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Autore: _kid    01/11/2008    5 recensioni
Seduta sul pavimento della mia stanza, ascoltavo l’incessante battito della pioggia per le strade. Rilassante e Rassicurante, come sempre. Ero barricata nella mia camera da circa un ora a causa dell’ennesima furiosa lite. I motivi sempre i soliti: mi vesto di nero, vado in skate, vivo in un mondo tutto mio, non ho un futuro, passo la mia vita con l’i-pod a palle nelle orecchie… Mi alzai e mi rannicchiai sotto le coperte, aspettando che lui venisse a farmi visita.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi qui citati non mi appartengono, e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro Desclaimer: I personaggi qui citati non mi appartengono, e questa storia non è scritta a scopo di lucro

The Ghost Of You

Seduta sul pavimento della mia stanza, ascoltavo l’incessante battito della pioggia per le strade

Seduta sul pavimento della mia stanza, ascoltavo l’incessante battito della pioggia per le strade. Rilassante e Rassicurante, come sempre. Ero barricata nella mia camera da circa un ora a causa dell’ennesima furiosa lite. I motivi sempre i soliti: mi vesto di nero, vado in skate, vivo in un mondo tutto mio, non ho un futuro, passo la mia vita con l’i-pod a palle nelle orecchie…

Mi alzai e mi rannicchiai sotto le coperte, aspettando che lui venisse a farmi visita.

-Ciao- disse.

-Ciao Frank- risposi

-Visto? Anche questa sera sono qui…-

-Già, eppure è passato più di un anno da…-

-Mettiamola così, devo finire delle cose lasciate a metà- disse interrompendomi

Non risposi, ripensai a quella maledetta sera, la sera dell’incidente.

Il ricordo del suo corpo disteso a terra in una pozza di sangue ancora mi perseguitava nei sogni, anche dopo tutto quel tempo. I giorni dopo furono un incubo, non volevo crederci., non era possibile, non lui. Perché? Perché? Era stata tutta colpa mia, colpa mia che quella sera gli avevo chiesto di aiutarmi ad evadere dall’ennesima punizione, colpa mia che proprio quella sera avevo deciso di non subire in silenzio.

Da quella sera ogni notte veniva a farmi visita. Nonostante tutto era ancora il mio migliore amico, e io ero ancora perdutamente innamorata di lui, come se fosse ancora vivo, ancora con me. Forse perché quando era con me mi faceva sentire così viva, come se mi trasmettesse la vita che, in quella lontana notte di ottobre, aveva perso.

Ogni sera mi diceva di raccontargli della mia giornata, ridevamo insieme delle cose buffe e mi stringeva tra le sue braccia, ormai così fragili, ogni volta che ne avevo bisogno, e se ne accorgeva senza chiedermi nulla.

La sua voce interruppe i miei pensieri –Non pensare a quella sera- mi disse

-Non ci riesco, mi sento ancora così in colpa….-

-Non è stata colpa tua, non sei tu che ti sei messa a guidare ubriaca.-

Cercai di controbattere ma lui poggiò il suo dito sulle mie labbra per fermarmi.

-Allora, come ti è andata la giornata?- disse riacquistando la sua solita allegria.

Cominciai a raccontare, gli parlai di quella pazza della professoressa di biologia, delle ore di educazione fisica a cui tutti cercavamo di scappare e anche di quello strano tipo che avevo visto sull’autobus al ritorno.

Rise, rise di quella sua risata che avevo sempre amato e che, ancora adesso, era sempre la stessa.

Sembrava che nulla fosse cambiato, eppure era tutto così diverso.

Gli dissi della litigata con i miei, e lui mi strinse per farmi piangere tra le sue braccia.

Come tutte le sere arrivò per lui il momento di andare, ma quella sera fu diverso. Posò un leggero bacio sulle mie labbra, uno di quelli che si ricevono nei sogni, così reali e irreali allo stesso tempo. Avvicinò le labbra al mio orecchio e mi sussurrò un semplice –Addio-, prima di sparire. Capii che non sarebbe più tornato. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato quel momento… Avevamo avuto fin troppo tempo. Amai e odiai chi, più in alto di noi, ce l’aveva concesso. Aveva reso tutto più difficile, ma aveva lasciato lui al mio fianco per aiutarmi e sostenermi come aveva sempre fatto, finché non avessi imparato a farlo da sola. Fui sicura di una cosa, prima o poi l’avrei rivisto. Fino ad allora avrei continuato ad aspettare, e probabilmente avrei continuato ad amarlo. Ma non avrei messo fretta al destino, questo no. Doveva compiersi per come era stato scritto, senza modifiche. E poi ero sicura che lui non avrebbe voluto.

Si, mi ripetei, l’avrei raggiunto. Prima o poi

Staccai gli occhi dal punto in cui era sparito per l’ultima volta. Poggiai il viso sul cuscino e, nel buio della notte, cominciai a bagnarlo di lacrime salate.

 

 

  
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