Auguri
Frank! Quanto vorrei essere da te a
dirtelo! Eh si caro mio! Si invecchia! xD. Comunque U.U, come da me promesso varie volte, ad ogni compleanno di
un membro della band tocca una storiella! Ed ecco la volta del nostro mitico Chitarraio! Ihih. Qui si ricorda
il “bellissimo” e “allegrissimo” compleanno dei “favolosi” 18 anni! Buona
fortuna! ^^
Un
compleanno di merda
Frank si
svegliò, come tutte le sante mattine, verso le 11.30, sapendo che anche quello
sarebbe stato un altro noiosissimo compleanno di merda. Ovvero un’altra giornata
da passare in compagnia dei suoi parenti, odiosissimi parenti. Si alzò, sempre
contro voglio, e si infilò la tuta. Scese in cucina senza neanche mettersi
apposto i capelli. Quel giorno non
sarebbe stato come tutti gli altri, sarebbe stato diverso; quel compleanno lo
avrebbe passato con i suoi migliori amici, e non con vecchi rimbambiti come i
suoi nonni. Si mise a sedere e riempì la tazza di schifosissimi cereali
integrali, i preferiti di sua madre. La guardò di sbieco: era impegnata a
togliere una macchia antipatica da un piatto della sera prima, probabilmente il
suo. Frank guardò l’orologio e poi fuori. I suoi parenti sarebbero arrivati
verso mezzo giorno e lui sperava con tutto se stesso che quell’ora non
arrivasse mai. - Frank! – ecco la voce della sua cara mamma che lo chiamava a
rapporto. – Si ma’? – chiese con disinvoltura. – Si ma’ cosa? Vai a vestirti in
modo un po’ più decente per favore, e pettinati quei capelli una buona volta!
Lo sai che tua zia è molto pignola su, per una volta fai bella figura ok? Ah e
oggi ho anche invitato Crissel. Ecco, ci mancava solo lei. Lei, la ragazza
che si era invaghita di lui. Aveva provato e riprovato a dirle che tra loro due
non poteva funzionare e invece? Lei continuava come se la cosa non l’avesse
nemmeno toccata. Guardò storto sua madre per poi tornare in camera sua. – Che devo mettermi madame?! – chiese con
ironia da sopra. La madre si affacciò: - Mettiti qualcosa di decente! E
pettinati i capelli! – tornò in cucina “Quel figliolo mi farà diventare pazza.”
Sospirò. Frank si sedette sul letto e si guardò attorno: la camera era un
completo disastro; se sua zia fosse entrata si sarebbe presa un infarto.
Scrollò le spalle e cercò qualcosa di pulito e di “carino” da mettere in quel
marasma. Trovò una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Prese la cintura
marrone a scacchi che aveva nell’armadio e un paio di scarpe bianche. Si
sistemò i capelli alla meglio e riscese in cucina. – Adesso va bene? – la madre
lo guardò scocciata: - Si si, va bene bravo. – Frank
guardò fuori dalla finestra: erano mezzogiorno passate; magari i suoi parenti
non venivano più. Speranza persa in due secondi: in quel momento suonò il
campanello. – Vai tu ad aprire Frank! - - Ma mamma! - - Niente storie! Tanto
prima o poi ti vedranno! Avanti apri che fuori è freddo! – Frank sbuffò e andò
ad aprire la porta. Non fece nemmeno in tempo a dire “A” che nonna Stephany gli si lanciò addosso abbracciandolo. – Auguri
tesoro! Sono così fiera del mio nipotino! Ah ma adesso ti sei fatto proprio
grande! 18 anni! E chi lo avrebbe mai detto! Alla fine ci sei arrivato anche
tu! – sorrise. Frank odiava quel sorriso, anche perché le si vedevano tutti
quegli orripilanti denti gialli che aveva. Si sforzò di sorridere e abbracciò
tutta la gente che era arrivata. Tranne Crissel. Crissel e la sua famiglia ancora non c’erano, probabilmente
avevano altri impegni. Frank quasi fu contento di quella giornata. Ripeto:
quasi. Chiuse la porta quando un bambino gli si posò davanti: - Dolcetto o
scherzetto? – Frank non fece discorsi: prese e chiuse la porta. Andò in
salotto, dove tutti gli invitati si erano collocati. Si appoggiò al muro e
subito intervenne la zia Lucill: - Non ti appoggiare
al muro caro! Un vero ometto di casa non lo fa! E poi non fare quella faccia!
Su dai! Lo so che sei gentile! – aprì le braccia ma Frank non si mosse, e in
cambio ricevette un’occhiataccia dalla madre. Si limitò a scuotere le spalle.
Guardò ancora una volta fuori dalla finestra: quanto avrebbe voluto che quella
giornata fosse finita in un secondo. Tornò a guardare quei vecchi che parlavano
tra di loro: li odiava tutti, dal primo all’ultimo. Non si era mai sentito di
un ragazzo si 18 anni che festeggiava quell’importante festa con i parenti. Mai
lui avrebbe imposto una cosa del genere ai suoi figli! Mai! Almeno così pensava
adesso. Sbuffò e andò in cucina. Si prese un bicchier d’acqua, il quale quasi
gli cadde di mano. Stava arrivando Crissel. Ecco, la
giornata che poteva essere iniziata bene finiva male. E pensare che erano
solamente l’una! Emise un mugolio: non aveva punta voglia di vederla. – Mamma
sono un attimo in camera mia! – urlò salendo le scale. – Ok mai poi scendi
chiaro?- non ricevette risposta. Frank si chiuse la porta alle spalle. Dette un
calcio al letto e non gliene sarebbe fregato nulla se di sotto avessero
sentito. Lanciò a terra il bicchiere e cercò il cellulare: aveva voglia di
sentire la voce di qualcuno che avrebbe potuto tirarlo su di morale: Gerard.
Gerard Arthur Way. Era più grande di lui di quattro anni ma già ci legava
benissimo. Erano fatti l’uno per l’altro: se fossero stati maschio e femmina
ovvio. Frank compose il numero di Way e sperò con tutto il cuore che l’amico
rispondesse. Certo non era la persona adatta a tirare su il morale ma almeno.
Aspettò qualche secondo; niente, nessuno rispondeva. Possibile che quel giorno
sarebbe dovuto rimanere in balia del tormento dei “vecchi assassini”? (i
parenti così chiamati dal nostro caro Iero). – Pronto? - - Ah Gerard meno male!
Pensavo non rispondessi più! - - Ciao Frank. Successo qualcosa? - - Più che
qualcosa – rispose sarcastico Frank – Cioè? – chiese Way sbadigliando.
“Possibile che stesse ancora dormendo?!” – Hai presente quando tutte le persone
che non vorresti mai vedere si presentano a casa tua abbracciandoti e dandoti
del bambino? – Silenzio…- Ecco! Oggi è così! – disse
Frank per interrompere il silenzio. – Capisco…no, in
realtà no. A me non è mai successo. - - Fortunato te…
- mormorò Frank guardando la porta di camera sua. – Già. Senti: se vuoi uscire
con noi stasera? O magari anche adesso. - - Volentieri, ma non so se mia madre
mi lascerebbe venire. - - Sei maggiorenne no? Dai che festeggiamo tutti
assieme! - - Aspè che arrivo. Vengo da te? -
-Perfetto. Se c’è qualcosa chiama. Ciao. – riattaccò. Frank sorrise: fortuna
che c’erano i suoi amici a tirarlo su di morale. Aprì la porta e scese in
salotto. Appena mise piede in quella stanza per dire a sua madre che usciva per
un po’ una voce non voluta arrivò alle sue orecchie: - Frank! Tesorino mio! – Crissel gli si attaccò al collo e gli stampò un bacio sulla
guancia. – Mi sei mancato tantissimo! Perché qualche volta non vieni a
trovarmi? – Frank la guardò con occhi pietosi. Se quella fosse stata almeno un
po’ più intelligente si sarebbe accorta che la stava mandando a quel paese. Se
la scostò e si diresse da sua madre senza nemmeno salutarla: tanto l’aveva
anche abbracciato, sapeva perfettamente che era lì no? – Mamma senti io vado un
po’ da Gerard ok? – tutti si voltarono. In effetti la cosa non era tanto
sensata. Era il suo compleanno e lui se ne andava? – Come scusa? – chiese
“garbatamente” sua madre. Frank si guardò attorno un po’ spaesato: - Va…vado da Gerard…mi fanno gli auguri…- - E non te li possono fare via telefono? - - Mamma…io…- - Vieni con me! –lo afferrò per un polso e lo
trascinò in camera sua. – Senti. Odio quando fai così ok? Ti stai comportando
da perfetto idiota ok?! E io voglio avere un figlio idiota? No! Bene quindi
adesso tu torni giù e dici a tutti che stavi solamente scherzando ok? – Frank
abbassò la testa, poi strattonò via il braccio dalla presa della madre. –
Mamma! Ho fatto 18 anni non posso passare questo importante compleanno con
vecchi rimbambiti! - - Frank ritira subito quello che hai detto – la madre di
Frank aveva assunto un espressione non molto raccomandabile. Frank si guardò
attorno, come in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi. – No mamma, io…
-non fece in tempo a finire la frase che un ceffone gli fece diventare la
guancia completamente rossa. I suoi occhi erano persi nel vuoto. – Frank
piantala ok? – la mamma si era leggermente calmata, ma si vedeva che era ancora
arrabbiata, e di molto anche. – Adesso scendiamo e facciamo come se non fosse
successo nulla ok? – provò a convincere Frank ma la cosa lo aveva fatto ancora più
arrabbiare. Diede un spallata alla madre e scese le scale di corsa. – Frank! –
urlò la donna seguendolo. Il ragazzo afferrò la giacca e uscì, sotto gli occhi
di tutti. – Frank torna subito qui! – niente, la voce di sua madre gli arrivava
confusa e lontana; sarebbe andato da Gerard. Non gliene fregava nulla se il
giorno dopo ne avrebbe buscato, quel giorno voleva passarlo come piaceva a lui,
e ce l’avrebbe fatta. Rallentò il passo e camminò sul marciapiede verso casa
Way. Era in ritardo, ma almeno si poteva dire di essere riuscito a fottere sua
madre e quei vecchi cretini. Suonò al campanello. Venne ad aprirgli Mikey,
fratello minore di Gerard. Portava due enormi occhiali a quel tempo. – Ben
arrivato diavoletto! Entra dai! – Frank ubbidì senza farselo ripetere. A casa
Way c’erano tutti: Ray, Mikey, Gerard e Matt. La sua compagnia, la sua band.
Non lo fecero neanche parlare che subito lo spinsero fuori di casa: - Mica
vorrai passare tutta la giornata tappato in casa vero? – urlò Gerard indossando
la giacca. Si diressero verso il pub più alla moda del Newark, ovvero un posto
pieno di alcool e droga. La cosa allettava Frank, anche perché da tutti i
racconti che gli facevano i suoi compagni di classe era un posto bellissimo.
Pieno di ragazze inoltre; e non ragazze qualsiasi! Entrarono. La musica era al
massimo volume. Il pub era illuminato con delle luci blu e verdi, alternate a
quelle rosse. Frank rimase a bocca spalancata: non era mai stato in un posto
del genere! Si sedettero ad un banco e ordinarono da bere. Lui non aveva la più
pallida idea di che cosa si prendesse in un posto del genere e seguì la scelta
di Gerard. Pessima scelta. Forse lui non lo sapeva ma Gerard e l’alcool erano
due cose da non avvicinare mai e, se bisognava per forza bere qualcosa di alcolico,
prendeva il più forte. Portarono le bibite e quando Frank ingoiò il primo sorso
si sentì girare subito la testa. – Ma che roba è? – urlò. I ragazzi risero: -
La bevanda preferita di Gerard, e ti abbiamo detto tutto! – rispose sarcastico
Matt, come suo solito fare d’altronde. Frank scosse la testa, la quale
cominciava a girare e fare male. – Ma guarda guarda!
Abbiamo un bambino in questo locale oggi! – un ragazzo, se così si poteva
definire, alto e massiccio, il quale doveva pesare almeno 100 kg, si stava
avvicinando a Frank che a malapena sarebbe riuscito a reggersi in piedi. Mikey
si alzò e si piazzò tra Frank e Josh, il ragazzo
forzuto. – Lascia stare questo ragazzo ok? – Gerard abbassò la testa: non aveva
voglia di vedere suo fratello che veniva pestato ben bene. – Come scusa? –
chiese Josh scrocchiandosi le dita. Mikey si guardò
attorno: la musica aveva smesso di esserci e tutti erano rivolti verso di loro.
cercò lo sguardo del fratello il quale non aveva un’espressione molto
speranzosa. Tornò a guardare Josh: - Lascia stare
questo ragazzo, ok? – arrivò un pugno e Mikey finì sul tavolo. Frank cadde a
terra e si rialzò; non gli girava più la testa. Gerard si alzò dalla sedia e su
lanciò addosso ad uno dei compari di Josh mentre Ray
e Matt cercavano di convincere il proprietario del locale a chiamare la
polizia. Frank venne scaraventato a terra da Josh che
cominciò a tirargli pugni a destra e a sinistra. Dopo qualche minuto, che
sembravano essere durati un’eternità, entrò una squadra di sbirri, la quale divise
i ragazzi. Josh e i compari vennero portati fuori
mentre Gerard e Frank soccorsi. Frank era ridotto malissimo: aveva una tremenda
spaccatura al labbro e l’occhio sinistro completamente nero; mentre la fronte
perdeva sangue ovunque; mentre Gerard se la cavava con qualche graffio e
qualche livido. Lo aiutarono ad alzarsi e lo portarono fuori. – Frank mi
dispiace non pensavo finisse così – provò a scusarsi Gerard. Frank sorrise e
fece un segno di non curanza: - Dopotutto meglio che una giornata tranquilla a
casa fra i vecchi è stata. – lo portarono all’ospedale, con Gerard. Volevano
cucire il labbro e curarlo un po’; Gerard era solo per vedere se aveva qualcosa
di rotto. Cucirono il labbro e asciugarono la fronte. Verso le 10 e mezza di
sera lo riportarono a casa, fasciato e con un occhio nero, e per di più
scortato dalla polizia. Suonarono al campanello e venne ad aprire, in lacrime,
sua madre. – Frank! – urlò. Lo abbracciò e gli tirò uno schiaffo. – Dove cazzo
sei stato è?! – dietro di lei c’erano tutti i suoi parenti, persino suo padre
era arrivato a casa loro perché lui era sparito. – Tu e i tuoi amici! – guardò
il volto del figlio: era ridotto davvero molto male. Poi fece caso alla polizia
dietro di Frank. – Ma che cazzo hai fatto?...- cadde in ginocchio e quando la
polizia se ne fu andata abbracciò il figlio ancora più forte. Quella notte
Frank si maledì, pensando a quanto, forse sarebbe stato meglio rimanere in
ospedale.
The End! Fine. Alla fine volevo mettere una nota di ironia nella storia,
dato che a Frank sarebbe andato tutto bene tranne che stare con dei
“mammalucchi” come i suoi parenti, no? Spero vi sia piaciuta e ringrazio jessromance per
la recensione alla ff in onore del compleanno di
Mikey. Grazie ancora e ciau!
Recensire costa poco e fa felici
gli scrittori