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Autore: crystalemi    02/11/2008    3 recensioni
I pensieri di Cristina, una ragazza che si è da poco lasciata con Shin.
"Quando ci siamo detti addio ho dimenticato di riprendermi il mio cuore."
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa shot la scrissi nei giorni seguenti al concerto del primo ottobre. Sembra passato un secolo e invece è solo un mese...
Ringraziamenti: alla donna che mi ha fatto conoscere i Cinema Bizarre. E a tutti coloro che perdono tempo a leggere quello che scrivo. Senza di voi avrei smesso millenni fa.
Ma un grazie immenso va ai Cinema Bizarre perché mi han fatta piangere come una disperata. Perché sono loro e perché non potrebbero essere diversamente.



Come Back To Zero ~



Sento il ritmico battere delle gocce d'acqua sulla finestra.
Piove.
Da giorni ormai.
E va benissimo, perché io mi sento totalmente vuota.
Da quando tutto è finito.
Tre giorni, amore mio.
Perché ti chiamo ancora così, non lo so.
Ma so che è finita.
L'hai fatto capire per mesi.
Sei stato chiarissimo qualche giorno fa.
Mi alzo dal letto.
Mi coglie un giramento e un conato di vomito mi sale l'esofago, bloccandosi in gola.
Mi riprendo piano.
"Esci da questa fottutissima stanza Cristina! Esci!!!"
Urla. Mamma urla come ogni mattina.
Devo andare a scuola.
Devo reagire.
Non voglio più star male.
Stavamo male assieme prima.
Ora almeno tu stai bene.
Mi piazzo davanti allo specchio.
Non mi riconosco.
Quando ci siamo detti addio ho dimenticato di riprendermi il mio cuore.
Ora ciò che pulsa nel mio petto è solo un organo freddo che ha bisogno di un'anima...
Mi cedono le ginocchia e mi ritrovo a sbattere i pugni per terra in lacrime.
Ho bisogno di dimenticarti.
No cazzo!
Voglio tornare a qualche mese fa, quando scappavo la notte per venire da te, quelle poche volte che potevi!
Voglio stare ancora fra le tue braccia...
Devo andare a scuola.
O rimarrò indietro con le lezioni e quest'anno è l'ultimo.
Non posso perdere cinque anni di sacrifici.
Non per una storia finita male.
Mi fisso le mani.
Porto ancora l'anello con la croce.
Sospiro e mi alzo.
Lo fisso.
Lo tolgo.
Lo lascio sul comodino.
Apro l'armadio dei vestiti e torno al comodino.
Apro il primo cassetto e ci butto dentro l'anello.
E' finita, Cri.
Riprendo a frugare nell'armadio.
Un jeans bianco e una maglietta rosa sono ciò che finisco per indossare.
Mi ingrassano.
Ed è meglio così.
Nessuno chiederà niente.
Mi farò ignorare.
Preparo meticolosamente la borsa.
Spero non ci siano verifiche.
Sarebbe un disastro!
Scuoto la testa.
Non posso essere così sfigata.
Mi avvio alla porta di camera mia, sempre in penombra.
Non ho mai acceso la luce, l'unica è quella fioca e grigiastra di questo cielo così sporco.
Appoggio la mano sulla maniglia.
Non voglio uscire.
Non ce la farò ad affrontare il mondo là fuori.
Non senza di te...
Spingo verso il basso la mano e una striscia luminosa si fa strada in camera.
Mi da fastidio ma finisco per abituarmi.
Mamma mi guarda severa da fuori alla porta.
Immagino a cosa pensa...
"Dovresti solo essere felice di aver fatto finire questa cazzata! Era un drogato!"
Trattengo le lacrime.
Non lo era.
Non lo è.
Ma tanto non può capire, lei.
Lei che per i sogni non ha mai tempo, lei che si è sposata per occupare il tempo.
Scendo le scale con calma e prendo i pattini dal ripiano.
Li metto ai piedi ed esco di casa.
Schizzo a scuola.
Corro corro corro.
Mi tolgo i pattini nel cortile e salgo le scale che portano alla mia classe.
Non c'è ancora nessuno.
Avrei dovuto immaginarlo.
Mi porto una mano al volto e la ritrovo bagnata.
Ho pianto ancora.
Sono una cretina.
Mi siedo al mio posto e aspetto Sara.
E' sempre la prima ad arrivare.
Infatti non aspetto molto che lei entra e mi corre incontro.
Mi abbraccia e piango ancora.
Quando arrivano gli altri sono tranquilla.

Il prof spiega da mezz'ora e io sono stanca di prendere appunti.
Però così non penso e quindi continuo imperterrita.
"Parenti sai dirmi perché gli ebrei vengono perseguitati da sempre?"
Alzo il volto e lo fisso negli occhi.
No. Non lo so.
Non me ne frega granché.
"Parenti, ma dove vivi?! Torni a scuola e non sai cose che sapevi l'anno scorso?!"
"Mi spiace prof..."
Davvero.
"Cristina non esiste un 'mi spiace' all'esame di stato!"
Lo so. Cosa crede?
"Vedi di fare bene questi ultimi mesi."
Annuisco.
Cos'altro posso fare?
Sto contenendo le lacrime, anche volendo, altro non potrei fare.
Sara mi stringe la mano.
E' sempre così dolce...
"Grazie"
Probabilmente non mi avrà nemmeno sentito...
L'importante è averlo detto...
"Sarò qui sempre, per te!"
Beh, c'era da immaginarselo.
Tento di sorriderle indietro anche se con scarsi risultati.

Son passate tre ore e tre interrogazioni.
Mi han fatto recuperare tutto.
Credo che potrei impazzire.
Tedesco.
Ho il test di tedesco.
E non ne voglio proprio sapere di cultura tedesca.
Ma tanto lo so che mi chiamerà!
"Parenti!" Tac.
Che avevo detto?
"Fuori a recuperare! E vedi di non saltare più un'intera settimana di lezioni!"
Afferro il foglio e mi siedo al banco che Luca mi ha già preparato.
Tremo.
So le risposte a tutte le domande.
Ho studiato con lui.
Crocetto con calma.
Mi prendo il mio tempo.
Ho bisogno di non piangere.
Solo che...
non ci riesco.
Ogni parola la sento pronunciata da lui.
E alla mente mi tornano prepotenti i suoi sorrisi, la sua voce, le sue braccia, la sua risata, il suo calore...
Lui.
E tutto quello che capisco è che sono rannicchiata sul banco stringo qualcosa in mano e piango.

Sono calma da poco.
Ho scoperto che ho appena inzuppato e stracciato la verifica.
La prof segna un due sul registro e mi fissa irosa.
Quando esce Luca mi trascina fuori.
Fisso le sue scarpe avanzare e poi le mattonelle del cesso.
Mi abbraccia forte.
E pensare che fino all'anno scorso ci odiavamo.
Mi lascio cullare da lui, con la testa appoggiata al suo petto e le mani aggrappate alla felpa dei Led Zeppelin.
Mi sento vuota.
Anzi, lo sono.
"Cristina, torniamo in classe?"
Annuisco. Dobbiamo aver perso un quarto d'ora come minimo.
Mi guardo attorno e capisco che siamo nel bagno degli uomini.
Mi imbarazzo un po' e lo prendo per mano.
Mi stringe di più col braccio libero.
Poi si allontana e rientriamo in classe.

Ovviamente quello stronzo di chimica doveva metterci due sul registro!
Con bella nota annessa!
Aspetto che escano tutti.
E' finalmente finita.
Non ho tutta questa voglia di tornare a casa.
Piove ancora.
Mi bagnerò tutta dato che mi han rotto l'ombrello.
Scendo le scale e starnutisco.
Bello, manca giusto il raffreddore.
Non torno coi pattini.
Andrò con calma.
Mi sento in coma.
Sprofondo le mani nelle tasche dei jeans.
Calcio qualche sassolino e finisco spesso nelle pozzanghere.
Senza accorgermene registro un'auto nera che mi passa accanto schizzandomi dalla testa ai piedi.
Porca troia.
Può andare peggio?!
Mi squilla il cellulare e sul display c'è un numero che ho cancellato.
Ma che ormai conosco troppo bene. Shin.
Rispondo in lacrime.
Non posso non farlo.
Ho bisogno di dirgli che non mi manca.
Che sopravvivo anche senza di lui.
"Never too Late... Ti amo"

End?



Note Finali: Quando Shin manca si sente.
In ogni caso, la fine è aperta e non fatevi ingannare dal titolo ^_-
Sinceramente non sono molto soddisfatta, tra l'altro all'inizio avevo postato direttamente senza leggere. Paura probabilmente.

Ps. Voglio tornare al 30 Maggio. Qualcuno ha una macchina del tempo?
   
 
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