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Autore: scarlett_midori    03/12/2014    7 recensioni
E quando quella notte, Magnus si svegliò urlando il nome di Alec e piangendo, quella volta fu Tessa ad abbracciarlo forte.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo avrebbe amato per sempre. Anche quando il Tempo non avrebbe avuto più senso ed i capelli grigi sarebbero caduti.
Lo aveva giurato a se stesso, anzi, era stato come un gesto istintivo e d’intenso bisogno.
E dopo di lui nessun altro ci sarebbe stato, anche questo gli aveva detto, ed il suo cuore l’aveva accettato.
 
 
 
Il sorriso del Nephilim appariva stanco, carico di mille ricordi ed avventure, ma ancora pienissimo d’infinito amore e pazienza.
«Ehi, stregone.»
Le labbra si muovevano piano, come foglie ingiallite che cadevano.
Gli occhi erano ancora azzurri, striati da strisce più chiare. Erano gli occhi di chi aveva visto il mondo, e di chi aveva combattuto in nome di qualcosa in cui credeva davvero.
«Amore mio.»
Magnus non riusciva a guardarlo, perché il suo amato stava invecchiando, mentre la sua pelle era rimasta giovane, gli occhi vispi ed intelligenti. Ma carichi di un dolore inimmaginabile.
«Magnus, vieni qui.» Alec alzò la mano in direzione di quella dell’altro, voleva stringerla nella sua, ormai quasi senza forze. Ma Magnus non si mosse: era sicuro che se avesse rivolto lo sguardo verso Alexander, le lacrime sarebbero straripate fuori dai suoi occhi giallo-verdi.
«Ti prego, vieni qui vicino a me» sussurrò il Nephilim.
Lo stregone rimase a fissare il giardino, scosso dal forte vento invernale.
«Sai, Alec.. era quasi Autunno, quando ci conoscemmo. Tu eri così giovane ed inesperto, io.. Io così impenitente e dissoluto. I tuoi occhi mi colpirono subito, e sapevo dentro di me che non mi avrebbero più lasciato andare. Provavo, finalmente dopo tanto tempo, qualcosa che riconobbi poco dopo come amore.
«E poi tu stato così emozionato, timido. Lo leggevo nel tuo sguardo. Ed io ero pronto a tuffarmi in quel mare, che i tuoi occhi ancora sono. Ero pronto a fare qualsiasi cosa per te: aiutare quegli stupidi ragazzini, combattere.. Soffrire. Ma poi amare ancora più forte di prima, amore mio.
 
 
Il respiro di Alec era irregolare, faceva fatica già da molto tempo a compiere quelle che erano le più facili azioni.
Magnus si girò finalmente verso di lui, ormai sapeva che non mancava più molto tempo. Pochi minuti e..
No, non riusciva a pensarci. Non poteva, non doveva.
Perché Alec non gli aveva concesso di fare qualcosa per restare insieme per sempre? Perché non aveva accettato quella magia, che un tempo tanto bramava, pur di rimanere insieme?
“E diventare un a specie di mostro, Magnus? Non potrei mai.”
Ancora sentiva quelle sue dolorose parole nelle orecchie.
 
«Magnus, la mia è stata una vita perfetta, grazie a te. Non ho nulla da rimpiangere.»
La sua voce era dolce, le parole sincere.
«Alec.. sono io quello che passerà il resto della vita senza di te.. Io, io..»
Lacrime calde gli rigarono le guance, non poté fermarsi. Fu come un improvviso uragano, un’atroce esplosione di dolore.
Le mani non trovano un posto giusto: le agitava in aria, producendo piccole saette azzurre, che colpivano i vari oggetti presenti nella camera da letto.
Poi lasciò che le braccia gli ricadessero stanche lungo i fianchi magri e il cappotto viola.
 
Ed ora si stava asciugando quelle lacrime che tanto odiava.
Magnus passò una mano sulla testa del suo amato, ricordando i giovani lineamenti del volto.
Per un attimo lo rivide ancora, giovane e impacciato. Il suo piccolo Alexander.
«Magnus ti amo. Ti ho amato tanto, da far apparire tutto il resto inutile. Ho passato con te i migliori ed i peggiori momenti della mia vita, ti sono grato per entrambi.
Sei stato un padre ed un nonno speciale.»
Un colpo di tosse improvviso scosse il fragile e vecchio corpo di Alec.
 
Le mani dei due amanti ora erano giunte, in una stretta senza pari.
«Mag..» Un altro respiro stentato. L’ennesimo colpo di tosse.
«Non ti devi affaticare, fiorellino. Riposa» sussurrò Magnus, ridendo quel poco che riusciva, pronunciando quel nomignolo.
Per lui, Alec rimaneva sempre il suo petit fleur, rimaneva il bellissimo e forte ragazzo che aveva conosciuto.
Nonostante le rughe, nonostante il tempo trascorso.
«Magnus, prometti che sarai felice.. promettimi che veglierai sui nostri cari, ma che soprattutto baderai a te.»
«Alec..»
«Mag..» Un ultimo respiro. La voce gli era morta in gola e la tosse aumentava senza il minimo contegno.
Gli occhi allarmati di Magnus erano puntati su di lui.
«Alec, jangan biarkan me.»
Non lasciarmi.
 
Il suo ultimo sorriso, l’ultimo guizzo di luce nei suoi occhi.
L’ultimo tocco della sua fredda mano.
 
La voce di Magnus fu soffocata dalla vicinanza dei due corpi. Il viso infilato a forza nell’incavo della spalla di Alexander.
 
Le urla, i singhiozzi. L’ultimo abbraccio al corpo morto dell’amato.
 
Il corpo straziato di Magnus fu trascinato via con la forza da suo nipote Benedict -«sarà sicuramente migliore dell’antenato» aveva detto Magnus ridendo, il giorno della sua nascita- e lo costrinse a sedere fuori, nell’ordinato salotto del loro appartamento.
«Nonno..» Anche il ragazzo aveva le lacrime agli occhi, ma lo stregone non lo ascoltava. Urlava, ora silenziosamente.
«Non ti dirò mai addio, amore mio» farfugliava tra sé.
L’ultima cosa che Magnus vide quel giorno furono gli occhi azzurri di Alec, riflessi nella sua lunghissima memoria.
 
 
 
 
 
Un colorito bluastro molto familiare apparve davanti ai suoi occhi, e non poté fare a meno di capire a chi appartenesse quel bizzarro colore della pelle.
Avvertì, solo per un attimo, un piccolo sollievo al cuore.
Catarina non parlò; non n’aveva bisogno. Si limitò solo ad accogliere lo stregone tra le sue forti braccia, e quando poco dopo, lui ricominciò a piangere, lei lo tenne stretto più forte.
«Shh» si limitava a dire, e a canticchiare poi una vecchia ninnananna, nella lingua originaria dell’altro.
Ma lui non rispondeva, non diceva nulla, non parlava neanche più a se stesso.
«Arriva Tessa» rivelò l’amica e cercò di sorridere, ma poi non capì l’utilità di quel gesto. Forse, in fondo, era solo per consolare anche se stessa.
 
 
Quella notte, Magnus sognò stregoni, Nephilim, demoni, capelli neri ed occhi azzurri. Solo quando riprese conoscenza la mattina seguente, comprese di star piangendo nuovamente e che quei capelli e quegli occhi erano solo un triste e lontano sogno.
Pochi minuti prima aveva avvertito le calde labbra di sua figlia e successivamente quelle di Isabelle, posarsi sulla sua fronte.
Ora sentiva che qualcuno gli stava tenendo la mano.
«Tessa.» La prima parola pronunciata dopo giorni.
«Una volta, un amico mi disse che sarebbe stato più doloroso perdere solo il primo amore, che poi tutto sarebbe stato facile... Ma a quanto pare non è così.»
Magnus guardò l’amica, poi prese un respiro.
«Non trovo le parole giuste per commemorarlo. Non ce ne sono, non ce ne saranno. Ed ora lasciami perire in pace, Theresa» ribatté lo stregone, freddo. Voleva rimanere solo con il suo dolore, crogiolarsi nelle lacrime e nei vecchi ricordi passati. Ma Tessa non andò via, non lo avrebbe mai fatto: come avrebbe potuto abbandonare l’amico, in quel momento?
 
E quando quella notte, Magnus si svegliò urlando il nome di Alec e piangendo, quella volta fu Tessa ad abbracciarlo forte.
 
 
 
   
 
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