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Autore: CassandraBlackZone    04/12/2014    1 recensioni
“Hai altre domande, prima che io abbassi questa bellissima leva?”
“Sì.”
“Spara.”
Questa è la domanda più strana che abbia mai posto a qualcuno “Dottore chi?”
Lui sorride senza rispondere e, abbassata la leva, il rotore inizia ad oscillare su è giù. Nella sala riecheggia uno strano cigolio ansimante e iniziamo ad aggrapparci ai corrimano, per quanto gli scossoni sono forti.
Qualcuno mi dica che è tutto un sogno.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Io ho avuto molte facce, molte vite. Non le riconosco tutte, ma ce ne una in particolare che ho cercato con tutto me stesso di dimenticare. Quello è stato il Dottore che ha combattuto la Guerra del Tempo, e quello è il giorno in cui lui lo fece, in cui io lo feci. Il giorno in cui io li uccisi tutti.
L’ultimo giorno della Guerra della Tempo.
 
Ho fatto fatica a credere alla magia nera di Akako e a Shinichi ritornato bambino in passato: streghe e farmaci che rimpiccioliscono corpi sono già abbastanza assurdi. Ma… gli alieni. Chi mai crederebbe a simili scemenze?! Io? No di certo. Anche se d’altronde… potrebbe benissimo far parte del club delle assurdità. Forse.
Alzo di nuovo il mio sguardo sul soffitto infinito, cercando invano qualche telecamera nascosta. Osservo poi la strana consolle equipaggiata di ogni cosa diavoleria possibile, le pareti, le luci e infine guardo di nuovo lui, il Dottore, che mi sorride tranquillamente con le mani dietro alla schiena. Quanto mi irrita.
“Fammi capire bene” mi tolgo monocolo e cilindro “ tu sei… un alieno.”
“Esatto.”
“Più precisamente… un Signore del Tempo” mi siedo su una sedia girevole dietro di me.
“Di nuovo esatto.”
“Hai più di mille anni, due cuori e viaggi con una cabina telefonica della polizia inglese del 1963 nel tempo e nello spazio.”
“Blu. Non ti dimenticare che è blu” puntualizza lui con fare saccente.
“E ti aspetti davvero che io ti creda?”
“Scusa, perché mai dovrei mentirti? Se hai finito di guardarmi come Sherlock Holmes, possiamo passare al gioiello che avevi intenzione di rubare?”
“Ma come? Credevo che la questione fosse il perché ti avevo dimenticato” devo cercare di guadagnare tempo. Fortunatamente ho ancora una quarantina di minuti. Fino all’ora stabilita, devo assolutamente capire che intenzioni di questo ciarlatano in tweed.
“Ho pensato a lungo, e penso che l’unica spiegazione sia che non ti abbia interessato più di tanto.”
“Di che parli?”
Il Dottore mi guarda perplesso mentre spinge con un piede quella che sembrava una pompa a pedale “Dici sul serio?”
“Purtroppo in questo momento sono serio.”
“Per la miseria giovanotto! Non sei così sveglio come credevo.”
“Scusami se mi sono addormentato durante il film, ok? Non vado matto per quelli fantascientifici, Dottore.
“Oi, cos’era quell’ironia?”
“ Oh, niente, Dottore. Solo che faccio davvero fatica a credere ad un personaggio inventato.”
Il Dottore agita l’indice davanti a me annuendo “ Ahia… hai toccato un tasto dolente, peccato che io sia qui davanti a te e vedo con gioia di non starti molto simpatico, dico bene?”
“Sai com’è! Mi hai rapito nel bel mezzo di una missione!”
“Di una rapina, vorrai dire.”
“Oh, andiamo! Se davvero mi conosci dovresti sapere perché lo faccio!”
“Sì, è vero. Io lo so. Pardon!” sogghigna con le braccia alzate.
“Ok, ora basta scherzare. Sii serio e spiegati.”
“Serio? Per la misera, Kaito! L’appellativo di Kid non ti è stato mica dato per caso, no? Divertiti un po’”
“Oh, certo! In questo momento dovrei essere contento di essere insieme ad ET!”
“Oi, vacci piano, eh! Io e ET abbiamo una fisionomia biologica diversa.”
“Ma cos-… non cambiare discorso!”
“Ok ok, come vuoi” il Dottore sbuffa annoiato, proprio come farebbe un bambino a cui gli è stato proibito di giocare.
Assurdo. In che razza di situazione mi sono cacciato? È la realtà o sto sognando? Devo almeno cercare di adattarmi. Calmo, Kaito. Calmo.
“Passiamo allora alla parte seria. Bene!”
“Perché?” chiedo con le braccia incrociate al petto.
“Beh, me lo hai chiesto tu, no? Vuoi chiacchierare ancora un po’ ?”
“No. Perché non dovrei rubare l’orologio. Spiegati.”
“Oh, certo certo! Faccio subito in un lampo!”
Con tocco esperto, il presunto alieno si muove intorno alla consolle tirando e premendo ogni leva e bottone, senza mai sbagliare. Di tanto in tanto alza lo sguardo sul rotore centrale per sbottare un sorrisetto compiaciuto. Sono bravo, eh? Dicono quegli occhi da vecchio dodicenne alla macchina.
Un sonoro bip attira la mia attenzione verso un vecchio schermo attaccato chissà come ad un cavo “Beh? Allora?” dico spazientito e confuso.
“Guarda pure lo schermo” mi urla lui dall’altro lato.
Questa volta sono io a sbuffare. Controvoglia mi limito ad avvicinarmi con gli occhi sulla nitida immagine di un orologio da taschino, d’oro con tanto di catenella, dei motivi circolare incisi e delle pietre rosse incastonate, che riconosco subito. È lo stesso orologio che intendo rubare questa notte. Controllo di volata il mio orologio da polso: ho ancora una ventina di minuti, devo resistere un altro po’ restando al gioco di questo pazzo.
Pensa davvero d farmela in questo modo? Ricordandomi di quel film visto con Aoko chissà quanto tempo fa non ha fatto altro che farmi capire quanto sia palese la falsità di questo posto. O almeno… è quello che sto sperando in questo momento.
“Or dunque?” mi arriva da dietro quasi di soppiatto riportandomi alla realtà “Che ne dici?”
“Che è proprio ciò devo rubare stasera” rispondo divertito.
“Ti sbagli. Che non ruberai questa notte.”
“E perché non dovrei?”
Il Dottore sorride pizzicandomi il naso “Perché non appartiene a te, bensì a me. Devi sapere” riprende a giocare con i pannelli di controllo “quell’orologio è un antichissimo cimelio di famiglia per un Signore del Tempo, in questo caso io. O meglio… il mio l’ho già dato via in passato, ma mi è stato detto che lì dentro c’è qualcosa di mio, e sono venuto a riprendermelo.”
“Ah, certo. E una cosa così tanto importante l’andresti a lasciare ad un qualsiasi proprietario obeso e riccone giapponese, dico bene?” quanto amo fare il sarcastico. Specialmente mentre agito le mani.
“Spazio e tempo. Non ti era chiaro forse? Comunque sia, grazie al tuo tempismo non mi hai fatto finire, perciò… non intendevo dire che non te l’avrei lasciato fare, so bene che hai una reputazione da mantenere, e che hai… dieci minuti, no? Quindi, oggi avrai un complice al tuo completo servizio” il Dottore fa un pessimo inchino incurvando di poco la schiena, senza smettere di sorridere.
“Che?”
“Non fare il finto tonto, giovane Kaito. So bene che hai sentito. Allora? Vogliamo andare?”
Mi giro intorno con un sopracciglio alzato “E dove, scusa?”
Il Dottore indica con la mano destra tesa una porta a due ante e finestre rettangolari.
“Starai scherzando,  spero. Non ci siamo mossi!”
“Questo è quello che pensi tu” agita di nuovo la mano “forza, esci! Siamo proprio davanti all’orologio.”
“Ok, Questa volta stai scherzando sul serio! Questa… nave sarà completamente in bella vista, sai?!”
“Mi sono perso qualcosa… credevo di averti spiegato che siamo apparentemente in una cabina telefonica.”
“Beh, ragionando ho capito che non è possibile!”
“Ah, forse devo riprendere il fatto che sono un alieno.”
“Oh, ma smettila! Gli alieni non esistono!”
“Ahia… altro colpo basso. La magia nera e farmaci che rimpiccioliscono esistono, mentre gli alieni no? E’ abbastanza contraddittorio da parte tua, non credi?”
“Che casp-… leggi del pensiero?!”
Adesso basta. La situazione sta diventando ridicola. Devo andarmene subito prima che cominci a perdere veramente la pazienza, così non colgo il saluto del mentone inglese e mi avvicino alla porta. Era di entrare in scena.
“Buffo. Non ti sei chiesto perché parlo un giapponese perfetto.”
Apro le due ante senza rispondergli. Sono troppo arrabbiato per farlo.
“ Per essere un mentone inglese, eh?”
“Allora… è vero…”
“Touché. Sì, in effetti qualcosina nella testa riesco a leggerla. A tal proposito… dovresti considerare la tua idea di dire a tu-sai-chi quella cosa davanti alla torre dell’orolog-…”
“E’ vero!” il mio urlo è strozzato per quanto sono spaventato. Sono immobile, in panico, se non anche scioccato, davanti a quest’affare viscido, informe e dal corpo squamato e violaceo. Un drago? Una chimera? Che cosa diavolo sta sbavando sopra la mia testa?
“Oh no no no!! Kaito!! Subito dentro!!”
Attirato dalla voce del Dottore, la strana creatura ruggisce minaccioso alitando sulla mia faccia. Dei conati di vomito si fanno largo nella mia gola “DOTTORE!”
 
Signori del Tempo di Gallifrey, Dalek di Skaro, porto la notizia a tutti voi. Troppo a lungo ho fermato la mia mano. Non più. Oggi non mi lasciate scelta. Oggi questa guerra finirà. Non più. Non più…
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Le verifiche mi uccidono… le interrogazioni mi uccidono… La scuola mi sta uccidendo… Aiuto…
Capitolo corto e banale… ma spero di migliorare più avanti… sto cercando di portare avanti tre storie diverse credendo di farcela e invece…  va beh… cercherò di fare del mio meglio.
 
Cassandra
   
 
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