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Autore: FeLisbon    02/12/2014    3 recensioni
Chi non ricorda le parole che Jane usa per descrivere la sua donna ideale? (3x19)
E chi non ha sempre pensato a Lisbon nell'ascoltare quella descrizione?
Ecco, ora che si sono finalmente trovati, tutto sembra essere al posto giusto e Teresa sembra avere tutto ciò che Patrick ha sempre cercato. Ma questo può bastare?
I due partner sono alle prese con un nuovo caso, che tirerà fuori il meglio ed il peggio di loro..
Sulle orme di queste parole, vi auguro una buona lettura.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOMEONE STRONG


La mattina seguente Lisbon si sentiva come una bambina il giorno di Natale. Si svegliò con il sorriso sulle labbra, e chi la conosceva bene sapeva quanto fosse raro vederla di buon umore ancor prima di aver preso una tazza di caffè. Non c'era un albero addobbato e non c'erano montagne di regali. Ce n'era solo uno che dormiva accanto a lei. Il regalo più bello e sexy che avrebbe mai potuto desiderare. Un regalo che le aveva offerto il cento per cento di sincerità e fiducia e che non aveva intenzione di ricredersi.
Sarebbe rimasta per ore a contemplarlo. Quel volto, illuminato debolmente dai primi raggi del sole che riuscivano a trapassare le pesanti tende, era semplicemente meraviglioso, e apparteneva all'uomo che amava.
Ma il tempo della tenerezza passò alla svelta: dovevano prepararsi e andare a lavorare. Avevano un nuovo caso e Jane le aveva spiegato perché ci tenesse particolarmente a risolverlo in fretta. Lo scosse dolcemente e gli diede un bacio sulla guancia.

“Svegliati pigrone, abbiamo del lavoro da fare.”
Jane pensò a quanto fosse bello svegliarsi in quel modo, le sorrise e insieme uscirono da sotto le coperte per tornare nel mondo reale, dove purtroppo, non tutto era così perfetto come tra quelle quattro mura.
Infatti, appena arrivati in ufficio, tutta l'imperfezione di quel mondo piombò loro addosso. Jane combatteva contro se stesso per non lasciarsi coinvolgere troppo da quella ragazza scomparsa, ma continuava a rigirarsi la sua foto tra le mani. Era più forte di lui. Per un attimo pensò alle conseguenze di quel prendersi a cuore il caso: scoprire che Carol era già morta sarebbe stato un brutto colpo, ma anche pensare che fosse viva, in compagnia di chissà quale genere di mostro lo agitava...
Doveva rimanere lucido, doveva poter svolgere tutte le indagini con il suo solito intuito, solo così l'avrebbero ritrovata presto.
Lisbon da parte sua era preoccupata: conosceva il suo consulente, e aveva già avuto a che fare con un Jane troppo coinvolto, e non era mai finita bene.

Abbott stava già parlando con i genitori della ragazza quando Patrick entrò nella stanza presentandosi.
“Stavo giusto facendo compilare ai signori Holland una lista dei loro nemici, per così dire” spiegò il capo.
“Meh, ci servirà a poco. Non è arrivata nessuna richiesta di riscatto, e siamo già al terzo giorno. Credo che dovremmo concentrarci sulla lista degli amici. Partendo dai familiari magari.”
La reazione dei suoi interlocutori non lo scosse minimamente. Oramai era abituato alle proteste e alle minacce.
“Come osa insinuare che sia stato un componente della mia famiglia!? Ha per caso idea di chi sia io? Non le permetterò di insultarmi in questo modo.”
Abbott cercò di scusarsi e di placare gli animi, ma Jane rincarò la dose.
“So esattamente chi siete e non mi interessa, avete chiesto espressamente il mio aiuto, ora io vi chiedo di lasciarmi lavorare. Quella lista mi serve. Vorrei trovare vostra figlia viva se è possibile.” poi uscì immediatamente dall'ufficio richiudendosi la porta alle spalle. Poteva sentire le urla del padre e i singhiozzi della madre che aveva realizzato solo in quel momento che la sua povera Carol avrebbe anche potuto essere morta.
“Jane! Perché hai dovuto creare così tanto scompiglio? Dovesti imparare a chiedere le cose gentilmente. Esigono le tue scuse, e tu li accontenterai.” Dennis aveva seguito il consulente fuori dalla stanza qualche secondo dopo.
“Quella rabbia e quello sconforto sono reali. Ho appena eliminato due sospettati dalla mia lista. Non mi devo scusare, dovrebbero ringraziarmi.” poi si diresse verso il suo comodo divano.

Qualche ora più tardi Lisbon tornò dall'ufficio di Abbott. Poco dopo la scenata scatenata da Patrick era andata a scusarsi per il comportamento del suo collega e per fare loro altre domande. Non senza un po' di fatica era riuscita ad ottenere un elenco delle persone più vicine a Carol e alla famiglia.
Jane lesse attentamente quei nomi un centinaio di volte, ma sembrava brancolare nel buio.
“Hai qualche idea? Perché sei convinto che si tratti di un conoscente? Potrebbe essere stato chiunque. Un ragazzo che partecipava alla festa a cui era andata la sera della scomparsa, oppure un qualsiasi passante incontrato per strada.”
“No Lisbon, difficilmente un rapimento è improvvisato. Di solito avviene da parte di persone meticolose che studiano un piano per mesi e poi decidono di attuarlo. Perché un ragazzo appena incontrato dovrebbe scegliere di rapirti?” ci fu un breve silenzio. L'agente non sapeva come rispondere, ma non era necessario perché Jane lesse le sue espressioni.
“Ah. Tu non pensi sia un rapimento. Omicidio?” Lisbon scosse la testa.
“Non lo so Jane, ma dobbiamo prepararci al peggio. Se non è arrivata una richiesta di riscatto fino ad ora, difficilmente arriverà in seguito, e questo potrebbe voler dire...”
“Può essere...può essere...” e si immerse nuovamente nei suoi pensieri, facendo scorrere gli occhi su quei nomi che teneva in mano.

“Abbiamo una pista! Una telecamera di sorveglianza del parcheggio della discoteca ha ripeso Carol che usciva con un ragazzo. Abbiamo inserito la sua foto nel programma di riconoscimento facciale, ma per il momento nessun riscontro. L'amica Sally sta venendo qui, magari lo conosce.”
Jane non era per niente convinto che il ragazzo c'entrasse qualcosa, ma era pur sempre l'ultimo ad averla vista e rintracciarlo sarebbe stato ugualmente utile. E poi seguire una pista lo avrebbe sicuramente fatto sentire meno impotente.
Sally Pierce riconobbe il ragazzo nel video: era Peter Walsh, non frequentava il college, aveva già venticinque anni, ma non si perdeva mai una festa – specialmente quelle in cui poteva trovare alcol e belle ragazze – e tutti lo conoscevano. Li aveva visti scambiarsi qualche parola nel corso della serata, ma non poteva credere che l'amica fosse andata via con lui.
Al giovane agente Wylie ci vollero solo pochi minuti per raccogliere su di lui quante più informazioni possibili.
“Peter Walsh, venticinque anni. Abita in un appartamento appena fuori dal college, ma il suo coinquilino dice che non lo vede dalla sera della festa. Ha un'altra residenza a suo nome, in periferia. È una zona piuttosto isolata...”
Erano proprio le parole che volevano sentirsi dire.
“Mandaci le coordinate, noi cominciamo a muoverci.” Lisbon non aveva ancora finito la frase che Jane era già davanti alle porte dell'ascensore ed Abbott aveva già chiamato due agenti di rinforzo.
Teresa raggiunse il suo partner. Se prima sembrava restio a seguire questa pista, ora appariva determinato. Forse era fatta: l'avevano trovata. Sperava solo di arrivare in tempo e sperava che la ragazza fosse viva.
Jane era impaziente e fremeva: ogni secondo di attesa poteva essere fatale.

Arrivarono sul luogo in meno di quindici minuti, infrangendo qualsiasi norma del codice stradale, ma d'altronde erano l'FBI.
Quella che avevano davanti non si poteva definire residenza. Sembrava piuttosto un capanno abbandonato, immerso in una macchia di vegetazione. Effettivamente era piuttosto isolato.
Si avvicinarono all'edificio silenziosamente. Lisbon fece cenno a Cho di seguirla, mentre gli altri due agenti si spostavano sul retro. Avanzavano piano con le pistole estratte e dritte davanti a loro. Jane seguiva la sua partner, lasciando qualche metro di distanza. Per un momento posò lo sguardo sulla sagoma di lei e ne rimase affascinato: camminava sicura, senza esitazione. Era forte e bellissima.
Un frastuono improvviso interruppe i suoi pensieri. Un tonfo profondo seguito da un rumore metallico e dal suono di vetri rotti. Jane corse istintivamente dietro le macchine parcheggiate poco lontano da lì. Teresa si voltò per controllare la posizione di Jane ed accertarsi che fosse al sicuro, poi si volse nuovamente verso la casupola e con passo deciso si avvicinò alla porta.
“FBI. Esca con le mani in vista.”
Nessuna risposta.
“Signor Walsh dobbiamo farle qualche domanda. Esca lentamente o saremo costretti ad entrare.”
E così fecero. Con una sola spallata Cho sfondò la porta lasciando il passo a Lisbon. Entrambi gli agenti entrarono e furono risucchiati dall'oscurità.
Patrick era rimasto ad osservare la scena da lontano, ma adesso il suo cuore palpitava. Probabilmente era dovuto allo spavento che quel rumore gli aveva suscitato, oppure era il sottile terrore di non vedere la piccola figura della sua Teresa uscire da quella porta. Quante volte l'aveva vista in azione, aspettando fuori, ma adesso ogni volta che succedeva un leggero panico lo assaliva.
“Libero.”
“Libero.”
“Libero.”
Il consulente si accorse di aver trattenuto il fiato fino a quel momento e tirò un sospiro di sollievo. I quattro agenti uscirono delusi. Non avevano trovato nessuno all'interno. Un gatto randagio aveva fatto cadere qualche libro da uno scaffale, andando a rompere una lampada e un bicchiere mezzo vuoto che si trovavano su un comodino. Peter Walsh non era lì, e neanche Carol.
La donna raggiunse il suo compagno. Aveva solo brutte notizie, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per strappargli un sorriso.
“Sei proprio un fifone. Era solo un gatto.” il suo volto si illuminò.
“È facile chiamare gli altri fifoni con una pistola in mano. Così sono tutti buoni ad essere forti e coraggiosi.”
Ecco il suo Jane, con la risposta pronta e un sorriso sulle labbra.
“Ma piantala, non mi serve la pistola per essere più forte di te.” e come a sottolineare quelle parole gli rifilò un pugno sulla spalla. Patrick fece una smorfia di dolore e si massaggiò la zona colpita. Per quei pochi minuti non pensò alla delusione di non aver trovato né la ragazza né il sospettato, gli bastava avere Lisbon al suo fianco, sana e salva.
“Mi dispiace Jane, ma abbiamo emesso un mandato d'arresto e sono sicura che troveremo Walsh al più presto. Nel frattempo potremmo dare un'occhiata alla tua lista.”
“Sto bene, non ho bisogno di essere consolato.”
“Non ti sto consolando!”
“Si invece, e ti dico che non ce n'è bisogno. Probabilmente hai ragione tu ed è già troppo tardi per Carol.”
Teresa non rispose. Avrebbe voluto smentire e dire che c'era speranza, ma nella sua lunga carriera i casi di rapimento che si concludevano nel migliore dei modi erano assai pochi, si contavano sulle dita di una mano, e sapeva che se avesse detto il contrario Jane avrebbe riconosciuto le sue bugie.
Risalirono in macchina e tornarono alla sede dell'FBI.

Una volta tornati a casa entrambi avevano solo voglia di lasciarsi quella lunga giornata infruttuosa alle spalle. Jane per primo voleva mostrarsi tranquillo, avrebbe preferito che il suo stato d'animo non si riversasse sulla sua compagna, così cercò di lasciare la sua frustrazione, la sua tristezza e il suo senso di impotenza fuori, sullo zerbino, e godersi la bellezza dello stare insieme.
“Non è vero comunque.” disse Patrick.
Lisbon rimase spiazzata. Erano entrati in casa in silenzio, e anche durante i minuti precedenti non stavano parlando di niente in particolare.
“Non è vero cosa?”
“Che sei forte anche senza la tua fedele pistola.” lei non poté trattenere un sorriso e lo guardò con aria di sfida. Sfilò il fodero dalla cintura dei pantaloni e lo appoggiò sul tavolino della sala.
“Mettimi alla prova.”
Jane rise soddisfatto e felice che lei stesse al gioco. Poi senza preavviso puntò i suoi occhi blu in quelli di Teresa e si fece serio. Si avvicinò lentamente finché i loro corpi non si sfiorarono. Lei sapeva dove volesse andare a parare Jane, in fondo lo conosceva bene, ma per una volta decise di perdere quella piccola sfida. Prese il suo volto tra le mani e lo baciò a lungo e con trasporto. Dopo qualche secondo Patrick si scostò, giusto per sottolineare la sua vittoria.
“Visto? Non sei così forte come credi mia piccola Lisbon, non puoi resistermi.”
Lei sorrise di nuovo, era bello vederlo felice. Poi alzò gli occhi al cielo con fare scherzoso.
“Ah, se solo avessi la mia pistola...” si liberò dalla sua stretta, lo prese per mano e lo trascinò di corsa su per le scale, verso la camera da letto.





  - Angolo dell'autrice -
Come promesso ecco il secondo capitolo! Complimenti a chi ne aveva indovinato il titolo ;)
Spero che vi piaccia e, come sempre, sentitevi liberi di lasciare commenti, critiche costruttive e consigli!
Aggiornerò tra 7-10 giorni, buona lettura! =)
Ps: chi indovina il prossimo titolo? 
   
 
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