Prologo

«Da oggi il destino appartiene a me!» esclamò Elsa, serrando con forza le porte del suo palazzo di ghiaccio. La paura era sempre stata sua nemica e per questo che era fuggita lontano d’Arendelle. Un manto innevato copriva le montagne lasciando il gelo congelare qualsiasi cuore. I suoi occhi sgranavano ogni particolare del palazzo lasciandosi incantare dal suo enorme potere. Il ghiaccio le era sempre stato accanto da nemico, ma poteva farlo diventare qualcosa di più? Qualcosa con cui familiarizzare?

Sentì bussare alla porta più volte. Rimase per un attimo spiazzata, non si sarebbe mai aspettata qualcuno che tentasse la sorte solo per venirla a cercare e forse anche ucciderla. 

Un uomo da un abito nero, con un mento fin troppo sproporzionato, entrò nel palazzo in groppa a un cavallo scuro e scheletrico. Erano entrambi avvolti da un mantello che emanava malinconia. 

«Chi sei?» domandò Elsa puntandogli le mani contro. L’uomo accennò un sorriso malefico e scese da cavallo. Il suo abito scuro riusciva a fargli da strascico e gli occhi dorati risvegliavano la fantasia dell’albina immaginando i labili confini del giallo incontrandolo con l’arancione. Aveva dei tratti umani, ma non per questo, Elsa credette subito a quest’ipotesi. Non era affatto un comune essere mortale. 

«Sono l’oscurità che copre il villaggio, la paura che ti percorre da cima a fondo, gli incubi che ti svegliano ogni notte. Mi nascondo nel buio aspettando che cali l’oscurità e da li mi muovo astuto e furtivo. Il mio nome è temuto da chiunque e non osano pronunciarlo...» disse spostandosi da una parte all’altra della stanza. 

«DIMMI IL TUO NOME?!?» gridò l’albina con tutto il coraggio che aveva nel corpo. Una risata maligna fece tremare le pareti. L’ombra si avvicinò sempre più grande e minacciosa a lei. Elsa riusciva a percepirne la potenza oscura che s’ingrandiva dentro la figura e cadde sul freddo pavimento di ghiaccio, tentando di ripararsi con le mani nude. Il respiro le si faceva sempre più affannato e pesante. 

«Pitch, l’uomo nero.» enunciò, fissandola negli occhi blu come il profondo oceano.