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Autore: tere_in_uprising    05/12/2014    0 recensioni
"E' strano che nessuno dei due si ricordi dell'altro, no?"
"Non è corretto. Io fin da quando ti ho vita mi sono ricordata di te."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~La scuola era riniziata e la voglia di andarci, per un motivo o per un altro, era sempre meno.
Entrai in classe e notai nuovi ragazzi, così, educatamente, mi andai a presentare: " Ciao. Mi chiamo Diana.". Loro erano Matteo, Federico, Alessio, Giovanni e Simone. Erano simpatici, anche se l'ultimo che non parlava e sembrava il tipico ragazzo sfigato.
Mi andai a sedere al mio posto, pronta ad iniziare un nuovo anno all'insegna dell'ansia.
I minuti iniziarono a scorrere interminabilmente, quando ad un certo punto sento Alessio dietro di me chiamare: " Atena". Non capii, in fin dei conti non c'era nessuno che si chiamasse così. Curiosa, mi girai per scoprire cosa voleva e lo vidi fissarmi. Ancora non capivo. Poi Matteo esclamò: " Non si chiama Atena, ma Diana scemo!".
Scoppiai a ridere e mi girai di nuovo verso la lavagna visto che il professore ci aveva richiamati.
A ricreazione sentii Matteo dire: " Io Fede ti vedrei bene con l'Atena!".
Mi sentii il sangue affluire alle guance e pensai Che imbarazzo!.
Poi continuò: " Che ne dici Ate?".
" Ma io sono fidanzata!".
" Ma non avrebbe proprio nessuna possibilità?".
" No".
" Sicura?".
" Si, mi dispiace".
Una volta finite le lezioni tornai a casa.
Mentre stavo guardando la televisione sentii arrivare un messaggio: era di Lorenzo, il mio fidanzato. “ Hey ho mangiato una cosa buonissima a pranzo!”.
Che me ne fotte a me? Dici sempre le stesse cose, cambia un po' dopo quasi un anno cazzo! Pensai.
Ma quello che effettivamente risposi fu: “Ah si? Bene! :) scusa ma ora devo andare a studiare, ci sentiamo più tardi”.
“Okay a dopo :)”.
Nello stesso momento in cui mi rimisi a guardare la televisione, la sensazione che mi s'era formata allo stomaco era andata via. Dopo poco decisi di andare a dormire, ma senza riuscirci, allora presi il cellulare e iniziai ad ascoltare Tiziano Ferro. Sulle note delle prime parole inizia a piangere silenziosamente senza rendermeno conto e, allo stesso modo, iniziò anche un periodo tormentato.
I giorni seguenti, a scuola, passarono tranquillamente; i pomeriggi, invece, li passavo a evitare inconsciamente Lorenzo e a parlare con Federico che mi faceva ridere e, allo stesso tempo, si interessava a me, cosa che il mio ragazzo non aveva mai fatto.
Una mattina, con l'inverno alle porte, ero in classe intenta a chiudere la finestra, senza, però, un ottimo risultato.
Sentii Federico arrivare da dietro dicendomi: " Lascia, faccio io. Per chiudere la finestra bisogna essere alti e avere forza". Dopo un interminabile secondo aggiunse a voce leggermente più bassa: " Te sei uno scricciolo".
Ecco, l'aveva fatto. Mi aveva chiamata “scricciolo” e non avrebbe assolutamente dovuto farlo, perchè io amavo essere chiamata così.
Risposi con un “Grazie” e mi allontanai da lui con un mare di domande.
Passavano i giorni e i problemi con Lorenzo aumentavano sempre di più. Ma non potevo lasciarlo, non ancora, dovevo solo aspettare un altro po'.
Mi ritrovavo a controllare costantemente gli ultimi accessi su Whatsapp di Federico, a ingelosirmi ogni qual volta lo vedevo in compagnia di una ragzza. Sono fottuta. Pensavo ogni volta che lo facevo o che mi ritrovavo a pensare a lui. Con il tempo avevo iniziato a parlarci sempre di meno e questo mi faceva impazzire. Arrivò il momento in cui potei lasciare Lorenzo e non con poca facilità lo feci.
Un giorno, quando tornai a casa da scuola, diedi da mangiare al mio gatto come di consuetudine.mentre stavo aspettando che finisse per poi buttarlo di nuovo fuori in giardino, mi misi a sedere sulle scale, guardando il panorama attraverso la porta che avevo lasciato aperta. Ad un tratto sentii un uomo, sarà stato sulla quarantina, bussare.
" E' permesso?" mi chiese.
"Ehm certo, ma lei sarebbe..?"
"Come, non mi riconosci? Eppure quaando eri bambina mi adoravi!".
Mi sforzai di ricordare. Niente.
"Ti verrà in mente. Tua madre comunque aveva invitato me e mio figlio a pranzo da voi. Ci siamo risentiti l'altro giorno e volevamo rincontrarci dopo tanti anni."
" Ah capisco. Strano non mi aveva detto niente. Ma non doveva esserci anche suo figlio?".
"Non darmi del lei, va bene che sono vecchio, ma non così tanto in fin dei conti. Comunque lui ora sta arrivando, era andato a prendere una cosa che aveva dimenticato in macchina. Eccolo! Diana lui è Federico, Federico lei è Diana, la bambina con cui giocavi da piccolo.".
Non ci potevo credere: la mia cotta era proprio in piedi davanti a me, in casa mia. Dovevo assolutamente mantenere la calma. Il punto era: lo conoscevo fin da quando ero bambina?
"Ciao" gli dissi.
"Non ci credo!"
"Vi siete ricordati l'uno dell'altra?" si intromise suo padre.
"No, andiamo in classe insieme babbo."
"Che coincidenza!"
"Beh, che facciamo qua sulla porta! Andiamo su " proposi.
Salimmo le scale con suo padre, del quale ancora non sapevo il nome, che continuava a parlare e io che fissavo di sottecchi il ragazzo accanto a me, come se potesse svanire da un momento all'altro.
Arrivati su dissi: "Mamma sono arrivati gli ospiti!".
Detto questo vidi mia madre andare a salutare lo sconosciuto accanto a me, come se si conoscessero da una vita.
Iniziammo a mangiare e mia madre prese la parola: " Devi sapere Diana, fino a tanti anni fa noi eravamo fissi ad uscire con loro, erano gli unici amici di tuo padre che davvero mi siano mai piaciuti! E' incredibile che tu non te li ricordi, ogni volta che tornavamo a casa mi dicevi: “Sai mamma, questo bambino è davvero carino, vorrei che fosse il mio fidanzatino!”. Ahahah eri così presa da lui!".
Il mio primo pensiero fu: Avevo ragione fin da quando ero piccina.
Invece mi limitai a dire: "Ah si, davvero?".
Poi si intromise l'uonmo e disse:" Fede, dicevi le stesse cose, anzi, te eri peggio, mi facevi: “Sai babbo, un giorno quella bambina sarà mia moglie, è bellissima e ha un sorriso stupendo. E' forte, ma allo stesso tempo indifesa, sembra uno scricciolo!”. Me lo ricordo come se fosse ieri.".
Finito il pranzo lasciammo i nostri genitori a parlare dei bei vecchi tempi e andammo in camera mia.
" E' strano che nessuno dei due si ricordi dell'altro, no?" gli dissi.
"Non è corretto. Io fin da quando ti ho vista mi sono ricordato di te.".
A questo punto ricollegai quello che aveva detto suo padre a tavola a quando mi aveva chiamata “scricciolo” in classe e tutto si fece più chiaro. Più chiaro anche il perchè mi ero “innamorata” di lui fin da subito: lo ero sempre stata.
Allora dissi abbozzando un sorriso timido : " Comunque da piccina avevo proprio ragione".
"Anch'io". Sorrisi e ricordai.

"Hey te mi piaci tanto" dissi.
"Anche te e ti prometto che quando saremo grandi ti sposerò. Aspettami!" ribattè un bambino bellissimo.

E inconsciamente, respingendo tutti i ragazzi che avevo avuto, l'avevo fatto.
Ed è lì che mi baciò.

  
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