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Autore: Tefnuth    30/11/2014    0 recensioni
Nella Berlino del futuro,Tom è il figlio di uno scienziato che, nel suo laboratorio al centro della città, sta lavorando ad un progetto segreto cui il padre lo ha reso partecipe. Tuttavia,come il collega del padre, Tom non conosce tutta la verità di questo progetto e sarà dura proteggerlo da chi se ne vuole impossessare, ma con lui ci saranno i fidati amici Georg e Gustav.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Una volta conclusi tutti i controlli, Tom e Bill uscirono dall’edificio dove ad attenderli c’erano Georg e Gustav chiamati la mattina stessa da Tom dopo la telefonata della polizia “Ce ne avete messo di tempo” scherzò il ragazzo dagli occhi grigio-verde “Ahimè il lavoro” disse Tom facendo l’espressione più stanca che poteva per reggergli il gioco “Ci avevi detto che avevi una sorpresa da farci vedere” intervenì Gustav che aveva già una mezza idea di cosa poteva essere. Tom non rispose, ma con lo sguardo rivolto verso Bill fece intendere che la sorpresa riguardava lui e anche il ragazzo aveva capito che doveva fare la sua mossa “Ciao…ragazzi” disse, la sua voce era limpida ma lui doveva ancora abituarsi all’idea di poter parlare “A quanto pare qualcuno ha ritrovato le proprie corde vocali, parla già benissimo” fu la reazione di Georg, Gustav invece assentì con la testa senza aggiungere altro “Per forza – rispose Tom – ieri non ha fatto altro che parlare, parla più di me” “Te l’avevo detto” scoppiarono tutti a ridere. Non sapevano che Shadow li stava spiando.


“Potrei ucciderli tutti e quattro adesso in un colpo solo” pensò Shadow dal suo punto di osservazione, era la prima volta che vedeva gli amici di Tom ma non gli facevano paura anche se dalla struttura fisica era facile capire che facevano palestra, lui era superiore a loro.  Mescolandosi tra la folla seguì il quartetto da molto vicino osservando i loro movimenti: il modo in cui quei due si atteggiavano con Bill gli dava il voltastomaco, come potevano stare così vicino a lui come se niente fosse pur conoscendone l’origine? Li vide fermarsi in uno spiazzo all’interno del parco che stava a circa venti minuti dal laboratorio, le mani gli prudevano dalla voglia di andare da loro e presentarsi alla sua maniera.


Il quartetto aveva deciso di fermarsi nel parco non troppo distante dal laboratorio, giusto per pranzare all’aperto ai tavolini del piccolo bar che offriva anche piatti freddi in modo da poter scambiare anche quattro chiacchiere in tutta tranquillità mentre le persone facevano scorrazzare i cani o facevano giocare i bambini. Subito dopo pranzo Gustav portò Bill in un punto più vuoto dell’area verde mentre Georg rimase con Tom, era una strategia che i due avevano architettato così che il ragazzo dagli occhi grigio verde potesse parlare con l’amico di questioni private senza la presenza del diretto interessato “Ti vedo pensieroso Tom, che succede?” domandò Georg per cadere sull’argomento “Nulla di particolare, è solo che la situazione mi sembra più strana del previsto” fu la risposta di Tom “Lo immagino, da un giorno all’altro ti sei ritrovato in casa una persona uguale a te. Hai ancora avuto tempo per fare il test del DNA?” era inutile girare troppo intorno all’argomento “No, ma non ne vedo il motivo” “Io penso piuttosto che tu dici così perché non vuoi scoprire che tuo padre ti ha detto molto meno di quello che pensavi” disse Georg rischiando molto, sapeva quanto il ragazzo si fidasse della parola del padre “Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, e poi me lo avrebbe detto” la voce di Tom si era fatta incerta “Allora non hai nulla di cui preoccuparti, fai il test e vedi cosa ti dice” “Lo farò, ma non oggi, devo presentare Bill a mia madre” il loro discorso fu interrotto dalla voce di Gustav che diceva “Lascialo in pace”. Un uomo alto con entrambe le braccia tatuate si era avvicinato a Bill e con uno spintone lo aveva fatto cadere a terra, suscitando la rabbia di Gustav “Che cazzo fai? Lascialo stare” gli aveva urlato contro, sebbene fosse più basso dell’ aggressore non aveva esitato a difendere l’amico “Che succede qua?” chiese Georg appena ebbe raggiunto il trio assieme a Tom che si occupò di Bill, aveva solo dei piccoli graffi sul braccio “Questo scemo ha spinto Bill senza alcuna ragione” rispose Gustav, era già sul piede di guerra “Non è successo niente, sto bene” disse Bill cercando di calmare le acque “Imperfetto e anche smidollato, il tuo creatore poteva fare di meglio. Mi presento, mi chiamo Shadow” disse l’aggressore passando velocemente dall’offesa al galateo “Non mi interessa chi sei, voglio che tu te ne vada da qua” il tono di Georg era minaccioso  e i suoi occhi lo erano ancora di più “Almeno sembra che qualcuno qua abbia del fegato” fu il commento di Shadow alla reazione di Georg, il suo sguardo era fisso su Bill. I tre ragazzi avevano attorniato l’uomo come degli avvoltoi pronti a planare sulla preda alla sua prima mossa, ma quello sembrava non curarsene e continuava a guardare chi era rimasto a terra “Almeno lo sanno loro chi sei veramente?” domandò Shadow a Bill i cui occhi si aprirono come delle finestre, ma il ragazzo non rispondeva: la sua voce era bloccata nella gola come se avesse perso di nuovo la capacità di parlare, le gambe gli tremavano. La mano di Georg ricadde pesantemente sulla spalla di Shadow, se non voleva andarsene di propria volontà lo avrebbe fatto con la forza “Adesso minacci? Non è molto gentile” disse l’uomo con tutta calma, la sua mano si posò sul polso del ragazzo dagli occhi grigio-verdi ed iniziò a stringere; Georg dovette trattenere un moto di stizza per poi mollare la presa, il suo polso era molto dolorante. Infine, senza dire più una parola, l’uomo tatuato se ne andò così come se n’era venuto facendo solo un piccolo cenno con la mano “Quello è sicuramente un pazzo squilibrato” disse Gustav seguendo l’individuo con lo sguardo “Comunque se n’è andato” disse Tom facendo alzare Bill “Grazie ma non dovevate, non mi è successo niente” le parole di Bill celavano un tono di inquietudine “Su una cosa aveva ragione – ribatté Gustav - : tu sei troppo morbido, ne hai ancora di strada da fare prima di imparare a stare nel mondo; non tutti sono come Tom o noi”. I ragazzi restarono ancora un po’ di tempo al parco, giusto per dimenticare l’accaduto, poi ognuno ritornò a casa propria, anzi no: Tom aveva deciso di far conoscere Bill alla madre, ma non aveva idea della sorpresa che avrebbe trovato.


La madre di Tom, Elsie, viveva in una casetta a piano terra che aveva acquistato poco dopo la separazione con Keane; era un’abitazione a un piano con un giardino e un piccolo vialetto d’ingresso, forse dall’estetica un po’ anticonvenzionale rispetto alle abitazioni intorno ma non meno moderna. Dopo aver parcheggiato la macchina Tom bussò energicamente sulla porta, non sapeva cosa avrebbe detto alla madre, ma non fu la madre ad aprirla bensì Shadow; Elsie era seduta su una sedia e le sue mani tremavano come non mai “Che diavolo ci fai qui?” ringhiò Tom, se avesse torto anche solo un capello alla  madre gli avrebbe staccato la faccia a morsi “Sono semplicemente venuto a fare visita a tua madre, ancora non le hai dato la bella notizia-  rispose l’uomo, evidentemente sapeva qualcosa – anche se forse è lei che dovrebbe raccontarti una bella favoletta” “Ma si può sapere che cazzo vuoi? Io non ti ho fatto niente” Tom urlava “A me di te non interessa, io voglio solo parlare con il tuo fratellino perciò adesso se lui non vuole che io faccia del male a te o alla tua bellissima madre sarà meglio che venga con me. Non sto scherzando Bill, non mi farò nessuno scrupolo” i suoi occhi erano fissi su Bill come se non ci fosse nessun’altro nella stanza. Tom invece, per un attimo, ebbe le vertigini: la parola che aveva usato Shadow era la stessa che avevano pronunciato Georg e Gustav, quella che non lo aveva fatto dormire e a quanto pare sua madre sapeva qualcosa; il suo mondo era crollato. L’uomo continuava a restare vicino ad Elsie, in attesa di una risposta che arrivò presto “Prometti che non farai del male a Tom o a lei”  Bill non voleva che si ripetesse la scena del parco “La solita storia ma…lo prometto, mi interessi solo tu” fu la risposta di Shadow, sul volto aveva un sorriso a trentadue denti, era stato fin troppo facile “Non farlo Bill” la voce di Elsie era risuonata per la stanza “Zitta tu” gli urlò contro Shadow, il braccio alzato  “Fermo, verrò con te”.


Fu così che Tom vide Shadow uscire da quella porta con la mano stretta al braccio di Bill, invece lui era stato lì a guardare.; solo la madre era riuscita ad avere una reale reazione e aveva chiamato Keane, era il momento di dire la verità.  Alla vista del padre Tom sentì un gran rabbia in corpo, non aspettò nemmeno che lui si sedette “So già cosa devi dirmi, ma voglio vedere se questa volta riesci a dirmi la verità” disse in modo deciso, questa volta sarebbe stato impossibile per Keane celare il vero perciò prese un lungo sospiro e disse “E’ giusto – si sedette – prima o poi sarebbe giunto il momento; ti prego solo di ascoltare tutto prima di giudicarmi” una richiesta accettabile “ Cercherò, avanti parla” “E’ vero, Bill è tuo fratello gemello. Io l’ho preso da tua madre che era un embrione di poche settimane e l’ho messo nel congegno in cui è sempre stato” “E hai fatto degli esperimenti sul suo Dna?” Tom aveva abbassato la testa e teneva i pugni chiusi “No, non l’ho mai toccato ne ho mai permesso a Raoul di farlo” “Lui sarebbe potuto morire in qualsiasi momento” “Non lo avrei mai permesso” Tom ebbe uno scatto d’ira e sbattè violentemente i pugni sul tavolo “E come hai fatto a scegliere? Hai fatto la conta?” “No – intervenne la madre - . Sarebbe sempre stato lui, devi sapere che quando rimasi incinta i medici mi dissero che per me sarebbe stato impossibile farvi nascere entrambi e che anche io rischiavo di avere delle complicazioni serie. Le mie opzioni erano rischiare di morire per portarvi avanti entrambi oppure abbandonare uno di voi due; non avrei mai accettato la seconda” gli occhi di Elsie erano rossi, stava per piangere “E io non avrei mai potuto sopportare di perdervi tutti e tre, per questo ebbi l’idea e feci quello che ho fatto” “Perché lui e non me?” domandò, la sua voce era come strozzata, stava per piangere “Lui era il più piccolo,  aveva meno possibilità di sopravvivere” rispose Keane, non sapeva quale sarebbe stata la reazione del figlio “Sai qual è la cosa che mi dà più fastidio? Voi due non mi avete detto niente in tutti questi anni; io ho passato intere giornate, anni, nel laboratorio senza sapere che lui era mio fratello. Avreste potuto dirmelo” “Volevamo ma non ne abbiamo mai avuto il coraggio, non sapevamo come avresti reagito” disse Elsie, era profondamente dispiaciuta “Sicuramente meglio di così. Tu non sei mai venuta a vederlo” “Non ne ho mai avuto la forza lacrime scesero sul suo volto”. Tom non disse più nulla, semplicemente uscì lasciandosi alle spalle una porta chiusa.


La mano di Tom bussò di nuovo ad un’altra porta, quella di Georg e Gustav “Che succede Tom?” chiese Gustav vedendo il volto sconvolto del ragazzo che aveva insistentemente bussato alla sua porta “Sono un completo idiota” gli disse Tom “Perché dici cosi?” Gustav non capiva “Sono un completo idiota, non mi sono accorto di nulla e voi avevate ragione; era così evidente” “Ma cosa?” stava per perdere la pazienza “Lo hanno portato via” Tom aveva le lacrime agli occhi “Tom in grammatica esiste una cosa chiamata complemento di argomento, se non lo metti non capisco nulla” “Bill è il mio gemello – finalmente lo aveva detto - , ho avuto conferma dai miei; anche mia madre lo sapeva” “Che ti avevo detto? E’ meraviglioso” “Si ma ora me lo hanno portato via” Georg comparve sulla porta “Cos’è successo?” “Quell’uomo, Shadow…l’ho trovato a casa di mia madre e lo ha minacciato di uccidere me e lei se non fosse andato con lui. Bill lo ha seguito, non so dove ” le lacrime scendevano copiose “Risolveremo la situazione, insieme. Vieni entra in casa”.

 
  
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