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Autore: y s witches    30/01/2005    0 recensioni
24 allievi. 8 professori. 1 presentatrice. Tutti personaggi dei capitoli più amati di Final Fantasy...tutti per dare il via ad una lunga fanfiction in cui sarete VOI a decidere le sorti di ognuno di loro. Correte a leggere e commentare!^_-
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yuri
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1° SETTIMANA

1° SETTIMANA

 

 “Credo che si debba provare tutto nella vita, non voglio trovarmi cinquantenne, con i capelli bianchi e la brutta sensazione di essermi lasciato qualcosa alle spalle.”

Irvine Kinneas

 

 

Era una stanza grandissima, ricoperta di velluti colorati, cuscini soffici come le nuvole, letti e divani che sembravano un vero totem al relax, un grido che osannava all’abbandono del corpo, e tutte quelle ragazze, dalla pelle bianca come la neve e gli occhi…oh quegli occhi tutti puntati su di lui, le piccole manine affusolate che lo chiamavano invitandolo fra loro per assaggiare quelle belle bocche fresche e ammalianti…tante sirenette tentatrici che lo stregavano senza nemmeno dover dar voce al loro canto magico.

 

“SVEGLIA! ALZATEVI PRODI E RAPACI COMPARI! YO!”

 

Questo però non era esattamente una voce suadente di sirena, sembrava più il verso sgraziato di un pellicano arrabbiato. Il segreto era affondare un po’ di più il viso nel cuscino e girarsi dall’altra parte, tirare su le coperte fino al mento e riaffondare in quel paradisiaco sogno…dunque…le ragazze che lo chiamavano, lo chiamavo

 

Ehi! Irvine! Irvine Kinneas!”

 

Oh ! Chiamatemi mie zuccherose caramelle, deliziate le mie labbra con la vostra dolcezza, saziatemi di baci…

 

Irvine!”

 

Mmh…un bacio tesoro…”

 

“Non credo proprio sai.”

 

Però che voce grossa aveva questa bella signorina bionda, comunque gli occhi azzurri erano una favola, così vicini, così grandi che perdercisi sarebbe stato più che divertente. Aveva afferrato la mano che lo stava scuotendo troppo forte e aveva cercato di portarsela alla guancia per una carezza, ma a quanto pareva la bella biondina era timida e voleva la sua mano tutta per sé.

 

“Alzati pezzo di idiota! O arriverai in ritardo il primo giorno di lezione!”

 

Ma questo qui NON era una ragazza! Si era seduto di colpo, i capelli che scendevano come una tendina a impedirgli ancora qualche secondo di scorgere il mondo attorno a lui. Aveva aperto un occhio, poi anche l’altro strofinandosi il viso e gemendo quando una fastidiosa fitta di dolore gli aveva attraversato le tempie. Ora stava iniziando a rimettere a fuoco la realtà…la serata al pub, prima ancora, la trasmissione, la sua ammissione alla scuola. Yahoo!!! Il cuore gli era balzato in gola e si era trovato sveglissimo, con ancora i capelli scarmigliati a impedirgli di vedere bene dove metteva i piedi e…si era trovato faccia a terra, mezzo morto, grazie ad uno scarpone lasciato proprio accanto al letto.

 

Woohoo boy!! Calmati o ti ucciderai prima di colazione!” Quello che lo stava rialzando praticamente di peso quasi fosse una bamboletta di stoffa era Wakka, con addosso solo un paio di boxer gialli costellati di tante piccole api sorridenti.

 

“Scusate, mi ci vuole un po’ prima di svegliarmi. Si era dato un po’ di contegno gettandosi i capelli dietro le spalle e stiracchiando le braccia in alto sopra la testa, quei letti erano comodi ma forse troppo poco morbidi per i suoi gusti.

 

Zell se ne stava in piedi con le mani sui fianchi a guardarlo storto, un panino in bocca e un paio di tennis assurdamente colorate con le stringhe slacciate…ah, giusto. Lo stava guardando così perché solo qualche minuto prima gli aveva chiesto un bacetto.

 

Senza preoccuparsi dei pantaloni del pigiama troppo bassi sui fianchi, gli si era languidamente avvicinato per poi passargli un braccio intorno alla vita…non pareva ma quel ragazzo era davvero tanto muscoloso! “Scusami Zell non volevo offenderti, puoi darmi un bacio anche se sei un ragazzo se vuoi!”

 

Zell si era liberato, facendo smorfie e saltellando, sempre divorando il suo panino alla mortadella e salame, nemmeno gli aveva risposto tanto era impegnato a mangiare, ma i pugni agitati minacciosamente verso di lui la dicevano lunga.

 

Uno…due e tre... Un letto era fatto di tutto punto, chiaro segno che qualcuno forse non aveva dormito lì…Wakka aveva seguito la direzione del suo sguardo e aveva fatto una grossa risata scuotendo la testa irta di capelli rossicci che sfidavano la forza di gravità. Oh…probabilmente era l’unico ragazzo della scuola che doveva sopportare il duro compito di farsi la barba di prima mattina. “No amico, Zack ha già rifatto il letto e ha raggiunto i professori, ha detto che voleva sapere cosa avremmo fatto oggi…sai, per prepararsi psicoticamente…”

 

“Psicologicamente vuoi dire…” l’aveva affabilmente corretto tirando fuori dalla valigia il primo paio di pantaloni e il primo maglione che gli capitavano in mano, tanto una volta arrivato a scuola avrebbe indossato la sua divisa, era inutile preoccuparsi troppo per l’abbigliamento (e comunque gli stava tutto benissimo addosso, lui era Irvine Kinneas…no?)

 

“E’ quello che ho detto!” aveva serenamente replicato Wakka alzando il pollice e sorridendo felice. Il signor Seymour, professore di dizione avrebbe avuto il suo bel daffare…povero Wakka, non avrebbe mai voluto essere nei suoi panni, quell’uomo era inquietante quando non faceva niente di particolare, se si irritava…meglio non pensarci.

 

 

Una volta preparata la borsa con scarpe, quaderni e tuta di ricambio pulita, aveva felicemente scoperto che non era poi così presto, anzi, cinque minuti e il pullman sarebbe partito. Quel pullman.

 

La prima volta che ci era salito era stato un trauma, qualcosa di infelicemente sconvolgente perfino per un tipo come lui. C’era poi quella ragazzina che aveva iniziato a minacciare di sentirsi male…insomma, non voleva proprio ripassarci.

 

 

Era riuscito ad arrivare al pullman un secondo prima dell’appello beccandosi un’occhiataccia da Auron che però non aveva detto nulla, ed eccolo là il suo posticino accanto a…ops gli sfuggiva momentaneamente il nome ma quello che contava era che quel ragazzo era un tipo tranquillo.

 

Si era fatto spazio nello stretto corridoio evitando un calcione e si era seduto con la sua borsa in grembo salutando con un sorriso il suo compagni di sedile. “Appena in tempo!”

 

“In realtà questa è la seconda volta che Auron fa l’appello. Il ragazzo era arrossito mentre parlava e aveva accuratamente evitato il suo sguardo. Che carino!Ah giusto, ora ricordava il suo nome, Vincent. Il poveraccio che divideva la stanza con quei due pazzi di Kuja e Seifer, una fine che non avrebbe mai voluto fare.

 

“Com’è andata la prima notte in compagnia?”

 

“…Seifer voleva uccidere Kuja perché gli si stava infilando nel letto. Aveva risposto Vincent scuotendo la testa con grazia, aveva tirato un profondo sospiro e aveva ritentato un contatto con gli occhi fallendo miseramente. “Se quel ragazzo continua in quel modo credo che non arriverà alla fine.

 

…però è ammirevole che non nasconda le sue…come dire? Preferenze!”

 

Vincent l’aveva improvvisamente fissato con due grossi occhi spaventati e si era affrettato a chinare il capo nascondendosi dietro a quella pioggia di capelli d’ebano. Forse aveva toccato un tasto sbagliato…avrebbe avuto modo di rimediare all’errore ma ora era meglio stare attenti e non farsi richiamare due volte dal capo, onde evitare di apparire come il rompiscatole di turno.

 

 

Erano infine partiti con dieci minuti di ritardo, gli ultimi a salire sul pullman erano stati Tifa (con la scusa di essersi persa per l’albergo) Seifer (che aveva risposto seccamente: “Che c’è? Sono arrivato ora e basta!”) e Beatrix che si era scusata mille volte ripetendo che aveva perso la chiave della stanza e le dispiaceva uscire lasciando tutto aperto.

 

Auron non aveva preso troppo tragicamente la cosa liquidando i ritardatari con occhiatacce e un: “Spero non si ripeterà più.”. Il viaggio era stato piuttosto tranquillo forse perché un po’ tutti avevano ricominciato a sonnecchiare sulle comode poltroncine imbottite, niente guerre e bombardamenti dunque!

 

Vincent era rimasto silenzioso per tutto il viaggio verso la scuola, con la faccia quasi incollata al finestrino e gli occhi persi in chissà quali pensieri e lui non lo aveva disturbato, non voleva sembrare troppo aggressivo, anche se gli dispiaceva aver iniziato tanto male l’amicizia con lui. Con calma Irvine…c’era ancora tanto tempo!

 

 

 

La prima cosa che aveva avuto il piacere di vedere nella scuola era stata la cosiddetta sala relax. Auron li aveva guidati lungo tutto il corridoio, le pareti trasparenti gli avevano offerto scorci di aule attrezzate per ogni disciplina…aveva riconosciuto subito l’aula di recitazione, era quella con più poltroncine e il piccolo palchetto appena rialzato dal pavimento. Come sarebbe stato recitare in un posto diverso dalla sua scuola? In fin dei conti non lo aveva mai fatto, a parte a casa sua e nel teatro dove ogni tanto facevano i loro spettacoli, ma nulla a confronto con quella piccola aula che avrebbe visto tutto il mondo.

 

Tutto il mondo. Un brivido gli era scivolato addosso quando alzando gli occhi aveva incontrato l’unico occhio nero di una telecamera che li seguiva con diligente precisione. Aveva subito distolto lo sguardo prima di iniziare a farsi prendere dal panico…

 La sala relax aveva larghi materassoni colorati, alcuni divanetti e poltroncine, sulle pareti erano disposte delle macchinette per bevande fredde e calde e macchinette per la distribuzione di merendine. Zell sembrava aver già puntato una macchinetta con la bava alla bocca, ma Auron aveva alzato una mano per attirare l’attenzione di tutti e li aveva fatti sedere.

 

Che. Espressione. Truce. Si era seduto accanto a Yuna…OH! Quando la ragazza lo aveva salutato con lo sguardo (e agitando deliziosamente una manina) aveva notato il colore dei suoi occhi: uno azzurro e uno verde! “Buongiorno a te! Dormito bene?”

 

“Non molto sono troppo nervosa…” Yuna si era stretta le gambe al petto appollaiata sulla poltroncina, lui le aveva ammiccato dal pavimento e l’aveva imitata, in effetti quella posizione lo faceva sentire molto meglio.

 

“Per prima cosa ragazzi, la scena di questa mattina NON si dovrà ripetere! Non voglio ritardi d’accordo?”

 

Un brusio di assenso da parte di tutti i ragazzi, lui se ne era rimasto in silenzio con consapevole di essere arrossito…Auron 1, Irvine 0.

 

“Secondo, da ora in poi ricordatevi che siamo in televisione, il linguaggio che userete sarà importante, quindi vedetevi bene dall’usare vocaboli volgari e parole offensive in generale. Se voi volete fare gli artisti dovete usare un modo di fare appropriato; in più un linguaggio volgare potrebbe portarvi a prendere una nota di demerito e questa influirà quando farete un esame. Non voglio far nomi, hai capito Seifer?”

 

Seifer aveva bloccato a metà (molto dolorosamente) uno sbadiglio e aveva annuito preso così alla sprovvista, si era guardato in giro trucemente quando erano scattati alcuni risolini.

 

“Poi, il microfono…attenzione ragazzi, il microfono è uno strumento delicato, lo dovrete indossare praticamente tutta la giornata, è molto importante. Voglio che lo teniate con cura e cercate di non lasciarlo in giro perché fra l’altro è un apparecchio molto costoso. Vi faccio presente anche una parte del regolamento che vieta di toglierlo o di metterci la mano sopra in modo da coprire l’audio…assolutamente NON dovete fare queste cose se non è uno dei professori a dirvelo. Ragazze…avete capito? Anche se si deve parlar male di qualcuno lo dovrete fare NEL microfono e prendervi le vostre responsabilità.”

 

Non era necessario alzare gli occhi per vedere che Yuna era rimasta assolutamente impassibile a quella provocazione. Auron aveva inesorabilmente continuato con il suo calorosissimo discorso di ben venuto.

 

“Fumare: è molto facile, qui NON si fuma. Il cellulare non può essere tenuto accesso e va lasciato nel proprio armadietto quando si entra. Mi dispiace molto per chi avrà difficoltà a seguire queste semplici regole, ma quando molte persone stanno insieme per molto tempo è necessario stabilire una serie di norme in cui ci si deve comportare. Io avrò il compito di far funzionare questa scuola e sarò assolutamente severo.

 

Alcuni secondi di silenzio finalmente. Auron li aveva fissati uno ad uno in viso, dopodichè il suo volto si era un po’ rilassato e si era fatta vedere l’ombra di un sorriso. “Bene…detto questo, vi dico che sono molto contento di avervi come allievi in questa scuola, vi auguro buona fortuna e che ognuno di voi possa trarre il massimo beneficio da questa esperienza! Ora ragazzi, raggiungete le vostre aule, l’orario della settimana vi sarà fornito dai vostri insegnanti! Buona lezione a tutti!”

 

Bene.

 

Gli ci erano voluto 30 secondi per riprendersi e alzarsi in piedi come gli altri ragazzi che già stavano sfollando la sala relax.

 

“Ti vedo un po’ provato ragazzo!” Lulu! Aveva subito cercato di gettarle le braccia al collo ma la ragazza l’aveva bloccato per un polso e l’aveva fatto roteare su se stesso.

 

Ma Luuuuulu…”

 

“Ti riprendi troppo in fretta per i miei gusti. Cerca di fare il bravo ragazzino se non vuoi ti prenda a schiaffi. Ovviamente l’aveva detto scherzando. Vero? Aveva ridacchiato, un po’ più rilassato…ora voleva andare a vedere la sua aula e iniziare subito la lezione!

 

 

Come inizio non c’era proprio stato male…non appena aveva varcato la soglia dell’aula designata alle lezioni di recitazione si era trovato davanti un sedere……coperto da un paio di sfolgoranti pantaloni blu naturalmente, ma comunque un sedere.

 

Rinoa si era improvvisamente fatta strada e lo aveva spostato e si era aggraziatamente mossa fin dietro il loro professore, si era piazzata le mani sui fianchi e si era chinata come per parlare direttamente a quella determinata parte del corpo che si era  mostrata a loro per prima (il resto del corpo era nascosto sotto una specie di cattedra impegnato in chissà quali attività…). “PROFESSORE!”

 

Tump! Laguna si era alzato in tutta fretta dimenticando sotto cosa si s trovasse…hehhe…che distratto! Si era trattenuto a fatica dallo sghignazzare, soprattutto quando il viso stravolto del loro professore si era rivolto a loro. “Oh…OH! Giusto! Tocca a me! Ciao ragazzi…ehm…un momentino che raccolgo questi fogli che mi sono cadut…” nel girarsi la sua testa aveva cozzato nuovamente in modo piuttosto violento contro la cattedra. Laguna si era grattato la testa e aveva sorriso imbarazzato, ma non aveva rinunciato dall’apparente difficilissima operazione di raccogliere i suoi appunti.

 

Lulu si era gentilmente prestata ad aiutarlo e lui ovviamente aveva approfittato della situazione sbirciando un pochino quella meraviglia…solo un pochino.

 

“Ecco fatto!!! Bene dunque…voi siete?” Laguna aveva sorriso con aria leggermente smarrita tutti quanti loro.

 

“I suoi…allievi?” aveva azzardato cercando di capire se era una trappola.

 

“Bravo! Hai proprio ragione! Dunque siete i miei attori!” Laguna li aveva velocemente guardati uno per uno finalmente sorridente poi aveva battuto le mani e si era seduto su una poltroncina accanto al piccolo palco al centro della stanza.”Forza bambini! Tutti seduti in cerchio attorno a me! Ho due cosette da spiegarvi! Allora…io sono Laguna Loire e sono il vostro professore di recitazione!”

 

In effetti un tipo così strano doveva per forza essere un attore, Zidane vicino a lui si era dimenato apparentemente insofferente ad un altro discorsetto, Beatrix che si trovava accanto a lui gli aveva allungato una gomitata e il ragazzo aveva cercato di abbracciarla beccandosi qualcosa di doloroso che non era riuscito ad identificare. Sentiva un paio di occhi piantati nella sua schiena ma non si azzardava per il momento a muoversi troppo…che sensazione strana il disagio e la timidezza per uno come lui!

 

“Dopo ci presenteremo tutti per bene non vi preoccupate…adesso ho qualche cosa da leggervi…anche se dovevo impararlo a memoria ma sapete…ho dimenticato tutto!!! Hahahaha…allora: le vostre vacanze inizieranno il 21 Dicembre e finiranno l’11 Gennaio…non male!” Laguna aveva abbandonato la sedia e si era seduto pure lui per terra vicino a Ellone che non aveva dato segni di vita. “Al rientro chiunque avesse un’insufficienza o più in qualche materia dovrà sostenere un esame , se lo supererà naturalmente resterà nella scuola sennò purtroppo dovrà tornare a casa! Ma non abbiate paura che vi aiuterò a diventare bravissimi!” L’uomo aveva assestato una sonora pacca sulla schiena Ellone che quasi aveva stramazzato al suolo tossendo. “Scusa signorina!!! Scusami tanto!”

 

“Non è niente.” Aveva subito minimizzato lei continuando a tossicchiare e cercando di recuperare il suo stato di coma apparente.

 

“…che stavo dicendo??

 

Che se non superiamo l’esame sloggiamo!” aveva subito risposto Zidane con un sorriso spavaldo…beato lui che era così tranquillo e sicuro!

 

“Sì….esatto! Per dieci settimane avremo esami che testeranno l’idoneità dell’ultimo in classifica, dopodiché inizieranno le puntate serali con sfide ad eliminazione diretta…” Laguna era schizzato in piedi sollevando un pugno in alto. “Eh! Sarà una dura battaglia!!! Ma noi siamo in gamba e non abbiamo paura!”

 

Aveva visto Lulu incrociare le braccia e sollevare le sopracciglia scuotendo la testa piano…in effetti era proprio un professore esuberante! Quindi…di sicuro era un bravo professore. Laguna gli si era avvicinato con fare cospiratorio. “Tu chi sei?”

 

“Ehm…Irvine.”

 

“Sei bravo?”

 

“Spero di sì.” Ed ecco che tutti quanti gli occhi dei ragazzi si puntavano su di lui, non era arrossito solo perché era troppo preoccupato di quello che lo aspettava.

 

E dimmi, per caso pensi di aver rubato il posto a qualcun altro?”

 

Era rimasto qualche secondo in silenzio riflettendo sulla domanda che gli aveva fatto Laguna. Lui aveva lavorato a lungo, per tanti anni, sacrificandosi molto per poter fare ciò che gli piaceva: recitare. Si era perfino allontanato dalla sua famiglia, forse facendosi odiare dai suoi genitori che ormai vedeva pochissimo…no. Aveva lottato troppo per quel posto nella scuola. “Credo di essermi guadagnato il mio posto qui.

 

Laguna aveva annuito con un espressione soddisfatta. “Bellissima risposta! Qualcuno di voi invece la pensa diversamente da Irvine?”

 

Beatrix aveva timidamente alzato la mano. “Io…credo…che molti altri si meritassero un posto in questa scuola. Almeno quanto me. Comunque sono contenta di essere stata scelta e sono sicura che un motivo ci sia!”

 

Infatti ragazzi! Tutti voi siete stati scelti perché noi professori vi abbiamo ritenuti i migliori…oh! Ho detto tutto quello che mi aveva chiesto Auron! Quindi ora vado a prendermi un panino…ciao ciao.”

 

E laguna se ne era andato. Per qualche secondo erano rimasti tutti seduti in silenzio.

 

“…perfetto.” Aveva commentato Lulu alzandosi in piedi. Si era avvicinata allo specchio e aveva iniziato a controllare il suo viso. E adesso? Dovevano andare via da quell’aula? Senza badare alla crescente confusione che facevano gli altri se ne era rimasto seduto ad aspettare.

 

 

Dieci minuti dopo quando ormai la situazione pareva degenerare velocemente, Laguna era ricomparso preoccupato sulla porta dell’aula, con ancore le briciole intorno alla bocca e una lattina di the in mano. “…ma allora eravate voi che facevate così rumore? Non era meglio se vi preparavate?”

 

Un silenzio imbarazzato era improvvisamente calato su tutti loro, c’era stato uno scambio di sguardi interrogativi generale finchè Zidane non era intervenuto a sbloccare la situazione. “Prepararci in che cosa?”

 

“Alla dimostrazione delle vostre capacità di fronte ai vostri amici. No?” Laguna aveva annuito convinto e sorridente, poi aveva continuato ad annuire un po’ meno convinto e sorridente finchè il sorriso non gli si era spento del tutto sulle labbra. “…non ve l’ho detto?”

 

“No. Ma non fa nulla! Se siamo veramente bravi attori ci basterà concentrarci qualche secondo.” Di nuovo Lulu gli era sembrata più che sicura delle sue abilità…qualcuno l’aveva fulminata ma al momento anche lui non si sentiva troppo felice. Se toccava a lui per primo si sparava.

 

Irvine! Dai vieni tu che mi sembri il più tranquillo!”

 

Peccato non avesse un fucile con lui. “Proprio io?” Eccolo di nuovo l’impulso di girare i tacchi e nascondersi nel posticino più buio e piccolo che avesse trovato. Aveva tirato un profondo respiro e aveva chiuso gli occhi qualche secondo, Lulu aveva ragione, doveva solo concentrarsi. “Devo improvvisare? Oppure devo recitare un pezzo preciso?”

 

“Qualunque cosa ti passi adesso per la testa va benissimo.” Laguna si era seduto tranquillamente sulla sua seggiolina incrociando le dita in grembo. “Prenditi tutto il tempo che ti occorre, la prima volta può non essere facile lo so!”

 

“D’accordo. Bene.”

 

Si era portato in mezzo a tutti i suoi compagni mentre il cuore iniziava già a battere un po’ più forte e le mani si ghiacciavano perdendo sensibilità, quella però non era un emozione negativa, era quell’emozione che gli permetteva di trasmettere ciò che voleva. Aveva fatto in modo di perdere il suo sguardo in lontananza verso un immaginaria figura, e quando finalmente quella figura era comparsa nitida davanti ai suoi occhi aveva iniziato a parlare, modulando la voce fino a farla diventare soffice e lievemente malinconica.

 

“Spero ancora che… i miei figli siano felici. Voi che recitate le preghiere eterne… razza alata che anima il cielo… schiudete le ali che portano l’amore. Io vi prometto che… un giorno ci rivedremo. Non dimenticheremo mai le emozioni che ci hanno legato. Le persone care che si riuniscono strette da un solo destino. Né dei né uomini…quelli che sono nati nell’amore abbagliante si chiamano angeli…” [Angel sanctuary 26 - dialogo finale] aveva chinato il capo facendo cadere i capelli davanti al viso. Ops…perché nessuno diceva niente? Aveva fatto proprio così schifo da lasciarli tutti quanti senza parole?

 

“Wow…sei bravo.”

 

“Sì…”

 

Quando si era azzardato a guardare i suoi compagni di classe non era stato schifo quello che aveva trovato sui loro visi, era stato…stupore! Aveva dato un’occhiatina anche al suo professore e lo aveva sorpreso con uno smagliante sorriso e gli occhi brillanti, le braccia incrociate sul petto. Si stava sbagliando o anche lui era…contento? “…mio caro Irvine…la tua dizione è più che ottima, il tuo portamente è impeccabile, hai una bella voce e bella presenza. AHA! BRAVO!” Laguna era balzato dalla sua seggiolina e in men che non si dica lo aveva abbracciato mollandogli qualche pacca sulla schiena. “Bene bene bene!!!! Non vedo l’ora di sentire voialtri!Chi? Chi si offre?”

 

Si era seduto in fretta prima di far notare a qualcuno che gli tremavano le gambe.

 

Era rimasto così scosso ed emozionato che a malapena aveva seguito quello che facevano gli altri, Lulu qualcosa riguardante un film che conosceva ma di cui non riusciva a ricordare il titolo (un altro scherzo della memoria), doveva essere stata brava visto le facce degli altri, dopodichè gli altri avevano tutti improvvisato qualcosa, Zidane aveva preso in prestito Beatrix mettendo in scena un falso corteggiamento (che alla fine forse non era così falso), Ellone aveva recitato una poesia di Flaubert e Beatrix…che aveva fatto? Hehehe…doveva davvero darsi una bella calmata. Gli pareva di aver ricevuto un colpo in testa. Era una sensazione che andava e veniva, stati di lucidità sostituiti da testa leggera…

 

“…bene?”

 

“Cos…” Lulu lo stata scuotendo leggermente con una mano sulla sua spalla. Più che preoccupata pareva accigliata, ma apprezzava comunque l’interessamento.

 

“Sì. Cioè…Sono un po’…” si era agitato un dito di fianco ad una tempia. Non era qualcosa che poteva descrivere, ma Lulu aveva annuito a quel gesto sorridendo leggermente.

 

“Allora riprenditi, qui si comincia a fare lezione sul serio.

 

“Sono a posto adesso! Davvero!” uhm dunque…perché tutti si stavano mettendo da parte? Oh, giusto, l’esercizio. Sì ma, che esercizio? Almeno questa volta pregava di non dover essere il primo un altro black out del genere non ci voleva! Lui era Irvine Kinneas non poteva comportarsi come un pivello. Aveva cercato la sua immagine allo specchio e si era scrutato qualche secondo per assicurarsi che era tutto in ordine. Sorriso perfetto, capelli in ordine, sguardo affascinante…bene!

 

“Allora, miei talentuosi studenti! Per iniziare, un piccolo esercizio semplice semplice che ci servirà davvero tantissimo…avete mai sentito parlare di –diaframma-?”

 

Oh fantastico, un esercizio semplice semplice?  Si era dimenato a disagio nel suo posto con un vago senso di fastidio alla bocca dello stomaco. Questo era davvero uno strazio, era appena riuscito a controllare la sua emozione e ci si metteva un esercizio semplice semplice di diaframma a buttare tutti i suoi sforzi al vento.

 

Ricordava di averli fatti, ma erano una memoria troppo sbiadita e confusa al momento per poter trovare un qualsiasi appoggio. Hehe…stava iniziando a sudare. Irvine Kinneas non può sudare!

Non può proprio! Troppo poco elegante! Non poteva farsi vedere da delle signore con cerchi di sudore sotto le ascelle…la morte piuttosto. Con aria noncurante aveva controllato la maglietta…per il momento ancora non era stato compromesso nulla.

 

“Stai per dare i numeri?” Rinoa. La ragazza lo stava fissando attentamente a poco più di qualche centimetro di distanza stringendo gli occhi in modo minaccioso. Aveva scosso la testa in fretta abbozzando un sorriso, cercando di ridacchiare mentre si spostava indietro su mani e piedi.

 

Laguna aveva finito di disegnare sulla lavagna di plastica bianca un omino bruttissimo, tale omino (con un testone gigante e un’ espressione di gioia imbarazzante) aveva un cerchio rosso all’altezza dello sterno. Laguna aveva preso a picchiettare il suo pennarello dentro al cerchio. “Il diaframma si trova qui! Per chi non lo sapesse, il diaframma è…”

 

Zidane aveva alzato la mano sventolandola in aria. “Lo so!! Lo so!”

 

“Sentiamo allora!”

 

“E’ un metodo anticoncezionale che usano le donne.”

 

Silenzio. Tutti quanti avevano fissato Zidane, ancora con la mano levata in alto e un largo sorriso compiaciuto stampato di faccia, un sorriso sincero purtroppo, il che significava che quella non era assolutamente una battuta. Laguna si era schiarito la voce, rosso acceso in viso, con il suo pennarello stretto al petto. “N-no…ehm…io…vedi il disegnino? In tutti i casi quello non sarebbe…lì…dico bene?”

 

Zidana aveva aggrottato le sopracciglia mentre la sua espressione gioiosa si smontava rapidamente. Aveva scosso tristemente la testa e aveva sospirato. “Ho sbagliato.

 

“Sul serio?” aveva ribattuto acidamente Rinoa a denti stretti fulminandolo con gli occhi. Lulu invece sembrava presa a sconfiggere un duro attacco di ridarella…non stava ridendo ma la sua faccia si stava contorcendo in smorfie bizzarre per non darlo a vedere.

 

“Dicevamo…il diaframma è quel muscolo che divide la cavità toracica da quella addominale e serve principalmente per l’inspirazione. Sembra complicato ma in realtà si tratta sul serio di un esercizio semplice, ora…vieni Zidane vediamo di rimediare al piccolo errore di poco fa…vieni qui!”

 

Zidane aveva obbedito ben volentieri, anche perché star seduto fra tutte quelle ragazze che lo guardavano con leggero rancore non doveva essere piacevole. Laguna gli aveva posizionato una mano sul corpo giusto sul punto indicato sul disegno e lo aveva fatto inspirare alcune volte per farlo capire meglio.

 

Gli era quasi venuta l’idea di provare quella cosa con Lulu, ma probabilmente finire in infermeria con la mandibola fratturata giusto il primo giorno di scuola non era un modo per farsi voler bene. Né da Lulu né dal resto del mondo. Ha…se solo fosse stato una ragazza nessuno avrebbe pensato male di lui!

 

L’esercizio era proceduto tranquillamente, a turno Laguna li aveva aiutati a capire come utilizzare il diaframma in modo da non sciupare la voce anche in momenti di affaticamento, prima li aveva fatti parlare correndo, li aveva fatti parlare in modo lento, veloce, piano e forte sempre utilizzando il diaframma per regolare la voce.

 

In effetti non c’era stato nulla di complicato e tutti quanti quasi subito avevano accolto al volo il meccanismo dell’esercizio, il loro professore era stato piacevole e divertente per tutto il tempo, non aveva mai dato segni di impazienza né di irritazione. Si vedeva subito però che quello doveva essere un uomo paziente e molto gentile.

 

 

L’ora di pranzo era arrivata in un lampo, Laguna li aveva lasciati andare cinque minuti prima per familiarizzare subito con la scuola perché (come aveva detto lui) – un attore è un bravo attore quando si muove in un ambiente che conosce e in cui sa muoversi -…era stato felicissimo di andare a curiosare i suoi compagni, anzi, era sulle spine per la voglia di vedere come se la cavavano…le ragazze. E qualcun altro ancora…in fondo ciò che è bello è bello e guardare e non toccare è una cosa che sempre si può fare!

 

Le uniche persone già in corridoio erano Seifer Almasy con la sua faccia perennemente accigliata e Kuja…di cui non ricordava assolutamente il cognome. Se ne stavano uno di fronte all’altro, Seifer che borbottava maledizioni a catena e Kuja che sghignazzava e sorrideva maliziosamente senza dar segno di prendersela.

 

Perché non vai in bagno a rifarti il trucco? Hai la riga dell’occhio sbavata!” evidentemente Seifer stava cercando di disfarsi della compagnia del suo…uhm…ambiguissimo compagno di stanza. Aveva fatto finta di non prestar attenzione alla scenetta e si era affacciato alla prima parete trasparente che aveva trovato, Tifa Yuffie e Zell stavano facendo alcuni esercizi a ritmo di musica…WOW! Mai visto un essere umano aprirsi tanto! Nh…si stava distraendo…

 

“Devi sempre essere così rozzo?”Kuja aveva aggiunto un languido sbattere di ciglia e aveva posato una mano sul fianco.

 

“Non dire rozzo. Mi fai impressione. E non usare quelle posizioni da femmina davanti a me…”

 

“Non ti piacciono le femmine?”

 

“No…cioè…sì…non su di te!” Seifer aveva iniziato a guardarsi attorno nella speranza di trovare qualcosa con cui distrarre Kuja e guarda caso…non appena lo aveva visto gli si era diretto contro a passo sveltissimo tanto che sulle prime aveva creduto volesse picchiarlo, invece quando gli era stato di fronte gli aveva rivolto un’occhiata compatita. “Scusa amico, niente di personale!” Gli aveva afferrato un braccio e lo aveva praticamente trascinato di peso fin davanti a Kuja. “Guarda…è tutto tuo!”

 

A quel punto era stato Seifer a  fuggire nel bagno e lui Kuja erano rimasti a scrutarsi a vicenda in silenzio, lui imbarazzato, Kuja sorpreso e…interessato. Già. “Ehm…dovrei andare…”

 

“I tuoi amici attori sono rimasti tutti in classe?”

 

“Sì…infatti.” Aveva dato uno sguardo nervoso alle telecamere puntate con attenzione su di loro. “Magari torno in classe anche…”

 

“Quando ti ho visto ho pensato subito che eri un attore.” Kuja gli aveva messo una mano sulla spalla e aveva pericolosamente avvicinato il viso al suo…era una bene che ci fosse un bel dislivello di altezza! “Spero tanto che reciteremo insieme io e te. Anche se sono solo un ballerino me la sono sempre cavata bene a recitare.”gli aveva strizzato un occhio e con un passo aggraziato si era avviato giù per il corridoio verso la sala relax.

 

Meraviglioso…il suo fascino irresistibile aveva colpito ancora! Aveva sospirato: Kuja non si rendeva bene conto probabilmente a cosa andava incontro a comportarsi così… liberamente. Certe volte le persone risultano molto più intolleranti quando sei…diverso. Purtroppo non poteva dire che non fosse per esperienza  personale che la pensava in quel modo. Lui era un ragazzo complicato.

 

Dalla sala di canto si era alzata una voce limpida e tenorile, davvero stupenda…aveva sbirciato subito quasi appiccicando la faccia sul vetro, ed eccolo lì il dio dai lunghi capelli di platino! Non ci poteva far niente quel ragazzo era così irresistibilmente misterioso. E adesso scopriva che aveva anche molto talento.

 

Era rimasto ad ascoltare in rapito silenzio finchè non era suonata la campana…la prima ad uscire dalla sua aula era stata Selphie che gli era passata di corsa di fianco e lo aveva salutato con una pacca sul sedere…si era incamminato lentamente verso l’uscita per raggiungere la mensa, avevano un’ora tonda per mangiare e poi di nuovo al lavoro.

 

 

Il primo pranzo alla scuola di Final Friends era stata pasta al pomodoro (ottima a vedersi), bistecche di pollo con piselli e patate al forno, una fetta di torta di mele e da bere acqua o spremuta di pompelmo a scelta.

 

Si era guardato in giro cercando di tenere in equilibrio il vassoio mentre si spostava…i vassoio non erano proprio il suo forte: adesso inciampava e come minimo spalmava il suo bel pranzo sulla schiena di Squall Leonheart; e aveva il sospetto che un incidente simile gli avrebbe procurato qualche frattura.

 

Non lo aveva fatto alla fine. Era arrivato incolume fino al tavolo più vicino, Yuna non appena lo aveva visto arrivare aveva sgomitato Quistis che gli aveva sorriso in quel suo modo incerto e timido, aveva i capelli sciolti sulle spalle e un espressione vagamente frastornata…un po’ come tutti comunque!

 

I professori erano tutti quanti seduti ad un tavolo leggermente distaccati dai ragazzi e sembravano intenti più a parlare che a mangiare…stavano parlando di loro. Meglio non pensarci o gli si strizzava lo stomaco. Si era seduto davanti a Quistis, accanto a Zell chino sul piatto assolutamente rapito dalle sue bistecchine, incredibilmente aveva già spazzolato via tutto il primo, per salutarlo gli aveva assestato una pacca sulle spalle e un –hao- a bocca piena.

 

“Allora ragazze come è andata?”

 

Quistis è bravissima!” Yuna aveva battuto le mani e aveva rivolto uno sguardo ammirato all’amica che aveva subito preso a scuotere la testa.

 

“Non…non è vero…insomma…”

 

“Sono sicuro che hai ragione!” aveva strizzato un occhio a Yuna che aveva ridacchiato.

 

“Ehi Zell! Zell guardami subito!” Selphie, seduta a capotavola aveva preso la faccia di Zell fra le mani e se l’era tirato di fronte a lei. “Incidente in galleria!” e detto fatto aveva aperto la bocca di fronte agli occhi allibiti di Zell che si era divincolato dalla sua presa accartocciando la faccia disgustatissimo.

 

Piantala!”

 

Aveva consumato in fretta il suo pranzo, Selphie e Zell avevano continuato a disgustarsi a vicenda, Yuna era rimasta per almeno mezz’ora a fissare con un’aria leggermente preoccupata il continuo flirtare di Tifa e Tidus e Quistis…lei aveva continuato a guardarlo quando lui voltava lo sguardo e gli aveva pacatamente fatto raccontare quello che avevano fatto quella mattina.

 

 

Le ultime ore di lezione di quel giorno esattamente dalle 14:00 (dato che cibo della mensa era davvero ottimo in quelle ultime ore si sentiva molto più rilassato e allegro!) fino alle 18:00 lo avevano passato a fare un giochetto molto interessante.

 

Laguna li aveva divisi a coppie, lui e Beatrix, Rinoa e Zidane, Lulu ed Ellone. Si erano disposti uno di fronte all’altro occhi negli occhi e poi…

 

Beatrix lo aveva guardato a lungo, seria e pensierosa prima di parlare. “Credo che tu sia un ragazzo molto espansivo con gli altri…sei gentile, sai di essere un ragazzo carino quindi sei sicuro di te. E poi sei vanitoso.

 

“Ehi! Non è vero!” Aveva aggrottato le sopraccigli guardando gli altri suoi compagni che avevano dato man forte a Beatrix.

 

Laguna aveva solo sorriso alzando le mani in difesa. “Ti sta solo dicendo qual è la sua prima impressione, non ti conosce e può sbagliarsi…tu non puoi dire niente però, quindi per il momento porta pazienza!” gli aveva strizzato l’occhio.

 

Ok…vai avanti.” Vanitoso? Lui? Tsk tsk…lui non era per niente vanitoso, figurarsi! Si era guardato allo specchio mentre Beatrix prendeva tempo per continuare e non appena si era accorto di quello che stava facendo si era girato di scatto scoprendo che la ragazza lo guardava soddisfatta. Beccato.

 

“Sei anche un po’ permaloso, ti piace l’idea che gli altri abbiano un alta opinione di te. Mi piace molto come sai recitare perché anche se sei nervoso sai dare molte emozioni, hai un modo di fare molto…elegante. Ma sei un po’ distratto.

 

“Molto bene. Tocca a te Irvine.”

 

Ciò che era sembrato più facile in realtà era risultato almeno il doppio più difficile di quello che lo aveva innervosito tanto. Poteva avere qualcosa da dire a Lulu, aveva due paroline anche per Zidane…ma le altre tre ragazze erano completamente punti interrogativi.

 

“Sei una ragazza…riservata. Ti impegni molto in quello che fai, hai paura di non essere all’altezza quindi stai un po’ in disparte, ma non sei timida. Non sei una che ama mettersi in mostra…ma fai molto bene quello che ti dicono di fare, sei precisa e scrupolosa…e hai dei bellissimi capelli!” aveva concluso allungando una mano ad accarezzare un boccolo soffice che ricadeva sulla spalla della ragazza che era avvampata e aveva chinato lo sguardo ai piedi. …forse un po’ timida lo era!

 

 

 

Nel viaggio di ritorno verso l’albergo erano rimasti quasi tutti tranquilli…a parte Zell che si era aggirato freneticamente fra i sedili mendicando un po’ di cibo, si era trovato seduto accanto a Tifa (qual’era la sua specializzazione? Ballo o canto? Non riusciva a ricordarselo!) e davanti a lui, meraviglia delle meraviglie Sephiroth e quella scatenata di Rikku.

 

Le uniche parole che erano uscite dalla bocca di Sephiroth era stato un torvissimo: “chiudi quella bocca” che Rikku aveva mitigato con una scompigliata di capelli (ha! Invidia!) e una frizzante risata. La sua vicina era rimasta per tutto il viaggio semi addormentata con la testa posata contro al freddo finestrino di vetro mentre lui era sprofondato nel suo sedile, ad occhi chiusi cullato dal chiacchiericcio tranquillo dei suoi compagni e il vago vibrare del pullman.

 

 

La prima cosa che aveva fatto quando era rientrato nella sua camera era stato disfarsi di tutti i suoi vestiti e gettarsi a faccia in giù sul letto e abbracciare il suo cuscino…era un modo come un altro per scaricare completamente la tensione e le preoccupazioni del giorno…in un'altra occasione sarebbe stato molto meglio avere, al posto del cuscino, magari…una ragazza. Ma non poteva subito pretendere di avere tutte le signorine ai suoi piedi.

 

“Ehi amico stanco?” Wakka era uscito dalla porta del bagno con indosso un paio di bermuda giallo fluorescente ancora umidiccio per la doccia…quel ragazzo era un flash!

 

“No…teso.”

 

“OH, giusto! Vuoi un massaggio?”

 

Senza nemmeno sentire la sua risposta Wakka gli era stato a cavalcioni e aveva iniziato a strapazzarlo vivacemente, ignorando lo scricchiolio disperato delle sue ossa e i miagolii leggermente agonizzanti che gli scappavano di bocca quando premeva un nervo particolarmente rigido. “Wakyaaa! Attento si romp…”

 

Tsk tsk tsk!! Lascia fare a zio! Qui ci vuole un lavoro profondo!”

“Non fa niente!” aveva boccheggiato cercando di divincolarsi dal suo massiccio amico che gli aveva assestato una botta frastornante fra le scapole appena sotto al collo che gli aveva assorbito tutte quante le rimanenti forze.

 

“Adesso sì che ti sento disteso!” aveva esclamato Wakka soddisfattissimo con quel suo strano accento Hawaiano più spiccato che mai. “Io sono un vero professionista!”

 

“Ehi! Bestione cosa fai? Un rodeo?” Zell era improvvisamente irrotto nella stanza quasi a testa bassa e si era lanciato a delfino sul letto e sulla schiena di Wakka. Le sue ossa avevano prodotto altri patetici e allarmanti crack…che bello, morire così senza un perché in una camera di albergo ridotto ad un budino senza nemmeno aver assaggiato una di quelle belle dolci e talentuose pollastrelle…senza aver assaporato il profumo di quei capelli…

 

“Oh. Un’orgia. Guarda un po’.”

 

Si era irrigidito aspettando il crack finale, quello della sua povera spina dorsale che finalmente cedeva, ma non c’era stato nulla. Ansimando leggermente aveva torto il collo in modo da dare un occhiata all’ultimo arrivato, ed eccolo là Zack, con la sua lunga chioma scura e il viso pacato ad osservare il suo assassinio.

 

“Com’è andata ragazzi?”

 

“Perfettamente bene! Ma è soltanto il primo giorno, non ci sono stati voti. Zell grazie a Dio aveva perso interesse ed era finalmente sceso dal suo letto per dirigersi verso il piccolo frigo, Wakka gli aveva assestato un altro paio di pacche e anche lui lo aveva finalmente lasciato libero.

 

E tu? Com’è andata?”

 

“Siamo tutti molto bravi! Mi sono stupito, non mi aspettavo…”

 

“Il più bravo?” si era debolmente seduto, pensando a come avrebbe tirato avanti per i prossimi mesi se gli fossero stati fatti altri servizietti del genere.

 

Zack era rimasto un momento concentrato sui disegni del pavimento dopodichè aveva alzato le spalle. “Spero io.” Gli aveva fatto un largo sorriso e si era finalmente gettato sul suo letto. Una bella risposta decisamente. “Ha…Zell?”

 

Mh?” Zell si era girato con mezzo tramezzino in bocca e una lattina di thè in una mano.

 

“Ho un messaggio da parte di Seifer Almasy: gallinaccio ti spiumerò fino all’ultima delle tue dannatissime penne gialle.”

 

Si era ben guardato dal mettersi a ridere…quella era una vera e propria dichiarazione di guerra! Zell aveva sporto per un attimo il labbro inferiore poi aveva azzannato furiosamente il suo panino e trangugiato la bibita. “Gli scatenerò contro tutti i gay del mondo finchè non si vestirà da donna!”

 

“Devo riferirglielo?” Zack aveva preso un foglio di carta dal suo quaderno sempre assolutamente tranquillo e aveva iniziato a piegarlo in modo elaborato. Zack era un vero ambasciatore…

 

Chissà perché ma quel ragazzo gli sfuggiva completamente non riusciva ad inquadrarlo. Wakka si capiva quale genere di ragazzo fosse, l’amicone sempre disponibile e tranquillo come una grossa mucca (non in termine offensivo), Zell era il tipo iperattivo, vivace e rumoroso…Zack…era calmo e basta.

 

Per più di un’ora aveva finto di guardare la TV mentre Wakka e Zell si facevano una partita insieme ad un giochetto elettronico che Zell aveva rubato a Selphie, mentre loro erano occupati a giocare e ad infuriarsi ogni volta che la musichetta triste annunciava il game over, lui era rimasto in contemplazione di Zack che a sua volta era stato occupatissimo a leggere un pezzo di carta.

“Ehi Zack che cos’è quel foglio?”

 

E’ il programma della settimana, non te lo ha dato il tuo professore?”

 

Glielo aveva dato? Certo che glielo aveva dato, esattamente un secondo prima che suonasse la campana (aveva il sospetto che Laguna fosse un po’ distratto per questi dettagli tecnici), senza spiegare però che cosa fosse. “Sì…non sapevo fosse il programma.”

 

“Dopodomani ci daranno i primi voti con le prove di ingresso su tutte le materie, spero che tu sia preparato.” Zack non aveva mai nemmeno una volta tradito simpatia né indifferenza…era sempre esattamente con la stessa faccia e lo stesso tono. Forse…era un robot mandato a spiare il loro comportamento? Aveva dato un’occhiata nervosa a Zell che si stava scatenando in un balletto della sconfitto molto, molto, molto sgraziato mentre Wakka si massaggiava la pancia ridendo in modo molto Babbonatalesco.

 

“Pensi ci siano telecamere nascoste qui?” aveva fatto vagare lo sguardo sul soffitto bianco e sui faretti spenti che sembravano puntare minacciosi verso di lui.

 

“Non penso sia legale non dirci dove sono telecamere. Ok…allora era davvero lui il robot, scommetteva che se lo avesse fissato per più di dieci minuti avrebbe scoperto qualche lucetta strana e sentito qualche rumore metallico.

 

Invece l’unico rumore che in quel momento era risuonato nella stanza, chiaro e limpido come un colpo di cannone era stato il poderoso rutto di Zell.

 

“Ma fai proprio schifo!” gli aveva lanciato un cuscino che però Zell aveva schivato con un salto…mandando la lampada del comodino di Zack in mille pezzettini sul pavimento. Tutti quanti avevano fissato il disastro sul pavimento in muto terrore…solo dopo qualche secondo, con il braccio ancora teso nel tiro traditore, aveva avuto il coraggio di guardare Zack.

 

Il robot era rimasto impassibile. “Ho…si è rotta.

 

“SCUSA! Scusa perdonami non volevo! Andrò dire subito che è stata colpa mia!” aveva iniziato subito a raccattare i pezzetti di lampada rotti facendo MOLTA attenzione a non tagliarsi ma raccolti i primi pezzi, Zack gli aveva posato una mano sulla spalla e l’aveva gentilmente spostato.

 

“Non preoccuparti non è nulla. Ne procurerò un'altra.

 

“Ti do la mia magari…”

 

“Leggi il tuo programma invece, non vorrai arrivare impreparato domani.

 

Zell e Wakka intanto avevano continuato imperterriti a fissare la lampada sul pavimento come se stessero aspettando grida e fulmini. Ovviamente non c’era stato niente di niente. Era…inquietante.

 

La cena era stata annunciata con una telefonata da parte di una signorina con voce piuttosto sexy (con la quale aveva flirtato un pochettino, purtroppo la sola cosa che aveva scoperto era si chiamava Morgana!). Era stato l’ultimo quindi a lasciare la stanza, molto soddisfatto di sé…

 

Vincent era intento a chiudere la porta della sua camera con non poca difficoltà, aveva borbottato un pochino finchè la chiave non si era decisa a girare nella toppa, allora aveva sorriso fra sé e sé…per ritrovarsi disperatamente a lottare per potersi riprendere la sua chiave.

 

Era così preso nel litigare con la sua porta che non si era minimamente accorto di lui finchè non aveva posato una mano sulla sua stretta sulla maniglia. Aveva fatto un salto indietro a quel contatto, non poco spaventato… “Scusami…ti ho visto in difficoltà e…”

 

N-no…non preoccuparti.” Finalmente Vincent aveva sorriso portandosi comunque una mano al petto. Nervosetto he?

 

“Deve essere difettosa.”

 

“Seifer l’ha usata per levare delle viti dal letto di Kuja, voleva romperglielo…e ci è anche riuscito infatti e…” Vincent era improvvisamente arrossito quando lui era scoppiato a ridere, gli ci era voluto qualche attimo per imitarlo e ridacchiare a sua volta. “Quei due non fanno che stuzzicarsi.”

 

“Sì, l’ho notato. Sarà meglio che tu ti faccia cambiare questa chiave!”

 

“Lo farò.”

 

Mh, Vincent?” Il ragazzo si era girato verso di lui, piegando di lato il viso, non gli sembrava particolarmente ostile verso di lui, ma comunque era meglio togliersi ogni dubbio. “Per caso stamattina ti ho detto qualcosa di sbagliato?”

 

“…no.” Vin aveva scosso la testa e aveva sorriso appena, alzando le spalle e abbassando lo sguardo. “Non far caso a me, di mattina sono piuttosto scontroso.”

 

, forse non era la verità, ma se c’era stata qualche incomprensione  fra loro ora sembrava dimenticata. “Chi non lo è? Ora andiamo…sto cominciando ad aver fame.

 

Mentre scendevano le scale fianco a fianco non aveva potuto fare a meno di notare quei suoi lunghi, setosi capelli neri come l’ebano. Argh! Invidia profondissima, chissà quante donne si perdeva a fissare quei bei capelli!

 

 

Era stata più che silenziosa quella cena, nemmeno Selphie si era esibita in scherzi o scenette divertenti e si era limitata a fregare un po’ di cibo dal piatto di Zell di tanto in tanto che ogni volta tentava di sbranarle la mano con un morso, ma per fortuna lei era una signorina veloce e non c’erano stati incidenti.

 

Purtroppo non aveva visto la ragazza del telefono ma poteva ritenersi soddisfatto della chiacchierata con Quis sulla sua giornata…lei era davvero una ragazza gentilissima! Quistis poteva dire cose interessanti anche senza che fossero maliziose, poteva fare battute divertenti senza che fossero per forza porno e non diceva molte parolacce…in più gli aveva lasciato fare una treccia ai suoi capelli quando avevano finito di mangiare e si erano intrattenuti con qualche chiacchiera in più.

 

Zell era misteriosamente scomparso subito finito di cenare giusto per perdersi l’ennesimo sketch  fra Seifer e Kuja: il primo aveva minacciato il secondo di struccarlo se si azzardava a sedersi accanto a lui…Kuja aveva fatto un'altra minaccia che nessuno aveva sentito ma aveva lasciato Seifer senza parole per almeno trenta secondi prima di far scaturire dalla bocca una serie di epiteti tutti significanti la stessa parola.

 

Non era rimasto a far baldoria…forse la tensione, forse tutte quelle novità in una volta sola lo aveva strapazzato non poco e si era trovato più di una volta a fissare un punto pericolosamente vicino al…ehm…davanti di Lulu (non lo faceva di proposito però!), quindi per evitare di beccarsi del maniaco guardone prima del tempo (prima o poi sarebbe capitato, che volete farci ragazzi!) aveva salutato tutti quanti, aveva dato un’occhiata in giro (per motivi suoi) e con un ultimo baciamano alla sua nuova biondissima amica era tornato in camera sua.

 

Ovviamente non era riuscito ad andarsene direttamente a letto come si era prefissato di fare.

 

Non appena aveva messo piede nella stanza si era trovato a fissare Zell…, vestito solo con una specie di lenzuolo avvolto addosso come una tunica. Se ne stava là, a gambe e braccia incrociate sul letto fermo immobile.

 

Erano rimasti a fissarsi per parecchio tempo…finchè lui non si era deciso ad avanzare lentamente, leggermente spaventato dall’immobilità del suo amico.

 

“…Zell?”

 

“Sì.”

 

“…” aveva annuito come per riconfermare a se stesso che quello era sul serio Zell. Doveva per forza essere lui ma…adesso che doveva esattamente fare? Ridere? Scappare urlando? Piangere? Far finta di niente? “Cosa…cosa stai…uhm…facendo esattamente…conciato così?”

 

“E’ un rito propiziatorio per avere fortuna.

 

“Giusto.”

 

Si era seduto accanto all’amico sforzandosi di non fare gesti inconsulti ma era piuttosto difficile capire se Zell fosse serio o se lo stava semplicemente prendendo in giro.

 

Zell?”

 

“Sì?”

 

“Chi…ti ha insegnato questo…rito della fortuna?”

 

Selphie.”

 

“Oh. Ho capito.”

 

“Vuoi che ti insegni?”

 

“No…no. Grazie. Il mio…rito è fare una doccia molto calda e molto lunga.

 

Mh. Mi piace.”

 

“Tu adesso…devi star qui?”

 

“Sì, un’ora esatta! Ho puntato il mio orologio.”

 

“Bravo…io vado a guadagnarmi la mia fortuna di là allora.

 

Zell gli aveva mostrato serissimo il pollice alzato e aveva ripreso la sua statuaria posizione da genio della lampada. Lui si era immediatamente precipitato nel bagno chiudendo la porta dietro di se, aveva afferrato al volo un asciugamano aprendo l’acqua della doccia al massimo…e aveva riso per cinque minuti buoni finchè i muscoli dell’addome non avevano iniziato a fargli male.

 

Si era liberato di tutti i vestiti gettandoli a terra in un mucchio scomposto e si era ficcato sotto l’acqua fumante della doccia, aveva sopportato il contatto bollente sulla pelle che subito si era arrossata e si era appoggiato con la schiena alle piastrelle fredde del muro. Aveva aspettato il rapido flash di tutto quello che era successo quel giorno…ed eccolo che fedelmente arrivava, insieme a quella vibrante sensazione che qualcosa di sensazionale era appena accaduto.

 

Chissà cosa pensava la gente di lui. Quante persone lo avevano guardato? Qualcuno aveva già chiamato per votarlo o sarebbe stato il primo –ultimo- di quel sabato? E i suoi compagni di scuola…era già antipatico a qualcuno oppure…

 

“Ehi maaaaaan!!!

 

Gli era preso un colpo quando Wakka aveva spalancato di colpo la tenda della vasca. “Ciao Wakka.”

 

Che gli è preso a Zell? Dice che è un rito propositorio!”

 

“Propiziatorio.”

 

“Sì, io che ho detto? Propinatorio! Che significa comunque?” Wakka si era grattato il testone storcendo un po’ la bocca in quella che poteva essere preoccupazione. Gli aveva dato un’umida pacca sulla spalla per rassicurarlo.

 

“Serve per avere sicurezza con se stesso. Non ti preoccupare non è diventato matto.

 

Ha meno male….uh! OH! Scusa tanto amico non avevo visto che eri nudo. Wakka gli aveva richiuso la tenda ed era uscito in fretta dal bagno. Bene…se ci si metteva anche lui raggiungevano un record: quattro su quattro erano tutti svitati.

 

 

Aveva finito con calma la doccia e quando era uscito anche Zack era già sotto le coperte semi-addormentato (si vede che era programmato così!) lo aveva comunque salutato con un sorriso. Forse finalmente era arrivata ora della nanna…si era coricato fra le lenzuola morbide e si era raggomitolato sperando di chiudere gli occhi e addormentarsi all’istante. Non era successo.

 

“Ragazzi…”

 

He?” Zell aveva girato la testa verso di lui facendo uscire un piede da sotto le coperte.

 

“Devo confessarvi una cosa.”

 

Perfino Zack gli aveva rivolto un’occhiata leggermente più sveglia ed interessata.

 

“Ho bisogno…di fare l’amore.” Aveva borbottato cercando una posizione più comoda.

 

“…dopo 2 giorni che sei qui sei già in astinenza?!Zell si era messo seduto scompigliandosi con una manata i capelli già scompigliati e lunghi fin quasi a coprirgli gli occhi.

 

“Ho così tante belle persone intorno che…poi…” aveva sospirato piuttosto irritato, non era proprio il momento di parlare di certe cose, ma aveva provato a fare quel discorso giusto per vedere se qualcuno la pensava come lui.

 

“Non c’è nessuna ragazza precisa che ti piace?” Zack aveva gettato la mano come per accedere la lampada che però non c’era più…quando se ne era reso conto aveva scrollato le spalle e si era semplicemente le mani dietro la testa.

 

“Un sacco.”

 

“Amico…non ci sono solo le ragazze…no?” Wakka dal suo letto gli aveva strizzato l’occhio…oh? Eppure sembrava il più ingenuo, come mai questa affermazione così audace?

 

Dici che dovrei cercarmi un ragazzo?” aveva azzardato con un sorrisino malizioso sistemandosi in una nuova posizione ancora.

 

“No…non dicevo quello! Dicevo che la mano ti dà una mano!” aveva sventolato le dita nella sua direzione con aria furba…oh questa!! Irvine Kinneas che deve darsi una mano con una mano? Noooo era fuori questione proprio.

 

“Aah…che tristezza.”

 

Però ha ragione.” Aveva borbottato Zell.

 

“…niente rumori strani stanotte Zell, non mi interessa se Selphie ti ha detto che portano fortuna!”

 

E così si era concluso il discorso. E lui che voleva fare altro. Meglio cercare di non pensare a niente invece e dormire…la prima lezione di dizione aspettava gli attori quella mattina. E la dizione…era qualcosa di incredibilmente spaventoso.

Eccole lì le parole traditrici…poteva vedere la preoccupazione anche sugli altri volti segno che non solo lui si trovava in difficoltà. Se iniziavano a sudargli le mani avrebbe sciupato il foglio e tutti avrebbero visto le impronte umidicce…si era guardato sospettosamente in giro prima di asciugarsi di nascosto le mani sui pantaloni.

 

“Leggete con attenzione e quando uno di voi si sente pronto può venire da me. Seymour li scrutava con attenzione, le dita delle mani incrociate in un non so che di minaccioso, perfino la sua voce inquietava non poco…quel modo di scandire lentamente le parole e marcare la fine di ogni frase…

 

In fondo era la prima volta che si incontravano, se faceva schifo non era colpa sua, d’accordo aveva già fatto molto teatro ma nulla di eclatante, non erano spettacoli importanti, se ogni tanto sbagliavano un accento non se ne accorgeva nessuno.

 

“Allora?” ecco che iniziava a spazientirsi…lo vedeva dal modo in cui aveva iniziato a tamburellare le dita.

 

“Ieri il primo è stato lui.”

 

NO! Aveva girato lentamente il viso verso la persona che aveva parlato: Rinoa. Gli puntava contro un dito spietato…la sua condanna! Non il primo di nuovo! Donna infame! Che cascasse il mondo non gli avrebbe mai concesso di avere il suo corpo! Per qualche secondo aveva pensato di afferrare la piccola seggiola contro alla parete e scagliargliela sul dito…

 

N-no…aspetta…” aveva allargato gli occhi il più possibile e li aveva diretti verso il basso per lanciarle un disperato messaggio: -abbassa quella mano!- ma Rinoa aveva sorriso e aveva sporto il mento con cocciutaggine continuando a puntarlo.

 

A quel punto si era pateticamente rivolto a Seymour che non aveva potuto non notarlo. “Sei il coraggioso del gruppo?”

 

“Ehm…no, sono quello sfortunato.”

 

“Allora vieni qui adesso se ti senti pronto così ti levi il pensiero! Non aver paura tanto non c’è voto, non vi giudicherò per questa cosa.

 

Alla fine non era così terribile come appariva! Si era girato verso Rinoa e nonostante le telecamere si era esibito in una linguaccia da vero uomo maturo. Dopodichè si era spostato verso il suo insegnate ancora leggermente intimorito di come sarebbero andate le cose.

 

Si era schiarito la voce prima di iniziare la lettura dopodichè aveva inspirato profondamente e aveva iniziato.

 

(Da un antologia di racconti di H. P Lovecraft –L’abitatore del buio-)

 

Cóntinuando a muoversi quasi senza rèndérséne cònto, Blake strisciò attravèrso la finestrella, lasciandósi cadére sul sóttostante paviménto di céménto cópèrto di pólvere e róttami. Il sottérranéo dal soffitto a volta era molto ampio e senza pareti divisorie; nell’angolo più lontano, alla sua destra, óve le ómbre si facévano più fitte, Blake scórse un néro archivólto…”

 

“La O deve essere aperta in entrambi i casi Irvine. Comunque può bastare così, sei stato molto bravo…alla fine suppongo tu abbia sbagliato per…distrazione. O per emozione.”

 

Seymour si era alzato per avvicinarsi di più agli altri studenti e aveva fissato Rinoa. “Vediamo cosa sai fare tu.

 

Non era riuscito a non sghignazzarle in faccia quando i loro occhi si erano incrociati…aveva fatto l’infame e adesso si beccava le conseguenze delle sue azioni! Seymour era stato abbastanza duro con lei, correggendola per ogni piccolissimo errore, cose che con lui probabilmente aveva evitato di fare…ogni tanto il mondo girava dalla parte giusta.

 

 

Per il resto della mattina si erano esercitati in piccoli semplici esercizi di dizione e avevano imparato una cosa molto importante: non rifare, o cercare di non rifare, tre volte consecutive lo stesso errore perché caso mai fosse successo, Seymour estraeva da una tasca nascosta chissà dove una trombetta potentissima e te la infilava in un orecchio gridando –NOOOOOO!!!!- a tutto volume. La prima volta ti scioccava, la seconda ti mandava all’ospedale con un timpano fra le mani.

 

Se non altro una persona non avrebbe commesso errori con leggerezza!

 

 

Continua…

  
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