Aria ha sempre avuto il brutto vizio di camminare a testa bassa, guardando le sue converse ormai sporche di una vita che ha preso la strada sbagliata. Cammina leggera sull'asfalto grigio come il cielo plumbeo di gennaio, quasi avesse paura che qualcuno si potesse accorgere di lei. La treccia le cade morbida sulla spalla destra e alcuni ciuffi ribelli le contornano il viso pallido, mettendone in risalto gli occhi. Sembra innocente e sperduta in un mondo che forse non le appartiene. Ed è cosi bella nonostante sia una ragazza come tante altre. Capelli e occhi color cioccolato. Una taglia 44 che si sente a disagio nei suoi jeans attillati. Un metro e settanta di agonia e malinconia. Aria puzza di fumo ma i suoi non lo sanno. Non se ne interessano più di tanto. E prende le pasticche per la depressione, ma i genitori non sanno neanche questo. Si limitano a fare finta di conoscere la figlia attribuendo ogni suo problema al normale periodo dell'adolescenza. Frequenta la terza superiore e ha sempre superato l'anno per il rotto della cuffia. Lo studio la fa sentire costretta perchè tutto si basa sulla preparazione scolastica; non importa davvero quello che hai dentro, non importano i tuoi sentimenti, le tue sconfitte e le vittorie. Perchè alla fine non sono i teoremi, le poesie e la fisica a definirti, sono le tue scelte a farlo, e questo Aria lo sa bene. Adesso guarda il vuoto, aspettando di abituarsi al buio che la circonda. Stringe i pugni intorno alle maniche di cotone e trema. Fa troppo freddo e lei è troppo poco vestita. Si morde il labbro inferiore alzando lo sguardo al cielo per non piangere. Sa che non si torna indietro. Il fiume scorre veloce sotto i suoi piedi, quasi invitandola a buttarsi. Uno... Gli occhi si chiudono e il cuore esplode nel petto, quasi consapevole che quelli saranno gli ultimi battiti. ...Due... Il piccolo corpo si protende verso il fiume in tempesta, in tempesta come lei. ...Tre