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Autore: LeoValdez00    03/12/2014    2 recensioni
Reyna è sola al Campo Giove.
Jason è scomparso.
Tutto il peso delle responsabilità cade sulle sue spalle.
"Una lacrima solitaria le rigò il volto, atteggiato in una maschera di indifferenza.
Non poteva crollare"
(Jeyna Friendship)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reyna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Leader'
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Reyna si svegliò poco prima dell' alba, come tutte le mattine da quando era entrata in Legione.
Si vestì, indossò la pesante armatura di oro imperiale e prese il gladius, pronta per il suo allenamento.
L' aria fredda di febbraio le sferzava il viso, ma non volle farci caso e si avviò lungo la via Principalis, cercando di non far rumore.
La spada d' oro tintinnava fastidiosamente ad ogni passo, ma per lei era confortante, era un rumore rimasto invariato negli anni, che le dava sicurezza.
Alla fine della strada, c' era una piccola Arena, spesso inutilizzata, che però Reyna amava.
Era lì che aveva ricevuto la sua prima cicatrice, salvando un centurione disarmato, da un ciclope entrato grazie alla magia all' interno dei confini del Campo.
Il Pretore sorrise improvvisamente al ricordo, che sembrava ormai molto lontano.
Da quel momento, aveva fatto molta strada nella Legione.
In pochi mesi, era diventata Centurione e, in poco più di un anno, aveva ottenuto l' agognata carica di Pretore del Campo Giove.
Insieme a Jason Grace.
Un peso le gravò sul petto, costringendola a fermarsi.
Ne era passato di tempo da quando era una normale ragazzina portoricana con centinaia di amici, ma non era riuscita ad evitare di fidarsi del figlio di Giove.
Con quello sguardo teso, impaurito quasi, dal non essere all' altezza delle aspettative, con quel modo di fare da vero romano e con quell' innato senso del dovere, era riuscito a rendersi una persona "affidabile" agli occhi di Reyna.
Un' ardua impresa, che gli aveva però garantito un posto importante nella vita della ragazza.
Il Pretore avanzò lentamente, fino ad entrare nella piccola Arena, dove si sedette per terra, a gambe incrociate.
Chiuse gli occhi, ignorando il vento ed il freddo che le penetravano fin nelle ossa, concentrandosi solo sul riuscire a calmarsi.
Non doveva cedere all' ennesimo attacco di panico.
La scomparsa di Jason le aveva inflitto un duro colpo, come se le avessero amputato un braccio e sentiva un dolore fantasma, sentiva che stava male senza quella parte di lei, come se fosse lì ma lei non riuscisse a raggiungerlo.
Il figlio di Giove era riuscito ad imprimere a fuoco il suo nome nell' animo della ragazza.
Non c' era nulla di romantico tra di loro, ma era arrivata a fidarsi talmente tanto di quel ragazzo, che era diventato parte integrante della sua vita.
Una lacrima solitaria le rigò il volto, atteggiato in una maschera di indifferenza.
Lei la lasciò scivolare indisturbata, finché non arrivò al mento e scese fino all' incavo del collo.
Non poteva crollare.
Non poteva neanche fermarsi quel tanto che bastava per permettere a sé stessa di riprendersi dal trauma.
No.
Non si sarebbe mai ripresa.
Ancora con gli occhi chiusi, prese il suo gladius e lo tolse dal fodero, appoggiandolo davanti a sé, sulle proprie gambe.
Poggiò le mani sulla gelida superficie e questo le ridonò un po' di tranquillità.
Lei era l' unico Pretore del Campo Giove, l' autorità massima per l' esercito romano.
Le sue emozioni non contavano nulla, doveva sopprimerle, relegarle in un angolo della propria mente, cercando di ignorarle.
Per il bene di Nuova Roma, era necessario che lei rimanesse concentrata nel proprio ruolo.
Un' altra lacrima le solcò la guancia, gli occhi ancora serrati ed il cuore pesante.
Era sola.
Di nuovo.
Ma lei, Reyna Avila Ramirez Arellano, figlia di Bellona e unico Pretore in carica del Campo Giove, era una guerriera.
E avrebbe continuato ad esserlo, in ogni occasione e ad ogni costo.
Per Roma.

 

   
 
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