Note:
I fratelli Winchester non mi appartengono, così come gli
altri personaggi di
Supernatural che, eventualmente, citerò
nei prossimi capitoli.
Il personaggio di Jhonnie Coleman, invece, è di mia invenzione.
Spero che questo primo capitolo, se pur così breve, vi incurioisca abbastanza.....
Mi scuso per qualche parola un po' forte e per il linguaggio, ma ho voluto mantenermi il più fedele possibile a SPN!
READ,
ENJOY AND REVIEW, OK?
CAPITOLO
1.
AL
MOTEL.
Erano
le nove di sera ed erano appena arrivati al motel.
Già,
il motel…quella che sarebbe stata la loro casa per i
prossimi giorni…
Quanti
giorni?
Due?
Tre?
Dieci?
Non
sapevano mai quanto tempo avrebbero passato nello stesso
posto….
Dalla
morte della madre avevano viaggiato per tutto il Paese, senza fermarsi
mai, per
un motivo o per un altro, troppo a lungo nella stessa città.
“Ho
fame” dichiarò il ragazzo biondo, poggiando le
proprie borse ai piedi di uno
dei letti gemelli che erano in fondo alla stanza.
Nessuna
risposta
“Ehi?
Terra chiama Sam…Terra chiama Sam…Ci sei
?”
disse, rivolto al suo compagno.
“Smettila
di fare l’idiota, Dean!” rispose questi mentre
tirava fuori un computer
portatile da una borsa di pelle dall’aspetto piuttosto
malconcio e lo
appoggiava sull’unico tavolo disponibile.
“Allora?”
insistette il biondo
“Allora
cosa?” chiese l’altro, spazientito
“Ho
fame e sete. Voglio trovare un posto dove mangiare un mega hamburger
con
patatine e bere birra ghiacciata”
“Vai,
allora…che aspetti?”
“Tu
non vieni?”
“No,
sono stanco. Resterò qui.”
A
Dean non piaceva affatto l’idea che Sam restasse solo in una
città che non
conoscevano e soprattutto dopo tutto quello che era successo..
Non
appena sembrava che stesse imparando a convivere con le sue visioni
aveva
dovuto affrontare la morte del padre ( a questo, in realtà
Dean preferiva non
pensare, perché , anche se non l’avrebbe ammesso
nemmeno sotto tortura, era una
cosa che faceva dannatamente male…); quando erano tornati in
pista, dopo aver
affrontato quel maledetto figlio di puttana di Gordon, c’era
stata la storia di
Ava (ancora non sapevano se fosse ancora viva anche se erano
assolutamente
certi che , dietro a tutta la faccenda, ci fosse il demone dagli occhi
gialli)…Dean conosceva troppo bene suo fratello per non
essere sicuro che Sam
si sentisse in colpa per lei.
“Le
ho detto io di tornare a casa perché lì sarebbe
stata al sicuro ed ora il suo
fidanzato è morto e di lei non c’è
alcuna traccia!” erano state le sue parole.
In
più Sam era convinto, non senza ragione, che il demone
avesse dei progetti per
lui, come per tutti gli altri bambini come lui: progetti
tutt’altro che
gradevoli…
No,
decisamente era meglio che avesse sempre il suo fratellino sotto
controllo, in
modo da potergli salvare il culo, se necessario.
“Andiamo
Sammy, non puoi stare sempre rinchiuso…Andiamo a divertirci
un po’….” Protestò
Dean
“Intanto
è Sam. E poi ti ho già detto che non ho voglia di
uscire, ma tu vai. Nonostante
quello che pensi non ho bisogno di una
babysitter…” rispose Sam, sedendosi davanti
al Pc.
“Mi
lascerai uscire da solo? Senza qualcuno che beva due birre con
me?” provò
ancora Dean
“Dean,
dannazione, smettila! Non hai mai avuto problemi a trovare compagnia,
vai a
rimorchiare qualche ragazza che si sente sola e vi farete compagnia a
vicenda!
Sono abbastanza grande per poter stare da solo! E stai tranquillo: non
cercherò
di uccidermi per la disperazione, sto bene!”
ribatté Sam, innervosito
dall’atteggiamento del fratello.
Dean
lo guardò.
Sapeva
che suo fratello non era nella sua forma migliore, lo sapeva fin troppo
bene,
ma sentiva che se fosse rimasto chiuso in quella stanza, dopo le ore
passate a
guidare sarebbe impazzito…
“Allora
vado – disse – non starò fuori molto,
ok?”
“Divertiti”
rispose Sam, facendogli un cenno con la mano, senza alzare gli occhi
dal
computer.
“Lo
farò fratellino, lo farò” rispose Dean,
chiudendosi la porta alle spalle.
Sam
sollevò lo sguardo dal portatile e vide che le tende erano
ancora aperte.
Si
alzò per andare a chiuderle, ma qualcosa lo trattenne.
Pioveva
forte…
La
pioggia, il vento….si soffermò a guardare fuori
dalla finestra, quasi
affascinato dalla forza degli elementi.
Avrebbe
tanto voluto che quell’acqua e quel vento potessero
cancellare il suo
tormento….
Il
ragazzo contemplava la pioggia, il braccio appoggiato sul vetro e la
fronte sul
dorso della mano.
Aveva
un’espressione infinitamente triste in viso, quasi come se
dovesse piangere da
un momento all’altro…
Jhonnie
Coleman continuò a guardare la finestra illuminata di un
anonimo motel di
periferia e quel ragazzo: Sam Winchester.