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Autore: aki_penn    02/11/2008    1 recensioni
Lo so che sono femmineo,non trovo giusto e nemmeno naturale che mio fratello sembri un uomo anche con i capelli lunghi, semtre io sono qui a lottare con la barba che non viene fuori, e tutti mi prendono in giro quando dico che faccio rugby...però mi sembra eccessivo che quella maledetta tizia rosa mi abbia scambiato per una ragazza coi capelli corti! insomma, il seno non ce l'ho! non ce l'ho!! e poi cosa sono tutti questi maledetti pom-pon!!!???
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una storia che ho postato tempo fa, un po’ migliorata , il primo capitolo è praticamente uguale, ma ho cambiato un poco la trama generale. Spero possa piacervi. Aki_Penn

 

 

 

Capitolo Uno:Fobie

 

“Allora Nash!Sono cieco ma non scemo!”cinguettò allegro zio Felix  brancolando tra le lenzuola del suo letto e attorcigliandosi nella flebo. “Zio Felix...”cercò di dire lui.

Felix tirò una gomitata sul naso al nipote che cercava di sistemare la flebo. Ci fu un po’ di baruffa, ma poi tutto tornò al suo posto.

“Non cominciare a dire che sei cieco, i dottori hanno detto che c’è una possibilità che torni a vedere!”

“I medici di questo ospedale sono tutti degli incompetenti! E poi non mi interessa riprendere la vista, ho visto così tante cose che nulla potrà stupirmi,quindi se andasse così non ne rimarrei più di tanto scottato...”. La cosa bella di zio Felix era che ,qualsiasi cosa succedesse non perdeva mai il suo graffiante ottimismo.

Nash era seduto sullo sgabello accanto al letto d’ospedale dello zio,che si massaggiava il naso arrossato dalla botta, e l’uomo  seduto composto nel suo giaciglio.

“Quindi Nash .. dicevi..” continuò lui cercando di aprire un bussolotto di budino al contrario. “Zio, lo devi girare”. Certe cose le aveva sempre fatte,anche quando ci vedeva bene. Lo si vedeva lambiccare per ore su una scatola per poi scoprire che l’apertura era della parte opposta.

“Oh, sì..”commentò  “come sta tua madre?”. Nash alzò le spalle “Come al solito..non c’è male, io mi sono iscritto alla squadra di rugby...”. Zio Felix sbuffò.

“Ti ammazzeranno... diciamo la verità...Nash.. non hai il fisico! Ti schiacceranno.. andrebbe meglio tuo fratello.. a proposito... come sta Aaron?Perché non si iscrive lui?”

“Zio, Aaron ha una figlia a cui badare...è già tanto se trova il tempo di fare due lavoretti e di studiare allo stesso tempo...”annotò  Nash con aria scocciata.

“Giusto è vero.. è buffo avere un gemello che ha una figlia a diciassette anni?”

 “Più che altro ringrazio il cielo di non essere io il padre... a diciassette anni credo di avere ancora una gran voglia di godermi la mia vita.. da diciassettenne.. credo di averne il diritto...”

“Che buffo.. due gemelli che non si somigliano per nulla.. tuo fratello è un orso, e ha decisamente un discreto successo con le ragazze, tuo sei una scopa..”

“... e tra le due opzioni potrei interessare di più ai maschi...”concluse amaramente Nash.

“Non è colpa tua se hai un viso femmineo...no?”. Nash sbuffò. Non era carino che gli venissero ricordate sempre le sue caratteristiche fisiche che non apprezzava.

“C’è solo una cosa che mi preoccupa del rugby...

“Di essere sepolto vivo da un branco di ragazzi grandi il triplo di te?Hai ragione a preoccuparti...

“No, sono le ragazze pom-pon...”. Zio Felix smise di mangiare il suo budino e lo sbatte sul tavolo.

“Santo cielo Nash, basta con queste americanate! Le ragazze pom-pon non ci sono! E non ci saranno mai.. e poi dovresti proprio finirla con queste tue paure irrazionali...questa è una paura IRRAZIONALE!”. Scandì lo zio alterato.

“Oh...quei maledetti pom-pon sono terrificanti!!!”commentò mogio,quasi rabbrividendo.

Zio Felix sbuffò esasperato.

 Per un secondo Nash si vide inseguito da una mandria di ragazze Pom-pon.

“Dov’è ora tuo padre?”

Nash alzò le spalle “...Machu-pichu, Pechino.. Amsterdam,Venezia...chissà...tre settimane fa si è ricordato di avere anche una famiglia e ci ha mandato un sombrero...non mi interessano regali esotici, sarebbe bello se stesse un po’ con noi.. lo sai che non ha ancora visto Lily Rose?”.

“Non te la prendere... è sempre stato così.. non lo fa con cattiveria...quando sei nato tu lui era in Vietnam; te l’ho dato io il nome sai? Perché sei nato a Nashville...”la storia del nome gliela aveva raccontata un sacco di volte.

Lui e la mamma stavano pressappoco inseguendo suo padre,fratello di zio Felix,per il mondo,e alla fine mentre lui scappava in Vietnam per chissà quale articolo lui e Aaron erano nati a Nashville. Quello che non sapeva era se per caso c’era un senso anche nel nome di suo fratello.

“E Aaron?”

“Era il nome del barista che quella mattina ci aveva servito il caffè...

“Perché proprio io Nash?”

“Perché è giusto così ...non ti piace? Dai sparisci e lasciaci la nostra intimità.. a me e al budino!”

“Ciao zio Felix...”salutò defilandosi ,neanche tanto sconvolto dal modo di fare dello zio,era ordinario così.

Scese le scale saltellando fino ad arrivare al parcheggio,dove aveva lasciato la bici;ecco:non aveva nemmeno un motorino,doveva accontentarsi della bici. Ma perché doveva essere lui il fratello sfigato? E la cosa brutta era che ,tutti bene o male glielo ricordavano continuamente.

Ecco gli avevano anche rubato la bicicletta. Stupida bici!

Rimase per un secondo attonito a guardare il palo dove l’aveva lasciata,i ladri,avevano abbandonato una ruota attaccata al catenaccio e si erano portati via tutto il resto. Se era fortunato avrebbero cercato di rivendergliela per pochi soldi qualche giorno dopo:gli era già successo.

Pestò i piedi e si arrese ad andare a casa a piedi.

Nash aveva diciassette anni,non era tanto alto, e nemmeno particolarmente robusto,il viso era delicato e senza barba, cosa che lo faceva sempre assomigliare a una donna,e che non gli faceva particolare piacere,i capelli erano di un castano chiaro con venature bionde,e gli occhi verde prato,non molto accesi. Un ottimo mix per essere poco popolare dalle ragazze,e avere un nome geografico come “Nash” non aiutava.

Fortunatamente per lui ,non abitava molto lontano dall’ospedale,stava in una di quelle villette a schiera tutte piene di fiori e giardini verdi senza recinzione. C’era una  quercia nel suo cortile;qualcuno l’aveva chiamata Ami, “Amico” in francese. Si supponeva fosse stato zio Felix;per colpa sua un sacco di cose in casa avevano un nome,anche il tubo della doccia,si chiamava Byron.

Piegato sotto il peso dell’enorme zaino di scuola attraversò il giardino a passo di marcia. Si fermò però davanti a un cespuglio di alloro che non c’era mai stato, sotto il quale stava un libro aperto,come se qualcuno ce lo avesse nascosto.

Afferrò un ramo superficiale del cespuglio e lo scosse un po’. Dopo pochi secondi la sua mano si trovava sulla testa di una ragazza che lo fissava imbronciata,e non più sul cespuglio.

“Come facevi a sapere che ero io?” chiese togliendosi dalla testa la mano di Nash.

“Sai com’è non sono molti i cespugli che leggono i grandi classici della letteratura,Daphne!”replicò sardonico, indicando il libro a terra ancora aperto, il cespuglio non c’era più. Daphne alzò le spalle,effettivamente il ragazzo aveva ragione.

“L’amica di mamma e sua figlia sono arrivate mezz’ora fa...”continuò lei pacata,indicando un furgoncino arrugginito.

“La figlia mi sembra carina...secondo me con te ci potrebbe stare!”

Nash arrossì di colpo “MA TI SEMBRO COSÌ DISPERATO?” domandò lui quasi urlando. Daphne annuì imperturbabile.

“Come si chiama?” chiese mogio.

“Non lo so!”rispose “Ero qui in forma cespuglio che leggevo, non mi hanno notata e non mi sono presentata! Allora entriamo?”

Daphne aveva un’età indecifrabile,avrebbe potuto avere trent’anni come quindici,ed era sempre stata così,da quando Nash se la ricordava. Non gli era mai stato ben chiaro che ruolo avesse in famiglia, e quale legame di parentela li legasse. Era di poco più bassa di lui, aveva i capelli castano topo tagliati in un baschetto corto, gli occhi erano verdi, della stessa tonalità di quelli di Nash,il naso a punta e lo sguardo furbo.

 Eterno come la sua età, era anche il suo fidanzato, che a volte spuntava. Era un biondino esile e fortemente meteoropatico, quando pioveva Nash cercava di evitarlo,era proprio una furia in quei giorni.

Poi da tre o quattro anni si vociferava dell’imminente venuta di un figlio,quando si entrava nell’argomento lei diceva sempre orgogliosa”Si,lo aspettiamo tra un paio di mesi”. Ma nonostante tutto non si era mai visto niente. E dal di fuori della famiglia nessuno si era mai accorto di nulla. Ma d’altronde,cosa ci si poteva aspettare da una che si trasformava a comando in un cespuglio di alloro.

Nash raccolse il libro da terra e seguì Daphne che nel frattempo aveva già aperto la porta. Sgattaiolò dietro alla donna-cespuglio e si ritrovò in una cucina rustica in legno di ciliegio,sua madre l’aveva arredata con fiori secchi e cappellini di paglia,il sombrero che gli aveva mandato suo padre era abbandonato su una sedia,su quella accanto stava invece una ragazza che non aveva mai visto.

Era seduta, ma già da così si poteva capire che non era molto alta,aveva i capelli biondo cenere legati in una coda di cavallo,abbastanza magra, con poco seno e i fianchi abbastanza larghi,il naso alla francese,le labbra sottili e occhi nocciola,che guardavano fuori dalla finestra. Portava delle scarpe bianche con rifiniture rosa,una gonna dello stesso colore,aveva poi una maglietta con su scritto “Hai le chiavi del mio cuore?”anch’essa rosa. L’insieme era una specie di macchia monocolor all’interno della cucina,che nonostante tutto non era malissimo.

Lei si accorse finalmente dei  due “Oh!” fece  presa alla sprovvista.

Guardò Nash e poi Daphne che subito le porse la mano presentandosi “Piacere Daphne

“Sono Phoenix!” replicò lei allegramente stringendo forte la mano della ragazza-alloro.

Il suo sguardo tornò subito a Nash e con un sorriso a cinque chili di denti disse “Credo che le ragazze con i capelli corti siano molto chic!”. Era palesemente un tentativo di complimento.

Nash la guardò con sguardo omicida “Ehm...io sono un maschio”esclamò. Allora: gli avevano sempre detto che era abbastanza femmineo, ma scambiarlo per una ragazza era veramente eccessivo.

“Guarda!Guarda!Non ho seno! Non c’è niente!Sono piatto!” strillava saltellando in un eccesso di isteria mentre si batteva le mani sul petto per far vedere che non vi era nulla oppure per imitare un gorilla,chi avrebbe potuto dirlo!?!

Phoenix era arrossita e stava cercando di scusarsi ma Nash era troppo isterico perfino per ascoltarla. Daphne soffocò una risatina fingendo di tossire.

Come inizio era piuttosto infausto, ma forse si poteva ancora migliorare...

   
 
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