Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: quattro    28/11/2014    0 recensioni
Ottobre.
Londra.
Sono appena atterrata.
Piove.
Tre iniziali entrano nella mia vita. La mia vita è già cambiata una volta, per mano mia, cambierà di nuovo? Sono sicura di essere pronta per quello che queto comporterebbe?
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Ottobre.
Londra.
Sono appena atterrata. 
Piove.
Quando ho deciso per questo viaggio era esattamente questo l'odore che mi aspettavo di sentire appena posati i piedi a terra: umido, smog e freddo.
Credo di essere felice e questa volta voglio provare ad essere me stessa, a lasciarmi andare senza maschere e senza necessariamente dovermi difendere.

Ormai è passato un mese e non posso ancora dire di essermi ambientata. Ancora le strade mi sembrano tutte uguali e non hanno un nome preciso.
Il mio inglese è diventato molto più liscio e fluente invece. D'altro canto lo scopo era quello.
Ho trovato un appartamento molto carino appena fuori dal centro, poco pretenzioso ma accogliente, ha colori caldi e tante finestre....che qui con questa luce grigia perenne non fa mai male...almeno per me abituata all'Italia e al suo sole.
Mi chiamo Alice, ma tutti mi chiamano Ali...ed in Italia avrei potuto fare il medico. 
Ma questa è un'altra storia.
Sono ancora per poco sulla soglia della trentina... ☺️ e mi ci sto abituando. Non sono una di quelle persone che si definiscono simpatiche, a prima vista anzi di solito appaio spigolosa e rigida. Per questo ho pochi amici, ma assolutamente fidati....in Italia.
Qui sarò soltanto Ali.
Ed è qui che la mia storia comincia.

Londra è un po come stare in un film, nel senso stretto del termine, ovvero cammini per strada e potrebbe capitarti di incontrare chiunque...da grandi attori a famosi musicisti. Una continua sorpresa. 
La mia giornata è un po più monotona di così però...Sveglia, colazione, supermercato, poi Saint Mary's Hospital un po' di volontariato giusto per non perdere la mano.
In accettazione del pronto soccorso ogni giorno mi vengono assegnati un numero variabile di casi oggi ho qualche bambino, di solito sono brutte cadute o febbri alte, un paio di nonnini che sono sempre molto cortesi e due su tre mi vorrebbero appioppare i loro rispettivi nipoti sempre perfetti e in fondo alla lista ho tre iniziali...Strano, la privacy prima di tutto ma a noi solitamente è dato sapere i nomi dei pazienti.
Comincio la mia giornata, tutto come sempre, qualche lacrima di qualche bimbo o di qualche mamma, due futuri matrimoni in arrivo con i vari nipoti di turno e le mie tre iniziali.
Entro nella room 4, un ragazzo sulla ventina è seduto sul lettino con le gambe a penzoloni, si tiene la mano destra con l'altra e ha l'aria di chi sono ore che patisce un gran male.
- Buongiorno! - Dico io.
- Salve dottoressa...- risponde il giovane con un filo di voce.
- Mi devi scusare sai...ma qui non ho i tuoi dati sensibili...e francamente non ne capisco il motivo. - in effetti non ha l'aria di essere né un delinquente, un visino così pulito non può nascondere di certo un assassino, ne un personaggio famoso.  
- Ti dispiace dirmi il tuo nome? - sorrido.
- Sam...- fa per rispondere ma viene interrotto 
- Le iniziali servivano a mantenere un minimo di privacy, nella speranza che il mio agente avesse fatto notare che era una questione urgente e andava messo in cima alla lista! - prorompe una voce dal l'angolo opposto della stanza, alle mie spalle. 
Santo cielo non lo avevo nemmeno visto. Il tono è leggermente oltre il limite consentito dall'educazione di base, ma non nego di essere abituata ai parenti ansiosi quindi sorvolo sui modi e mi volto, pronta a sfoderare il mio sorriso migliore e a rassicurare il parente in ansia.
Credo di non essere stramazzata per terra solo perché l'aria tirava da quattro parti, perché una volta voltata in direzione del ragazzo mi prende un colpo. Si ferma tutto. Tutto sospeso, credo che anche la terra abbia smesso di girare.
È lui.
Cavoli è proprio lui.
Quelli sono i suoi capelli, biondi e lunghi poco sotto le orecchie. Ed alto, accidenti quanto!
Eh beh...si...è bello un sacco.
Ali calma e ricomponiti, hai pur sempre un camice e sei una professionista in questo momento. 
Respira e ricordati di continuare a farlo nei prossimi minuti.
- Ah ...Salve! - ok so ancora parlare...quindi sorrido. Controllo la lista dei pazienti...ma perché non ci ho pensato prima? J. C. B. - Jamie Campbell Bower! - mi esce con un tono di voce un po più alto del dovuto.
Presente!- sorride anche lui sta volta. Prima volta nella vita...prima volta che mi avvicino così tanto a qualcuno il cui nome viaggia sui cartelloni pubblicitari. 
Se non respiro ancora svengo!
- vi chiedo scusa, credo ci sia stato un malinteso, in ogni caso la lista dei pazienti è fatta in base alle priorità non in base a quanto uno è famoso o influente, ma questo lo capite anche da soli. Comunque risolviamo in fretta ...cerchiamo di capire cosa è successo. -
L'ora successiva trascorre con Samuel, il fratello di Jamie, che mi spiega l'accaduto: una brutta caduta dallo skateboard e la conseguente lussazione di un polso. Meno peggio del previsto, sistemo la questione e faccio un pallido tentativo di apparire naturale e concentrata sul mio lavoro.
Mando quindi Samuel a fare le lastre e di conseguenza resto nella stanza con Jamie.
- ma davvero non mi avevi riconosciuto? - mi chiede ammiccando.  Il bello di questo posto è che le formalità decadono nel mancato utilizzo del "lei". Mi è sempre piaciuta questa cosa degli inglesi.
- In realtà non ti avevo visto affatto, in ogni caso le iniziali avrebbero potuto essere di chiunque.
- È vero...beh per questo ti ringrazio. Ogni tanto fa bene sentirsi rimettere nelle fila della persone normali. Anzi ti devo forse delle scuse, non era mia intenzione fare il supponente prima, ero solo preoccupato per Samuel. - ha cambiato tono, ora è carezzevole e gentile, sorride. 
E io per fortuna sono seduta.
- Alice...giusto? - mi prende alla sprovvista, al lavoro i pazienti non mi chiamano mai per nome.
- Mh...- oddio ma che faccio?! Dai ma cos'è adesso ...muggisco?!
- ...nel paese delle meraviglie! - ride, come fa sempre anche tv, con quella risata che sembra venirgli dalla pancia, che ha tutta la genuinità delle risate dei bambini. Mentre invece la battuta è tra le più scadenti...dai ma per favore ma ancora con questa storia.
Appoggio un gomito sulla scrivania e interrompo la refertazione e del caso di suo fratello, poso il viso sulla mano e lo guardo. È il mio momento...so che adesso posso ribaltare le cose, posso essere ciò che vorrei e non ciò che per difesa mi verrebbe in mente. Posso scegliere, secca e scocciata per una battuta che ha ormai la mia età...oppure cogliere la palla al balzo e per una volta stare a guardare.
- In persona! Che bravo...tu invece mi hai riconosciuta subito! Ma ti prego sto cercando di non pubblicizzare troppo la cosa quindi ti chiedo un po di riservatezza! - ecco...è fatta, sfoggio il mio sorriso migliore, gli faccio l'occhiolino e riprendo la mia refertazione. 
Per fortuna che sono seduta. Per la seconda volta.
Mi sorride pacifico, compiaciuto della mia risposta, divertito ride sommessamente. 
- uno a zero...per te!- Aggiunge. 
Mi sta fissando, lo sento. Mamma mia quanto pesa il suo sguardo, mi viene caldo quasi. Cinque minuti da civetta non mi renderanno stupida tutta la vita no!? Dai ali ti eri detta di essere spontanea qui...respira e vai...buttati.
Lo guardo con la coda dell'occhio abbastanza da far si che anche lui se ne accorga. Poi torno alle mie cose. Ok il minuto da sciocca l'ho sprecato.
Lui sorride e china la testa di lato mentre mi guarda. 
- non sei un po giovane per fare il medico? - mi scruta...i raggi x sono nell'altra stanza vorrei dirgli ma opto per una risposta meno sarcastica.
- Ho 29 anni...perfettamente in pari con gli studi. Ti giuro! - sorrido e alzo la mano come si fa in tribunale.
Lui ride a sua volta. 
Questa conversazione è più solare del previsto.
- sei un po più grande di me allora...- e cambia espressione, e non saprei dire se quello che vedo è rammarico, delusione o sorpresa.
Forse tutte e tre. Eccoci, lo sapevo, ci poteva mai essere qualcosa che non andava storto? Dai stava andando tutto così bene...
Jamie si sporge in avanti e fa per dirmi qualcosa quando la porta della stanza si apre ed entra Samuel.
   
 
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