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Autore: smile_tears    05/12/2014    4 recensioni
«Cosa c’è?» chiese infatti, sorridendo divertita dall’espressione sorpresa del ragazzo.
«Eri tu. La ragazza della festa eri tu» sussurrò il ragazzo in risposta.
Stavolta fu Micaela a sbarrare gli occhi, sorpresa dalle parole del ragazzo, ma non fece in tempo a formulare una frase d senso compiuto che si ritrovò le labbra del castano premute contro le sue. Si baciarono lì, nel bel mezzo del soggiorno, sotto lo sguardo di tutti gli invitati. Le loro lingue si cercavano, desiderose di rincontrarsi dopo quelli che sembravano anni; le loro mani si intrecciarono e i loro corpi si fecero inconsapevolmente più vicini, desiderosi di maggiore contatto. Si baciarono e inondarono la stanza con il loro amore, perché, si, quello tra i due era amore, un amore forte, anche se spaventato, che era sopravvissuto ai timori di entrambi e che ora era pronto a mostrarsi, legandoli insieme per sempre.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Red cheeks'
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Vaniglia


Vi è mai capitato di sentirvi soli anche se siete circondati da amici?
Vi è mai capitato di desiderare di avere un’unica persona accanto a voi, anche se è l’unica che non potete mai avere?
A Micaela è capitato e anche molte volte.
Ci sono giorni in cui le sue amiche la tempestano di messaggi, le dicono di volerle bene e che è la migliore amica del mondo e lei ne è felice, certo, ma non è la stessa felicità che si prova quando si ha qualcuno di speciale, che dice di amarti incondizionatamente, che ti apprezza per ciò che sei, che ti abbracci, che ti baci.
In pratica, le amiche non possono sostituire l’amore della vita.
La ragazza aveva una fissazione da questo punto di vista.
Era alla ricerca del principe azzurro da anni ormai, ma ancora non lo aveva trovato.
O meglio, credeva di averlo trovato, ma si sbagliava.
Per carità, il suo ex era un angelo sceso in terra, ma non faceva per lei. Lui era troppo per lei. Troppo grande, troppo intelligente, troppo maturo: era troppo e basta.
Da piccola sognava il primo bacio, uno di quei baci lenti e dolci, tipici de film. Aveva aspettato quindici anni per averlo, ma poi ci era riuscita. Quel bacio lo aveva avuto e le era piaciuto da morire.
 
Era piena estate e Micaela stava con il suo ragazzo da tre mesi. Stavano passeggiando per il parco della città, quando ad un certo punto lui le strinse maggiormente la mano per poi farla voltare velocemente verso di se. Per la prima volta in tre mesi si ritrovarono a pochi centimetri di  distanza; i loro nasi si sfioravano teneramente ed entrambi erano arrossiti, imbarazzati da tale vicinanza.
Michele –così si chiamava il ragazzo- sorrise dolcemente, cercando di celare il suo imbarazzo, mentre con una mano accarezzava lentamente i lunghi capelli ricci e neri della ragazza. Preso un po’ di coraggio, il ragazzo avvicinò ulteriormente il viso a quello di Micaela, annullando poi  la distanza poggiando le labbra su quelle rosse e screpolate di lei.
Fu solo un leggero sfiorarsi, un tocco timido di labbra che si desideravano, ma che avevano paura di conoscersi.
Si separarono poco dopo e si guardarono negli occhi, desiderosi di avere ancora un contatto così intimo.
Passarono pochi secondi e Michele avvicinò di nuovo le loro labbra. Anche se con un po’ di indecisione, cominciò a muovere le labbra su quelle della mora, per poi chiedere timidamente l’accesso alla sua bocca, cosa che non gli fu negata.
Quando le loro lingue si incontrarono, furono scossi entrambi da brividi lungo tutta la colonna vertebrale. Questa nuova emozione diede loro il coraggio di approfondire il bacio, facendo giocare le loro lingue. Le mani di Michele scesero sui fianchi di Micaela, che strinse possessivamente, mentre lei intrecciò le mani dietro il suo collo per tenerselo più vicino.
Dai loro gesti, dalle attenzioni che si davano l’un l’altro e specialmente dai loro sguardi, era chiaramente visibile l’infinito amore che c’era tra i due.
 
Un amore momentaneo, come dice Micaela.
Infatti due mesi dopo lei incominciò ad odiare le varie attenzioni che il suo ragazzo le dedicava e dopo vari ripensamenti decise di lasciarlo, per evitare di illuderlo.
Peccato che la ragazza non avesse considerato i due effetti negativi della vicenda:
-Michele era ancora innamorato di lei, nonostante si fossero lasciati un anno e mezzo prima, e continuava a fissarla ogni giorno.
-Lei era in astinenza da bacio, dato che l’ultimo baco lo aveva dato a Michele prima di lascarsi.
 
«Lo sai che io odio le feste, Jasmine, non posso avere due feste di compleanno a cinque giorni di distanza!» si lamentò Micaela, lanciando l’ennesimo vestito sul letto, dove sedeva la sua amica.
«Non fare la noiosa e divertiti per una buona volta! Potresti anche approfittarne per mettere in atto il nostro piano malefico» controbatté Jasmine, alzandosi dal letto e piegando i vari vestiti che l’amica aveva gettato sul letto in preda ad un attacco di nervi.
«Quale piano? Io non ne so niente» disse la mora, girandosi verso Jasmine con le sopracciglia aggrottate.
«Come non lo sai? Il piano per risolvere la tua astinenza da bacio! Ti basterà giocare al gioco della bottiglia e baciare qualcuno, semplice no?» esclamò Jasmine con nonchalance.
«Ma sei matta o cosa?!» sbottò Micaela, facendo spaventare l’amica che era di spalle.
«Ma cos’ho detto di male adesso?» piagnucolò la brunetta sbattendo leggermente i piedi a terra, come fanno i bambini.
«Cos’hai detto? Ma ti pare che io mi metta a baciare persone a caso? Non è un atteggiamento che mi si addice. E poi, chi ti assicura che Nico voglia fare il gioco della bottiglia?» urlò alterata la riccia.
Jasmine sbuffò all’ennesima crisi isterica dell’amica e le si avvicinò cercando di tranquillizzarla.
«Ascoltami bene» incominciò «Nico è il tuo migliore amico, alla festa devi andarci per forza, volente o nolente. Nessuno ti obbliga a baciare il primo che capita, però. Il mio era solo un consiglio, perché mi dispiace che tu sia triste, poi puoi fare quello che vuoi» concluse sorridendole dolcemente.
Micaela sembrò pensarci su, ma alla fine ricambiò il sorriso e abbracciò l’amica sussurrandole: «Grazie, non so che cosa farei senza di te»
Si abbracciarono per un po’, poi Jasmine si separò dicendo: «Basta sentimentalismi per oggi. Ti ricordo che la festa di Nico è tra poco e tu non sei ancora pronta»
Micaela ruotò gli occhi al cielo sentendo le parole dell’amica e ironicamente «Ricordami perché sei la mia migliore amica, ti prego, io ancora non l’ho capito» disse.
«Perché mi ami e perché ti risolvo sempre tutti i problemi»  rispose sorridendole arrogantemente.
La mora sorrise divertita e voltandosi di spalle «Dai, miss modestia, muoviti. Ti ricordo che ho una festa tra poco e devi aiutarmi a prepararmi» disse sorridendo beffarda.
Jasmine scosse la testa e «Sei sempre la solita» borbottò sconsolata, anche se un luminoso sorriso increspava le sue labbra.
 
Il tempo era volato, e ora Micaela si trovava seduta fuori dalla casa di Nico insieme a Kimberly, una delle sue amiche più care.
«Dio mio sto congelando» borbottò Micaela, stringendosi nel suo cappotto invernale, mentre Kimberly continuava a suonare ripetutamente il campanello.
Erano li fuori da dieci minuti, ma Nico ancora non si decideva ad aprirle e loro stavano morendo di freddo.
Kimberly sbuffò annoiata e dopo aver battuto un pugno sulla porta andò a sedersi accanto all’amica, stringendosi maggiormente la sciarpa intorno al collo.
La mora cominciò a tamburellare il piede a terra, alternando anche alcuni sbuffi di noia, finché «Ma che fine ha fatto, accidenti!» sbottò.
«Mica, calmati. Nico avrà sicuramente una spiegazione per tutto ciò, o almeno lo spero per la sua salute» la riprese la castana sbuffando.
A quel punto la risata di Micaela risuonò in tutto il quartiere, finché, non appena si fu calmata, disse: «Assurdo, tu sei più nervosa di me e mi dici di stare calma. Ripeto, davvero assurdo»
L’amica sbuffò divertita, ruotando gli occhi al cielo per poi «Ok, ok, hai ragione. Ma è meglio se una delle due mantiene la calma e tu tra noi due sei quella che si tranquillizza più facilmente» ammettere.
Micaela sorrise alla confessione dell’amica, poi prese un gran respiro e cercò di darsi una calmata, poi sussurrò: «Tranquilla o meno, Nico me la pagherà lo stesso. Sto congelando, qui fuori ci saranno si e no tre gradi»
Kimberly sospirò, poi appoggiò la resta sulla spalla della mora, in cerca di un po’ di calore.
A quel punto, le ragazze sentirono lo scatto della serratura che veniva aperta e una voce trafelata che recitava una litania di «Scusate ragazze, perdonateci»
Quella voce, così bassa e suadente con quell’accento straniero, Micaela la conosceva bene. Era la voce che la tormentava da mesi, quella che le faceva venire i brividi su tutto il corpo; la voce che invadeva i suoi sogni, quella voce da cui era diventata dipendente.
«Francesco» sussurrò voltandosi di scatto verso la porta, dove vide Francesco, Nico e Alessandra, la sorella minore di Nico.
Quest’ultima corse fuori, e gettò le braccia al collo di Micaela, che la prese in braccio per poi farla sedere sulle sue gambe.
«Non ti arrabbiare con Nico e Francesco, è stata colpa mia. Volevo fargli uno scherzo e li ho chiusi in camera di Nico, solo che non trovavo più la chiave e sono rimasti lì per ore. È tutta colpa mia, solo mia»
Alessandra scoppiò in lacrime e strinse ancora di più la mora, che iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli. «Ehi, no. Ale ascoltami, non è stata colpa tua, è stato un incidente. E io non mi sono arrabbiata ne con loro ne con te, per cui stai tranquilla»
La bambina incominciò a calmarsi e cercò di asciugarsi le lacrime, strofinando gli occhi con le sue manine paffute, poi «Davvero non sei arrabbiata?» chiese.
«Davvero, Ale, non importa» la rassicurò, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli castani.
Allora la bambina sorrise e dopo averle lasciato un bacio sulla guancia si alzò dalle sue gambe e corse in casa, facendo quasi cadere i due ragazzi che si trovavano ancora sulla soglia della porta.
Micaela sorrise e si alzò a sua volta, e dopo essersi data una ripulita andò verso l’ingresso per salutare i suoi amici.
Nico l’abbracciò e dopo averle baciato una guancia disse :«A parte gli scherzi, scusate se vi abbiamo lasciate fuori al freddo, non era nostra intenzione»
«Tranquillo, non importa» lo rassicurò la mora «Non è stata colpa vostra, chiunque può avere degli imprevisti» continuò sorridendogli.
A quel punto si voltò alla sua sinistra e vide Kimberly e Francesco che discutevano, così ruotò gli occhi al cielo e mise una mano davanti alla bocca della ragazza per impedirle di parlare.
«Ora basta, loro ci hanno chiesto scusa e noi li abbiamo perdonati, non serve fare scenate. Mi prometti di finirla?» la ammonì, e al cenno d’assenso dell’amica tolse la mano dandole il permesso di parlare.
«Grazie, non la smetteva più di parlare» disse Francesco non appena Kimberly si fu allontanata per parlare con Nico.
«Non c’è di che, so che può diventare insopportabile quando inizia a parlare a raffica» disse la mora ridacchiando imbarazzata.
I due si guardarono negli occhi e proprio quando stavano per abbracciarsi arrivò Alessandra, che tutta contenta iniziò a saltellare intorno al ragazzo dicendo: «Francesco, Francesco! Mi vieni ad aiutare? Ho quasi finito il disegno ma non riesco a fare una cosa»
Il ragazzo rivolse uno sguardo dispiaciuto alla mora, che invece gli sorrise dicendogli : «Vai, non preoccuparti»
Il ragazzo ricambiò il sorriso, poi lasciò che la bambina lo prendesse per mano e lo trascinasse letteralmente nel salotto, lasciando Micaela sola con gli altri due.
«Che ne dici di farci entrare? Siamo state fuori già abbastanza per i miei gusti» disse Kimberly rivolgendosi a Nico.
Il ragazzo spalancò gli occhi e imbarazzato balbettò: «Si, scusate, sono stato un idiota» mentre la castana incominciò a ridere, per poi calmarsi e dire: «Guarda che stavo scherzando sta tranquillo»
Nico arrossì e si spostò dall’ingresso per far passare le due ragazze, mentre la mora ruotando gli occhi al cielo sorrise e pensò che quella sarebbe stata una lunga serata.
 
Al contrario delle aspettative della ragazza, la serata stava passando velocemente e tutto sembrava andare per il meglio.
O almeno lo credeva prima che Nico entrasse nel salotto con in mano una bottiglia vuota e che tutto pimpante esclamasse: «Fate un cerchio, giochiamo al gioco della bottiglia!»
Lei sbarrò gli occhi e sperò con tutto il cuore che qualcuno si rifiutasse, facendo così cambiare idea al festeggiato, ma avvenne l’esatto opposto. Infatti tutti lasciarono ciò che stavano facendo e si sedettero a terra vicino al camino, entusiasti di giocare e movimentare la serata.
A quel punto la ragazza non poté fare altro se non sospirare e andare a sedersi insieme agli altri, sperando che tra tutte quelle persone la bottiglia non puntasse proprio lei, che voglia di giocare non ne aveva.
Nico si sedette insieme a tutti gli altri e prese parola: «Vi avviso che stiamo per giocare ad una versione diversa dal solito. La prima persona che verrà indicata dalla bottiglia dovrà essere bendata e spedita nel ripostiglio, dove aspetterà la seconda persona e resteranno lì per tre minuti. Alla fine del tempo, la persona non bendata potrà decidere se rivelare o meno la sua identità all’altra persona. Questo è tutto, buon divertimento!»
Micaela non finì nemmeno di ascoltare le parole del suo migliore amico, che prese immediatamente il telefono in mano, per inviare un messaggio a quell’adorabile ragazza di nome Jasmine, che in quel momento stava sicuramente ridendo delle sue sventure.
“So che ci sei tu dietro a tutto questo, non appena ci vedremo ti farò una bella strigliata” recitava il messaggio, e poco dopo arrivò la risposta:
“Scusami, Micia, ma vedrai che non te ne pentirai”
A quel punto la ragazza rimise il telefonò in tasca sospirando, per poi sussurrare: «Lo spero per te»
 
Stavano giocando già da un po’ e, fortunatamente, né Micaela né Francesco erano mai stati puntati dalla bottiglia.
La ragazza tirò un sospiro di sollevo, perché credeva di averla scampata, che il gioco fosse finito, ma un urlo di sorpresa le fece capire che il gioco era tutt’altro che finito.
Portò la sua attenzione sulla bottiglia e vide che questa si era fermata su Francesco, che si stava grattando la nuca imbarazzato.
Il castano si alzò e si avvicinò a Nico, che lo bendò per poi condurlo nel ripostiglio.
Al quel punto la ragazza vide Adelia parlottare con le sue amiche e, conoscendo bene la cotta della bionda nei confronti di Francesco, immaginò i loro discorsi e ruotò gli occhi al cielo.
Persa nei suoi pensieri, Micaela si accorse a malapena che la bottiglia avesse ripreso a girare e per questo si sorprese quando si trovò più di dieci paia di occhi addosso.
Guardò la bottiglia e si accorse che era puntata proprio verso di lei. A quel punto imprecò mentalmente, poi lanciò un’occhiata omicida a Kimberly e Nico, che le sorrisero angelicamente, facendo finta di niente.
Sospirando si alzò da terra, e dopo aver lanciato un sorrisetto arrogante ad Adelia, si avviò nello stanzino.
Posò lentamente la mano sulla maniglia e aprì la porta. La prima cosa che vide fu il buio totale che avvolgeva la stanza, poi posò lo sguardo sul ragazzo, che sentendo la porta aprirsi si era voltato spaesato per capire chi fosse appena entrato.
«Chi sei?» chiese infatti, non appena sentì la porta chiudersi.
La ragazza non rispose, perché mai e poi mai gli avrebbe fatto capire chi era, mentre Francesco sospirò sconsolato per poi dire: «Non mi risponderai mai, vero? Va bene, vorrà dire che ti lascerò in pace e passeremo questi tre minuti ignorandoci»
La ragazza ci pensò su, perché stare sola in uno stanzino con Francesco, sua cotta da un paio di mesi, senza nessuno che disturbasse e senza che lui sapesse con chi si trovasse le sembrava uno spreco, ma allo stesso tempo aveva vergogna.
Carpe diem, le disse la sua coscienza e, ehi, perché la sua coscienza aveva la stessa voce di Jasmine?
La ragazza scosse la testa, cercando di rimuovere quegli assurdi pensieri dalla sua mente e si decise: o la va, o la spacca.
Si avvicinò lentamente al ragazzo, cercando di non farsi sentire e, non appena gli fu a pochi centimetri di distanza, avvicinò i loro visi facendo incontrare le loro labbra.
Il ragazzo sussultò al leggero contatto, ma dopo un primo attimo di smarrimento ricambiò il bacio approfondendolo. Portò le mani nei capelli della ragazza scompigliandoli, poi fece scendere le mani lungo la sua schiena, fermando la corsa sui fianchi, che strinse possessivamente. Lei, invece, intrecciò le mani dietro il suo collo per tirarselo più vicino e gli tirò alcune ciocche d capelli. Da quel momento in poi fu solo un gioco di lingue, un continuo intrecciarsi e rincorrersi, prima nella bocca di uno, poi in quella dell’altro.
In quel bacio c’era tutto:amore, rabbia, tristezza; c’erano tutti i sentimenti dei due ragazzi, che avevano solo bisogno di amore.
Il momento fu interrotto dall’incessante bussare alla porta e dalla voce di Nico, che risuonò prepotentemente nelle orecchie dei due ragazzi. «Ragazzi i tre minuti sono passati, dovete uscire da li immediatamente!»
Si separarono immediatamente come se si fossero scottati, come se l’intraprendenza di poco prima fosse sparita per lasciare spazio alla vergogna.
La ragazza arrossì di botto e si portò le mani alle labbra, per poi spalancare la porta e correre nel salotto prima che Francesco si togliesse la benda e la vedesse.
Il ragazzo invece incominciò ad agitarsi e cercò di togliersi la benda il più presto possibile perché voleva scoprire chi fosse quella ragazza, che con un solo bacio gli aveva fatto provare emozioni che mai aveva provato, se non per una ragazza. Quando si tolse la benda, però, si accorse di essere rimasto solo in quello stanzino, che emanava profumo di vaniglia, l’unica cosa che gli restava della misteriosa ragazza.
Non appena tornò nel salotto, Micaela si rimise al suo posto, cercando di ricomporsi. Sentì lo sguardo di tutti i presenti su di se e la cosa le diede tremendamente fastidio, infatti alzò lo sguardo lanciando un’occhiataccia a tutti per poi dire: «Azzardatevi a dire a Francesco chi era nello stanzino con lui e giuro che vi ammazzo tutti»
Tutti la guardarono come se fosse impazzita, ma poi annuirono, perché la ragazza sembrava tremendamente seria. A quel punto si sentirono dei passi pesanti, finché Francesco non comparve nel salotto, con il fiatone, i capelli scompigliati e le guance arrossate. Lo sguardo di tutti si spostò su di lui e, per una frazione di secondo, anche su Micaela.
Il castano, ancora in piedi all’ingresso del salotto, iniziò a guardare una ad una tutte le ragazze presenti nella stanza, alla ricerca di quella che potesse essere la ragazza misteriosa, ma non ne aveva idea, per cui si passò una mano nei capelli per aggiustarli un po’ e tornò a sedersi insieme agli altri.
Micaela continuò a fissarlo, e lo vide agitato, perso nei suoi pensieri. Quel bacio li aveva sconvolti entrambi, con l’unica differenza che lei sapeva chi aveva baciato, lui no. Infatti Francesco continuò a lanciare occhiate, se pur distratte, a tutte le ragazze, facendo venire l’ansia alla mora, che aveva paura di essere scoperta.
Proprio per questo guardò Kimberly, che capì immediatamente cosa voleva l’amica e infatti «Io e Mica dobbiamo andare, si è fatto tardi» disse.
Le due ragazze salutarono tutti in fretta e furia e corsero letteralmente fuori da quella casa.
«Mi puoi spiegare cos’è successo li dentro?» chiese Kimberly ad un certo punto.
La riccia sbuffò e poi «Non mi va di parlarne» disse, facendo così ruotare gli occhi al cielo all’amica, che continuò comunque ad insistere.
Alla fine, spazientita dal comportamento della castana, la ragazza sbottò: «Ho baciato Francesco, ok? E mi è piaciuto da morire, ho una cotta per lui da mesi e sento già la sua mancanza e quella delle sue labbra. Ti basta come risposta?»
«Mica...» provò a calmarla l’amica, ma venne interrotta. «Mica niente. E ora muoviamoci ad andare a casa, ho bisogno di una doccia gelida, prima mi dimentico questa giornata di merda meglio è»
Kimberly sospirò e poi, senza farsi sentire, sussurrò «Dio quanto sei testarda» per poi seguire l’amica e avviarsi verso casa, pronta a subire un’altra delle sue crisi isteriche.
 
Erano passati cinque giorni da quell’assurda festa e Micaela aveva cercato in tutti i modi di non pensarci, seppur con scarsi risultati.
Ora le riusciva ancora più difficile, dato che stava andando al compleanno di Kimberly insieme a Jasmine e che ci sarebbe stato anche Francesco, che stava cercando di evitare in tutti i modi possibili.
«Micia ti vuoi calmare?» le chiese l’amica mentre si incamminavano verso la casa della festeggiata.
«No che non mi calmo! Stasera ci sarà Francesco e farò una figura di merda. E come se non bastasse abbiamo mezz’ora di ritardo, per colpa di quella caldaia di merda che mi ha costretta a fare la doccia con l’acqua gelida» sbottò arrabbiata.
Jasmine sospirò sconsolata e mettendole una mano sulla spalla disse: «Non importa, l’importante è che tu stia tranquilla, andrà tutto bene»
«Tranquilla un corno» borbottò acidamente la riccia, mentre suonava il campanello ripetutamente.
«Siete arrivate finalmente!» esclamò la festeggiata aprendo la porta.
«Scusaci, ma si è rotta la caldaia e mentre mi sono lavata si è fatto tardi» si scusò Micaela, cercando di ascoltare la sua migliore amica e di darsi una calmata.
«Tranquille» disse la festeggiata «Entrate dai, ci sono già tutti» continuò poi sorridendo.
Le ragazze ricambiarono il sorriso per poi entrare in casa, dove trovarono tutti i loro amici.
Dopo essersi tolta il cappotto, Micaela iniziò a salutare tutti, finché non fu distratta dalla voce che tanto amava, quella di Francesco.
Il ragazzo la salutò e, senza nemmeno darle il tempo di pensare, l’abbracciò stringendola forte a se. La ragazza ci mise un po’ a ricambiare la stretta e proprio in quel momento il castano la diminuì, facendole alzare la testa confusa.
«Cosa c’è?» chiese infatti, sorridendo divertita dall’espressione sorpresa del ragazzo.
«Eri tu. La ragazza della festa eri tu» sussurrò il ragazzo in risposta.
Stavolta fu Micaela a sbarrare gli occhi, sorpresa dalle parole del ragazzo, ma non fece in tempo a formulare una frase d senso compiuto che si ritrovò le labbra del castano premute contro le sue. Si baciarono lì, nel bel mezzo del soggiorno, sotto lo sguardo di tutti gli invitati. Le loro lingue si cercavano, desiderose di rincontrarsi dopo quelli che sembravano anni; le loro mani si intrecciarono e i loro corpi si fecero inconsapevolmente più vicini, desiderosi di maggiore contatto. Si baciarono e inondarono la stanza con il loro amore, perché, si, quello tra i due era amore, un amore forte, anche se spaventato, che era sopravvissuto ai timori di entrambi e che ora era pronto a mostrarsi, legandoli insieme per sempre.
Si separarono poco dopo, entrambi rossi in viso, e si guardarono negli occhi dichiarandosi con il solo sguardo.
Fu Micaela ad interrompere quell’idillio in cui erano finiti, ponendo la domanda che le ronzava nella testa da quando Francesco le aveva sussurrato quell’ “eri tu”.
«Come hai fatto a capire che ero io?»
Il ragazzo le sorrise dolcemente e scostandole una ciocca di capelli dal viso le disse semplicemente: «Vaniglia»
La ragazza aggrottò le sopracciglia confusa e «Vaniglia?» chiese.
«Si, ti ho riconosciuta grazie al tuo profumo alla vaniglia. È l’unica cosa che sapevo della misteriosa ragazza dello sgabuzzino» le disse ridacchiando.
La ragazza continuò a guardarlo confusa, perché a meno che qualcuno non le avesse spruzzato il profumo al posto suo lei non ne aveva usato, né al compleanno di Nico ne quella sera stessa.
Decise però di lasciar perdere, e infatti «Lasciamo perdere i profumi, baciami piuttosto» disse sorridendogli e avvicinando nuovamente i loro visi.
Il ragazzo le sorrise di rimando e poi l’accontentò, riprendendo a baciarla, mentre Kimberly e Jasmine si sorridevano complici, perché a mettere il profumo sui vestiti di Micaela erano state loro.
Ma forse è meglio se questo la ragazza non lo venga mai a sapere.



Hola!
Buonasera a tutti!
Dopo tre mesi di completa assenza sono finalmente riuscita a pubblicare questa One shot, che altro non è un regalo di compleanno per Jasmine, una mia carissima amica.
Non ho molto da dire su questa storia, se non che è abbastanza autobiografrica e che scriverla è stato un suicidio, perchè ho rischato più volte di scoppiare in lacrime.
Non ho nient'altro da dire, spero che questa storia vi sia piaciuta e se vi va lasciatemi una recensione, mi farebbe molto piacere.
A presto,
Miky.

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