassò la staccionata e riafforarono i ricordi, respirò aria di affetto e di famigliarità, di qualcosa di antico che però era ancora perfettamente intatto, si sentii finalmente a casa.
"Tesoro mio!" le era corsa incontro nonna Kate, abbracciandola e riempendola di baci. "Quanto sei cresciuta! Com'è andato il viaggio?"
"Bene nonna, bene."
"Un'altra litigata?" aveva domandato la nonna, fissandola oltre quelle lenti bifocali che le rendevano gli occhi sproporzionatamente enormi.
"Già... Hanno proprio esagerato. Me ne sono andata e non se ne sono nemmeno accorti." Jennifer sapeva che con sua nonna poteva realmente confidarsi, ed a momenti non si lasciò andare al pianto. "Non hanno cercato nemmeno di fermarmi... Hanno continuato a discutere come niente fosse."
"Che avrà mai fatto la mia nipotina per meritare tutto questo? Non preoccuparti dai, vai a toglierti la giacca, tra poco ti preparo qualcosa."
"Jennifer! Ma quanto tempo!" l'aveva sorpresa suo nonno, avvicinandosi sulla sua carrozzina, con un meraviglioso gattone sulle ginocchia. "Lui è James." Jennifer rimase un attimo interdetta, cercando di non darlo troppo a vedere. Accarezzò il gatto con una freddezza quasi spontanea, e, quando questo si mise a fare le fusa,un debole sorriso le comparve sul volto.
"Posso rimanere per un po' con voi? Non voglio tornare in quella casa..."
"E la scuola?" aveva domandato George, con aria severa ed intransigente: quella di chi avrebbe voluto studiare ma che non era nemmeno riuscito a finire la quarta elementare che si era ritrovato in un campo a zappare.
"Posso iscrivermi qui!" aveva esclamato, con aria supplicante.
"Vedremo... Intanto chiamo Helena." Jennifer se n'era andata in quella che un tempo era stata la camera di sua madre e di suo zio, prima che entrambi si sposassero e si costruissero le proprie vite. Poco dopo la raggiunge James, che le si acciambellò in grembo.










Note dell'autrice: 
Eccomi qui con il secondo capitolo revisionato. Spero che, per chi aveva cominciato questa ff poco tempo fa, il cambio di nomi non dia difficoltà. Come avete potuto notare, nella descrizione di questa storia non abbiamo Jennifer, ma bensì un'altra ragazza e, ovviamente, il nostro immancabile Synyster Gates. Ho deciso di aggiustare questa storia e finirla perchè detesto lasciare le cose a metà, e credevo che fosse giusto così. 
   
 
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