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Autore: Vanilla_91    29/11/2014    7 recensioni
Il destino è imprevedibile, lo sa bene Kagome. Mentre milioni di vite si consumano intorno a lei, la sua esistenza si divide tra due uomini. Presente e passato, scelte difficili e decisioni da prendere.
Amore, passione, peccato..qual è, davvero, il confine tra giusto e sbagliato?
La testa non comanda il cuore, può davvero sempre essere così?
Dal testo:
-Non posso farlo.- replico.
-L’hai detto anche la prima volta.-
. Una relazione autodistruttiva, innescata da emozioni negative, voglie contrastanti e sentimenti feriti..a che cosa avrebbe mai potuto portarmi?
-Ho commesso molti sbagli ultimamente.-
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Koga | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’odore del disinfettante, il chiacchiericcio confuso e sconclusionato, lo sguardo annoiato delle infermiere invecchiate ed ingrassate tra queste mura, la vita e la morte, la speranza e i sogni infranti, le risate e i pianti, le sirene in lontananza dell’ennesima autoambulanza in arrivo..è questa la vita che ho scelto.
 
L’edera si arrampica in un movimento ondulatorio alle alte mura , in parte sgretolate, ma neanche il suo abbraccio, verde e rigoglioso, dona armonia a questo posto.
L’odore penetrante del disinfettante, il chiacchiericcio soffuso, ma confuso e fastidioso, i volti disperati e quelli felici, le sirene di un’autoambulanza in avvicinamento..mai avrei scelto questa vita, ma il destino l’ha fatto per me.
Reparto di medicina, terzo piano, stanza 324, ho vissuto qui gli ultimi sei anni della mia vita.
Mi stampo il solito sorriso falso in volto e oltrepasso la soglia della camera.
-Buongiorno.- mormoro, per non creare fastidio.
I volti gentili e rugosi dei signori Fushija mi sorridono, ricambiando i miei saluti.
Incontro, poi, un paio di occhi azzurri, smarriti, vacui, ma sereni.
Quante sfumature ho letto in quel mare chiaro? Felicità, delusione, amarezza, rabbia, speranza, dolore, amore..gli occhi di mio marito.
-Ciao.- lo saluto, avvicinandomi al letto sul quale riposa.
Mi sorride, catturando le mie mani tra le sue.
-Come ti senti oggi?-
-Molto meglio! Hakkaku è venuto a farmi visita questa mattina presto e mi ha portato un disegno che le sue bambine hanno fatto per me.- mi spiega, indicandomi un foglio su cui linee confuse e colori vistosi tentano di dar vita a dei volti umani.
-Myu e Kotomi sono molto affezionate a te.-
-Eppure io non riesco a ricordare nemmeno i loro volti.- si rattrista.
Esercito maggiore pressione sulle nostre mani ancora giunte.
-Koga, i dottori dicono che c’è bisogno di tempo. Hai già fatto enormi progressi e pian piano ti tornerà in mente tutto. Se così no dovesse essere, imparerai a conoscerle di nuovo. I bambini con la loro vitalità possono essere la migliore delle terapie e le figlie di tuo fratello ti adorano oltremodo.-
-Ti piacciono i bambini?- mi domanda, ripetendomi una domanda che molti anni fa mi ha già posto.
-Molto e anche a te.-
-Come mai non abbiamo figli, allora?- mi chiede.
-Ci siamo sposati giovani e abbiamo deciso che per i bambini c’era ancora tempo.- mento, mentre il mio stomaco si contrae.
È una sofferenza acuta, grande. Quando tutto è successo un figlio noi l’avevamo, non era ancora venuto al mondo, ma cresceva dentro di me. Quella fragile creatura non ha resistito a tutto il caos e il dolore che all’improvviso ha colpito il mio mondo.
-Ricordo il giorno del nostro matrimonio. Eri bellissima, anche se ora lo sei molto di più e io mi sono sentito enormemente fortunato ad averti solo per me. Ti amavo molto e non so come sia possibile, ma ora questo sentimento è ancora più forte.- mi confessa, sorridendomi.
Vorrei morire, solo questo, in questo momento.
Mi costringo a sorridere. I medici non sanno spiegarsi come gli unici episodi che ricorda siano tutti legati a me, a noi. Per fortuna non è lo stesso Koga che ho sposato, altrimenti saprebbe leggere la menzogna sul mio volto.
- È già passato il dottore oggi?- gli chiedo, tentando di cambiare argomento.
-No, ancora no, a quanto pare il dottorino è impegnato in un’operazione di carattere urgente.-
-Koga, non dovresti parlare così. Sai meglio di me che molti dei tuoi progressi sono dovuti a quell’uomo, è uno dei migliori in tutto il Giappone. La sua fama è giunta anche dall’altra parte del mondo. Alcuni dei suoi pazienti provengono dal continente Americano e dall’Europa.-
-Lo so, lo so. Sono grato a quell’uomo, Kagome, ma in lui c’è qualcosa che non mi piace.-
Sorrido, perché nulla potrebbe essere più vero.
- È un uomo dai modi particolari.-
-Non è solo quello. Per quanto il suo comportamento sia schivo, con gli altri pazienti si sforza di fingere di essere cortese, cosa che con me non tenta neanche di fare.- si lamenta.
-Però hai dalla tua parte le infermiere giovani  che fanno a gara per assisterti.-
Sorride, divertito.
-Non devi essere gelosa, amore mio.-
-Non lo sono. Lo..-
-Kagome, in tutti questi anni di buio totale tu sei stata la mia unica luce. Non può essere una coincidenza il fatto che quando io abbia riaperto gli occhi non ricordassi più nulla della mia famiglia, dei miei fratelli, ma solo il tuo viso e la tua dolcissima voce. Se non ci fossi tu, io non avrei motivo di vivere.-
-Koga..-
Resto in silenzio, non sapendo cosa dire. Non provo gelosia di fronte agli sguardi civettuoli delle infermiere, non sento il cuore battere per le sue parole, avverto solo sofferenza, amarezza verso me stessa. Koga è mio marito, è affascinante, è innamorato di me ed io sono solo una stupida senza speranza.
-Buongiorno.- tuona una voce autoritaria, facendomi sobbalzare.
-Buongiorno, dottor Taisho.- lo saluto, formale.
Neanche mi guarda, concentrandosi immediatamente su mio marito.
-Come si sente oggi, signor Yoro?-
-Decisamente pronto per andare a casa.-
-Questo lo lasci stabilire a me!- ribatte. –Signorina, se lasciasse la mano del mio paziente, forse potrei fare il mio lavoro. Tra l’altro, se vuol conoscere la mia opinione, trovo sconvenienti simili atteggiamenti in una stanza ospedaliera, in presenza di altri degenti.-
Arrossisco, allontanando immediatamente la mia mano da quella di Koga, che continua a fulminarlo con lo sguardo.
-La “signorina” è mia moglie,dottore.- gli fa presente, per l’ennesima volta.
Gli controlla le pulsazioni, la dilatazione delle pupille e la frequenza respiratoria, prima di annotare tutto.
-Signorina, mi segua nel mio ufficio, avrei delle cose da riferirle.- mi ordina, prima di avviarsi.
-Cosa deve dire a mia moglie che non posso sentire anch’io?- si ribella Koga, inascoltato.
-Lascia perdere.- cerco di rabbonirlo.
-Detesto il comportamento di quell’uomo, detesto il modo in cui ti parla. Chi si crede d’essere?- ringhia, cominciando ad agitarsi.
-Koga, calmati, tutto questo stress non ti fa bene. Andrò a sentire cosa ha da dirmi il dottore e poi tornerò subito qui.- lo tranquillizzo.
Dopo pochi minuti mi ritrovo a bussare alla porta dell’uomo più irritante che io abbia mai conosciuto.
 
 
-Avanti.-
La figura di una donna esile si affaccia dall’uscio con discrezione, come solo lei potrebbe farlo.
-Accomodati.- la invito.
Fa come le ho detto, in religioso silenzio.
-Cosa abbiamo da dirci?- mi domanda, senza incontrare il mio volto.
-Molto, ma tu ti ostini a rifiutare le mie chiamate.-
-Sono stata molto impegnata.- mente.
Bugiarda, come tutte le donne! La guardo e provo una rabbia immensa. Ho visto donne molto più belle di lei, i suoi capelli neri e lisci sono uguali a quelli di milioni di altre femmine e i suoi occhi sono comunemente marroni.
-Come sta mio marito?-
-Bene!-
Mi guarda e capisco che il vero bugiardo sono io. Non può essere uguale a tutte le altre perché il suo profumo non l’ho trovato su nessun’altra, perché i suoi occhi mi hanno stregato e perché il suo corpo, lei, dovrebbe appartenere solo a me.
Mi perdo tra i ricordi, tornando a sei anni fa. Suo marito è arrivato qui in condizioni disperate dopo un brutto incidente in moto. Che scandalo, il rampollo della famiglia Yoro ridotto in quel modo a causa di uno stile di vita sconsiderato: folli corse, donne e milioni..nè il primo né ultimo di una lunga serie.
Le lacrime che ha versato ho sempre pensato fossero finte come le modelle ritoccate che sposano questi uomini; il dolore per il bambino perso, associato alla sicurezza, sfumata, di un patrimonio vasto ed assicurato. Ma lei non era così e l’ho capito di giorno in giorno.
Quando gli amici azionisti, i parenti lontani, i cugini miliardari e i curiosi sono spariti, stanchi di un’attesa interminabile, lei è rimasta. Era lì a leggergli poesie, a tenergli la mano, il giorno del suo compleanno, così come quello di Natale e tutti gli altri. Lì è cominciata la rabbia. Un uomo del genere, abituato a vizi e lussi, pronto a concedersi mille avventure notturne, non meritava una come lei.
Che intendevo fare? Punire lui per la vita che un suo simile mi aveva rubato, sfogare la mia frustrazione, aprire gli occhi a lei sul genere di uomo che avesse sposato? Non lo so, forse l’unica verità è che ho voluto lei dal primo momento in cui l’ho vista. L’ho desiderata in un modo inspiegabile, che non ha ragione, né perché.
Che stronzo ad approfittare del suo dolore, che sciocco a restare vittima del mio stesso gioco. L’ho avuta e non mi è più bastata. La voglia accesa, assordante, continua di avere sempre di più: il suo corpo,  la sua mente, la sua anima, il suo cuore, lei!
-Che significa che sta bene?- mi domanda, portandomi alla realtà.
Dovrei risponderle, ma non ci riesco. Scatto in piedi, facendola sobbalzare per il mio gesto brusco, e senza darle alcuna spiegazione mi avvicino alla porta, facendo girare la chiave nella serratura.
Si rialza, guardandomi attenta.
-InuYasha, che..- non riesce a dire altro, perché le mie labbra stanno già sovrastando le sue.
 
Fuoco, calore, tutto quel torpore che ha sciolto il freddo che avevo dentro. Le sue labbra sono esigenti, bramose, come tutto il suo essere. Lo allontano, nonostante il male che mi causa.
-Non posso farlo.- replico.
-L’hai detto anche la prima volta.-
Una nuova coltellata! Non ho giustificazioni, ma non è stata la lussuria. È stata la disperazione a guidare i miei gesti, inizialmente, e per lui, il desiderio di vendetta, la voglia di punire attraverso me chi prima ancora lo aveva ferito, abbandonato. Una relazione autodistruttiva, innescata da emozioni negative, voglie contrastanti e sentimenti feriti..a che cosa avrebbe mai potuto portarmi?
-Ho commesso molti sbagli ultimamente.-
La vita di mio marito appesa ad un filo, le condizioni oscillanti, il lungo coma e io che mi faccio coinvolgere in una tresca con il solo medico che potrebbe salvargli la vita.
Le condizioni che migliorano, il risveglio, ed io che mi sento morire perché oltre ad essere una puttana mi sono innamorata.
-Tuo marito potrebbe tornare a casa anche domani. La medicina non può fare più nulla per lui, solo il tempo e la sua famiglia potranno restituirgli i ricordi perduti. L’ho trattenuto qui anche più del dovuto.- mi confessa, senza distogliere gli occhi dai miei.
Quel nero tenebroso nulla ha a che fare con il mare e il cielo, ma mi ha catturato come solo il buio della notte può fare. Non può essere passione quella che mi provoca questo dolore al cuore.
-Vuol dire che lo dimetterai?-
Annuisce. Koga potrà tornare a casa, stare con la sua famiglia, rivedere le sue nipoti..potrà ricominciare a vivere e io dovrò andare con lui.
-Resta qui, con me!- mi sussurra, in quella che per lui non può che essere la più grande delle dichiarazioni.
Quanto gli sarà costato pronunciare queste parole,aprirsi,  rendersi vulnerabile?
Le lacrime mi solcano il viso, mentre cerco le sue labbra, il nostro è un bacio dal sapore amaro.
C’è urgenza, non tenerezza, mentre mi spoglia. C’è delicatezza, indecisione, nelle sue mani che mi sfiorano.
Entra in me, completando il mio mondo. I suoi movimenti sono lenti, volti a prendere tutto, a non lasciare niente. Le sue labbra non lasciano le mie, le nostre mani non si separano, uniti come solo per l’ultima volta potremmo esserlo. Fare l’amore in modo così dolce, è reso amaro dalla verità che ci circonda.
Mi stringe di più a sé, come non ha mai fatto, ha già capito che dovrà lasciarmi andare.
 
Come potrebbe avere fine qualcosa di così perfetto? Seguirà un uomo che non ama più, farà l’amore con lui, gli darà dei bambini e invecchierà con lui. Sorriderà, nascondendo al mondo il suo dolore, fingerà, lasciando morire noi.
Bella e cattiva, chi poteva immaginarlo.
 
Mi rivesto velocemente, in silenzio, le parole non servono, tra noi sono sempre state inutili. Ha già capito tutto, sa che questo è un addio, so che non tenterà di fermarmi. Dolore, amore, quattro anni di sbagli, quattro anni di noi. lo fisso per l’ultima volta, stampando meglio la sua immagine sul mio cuore, prima di tornare alla mia vita fatta di menzogne e rimpianti.
Bella e cattiva? Si sbaglia, sono cattiva verso me stessa. Una relazione come la nostra non potrebbe esistere. Rimorsi, sentimenti negativi, gelosie, troppo buio intorno a noi, troppo pronto il dolore che ci portiamo dentro a corrodere ciò che è nato.
Come potrei lasciare Koga ora?
 
Reparto di medicina, terzo piano, stanza 324, ancora qui.
-Cosa voleva quel dottore?- mi chiede impaziente Koga.
-Solo notizie positive: domani torniamo a casa.-


NOTE DELL' AUTRICE:
Ciao a tutti e buon Sabato :D
La mia ultima pazzia, frutto di uno strano sogno :) Non ho molto da dire, a me l'idea è sembrata carina e l'ho buttata giù.. ovviamente lascio ogni giudizio a voi :)
Grazie tante a chi leggerà :D
Baci

 
   
 
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