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Autore: Threeara_Alex    28/11/2014    7 recensioni
Può l'amore resistere ad ogni ostacolo, persino a quelli divini?
Dal testo:
“Non ci separerete” pensò Chiara iniziando a seguirli correndo a perdifiato e schivando le foglie bagnate cadute a terra.
- Megan, ti amo.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Tre Pezzi Grossi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1940. Seconda Guerra Mondiale. Genocidio degli Ebrei. Solo questo passa per la mente della gente, solo questo.  Gli zingari? Gli omosessuali? Loro sono solo una piccola parte delle persone deportate, nessuno pensa a loro. Ma come per ogni guerra mortale ce n’è una divina.

***
In America Chiara credeva di poter vivere tranquillamente, almeno per gli standard dei semidei, ma non fu così. Anche lì c’erano pregiudizi e intolleranza verso le persone diverse. E lei era doppiamente diversa.
 Chiara e Megan si erano conosciute per caso, in una piccola via di New York. Era una fredda sera di dicembre. Chiara stava tornando a casa, un piccolo appartamento al terzo piano distante due isolati dall’Empire State Building. Una folata di vento le scompigliò i corti capelli ricci e le scosse la sciarpa blu. Lei incassò la testa nelle spalle e proseguì a grandi falcate sguazzando nelle pozzanghere con gli stivali neri.
“ Se giro nella via vicino al fornaio dovrei arrivare prima." Pensò svoltando a destra.
L’unico segno di luce veniva dal lampione dall’altra parte del vicolo. Chiara sbuffò producendo una nuvoletta bianca con la bocca. Si incamminò nel vicoletto allungando il passo e rabbrividì quando tre piccoli fiocchi di neve si posarono sulle sue guance. Continuò a camminare quando dall’oscurità del muro sbucò un segugio infernale, più piccolo del solito ma pur sempre di notevoli dimensioni. Chiara urlò quando il mostro le ringhiò contro. Si tolse l’anello dal dito e lo gettò per terra; questo si ruppe e si rimise insieme formando una spada di bronzo celeste. Il segugio fece per darle una zampata ma lei essendo figlia di Zeus si alzò di un metro da terra trafiggendolo, aiutata dalla spinta delle correnti d’aria. Scese lentamente a terra, fece tornare la spada in forma di anello e si spolverò da dosso la polvere del mostro.  Si strofinò il naso rosso per il freddo e riprese a camminare quando dal piccolo incrocio a metà vicolo spuntò un gruppo di ragazzi che le bloccarono la strada.
- Guardate, c’è la strega. – la derise uno di loro lanciandole una bottiglia di birra vuota contro che lei schivò agilmente.
- Fatemi passare. - disse lei con freddezza.
- E perché dovremo?
Chiara stava per ribattere quando sentì una lama puntata contro la sua schiena. L’avevano accerchiata ed erano anche armati. Usare la spada era fuori discussione anche perché il bronzo celeste non ferisce i mortali. Scappare volando avrebbe solo peggiorato la sua reputazione. Prese un respiro profondo per decidere cosa fare quando un ragazzo del gruppo davanti si avvicinò le diede un pugno in pieno volto facendola cadere. Chiara non ebbe il tempo di realizzare ciò che era successo che le arrivò un calcio in pancia. Lei cadde stesa a terra e quattro ragazzi scattarono e la immobilizzarono tenendola bloccata per terra. Il più grande del gruppo, Ralph conosciuto anche come il bullo del quartiere, prese il coltello e con una lentezza estenuante le sfregiò tutta la guancia destra partendo da sotto l’occhio fino all’estremità della bocca. Chiara non urlò, la bocca bloccata dalla mano di uno dei ragazzi. Sentiva il sangue caldo gocciolarle in contrasto con il freddo glaciale dei piccoli fiocchi di neve che cadevano leggeri in quella sera di inizio dicembre. Il ragazzo che la bloccava per il braccio destro le alzò la manica del cappotto nero. Lei spalancò gli occhi intuendo ciò che volessero fare e iniziò a divincolarsi. Ralph le mise la sciarpa sulla bocca per impedirle di urlare.  Chiara continuò a divincolarsi e lui spazientito la afferrò per i capelli e sbatté con violenza la sua testa per terra facendole perdere i sensi. Le graffiarono il braccio con il coltello quando iniziò a nevicare più forte. Accostarono in malo modo il suo corpo al muro e nell’andare via un ragazzo inciampò sul suo braccio, rompendoglielo.
Passò tutta la notte al freddo sotto la neve; solo la mattina passò un angelo, Megan, che la salvò. Era una ragazza da dei profondi occhi azzurri. La prese in braccio e si incamminò fuori da quel vicoletto.  Chiara gracchiò senza voce dimenandosi con le poche forze che aveva.
- Lasciami andare.
- Shh.- le fece l’altra bloccandole il braccio e chiudendole gli occhi. Girò l’angolo e proseguì per qualche decina di metri per poi arrivare a un portoncino color cannella. Corse su per le scale e aprì una porta. Entrò e la posò sul divano, poi corse ad accendere il fuoco nel caminetto. Le tolse il cappotto fradicio e la coprì con una coperta di lana. Poi con più calma le controllò le funzioni vitali, polso e respiro, entrambi molto deboli. Prese dell’acqua ossigenata e le disinfettò le ferite per poi metterci dei cerotti. Le fasciò il braccio e la testa, facendo passare le candide bende tra i suoi soffici ricci castani. Aveva notato un anello di bronzo celeste al dito e volle rischiare dandole un po’ di nettare. Ringraziando gli dei non prese fuoco per autocombustione.
-E’ una semidea.- sospirò sollevata.
Decise di iniettarle del sonnifero così non sarebbe fuggita se si fosse svegliata mentre lei era via.
 Megan, passò tutto il giorno fuori di casa ma la sua mente non faceva altro che pensare a quei morbidi ricci castani e di quei fantastici occhi verdi con sfumature di ambra.
Quando tornò a casa accese il fuoco nel camino e preparò la cena. Dopo aver mangiato si sedette vicino al caminetto leggendo un libro in greco. Alzò lo sguardo sulla ragazza fermandosi a osservare il viso incorniciato da quei ricci. Si avvicinò per controllarla ma appena la toccò ritrasse la mano perché colpita da una scarica elettrica. Chiara scattò a sedere sul divano con gli occhi spalancati. Megan cadde per terra a causa del contraccolpo e la fissò con circospezione non sapendo come comportarsi. Chiara si guardò intorno con i sensi all’erta ma vedendo il nettare li vicino decise di non fuggire. Almeno non subito.
- Dovresti stenderti. - disse Megan cercando di non sembrare una pazza che rapisce persone. – Così eviti che ti venga più mal di testa di quanto tu già non abbia.
Con circospezione lei si riabbassò e chiese:
- Chi è il tuo genitore divino? – Megan si rigirò il suo ciondolo di acquamarina e bronzo celeste tra le mani e disse.
- Poseidone. Il tuo?
- Zeus.
E da li nacque un’amicizia che si trasformò ben presto in qualcosa di più forte.

***
Era una giornata ventosa. Camminavano mano nella mano per Central Park mentre le foglie volteggiavano in aria creando piccoli vortici arancioni, gialli e verdi.  Essendo figlie di Poseidone e Zeus trovarono un’intesa perché in quei periodi di guerra i figli di Ade si erano alleati contro i figli di Poseidone e Zeus. Ma la vita di un semidio non è mai facile, infatti oltre i figli di Ade anche i loro genitori divini andavano contro di loro a causa dell’amore che provavano l’una per l’altra.
Passeggiavano tranquillamente quando insieme all’odore di brezza marina vicino a loro comparve un signore di mezz’età con la barba incolta. I loro riflessi non fecero in tempo a percepirlo che lui strappò Megan dalla mano di Chiara, la prese in braccio e incominciò a correre.
“Non ci separerete” pensò Chiara iniziando a seguirli correndo a perdifiato e schivando le foglie bagnate cadute a terra.
- Megan, ti amo.- urlò Chiara cercando di raggiungerli ma spinta indietro dalle correnti di vento comandate da Zeus.
- Anche io.- le gridò di rimando l’altra, divincolarsi dalla ferrea presa del padre. Un tuono scosse il cielo nuvoloso e un fulmine cadde centrando Megan in pieno e folgorandola.
Chiara rimase gelata sul posto nel vedere quella scena, poi cadde in ginocchio urlando. Poseidone si girò con uno sguardo furioso negli occhi e con un movimento del polso la investì con un’ondata d’acqua. Chiara non reagì, ancora sotto shock. Morì affogata con il pensiero di Megan fisso in testa.

***
Apatia e desolazione occupavano il cuore di Chiara. Negli Inferi il tempo scorre in maniera diversa, anzi non scorre per niente. E’ tutto uguale e monotono. Anche nelle Isole dei Beati non c’era nulla di così entusiasmante, nulla che rimpiazzasse il vuoto lasciato da Megan.”Deve per forza trovarsi alle Isole dei Beati, una persona così buona non può che finire qui.” Si ripeteva come un mantra osservando con attenzione ogni volto che la circondava. Dopo un tempo indefinito sentì qualcuno abbracciarla da dietro e sussurrarle:
- I tuoi riccioli di cioccolata si scorgerebbero a un miglio di distanza.
- Megan!- sussultò girandosi per abbracciarla.
- Dimmi che non ti sei suicidata per venire qui con me.- sussurrò Megan con le lacrime agli occhi.
- No, mi ha ucciso tuo padre. Non volevano che noi due fossimo fidanzate ma alla fine ci hanno riunito inconsciamente. – sorrise Chiara.
- Passeremo il resto della nostra morte insieme. - rispose Megan.
- Suona così male. - rise Chiara prendendola per mano e incamminandosi per i neri prati degli Inferi.


Note dell'autrice 

Questa fanfiction è frutto di un sogno fatto un mese fa all'incirca. (si, i miei sogni sono strani)
E' dedicata alla mia ragazza, auguri piccola <3 *western mode on* 
Non ho nulla da dire, passo e chiudo.

Threeara-Alex

 
   
 
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