Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Lily_nee    26/11/2014    0 recensioni
Cosa accadrebbe se il nostro Tsuna, cadendo, facesse rompere lo scrigno degli anelli? E se Reborn vedesse un insolito oggetto uscire dalla scatola? Un nuovo personaggio si sta trasferendo a Namimori, c'entra qualcosa con tutto ciò?
Una piccola avventura per la nostra famiglia preferita e, chissà, forse anche la scoperta di nuovi sentimenti. Vi ho incuriosito? Mi auguro di si!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                 La guardiana celeste.
 

Prefazione.

 

“È fredda la notte, quando c’è solo la Luna a tenerti compagnia, vero?” – una voce amichevole si rivolse ad una ragazza dai lunghi capelli argentati.
 
La fanciulla, che stava seduta ai piedi di  un muretto, alzò lo sguardo mostrando due grandi occhi blu e vide un ragazzo alto e biondo, con una fiamma arancione che gli brillava sul capo, un lungo mantello nero a coprigli la quasi totalità del corpo ed un paio di guanti con una strana decorazione sul dorso; per nulla turbata da tutto ciò, lo fissò e con tono mesto rispose:
 
“Non c’è solo la Luna a farmi compagnia, anche le stelle! Anche se a volte le sento così fisse ed imperturbabili  che...” – lasciò cadere il discorso vagamente.
 
“C’è un motivo se ti senti così, Gemma. Sai, gli astri fanno parte del Cielo, vivono con lui ed egli vive del loro splendore. Star lontano dal Cielo li rende sofferenti e deboli. Rimanere ad assorbire la loro luce qui fuori non ti aiuterà a meno che tu non abbia l’anello...Ancora una volta te ne prego: unisciti alla nostra famiglia, come guardiana celeste.” – le propose il giovane.
 
“È almeno l’undicesima volta che me lo chiedi.” – rispose lei con un triste sorriso  mentre si stringeva nelle proprie spalle abbassando di nuovo lo sguardo a terra.
 
“Allora potresti accogliere la mia richiesta, finalmente.” – incalzò egli.
 
Gemma rifletté qualche minuto.
 
Attorno alle due figure,  sulla strada deserta, si raccoglievano i raggi della luna;  il silenzio era paragonabile solo al pungente freddo che pizzicava le gote della ragazza facendola tremare impercettibilmente. Il vento iniziò ad  insinuarsi tra le fronde degli alberi che costeggiavano la via producendo un melodico suono.
 
La fanciulla, ad un tratto, tese la mano al giovane e guardandolo negli occhi sorrise:  “Stavolta...Credo che accetterò, Giotto.”
“Bene!” – l’uomo afferrò la mano di Gemma, l’aiutò ad alzarsi e la portò via da quel luogo freddo dove la sua anima si stava indebolendo.
 
La giovane sorrideva.
 
                                          
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Capitolo Primo.

 
Nella tranquilla cittadina di Namimori, un bambino vestito di tutto punto e con uno strano camaleonte poggiato sul cappello, stava letteralmente buttando giù dal letto un ragazzo dalla folta capigliatura castana, a suon di calci nel sedere.
“Imbrana-Tsuna farai tardi a scuola se non ti dai una mossa!” – disse il bambino con aria minacciosa rivolgendosi al giovane, il quale scoraggiato e con un’aria sconsolata andò a prepararsi. Poco dopo essersi vestito,  però, proprio mentre afferrava la cartella, inciampò in alcune riviste lasciate sul pavimento e, cadendo in avanti, finì nel suo armadio. L’impatto fu talmente forte che diversi oggetti caddero dalla mensola di quest’ultimo. Fra di essi un cofanetto nero con alamari dorati, che, precipitato rovinosamente, si era spaccato.
“Bravo idiota! Hai fracassato lo scrigno degli anelli!” – lo rimproverò il ragazzino.
“Ma Reborn, non l’ho fatto di proposito!” – provò a lagnarsi Tsuna, ma l’attenzione del piccolo tutor era stata attirata da un piccolo oggetto che era uscito dal doppiofondo dello scrigno.
Tsuna non fece in tempo nemmeno a vedere di cosa si trattasse, ma considerato che Reborn si era distratto, ne approfittò e corse via salutando:
“Vado a scuola! Sono in ritardo, a dopo Reborn!”
Il bambino, senza dar peso alla sua fuga,  si procurò carta e penna e lasciò a Tsuna un biglietto:

“Ho delle faccende da sbrigare, ci vediamo direttamente a cena! Fai i compiti! –Reborn”.
 
 
                                                            .                               .                            .
           
 
Lontano da Namimori, trascorreva la sua vita una ragazza particolare.
                                                                                                                                                       
“Scusate sapreste dirmi dove si trova questo edificio?” – domandò in una lingua straniera una signora, probabilmente una turista, ad un gruppo di quattro studentesse che si stavano probabilmente dirigendo a scuola.
Queste ultime, in evidente difficoltà, non risposero poiché non riuscivano nemmeno a capire in che lingua la signora stesse parlando. Ad un tratto, però,  intervenne una quinta ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi color del miele, che camminava vicino al quartetto , ma che la donna non aveva affatto notato:

“Deve girare a destra e proseguire sempre diritto. L’edificio che cerca si trova a circa un chilometro da qui!” – ella rispose fluentemente, nello stesso linguaggio della turista, la quale ringraziò rispettosamente per le indicazioni ricevute e si avviò alla volta della sua meta.
 
“In che razza di lingua stavate parlando?” – chiese una delle altre quattro ragazze.
 “Giapponese. Bello vero?” – di rimando la ragazza dagli occhi color del miele. In cuor suo si sentiva  felice di poter mostrare alle compagne che sapeva fare qualcosa che non conoscevano.
“Bello? Strano piuttosto! Perché mai conosci una lingua così difficile? Non ti bastano la nostra e quelle che studiamo a scuola?” – rimbeccò un’altra di loro.
“Beh... ma io...” – provò a spiegarsi la castana.
“Sei strana, Nausicaa.” – conclusero il discorso le ragazze guardandola dall’alto in basso. Successivamente si allontanarono.
                         
Nausicaa, scoraggiata e triste, tornò a dirigersi verso la scuola, da sola.
Da un ormai, da quando era arrivata in quella città, aveva tentato di legare con le sue compagne di classe, ma a parte qualche scambio fugace di parole, le altre, nonostante ogni tanto passeggiassero anche assieme, sembravano non voler stringere un legame più profondo con lei; probabilmente complice il fatto che spesso lei si trasferiva in nuove città per il lavoro di ricercatori dei suoi. Eppure non si poteva di certo dire che fosse antipatica o cattiva, anzi era dolce, generosa, amava la compagnia, avrebbe dato tutto per coloro che amava.
Nausicaa adorava  anche leggere, forse le piaceva più che a chiunque altro e, di nuovo, avrebbe dato qualsiasi cosa per chiacchierare con qualche amico dei libri e delle storie che conosceva, ma anche di sogni futuri e della Luna. Sì, della Luna, delle stelle e del Cielo: era una grande appassionata di astronomia, sapeva riconoscere moltissime costellazioni, lei stessa era una stella splendente e sorridente, avrebbe potuto illuminare il cielo di notte con i suoi sentimenti. Ma esclusi i suoi genitori e la sua dolce nonnina, nessuno le era abbastanza vicino da poter  vedere quella luce.
 
                                                              .                                .                           .
 
Giunse nella sua classe e si sedette nel proprio banco per ascoltare le lezioni; non era particolarmente interessata a quanto spiegato poiché conosceva già tutto il programma, avendo studiato da sola durante il tempo libero;  tuttavia si sforzava di rimanere attenta per non far innervosire i professori: l’ultima cosa che voleva era che la mettessero in imbarazzo davanti a tutti.
Continuò a prendere appunti di matematica dalla lavagna finché ad un tratto si ricordò di aver lasciato il telefono spento dalla sera precedente, perché era andata a cena dalla nonna ed era rimasta a dormire lì. Lo accese per mandare un messaggino alla madre poiché temeva la sua reazione per non essersi fatta sentire per più di 14 ore.
Ma proprio mentre stava attendendo che il dispositivo finisse di avviarsi, qualcuno buttò giù la porta della classe:

“VOOOI! Mi prendo Nausicaa.” – aveva lunghi capelli argentei ed una divisa nera. Urlava come un ossesso e aveva una spada a posto della mano sinistra.
Il professore allarmato provò a dire:
“Chi è lei? Non può stare qui!”
Fu inutile;
 l’uomo rispose sbraitando:
“Me ne frego! Sono venuto a prendere Nausicaa e me ne andrò solo con il mio obiettivo.”  Varcò del tutto la soglia della porta che aveva appena distrutto e si avvicinò agli studenti chiedendo:
“Chi di voi è Nausicaa?”
Una mano si alzò titubante e l’uomo chiuse gli occhi come deluso dalla stupidità che lo circondava. Il professore riprovò: “Non le darò nessuno dei miei studenti.” Ma il ragazzo lo zittì consegnandogli un foglio di carta.
L’insegnante lesse e quando ebbe finito rimase stupefatto lasciando cadere il pezzo di carta a terra e, allentando la tensione, disse:
“Ma se c’era un permesso già concordato per farla uscire, perché diavolo ha dovuto fare tutto questo baccano?”
L’uomo lo guardò e gridò: “VOOOI! Questo è il mio modo di fare capito?!” –
L’insegnante non commentò nemmeno, si limitò a fare un cenno a Nausicaa, la quale, ancora timorosa si alzò in piedi e a piccoli passi raggiunse l’uomo dai capelli argentati:
“Eccomi.” – sussurrò più a se stessa che a lui.
“VOOOI! Cos’è questo atteggiamento moscio?” – gridò egli di rimando.
Nausicaa  lo guardò ancora perplessa ma lo seguì.
                                                           .                        .                        .
Camminavano uno di fianco all’altra senza proferir parola, l’atmosfera era abbastanza pesante per Nausicaa la quale solo dopo un bel po’ di strada percorsa assieme, trovò il coraggio di domandare:
“Dove stiamo andando? E tu chi sei?”
“A Namimori. Io mi chiamo Squalo.” – rispose l’uomo.
“Namimori?” – chiese accigliata, quella situazione la confondeva sempre più.
“Ci stiamo dirigendo all’aeroporto non te ne sei accorta, sciocca?!” – inveì Squalo.
“Cosa? Dobbiamo prendere un aereo? Per un posto che nemmeno conosco?  Senza bagagli? E senza avvertire nessuno?” – iniziò a domandare Nausicaa a raffica: era sconvolta.
Prima che Squalo potesse risponderle però le arrivò un messaggio, prese il telefono, sperando con tutto il cuore che fossero i suoi genitori, ed in effetti era l’avviso di due messaggi  lasciatigli,  nella segreteria telefonica la sera precedente,  dalla madre. Immediatamente provò a chiamarla ma il numero risultava essere irraggiungibile; provò al cellulare del padre ma ottenne lo stesso risultato; chiamò a casa della nonna, ma nessuno rispondeva:
“Ovvio sarà uscita a fare la spesa a quest’ora, e non possiede nemmeno un telefonino a causa della sua avversione per la tecnologia! Dannazione!” – imprecò mentalmente.
Fece l’ultimo tentativo rimastole, premette sulla tastiera il numero della segreteria telefonica  e rimase in ascolto:


“Ehi piccola, scusaci per non averti avvisato di persona ma è stata una cosa improvvisa, ci hanno appena chiamato per un lavoro di ricerca presso Namimori e dobbiamo trasferirci lì immediatamente. Tu e nonna siete già a letto probabilmente, e per questo abbiamo deciso di agire alla solita maniera:  prendiamo il volo di un bel po’ di ore precedente al tuo.. Quando sentirai il messaggio saremo quasi arrivati! Ti sistemiamo la stanza prima del tuo arrivo e...” .
 
Il messaggio si interruppe a causa dello scadere dei minuti disponibili. Nausicaa attese che partisse il secondo:
“Dannate segreterie, non riesco mai a finire un messaggio in tempo! Comunque volevo dirti di non preoccuparti che Namimori ti piacerà, anche perché ho sentito che il cielo visto da lì è meraviglioso! Ci vediamo fra un po’ di ore! Un bacio da mamma e papà!”.
 
Il messaggio terminò ed anche tutta l’ansia di Nausicaa svanì, aveva capito: quello era solo un altro trasloco come gli altri, un poco più movimentato forse. E Squalo doveva essere un ricercatore amico dei suoi che aveva il compito di accompagnarla:  le era già capitato prima d’ora di dover prendere l’aereo da sola perché i genitori anticipavano i tempi. Non era scocciata, sapeva che lo facevano per far in modo che si sentisse a proprio agio nella nuova dimora trovando tutte le sue cose al loro posto. Rimise il telefono nella tasca, e guardò Squalo dicendogli:
“Possiamo andare.”
Chissà che non sarebbe veramente cambiato qualcosa in una cittadina così lontana, si ripeté convincendosi.
                                                                    .                      .                   .
Salirono sul volo, e l’aereo decollò alla volta di una nuova vita per Nausicaa , ignara delle esperienze che avrebbe vissuto e delle nuove emozioni che avrebbe provato.
 

 

*Lily_nee*

Salve! Questa è la mia prima ff su questo anime, spero vi piaccia.
Questo è solo il primo capitolo, per introdurvi al personaggio ed all’ambiente. Più avanti si fare moolto più interessante (?) xD  Per questo spero vogliate dirmi cosa ne pensate! :D
Un abbraccio!

  
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