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Autore: Claudia Ponto    01/12/2014    0 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21: Caos sotto e sopra
 
Malefica scrutava l’orizzonte con glaciale autorevolezza, i “colleghi” l’avevano raggiunta dopo qualche minuto.
A parte loro, nessun’altro sapeva cosa stava accadendo fuori dalla città, la gente doveva restare nell’ignoranza fino quando non ci fosse stato un vero motivo per dare l’allarme.
A differenza della strega nera, gli altri erano convinti di poter tenere testa al fronte tempestoso che stava venendo loro incontro, riponevano molto fiducia in ciò che sapevano fare…. ma lei era più lungimirante a tal proposito.
Il suo corvo gracchiava e dispiegava le ali con fastidiosa ripetizione, lo faceva perché sentiva quanta agitazione lei provasse e nascondesse nella sua impassibilità; inutile calmarlo, quel comportamento sarebbe proseguito fino a quando avrebbe sentito il minimo grammo di agitazione.
 
Ad un tratto l’orizzonte si fece turbolento, rappresentava il segnale dell’arrivo della tempesta.
Nessuno parlava, eppure sembrò proprio che si fossero zittiti, una reazione strana per loro che avevano sempre da dire l’ultima parola in qualunque occasione.
A mano a mano che si avvicinava la turbolenza, gli strepitii dell’esercito si udivano chiaramente come lo scrosciare della pioggia che si avvicinava e nella foschia polverosa le figure diventavano sempre più nitide… ma la sagoma della nave volante era la più inquietante, che occupava tutto il cielo fino a celare le stelle e la luna.
Si fermò l’avanzata, ancora lontani ma non abbastanza da permettere agli oscuri signori di sentirsi al sicuro.
L’ombra proiettata li sovrastava, pareva un perfido presagio di ciò che il futuro gli riservava se non si fossero preparati ad affrontare il disastro incombente.
 
Ad un tratto una figura li approcciò, comparendo da sopra le due uniformi: indosso aveva una pelliccia bianca avorio con colbacco e pellicciotto azzurri, diamanti e lapislazzuli sparsi sopra che luccicavano abbaglianti creando nell’insieme piccoli arcobaleni. Non c’era nessuno al suo seguito, era evidente che si sentiva al sicuro, il sorrisetto delle labbra laccate di un ridicolo rossetto viola diedero molto fastidio alla strega e ai suoi soci; avrebbe voluto cancellarglielo subito.
<< Buonasera a tutti voi. Che accoglienza, sono lusingato. >> disse il Dittatore allegro.
<< L’onore è tutto nostro. Non pensavamo di ricevere una sua visita, maestà. >> rispose gelida Malefica.
<< Mi perdoni, ho avuto un sacco di impegni. È così difficile lavorare al giorno d’oggi, soprattutto quando hai dei rompiscatole che si intromettono dei tuoi affari. >>
Malefica strinse il suo scettro ancora più saldamente, nel ridicolo aspetto di quell’individuo riusciva a cogliere una scintilla di ribrezzo che le faceva venire voglia di strappargli via la faccia; ma non poteva tradirsi, mettere in mostra le vere emozioni era la peggior mossa che si potesse giocare durante una guerra.
<< Qual è la ragione della sua visita? >>
<< Passavo da queste parti per puro caso, ricordandomi che il vostro bel posto era nei paragi mi son detto… “Ho una gran voglia di conoscere quella gente che di crudeltà è famosa. Rimarrei contento se questi diventassero colleghi con cui poteri collaborare. ” >>
Scoppiarono a ridere i cattivi, quel che il Principe aveva detto era, per loro, una esilarante barzelletta…. ben pochi però non condivisero l’umorismo, consapevoli del fatto che il vero senso era sottointeso con brutali intenzioni.
<< Non ho idea di come possa nascere una qualche sorta di collaborazione, per quanto le nostre anime siano corrotte, non abbiamo interesse nel dare inizio ad alleanze che riguardino lei al nostro fianco. >>
<< Oh! Oh! Mi si spezza il cuore! Perché questa crudeltà!? Io voglio solo avere gente fidata al mio fianco! >>
<< Forse saremo simili del desiderio di dominio, nell’ottenimento del potere o dalla voglia di vendetta, ma questi non sono che dettagli… quello che conta è che non siamo e mai saremo pazzi come lei. >>
Già, aveva usato l’espressione giusta la strega: pazzia.
Perché era questa l’espressione adeguata da usare nei confronti di quell’essere spregevole.
Il Principe asciugò le lacrime di coccodrillo, il vento che soffiava gli faceva volare i due boccoli di capelli sulla fronte, pesantemente laccati e il biondo più innaturale del solito.
 
Improvvisamente il suo sguardo si tramutò, nessuno dei cattivi riuscì a trattenere un esternazione di sgomento.
Ora tutti quanti avevano paura seria di lui.
<< Chi non intende lottare al mio fianco, che perisca con tutti coloro che osano mettersi sulla mia strada. >>
 
                                                                    ******
Amelia era sempre più irrequieta, le cose non stavano andando per il verso giusto; l’unica cosa che contava di fare con assoluta sicurezza era proteggere Elias.
La sua perdita memoria era il peggior imprevisto che potesse capitare, come lo avrebbe spiegato al popolo del loro regno e soprattutto a Yen Sid?
Guai, soprattutto, se lo avesse scoperto il Dittatore, sicuramente ne avrebbe approfittato per ingannare il fanciullo e magari, nelle peggiori delle ipotesi, farlo passare dalla sua parte.
<< Signora, vorrei andarmene a casa. >>
<< Per fortuna i “Cattivi” non si sono accorti della tua identità, avrebbero cominciato a pretendere di avere dei privilegi. Li conosco bene. >>
<< Chi, i miei datori di lavoro? Sono gente a posto, perché dovrebbero volere qualcosa da me? >>
<< Quante volte devo dirtelo?! Tu sei un Re! Cioè il Re di… oh, lasciamo perdere! Adesso dobbiamo andarcene da questa città! >>
<< Andare via? Non finchè c’è la caccia al tesoro in corso, i grandi capi si infurieranno se mi beccano con le mani in mano. >>
<< Perché tanta agitazione per uno stupido gioco? >>
<< Non sarebbe stupido se non ci fosse in mezzo un prezioso oggetto di un certo famoso tizio. >>
<< Aspetta, di cosa stai parlando? >>
Frettolosamente Elias, o Silly, raccontò le ragioni della caccia al tesoro, Amelia incredula rizzò le orecchie e mugugnò a bassa voce; gli strappò di mano la lista degli indizi, ad ogni rigo una esclamazione oppure frasi che non avevano fine, stringeva così tanto la carta da strapparla.
<< Possibile che…? No, non può essere… eppure è molto simile…. >>
<< Potrebbe dire qualcosa che io possa capire? >>
<< Non c’è tempo, seguimi, dobbiamo vincere questo gioco prima che lo facciano altri. >>
Una luce particolare brillò negli occhi felini della donna, la quale trascinò via il ragazzo con una determinazione che le faceva bruciare la pelle: era una luce di speranza.
 
In poche ore visitarono ogni angolo recondito di Eclipse Town, per non esserci mai stata la donna seppe orientarsi molto bene, grazie all’esclusivo ausilio degli indizi.
Anche se Elias non avesse perso la memoria sarebbe comunque rimasto affascinato dalla sua determinazione, lo ispirava, una rara considerazione che aveva avuto solo nei confronti di pochissime persone. Non provò a fermarla o rallentarla, voleva vederla sprizzare di energia, in qualche modo lo stimolava a dare una svolta alla monotona vita condotta fino a quel momento.
Dopo un lungo esplorare si fermarono, finalmente… la nuova tappa spense l’entusiasmo al ragazzo, erano in quella che era la cosiddetta zona proibita della città: la discarica.
Non era una vera discarica, bensì una semplice casupola semi diroccata limitata da filo spinato con mozziconi di matite e mattoni incrinati gettati lì per terra, cartelli ammuffiti che vietavano l’ingresso. Nessuno aveva idea a cosa quel posto fosse servito e chi ci aveva abitato prima dell’abbandono, strane voci giravano sul conto di quel posto e tutti se ne stavano alla larga per sicurezza.
Amelia ignorò li avvisi ed entrò, fidandosi solo del proprio istinto: c’erano tre stanze all’interno della casa e a parte immensi cumuli di polvere e ragnatele non c’era altro, scarafaggi e ragni avevano preso possesso del niente. La donna esplorò l’angusto spazio, le sue impronte rimasero impresse sulla polvere stesa a terra che sollevandosi formava una specie di nebbiolina asfissiante, toccò ogni cosa che le lasciò sulle mani uno strato di sporco nero.
<< Ma che cosa sta facendo? >> chiese perplesso il ragazzo.
<< Sto cercando… questo! >>
Sprofondò la mano nella donna in una spessa ragnatela, centinaia di minuscoli ragni ne uscirono fuori… il pavimento su cui poggiavano i piedi che si aprì di colpo facendoli cadere.
<< Ahia! Il mio fondoschiena! Perché non mi ha avvisato di questo…! Ma cosa… che razza di casa è questo? >>
<< Non è una casa, bensì un nascondiglio. >>
Sotto il pavimento si celava tutto un altro ambiente: una sorta di foresta di pietra.
 
Era calmo l’innaturale ambiente, gli alberi scolpiti nella grigia roccia si districavano su un terreno brullo di foglie morte, delle casette per le bambole apparivano di tanto in tanto nel labirintico paesaggio, prive di porte e finestre così che si potesse veder le stanze ordinate. Perlustrarono con prudenza, c’era un delicato ed inusuale profumo di gelsomino misto a frutti di bosco sprigionato da candele poste sui rami degli alberi, statue di animali composte da rametti di legno di tanto in tanto apparivano.
<< Non mi piace stare qui… voglio andare via. >>
<< Lo faremo, ma prima dobbiamo trovare il cristallo della corona. >>
<< Corona? Cristallo? >>
<< Quando avrai riacquistato la memoria ti ritornerà tutto in mente. >>
Ad un tratto nella selva apparve una vasta radura, al suo centro un piccolo villaggio di case giocattolo illuminate da minuscole lanterne sistemate ai confini.
Era “abitato”, tra le strade strette si trovavano piccole bambole e animali di pezza, uccelli e insetti si muovevano sui tetti o nei giardini tramite delle asticelle; i rumori e le voci provenivano invece da grammofoni nascosti tra le abitazioni.
Sarebbe stato un allestimento carino se il drago nero sistemato al centro della città non lo rendesse un poco inquietante.
Chissà cosa ci faceva una figura simile lì in mezzo era curioso, Elias provò a toglierlo ma si rese conto che era incollato saldamente a terra. Proprio allora con quel gesto scoprì che la testa del rettile si poteva ruotare, una cosa che interessò Amelia che ci mise le mani sopra.
<< Bravo Elias, anche senza memoria sai che strada prendere per trovare il cristallo. >>
<< Ma io volevo solo… >>
Uno scatto, la testa del drago smise di ruotare, le fauci si spalancarono e il fuoco uscì prorompente, incenerendo la cittadina giocattolo.
Ciò che rimase allo spegnimento delle fiamme fu cenere, nemmeno i pupazzi erano scampati al fuoco, ma lì nascosto nell’ammasso informe nero trovarono una botola già aperta, da lì uno strano crepitio ne uscì fuori.
<< Sembra tutto ok, vedo che c’è solo una stanza e nient’altro. >>
<< Lì sotto non ci vado, non mi piace la piega che ha preso questo gioco. >>
<< Non stiamo giocando, stiamo combattendo per salvare il mondo. Cerca di ricordarlo… è importante. >>
Amelia si infilò nella nicchia, Elias riluttante la seguì: la stanza era distrutta, i raggi di luce filtravano a stento il buio, nonostante l’angusto ambiente l’aria era fresca e non c’era depositato un grammo di polvere.
In fondo alla stanza una statua raffigurante le fattezze di un uomo privo completamente del volto stava di guardia, ai suoi piedi una cassa aperta.
<< Vuoto? Tutto questo casino per un tesoro che non c’è? >> esclamò incredulo il ragazzo.
<< è nascosto, il tesoro c’è eccome. Dobbiamo capire come rivelarlo. >>
Elias alzò gli occhi al cielo in segno che non avevano più idea di che pensare.
 
Le orecchie iniziarono a fischiare, respirare diventava complicato, lo stomaco che bruciava.
Prima d’ora non si era mai sentito così a disagio, gli sembrava di impazzire, aveva bisogno di eliminare quel fastidioso star male.
Tentò di ignorar la cosa, prepotentemente però si faceva sentire diventando sempre più intensa e trattenere il malumore a tal punto diventava difficile, fino a non fargli tollerare niente.
La statua dell’uomo senza volto divenne oggetto del suo malumore, la prese a calci e la spinse rischiando di farla cadere, lo scricchiolio della pietra troppo rumoroso per lui. Gli venne voglia di spingerla a terra, trovò però più allettante prendere una pietra acuminata e scheggiarla poco alla volta.
Ma tirato il primo colpo… tutto ciò che ottenne fu di cancellare la parte bersagliata.
Si era formata una conca vuota sul fianco dell’oggetto, nessun rumore o vibrazione era scaturito come conseguenza del gesto; provò una seconda volta e lo stesso effetto accadde di nuovo.
Strano… mi fa sentire meglio questa cosa.
Era forse quello il metodo inteso dalla donna per scoprire il tesoro?
L’unico modo che aveva per scoprirlo era andar avanti, perciò cancello la statua completamente fino a quando non rimase solamente un piccolo piedistallo su cui poggiava un cristallo nero.
<< La “mano che cancella”… >> mormorò il ragazzo.
 
Improvvisamente ogni cosa iniziò a crollare.
Il bosco di pietra si stava sgretolandosi sulle proprie fondamenta mentre l’eco di un corno si intensificava; di corsa ripercorsero la strada per l’uscita, ma il pericolo era in agguato. Una gabbia dorata precipitò su Amelia ed Elias, le sbarre erano così strette tra loro che era impossibile far passare persino un dito.
<< Non è possibile… Come hai fatto a trovarci?! >>
Il Principe Folly apparve dalla nebbia sopra di loro, scendendo un passo alla volta una scala che si formava davanti a lui.
<< Vi ho seguito, un’idea ovvia e geniale. >> disse il dittatore fiero.
Una mano si materializzò dal metallo che componeva la gabbia, brutalmente perquisì Elias fino a strappargli la maglietta che poi porse al sovrano sottoforma di un vassoio elegantemente decorato, adagiate sopra le pietre magiche.
Il sorriso del dittatore era di una soddisfazione incredibile, con il cristallo già in suo possesso ora aveva conquistato al completo il tesoro tanto desiderato.
Qualcosa scattò nell’individuo, nei suoi occhi una parte nascosta di lui emerse leggermente, la stessa che Amelia aveva già intravisto e temuto, in silenzio contemplò i tre gioielli passandoci sopra i palmi delle mani.
<< Anni di progetti e idee… secoli di maniacale lavoro… e finalmente posso realizzare il mio sogno più grande! SI! NE SONO SICURO! QUI NELLE MIE MANI POSSO CAMBIARE LE SORTI DEL MONDO! >>
<< Non diventerai mai il nostro padrone! Io e tutti gli abitanti del regno ti ripudiamo come tale! >>
Il principe Folly rideva… ma non era la risata di un folle intenzionato a dominar chiunque e qualunque cosa, decisamente no… era una risata, quella, che solo un’entità propensa al male poteva scatenare.
<< Ora che ho in mano la fonte vitale di questo sciocco luogo di patetici sogni, non ho più motivo di fingere. >>
  
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