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Autore: cassiana    01/11/2008    1 recensioni
[ST VOY] “Dopo tanti anni ad inseguire una chimera, un’illusione, il fatto che ci fosse qualcuno realmente interessato a te, fu come un balsamo per le tue ferite. Dentro eri come spento, grigio, sembrava che non avresti mai più potuto vedere la luce. […] All’inizio il fatto che una donna giovane e bella avesse un interesse romantico per te ti riempì di orgoglio. Non avresti mai creduto che una cosa simile potesse ancora accadere.”
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chakotay, Sette di Nove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kiss from a rose

Scritta per il Come as you are not Hallowen Fest @ Fanfic Italia


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e la storia è scritta senza intenti di lucro.


There used to be a graying tower alone on the sea.
You became the light on the dark side of me.

(Seal – Kiss from a rose)


La osservi incantato. Il suo viso è così assorto mentre studia il cielo violetto della sera quasi fosse un nuovo, raro fenomeno scientifico. Ma lei è sempre così. Soprattutto adesso che non ha più un freddo laboratorio nel quale nascondersi e sentirsi sicura. Sorridi, è seduta composta in veranda, dritta, i suoi lunghi capelli biondi ondeggiano alla vento leggero della sera. Ti avvicini e le poggi delicatamente una coperta sulle spalle.
“Non ti sei neanche accorta di avere freddo” le dici con leggero tono di rimprovero. Hannika sorride, ha imparato da poco ed è così bella da fare quasi male.
“Stavo guardando il cielo, è così diverso visto da qui” risponde. Ti siedi accanto a lei e la stringi a te. Ha ragione lei, puoi provare ad immaginare cosa sia vivere sulla Terra per una ragazza cresciuta tra i borg, una ragazza che lei stessa era un cyborg fino a pochi anni prima. Dopo che la Voyager tornò sulla Terra lei era frastornata, i suoni, i colori, i profumi: tutto era quasi troppo. I primi tempi ne ebbe paura, poi ne rimase entusiasta. Aveva scoperto la pioggia e i tramonti, la sabbia tra le dita dei piedi e il freddo che rendeva rosse le guance e trasformava il fiato in fumo. Puoi capire davvero? Scuoti la testa e baci con dolcezza i suoi capelli che profumano di miele.     
Hannika si volta lievemente, i suoi immensi occhi azzurri ti scrutano curiosi. Ha in mente qualcosa, lo capisci da come si comporta, dai suoi silenzi concentrati. Ti bacia incerta un angolo della bocca. Quel gesto ti riempie di tenerezza, quella sua timidezza sotto la scorza di apparente durezza è sempre stata per te irresistibile. Improvvisamente ti viene in mente quel primo appuntamento nella stiva di carico, quella specie di pic-nic. Ti sei sempre chiesto perché non abbia scelto un posto più comodo, o non abbia portato almeno dei cuscini. E quanto rimanesti stupito e compiaciuto quando venisti a sapere che aveva usato il tuo doppio olografico per i suoi “esperimenti” sul comportamento umano. Dopo tanti anni ad inseguire una chimera, un’illusione, il fatto che ci fosse qualcuno realmente interessato a te, fu come un balsamo per le tue ferite. Dentro eri come spento, grigio, sembrava che non avresti mai più potuto vedere la luce. Tutti quegli anni passati a sperare inutilmente, i pericoli, la paura di non poter più vedere il cielo di Dorvan, le persone che amavi, ti avevano quasi spezzato. Ti sentivi una torre isolata in un mare in tempesta.     
All’inizio il fatto che una donna giovane e bella avesse un interesse romantico per te ti riempì di orgoglio. Non avresti mai creduto che una cosa simile potesse ancora accadere. Ma fosti reticente, avevi paura di soffrire ancora e di ferire una donna che non se lo meritava. Sei stato paziente con lei, le insegnasti con dolcezza come essere donna, ad accettare i suoi limiti, a vivere. Sospiri a quei ricordi e le baci le labbra polpose, ne assapori la turgidezza, il sapore e lei si abbandona tra le tue braccia, fiduciosa. La stringi ancora un po’ e continui a baciarla accarezzandole piano una guancia. Vi staccate lentamente sorridendo, ha le guance arrossate e gli occhi le brillano. Fai per avvicinarti di nuovo quando lei ti blocca, gli occhi di nuovo offuscati da quell’espressione assorta di prima. Le chiedi se c’è qualcosa che non va. Hannika si mordicchia il labbro inferiore. La penombra vi avvolge con il suo mantello fresco e l’unico suono è il frinire dei grilli. Hannika sembra raccogliere i pensieri, poi si decide.
“Chakotay, tu pensi che noi potremmo mai avere un figlio?” ti chiede tutto d’un fiato. Non sei sicuro di avere capito bene. Sorridi apertamente e le scruti il volto preoccupato. Lei si torce le dita quasi avesse paura di avere toccato una corda dolorosa.
“Hannika” non sai cos’altro dire, il fatto che lei pensi una cosa del genere ti fa comprendere quanto sia forte il sentimento che prova per te. Lei ti guarda fisso in viso e riprende:
“Ti amo tanto. E vorrei davvero darti un figlio. Ma ho paura che nelle mie condizioni non possa” le sue labbra si piegano. La prendi tra le braccia.
“Non importa amore, adesso la scienza è in grado di aiutarci. Potremo avere un figlio nostro, se tu lo vuoi” le rispondi dolcemente. Il tuo cuore è colmo di una felicità quasi insopportabile, puoi quasi assaporarla ed è dolce come un frutto troppo maturo. Ma Hannika non sembra contenta di quella risposta, si allontana lievemente da te.
“Intendevo dire, che vorrei…generarlo io. Da qui!” esclama toccandosi il ventre. Le prendi la mano e la baci. La fai alzare insieme a te e sistemandole una ciocca di capelli le dici malizioso:
“Possiamo cominciare a provarci adesso!”
Hannika arrossisce e ridacchia. Spiriti, l’adori quando fa così! Scoppi a ridere e l’abbracci.
Entrate in casa tenendovi per mano.
   
 
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