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Autore: AlexiaLil    29/11/2014    3 recensioni
Un po' di Laxus, i suoi pensieri e i suoi sentimenti per Mira, la sua vita fino alla nascita di Cole.
"Si amarono di nascosto durante tutte le sfide dei Grandi Giochi della Magia, a ogni gara vinta o persa, a ogni pausa, ogni notte, avevano “festeggiato” con crescente passione il solo fatto di trovarsi lì, vivi, Acnologia e il suo ruggito solo un ricordo lontano, un incubo sotterrato nella mente. "
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mirajane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pieces of ... Fairy Tail'
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Laxus, da che ricordava, era sempre stato attratto da Mirajane. Quella teppista dalla faccia d’angelo, sempre pronta a far zuffa con Erza e a reclamare il trono di “più forte di Fairy Tail fra le bamboccie” (come le chiamava lui, almeno fra sé e sé) aveva sempre stuzzicato la sua curiosità, anche se non la dava a vedere, ovviamente.
Era arrivata avvolta nel suo mantello sporco, terrorizzata e accompagnata da quei due marmocchi dei suoi fratelli minori, a causa dei suoi nuovi e misteriosi poteri, per i quali era stata cacciata dalla casa in cui viveva. Suo nonno l’aveva rassicurata, spiegandole la sua magia e aveva accolto quei tre orfani nella gilda, nella sua famiglia. Di quella spaventata ragazzina, dopo, era rimasto solo il ricordo.
Aveva passato l’adolescenza guardandola lontano da occhi indiscreti, scrutandola di sottecchi mentre sfidava per l’ennesima volta Erza, o si occupava di Lisanna.
Le aveva rubato un bacio, quasi un soffio, durante una delle tante feste alla Gilda. L’aveva vista sedersi imbronciata, lontana dal chiasso e, senza farsi notare, l’aveva seguita. Quando poi lei si accorse della sua presenza, lui si era velocemente piegato verso di lei e aveva poggiato le labbra sulle sue. Poi, come se niente fosse successo, era andato altrove e l’aveva lasciata allibita.
A quel bacio ne erano seguiti molto altri. Tutti discretamente nascosti agli occhi degli altri maghi.
Una cosa che non era cambiata in Mira, negli anni comunque, era l’amore che provava per i suoi fratelli. Li difendeva da tutto e tutti, persino da lui, come una leonessa che ama e protegge i suoi cuccioli.
 
Più avanti la sorellina era “morta” e di Mira era rimasta solo una sfuggente ombra. Un’ombra pacata, che elargiva sorrisi e gentilezze a destra e a manca, quasi nauseandolo. Aveva smesso di rubarle i baci e lei non aveva opposto resistenze.
 
Mentre lui si allontanava pian piano dalla Gilda, lei ne rimaneva saldamente attaccata, prendendosi cura di tutti.
 
Più tardi Laxus aveva fatto, probabilmente, la più grossa stronzata della sua vita. Indicendo la Battaglia di Fairy Tail, con tutta probabilità, si era fatto odiare da lei.
Il viaggio in solitaria dopo l’esilio, lontano di casa e da lei, l’aveva fatto rinsavire. Aveva capito, finalmente, quello che Mira, con la scomparsa di Lisanna,aveva compreso da tempo: che Fairy Tail era la sua famiglia, non quel padre che l’aveva solo usato e manipolato. Che la forza di cui andava tanto fiero, non era nulla, se non usata per proteggere coloro che amava.
Che la sua rabbia nei confronti del nonno, i suoi “capricci”, non lo avrebbero aiutato.
Il suo pentimento e le sue gesta all’isola Tenrou avevano cancellato le sue azioni deplorevoli.
Mirajane era rimasta, aveva notato, piacevolmente sorpresa e grata di vederlo lì, a difendere i suoi compagni.
Gli aveva confessato, soli e lontano dal campo base, di non averlo mai odiato per quella storia della battaglia fra compagni; era rimasta sola talmente delusa dal suo comportamento da non poterlo però perdonare così facilmente. Laxus si era tolto un peso dal cuore, a quelle parole.
Per ringraziarla, aveva ricominciato a rubarle i baci.
Poi avevano fatto l’amore sotto le stelle.
Sentirla sotto di sé l’aveva reso finalmente felice, per la prima volta da quando era ragazzino, quando suo nonno era il suo eroe e festeggiare con lui l’Harvest Festival e guardare Fantasia in sua compagnia erano la sua unica preoccupazione. Sentirsi amato come lo stava amando lei in quel momento, accarezzandoli le braccia muscolose e lasciandosi prendere con dolcezza da lui, lo faceva pentire d’aver sprecato tutto quel tempo nel rancore che l’aveva tenuto lontano da Mira.
Si amarono di nascosto durante tutte le sfide dei Grandi Giochi della Magia, a ogni gara vinta o persa, a ogni pausa, ogni notte, avevano “festeggiato” con crescente passione il solo fatto di trovarsi lì, vivi, Acnologia e il suo ruggito solo un ricordo lontano, un incubo sotterrato nella mente.
 
Dopo Tartaros, dopo la battaglia contro Zeref, dopo la morte di Natsu e Lucy, aveva avuto paura di poterla perdere nuovamente. Erano usciti tutti dal quel tunnel del dolore solo per amore della bambina.
Vedere Mira seduta al bancone, a vezzeggiare la piccola Nashi di pochi mesi, e sorriderle dolcemente mentre le dava da mangiare o la faceva addormentare, l’aveva riscosso.
Non voleva più perdere un solo attimo a pentirsi di non aver fatto le scelte giuste.
L’aveva amata quella notte stessa, quando alla Gilda non era rimasta neanche l’ombra di tutti quei maghi che chiassosamente riempivano l’ingresso.
Il silenzio era rotto solo dai loro sospiri pesanti e dai gemiti soddisfatti e appagati. L’aveva posseduta sul quel bancone che puliva in continuazione e poi, non si sa come, erano scivolati sul pavimento e lui aveva riso, tanto. Una di quelle rare risate, l’aveva fatta solo per lei. Continuarono tutta la notte a soddisfare il loro amore, con passione e ardore e solo per sfacciata fortuna i membri della Gilda non li avevano “beccati sul fatto”.
 
Mirajane gli aveva annunciato la gravidanza durante un’insolita giornata calda d’inizio Febbraio, mentre lei puliva il bancone e lui si gustava una birra in compagnia di suo nonno di fronte a lei.
I Raijinshuu avevano festeggiato come pazzi in preda ai fumi dell’alcool, con Bixlow e Fried che si abbracciavano piangendo felici che il loro Laxus si era dato finalmente da fare ed Evergreen che lo pregava di nominarla baby-sitter a tempo indeterminato del pupo in arrivo.
Lei aveva, però, prima dovuto zittire quella bestia di Elfman, pronto a stenderlo per aver profanato la sua adorata onee-san.
Sul momento, come da consueto, era rimasto impassibile ma Mirajane l’aveva guardato dolcemente e aveva capito all’istante che non poteva averlo reso più raggiante.
La gravidanza di Levy, che aspettava due gemelli da quel chitarrista mancato di Gajeel, le aveva tenuto compagnia.
A lui, invece, erano toccati gli avvertimenti assillanti di Lisanna ed Elfman (come se quei due potessero minimamente spaventarlo), gli inappropriati commenti del nonno che, a metà fra l’orgoglioso e l’incredulo, l’accusava d’essere riuscito dove tutti avevano fallito, facendolo irritare ulteriormente. E ci mancavano pure quei due cascamorti rugosi di Wakaba e Macao, che non appena posavano i loro occhi sul pancione sempre più grande della maga-barista, si scioglievano in lacrime disperate, maledicendo l’ingiusto mondo.
I suoi unici momenti di pace li vivevano in casa, precisamente nel letto con Mira, lasciandosi andare a quelle carezze e coccole che il suo orgoglio e il suo brutto carattere soffocavano di fronte a tutti. Accarezzare la pancia della sua donna e sentire scalciare il piccolo drago nel suo ventre lo rilassavano e ripagavano di tutti quei rumorosi e insopportabili compagni.
 
Ottobre era giunto quasi alla fine e Mira era andata dritta all’ospedale. Aveva voluto la sorella accanto a lei, e Laxus e l’intera gilda erano rimasti ad aspettare fuori, in ansia.
Cole era piccolo e minuto persino fra le braccia della madre, a cui era stato fatto vedere per mezzo secondo e poi portato immediatamente via da lei, fra le sue grida e le lacrime. Era stato messo in una lacryma speciale, adatto per neonati troppo piccoli che respiravano a fatica, come lui.
In quel momento, a pochi giorni dal parto, Laxus fissava immobile il lacryma che conteneva il piccolo drago, affiancato dall’immancabile nonno.
<< Sai, figliolo, ti assomiglia parecchio. Anche tu eri così piccolo e fragile alla tua nascita >> cercò di spezzare il silenzio. Il ragazzo non lo degnava di uno sguardo, gli occhi puntati sul quel corpicino che respirava lentamente. Aveva le braccia incrociate al petto e si era allontanato da lì solo per vedere Mira, ancora in ansia. E anche in quel frangente c’era sempre qualcuno – che fosse Bixlow, Elfman o Fried – a fare da guardia al bambino. Non aveva trovato il coraggio per entrare lì.
<< Vai da Mirajane, Laxus. Rimango io qui a fare la guardia >> aveva sorriso il vecchio Master.
 
Laxus aveva sussurrato qualcosa a denti stretti, che Makarov dovette chiedergli di ripetere.
<< Io non sono come lui >> aveva ripetuto il padre, impassibile.
Makarov rimase sorpreso da quelle parole, chiedendogli cosa intendesse.
<< Io non sono come mio padre. Non sarò il padre che è stato per me, per Cole >>.
Il Master aveva sorriso teneramente, poggiando una mano sul braccio del nipote.
Laxus aveva continuato dicendo che l’avrebbe amato sul serio, quel cucciolo, anche se fosse stato debole come un fuscello, anche se non avesse imparato nessun tipo di magia, nemmeno la sua che per natura biologica gli apparteneva, nonostante il padre non fosse un Dragon Slayer naturale.
L’avrebbe amato, avrebbe amato Mirajane che gliel’aveva dato, quel figlio debole e gracile, avrebbe protetto la sua famiglia da chiunque si fosse messo contro di loro.
<< Lo so, Laxus. Lo sappiamo tutti. Lo sa anche Mira. Nessuno di noi pensa minimamente che tu possa essere come quel degenere di tuo padre. Sarai certamente migliore di lui >> l’aveva confortato.
<< Non gli farò mai quello che ha fatto lui a me >> aveva terminato Laxus, respirando profondamente.
 
Un’infermiera si era avvicinata alla lacryma e notando i due intenti a guardare il bambino, aveva fatto loro segno di entrare. Il vecchio nonno aveva posato una mano sulla schiena dell’uomo, restio a entrare. Non convincendolo, l’aveva colpito in testa e spinto dentro la stanza, beccandosi ripetuti improperi e bestemmie.
La donna si era avvicinata a lui, prendendolo per mano e portandolo affianco a alla culla.
<< Può toccarlo sa. La mamma è già venuta un paio di volte. Per il momento non possiamo farvelo prendere in braccio, ma gli manca il contatto con voi >> aveva spiegato.
<< Non voglio fargli male >> aveva detto lui, di un fiato. Era così fragile, che l’avrebbe rotto anche solo sfiorandolo.
Lei aveva riso e si era beccata uno sguardo infastidito.
<< Ma no, che dice. Certo, bisogna essere delicati adesso. Ma è un bimbo forte sa. Sta recuperando in fretta, come la sua compagna. Ha bisogno di sentire il vostro calore >> aveva detto, gentilmente, ignorando le occhiatacce del ragazzo.
Lui, ancora poco convinto, aveva mosso qualche passo e allungato un braccio, incerto sul da farsi. L’infermiera gli prese nuovamente la mano e la fece entrare nel lacryma, incoraggiandolo.
Laxus guardava rapito suo figlio: dormiva supino, nella sua tutina bianca, le manine strette in pugno ai lati della testa, da cui spuntavano ciuffetti di un biondo candido. Laxus gli sfiorò appena il capo con le dita, di una delicatezza di cui non pensava, essere capace; si spostò poi sul braccio e sulla mano destra e il piccolo, di riflesso, la aprì e strinse forte il dito del papà.
Poi emise delle leggere scosse elettriche, facendo sbalordire la donna e sorridere entusiasta il ragazzo.


In attesa di terminare il secondo cap di “La mia missione”, vi regalo questa Laxus/Mira che gironzolava tranquilla per la mia testa matta da due giorni. Ci tenevo a scrivere di loro e di Cole, spero di non annoiarvi troppo, con questo Laxus riflessivo e romantico. O di essere troppo OOC.
E scusate, ma faccio davvero schifo con trame e titoli :(
Alla prossima, grazie a tutti!
Tammy
   
 
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