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Autore: Mikirise    06/12/2014    3 recensioni
C'erano parecchie cose sbagliate in quella situazione.
Insomma, Reyna era una romana, un pretore, una guerriera, non una principessina rosa coi capelli pettinati.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mitchell, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note pre-testo: Voglio mettere una premessa. Non è una storia d'amore, o meglio, lo è, ma non nel senso romantico del 2014.

Perche questa storia è un po' il mio appoggio per quelle ragazze che non hanno capito una cosa: per essere amate ti devi amare in tutti i tuoi aspetti.

Ragazze e ragazzi, volevo dire. Messaggio universale. Credo.

Due capitoli e, niente.

Spero vi piaccia :)






 

Il compito dei figli di Afrodite


Un pomeriggio con Mitchell, tra rosa, bambole, vestiti alla moda e tante chiacchiere all'apparenza inutili

 

Parte Uno: Quel che è successo prima









C'erano parecchie cose sbagliate, in quel preciso istante.

Per prima cosa, Reyna non voleva andare al Campo Mezzosangue con Jason.

Lei non era esattamente la fan numero uno dei greci. Certo, erano simpatici, buoni guerrieri -quando decidevano di combattere sul serio-, coraggiosi al pari dei romani, e sicuramente avevano una creatività dalla quale il Campo Giove avrebbe dovuto -e voluto- imparare molto, ma ciò non cambiava il fatto che Reyna, da figlia dei romani, da guerriera sempre sull'attenti, da pretore, si sentiva a disagio guardando semidei correre uno dietro l'altro, ridendo e gettarsi nel lago spensierati, quasi fossero in un campo estivo, non in un campo d'addestramento, in cui insegnavano loro a difendersi dai mostri fuori da quei limiti magici che li proteggevano.

Reyna non capiva la mentalità dei greci. Perché dovevano cantare la sera? Perché la divisione a seconda del padre -o madre- divino? Perché vivere la vita in quel modo, senza apparenti responsabilità, senza cercare di prevenire le cose, aspettando che il pericolo arrivasse alle loro porte, prima di agire?

Quando Jason, con un sorriso, le aveva preso le mani, dicendole che lui e Percy -si tenevano in contatto a forza di Messaggi Iris, quasi tutti i giorni, in minima parte per ragioni politiche, ma in così minima parte che le vere riunioni politiche le tenevano di persona Annabeth e Reyna, e soprattutto per parlare di possibili gare e possibili sfide tra loro, chiedendo a volte consigli sulle proprie ragazze e consigliando ottime ricette di dolci blu, da provare assolutamente- avevano avuto l'idea più incredibile in questo mondo, ma che, per renderla reale, sarebbero dovuti andare al Campo Mezzosangue, per discutere la possibilità, Reyna aveva abbassato le spalle per una frazione di secondo, per poi iniziare a chiedere con insistenza al ragazzo quale fosse questa fantastica idea.

Ed ecco a voi la Fantastica Idea di Jason e Percy -o di Percy e Jason, per non mettere in secondo posto nessuno dei due-: Olimpiadi.

L'idiota che viveva nei due corpi dei ragazzi aveva pensato bene di poter mettere in competizione i due Campi.

"No! Non hai capito!" aveva risposto in modo quasi infantile il biondo, mettendo il broncio e incrociando le braccia "Quello che vogliamo fare noi è..." ma fu interrotto dalla portoricana, che alzò nervosamente una mano e rispose che, prima di fare anche solo un passo fuori dal Campo Giove e Nuova Roma, dovevano avere il permesso del Senato e che avrebbe spiegato tutto quello che doveva spiegare davanti a tutti gli altri romani.

Sperava, Reyna, in questo modo d'intimidire almeno un po' Jason, facendolo tornare sui suoi passi e pensare meglio, insieme all'altra metà del suo cervello -che gli altri chiamano Percy-, a quello che stavano organizzando.

"Competizioni tra greci e romani?" aveva chiesto dubbioso Frank in Senato "Non molti romani trovano i greci delle persone affidabili. Forse, delle competizioni, accenderebbero l'aggressività di entrambe le parti, no?"

"No," rispose con calma il biondo, girandosi verso tutti i romani "le Olimpiadi, nell'Antica Grecia, erano un momento di pace, di interscambio, di conoscenza. È vero, molti romani pensano che i greci siano solo dei perdigiorno, degli inetti, ma non tu, vero Frank? E nemmeno Hazel, vero? Reyna? Voi, cioè noi abbiamo conosciuto e coperato con i greci, cosa che molti altri in questo Senato, non possono capire: non tutti sono entrati in contatto col Campo Mezzosangue. Le Olimpiadi ci serviranno per festeggiare la pace dei due Campi, ma, soprattutto, per conservarla. Conserveremmo un'unione tra tutti i semidei, basa dici sulla conoscenza reciproca" si mosse nervosamente, portando quasi casualmente la mano davanti agli occhi, per poi passarla frai capelli "O avete paura di perdere contro i greci?"

Reyna si morse le labbra, guardando l'intero Senato protestare ed annuire davanti alle parole di Jason.

Paura dei greci? Paura di perdere contro i greci? Che non si dica ai posteri che una generazione di semidei romani ebbero paura di un paio di Graecus!

Avrebbero sicuramente accettato.

Jason aveva toccato i punti giusti e nemmeno Octavian, seduto davanti a loro, con un orsacchiotto in mano, ebbe niente da ridire, se non che niente nelle interiora di Zedd, l'orsetto di Silvia, una bambina di Nuova Roma, prevedeva alcun disastro, purtroppo.

Il ragazzo, con un discorso, era riuscito a riunire sotto il suo comando tutti i romani.

Il che, era da ammettere, era strano. Per quanto Jason fosse carismatico, non era mai stato un oratore, un convincitore.

Quando tutti, tranne Frank, uscirono dalla sala, Reyna si avvicinò al trionfante biondo, che, con le mani sui fianchi, rideva descrivendo i minimi particolari delle possibili gare olimpioniche, ad iniziare con il duello con le spade, nella quale voleva assolutamente battere Percy.

Reyna, senza che il ragazzo se ne accorgesse, gli afferrò il polso e girò la mano in modo tale che il palmo fosse girato verso i suoi occhi.

Non fu sorpresa nel vedere delle parole scritte malamente su quella.

"P-posso spiegare!" le immediate parole del ragazzo, senza però liberare la mano dalla forte presa di lei,

Reyna leggeva le parole, che il ragazzo aveva proclamato ad alta voce pochi minuti prima, ed alzò un sopracciglio "Non è stato Percy ad aiutarti a scrivere questa roba" fu la sua accusa.

Ed, in effetti, non era così.

Cioè, non appena Reyna aveva parlato di andare nel Senato per discutere l'idea ed il conseguente viaggio a Long Island, il biondo, nel panico, aveva mandato un Messaggio Iris al moro che, seduto sul suo letto, accerchiato da pantaloni sporchi e cartacce, nella Capanna Tre, gli aveva detto di aspettare cinque secondi, correndo fuori e tornando in meno di due minuti e trentacinque secondi -Jason lo cronometrò. Aveva una paura incredibile che la dea Iride gli richiedesse un'altra dracma, consapevole del fatto che le stava terminando e che sarebbe dovuto andare al Campo Mezzosangue per farne rifornimento. Se Piper avesse scoperto che usava le dracme per parlare con Percy e non con lei, lo avrebbe colpito fino a fargli perdere i sensi.-

Aveva con sé Will Solace, che, in pigiama si guardava intorno confuso.

Fu lui a scrivere quello che Jason disse perché 1) era sempre difficile dire di no a Percy che congiungeva le mani in una preghiera, affiancato da Jason attraverso un arcobaleno e 2) Nico non si vedeva da molto tempo e, ipoteticamente, un congiungimento tra romani e greci sarebbe potuto essere un modo per attirare la sua attenzione ed attirarlo nel Campo.

Will aveva chiarito che lui era un medico, non un oratore. Per quanto potesse essere figlio di Apollo, non era bravo nelle parole come molti altri suoi fratellastri, ma quel poco che sapeva fare, lo aveva fatto egregiamente.

Reyna alzò gli occhi al cielo.

Sarebbe dovuta partire il giorno dopo, insieme all'altro pretore, mentre Frank sarebbe rimasto per guidare i romani per ogni evenienza, secondo la decisione del Senato, per parlare con qualcuno di responsabile nel Campo Mezzosangue -Chirone, Annabeth,-, uccidere Will Solace e chiarire come l'idea de L'Idiota con Due Corpi potesse diventare realtà e se tutti i greci erano d'accordo.

Ed in groppa ai loro pegaso, partirono la mattina dopo, nonostante Reyna non fosse completamente sicura di quello che stavano andando a fare dall'altra parte del paese.

La seconda cosa che non era come sarebbe dovuta essere, era che, la mattina in cui i due romani toccarono terra greca -terra molto verde e selvaggia, eppure affascinate, a modo suo-, Annabeth era partita in un'impresa.

Percy, salutandoli accanto al lago, aveva giurato non essere stata una sua idea, ma sembrava che Atena avesse richiesto i servigi di Annabeth per una miglioria nella struttura da lei disegnata sull'Olimpo anni prima. La ragazza aveva accettato di tornare sul Monte Olimpo con piacere, portandosi dietro Leo, per un consiglio ingegneristico e pratico, e Piper, per un'aiuto estetico. Aveva lasciato detto a Percy di fare in modo che gli ospiti del Campo fossero trattati nel miglior modo possibile, che non fossero lasciati soli e che facessero quel che meglio credevano.

Sarebbe tornata il giorno dopo. Il che voleva dire che solo il giorno dopo avrebbero potuto iniziare la loro riunione trai Campi.

Jason aveva alzato le spalle, era sceso dal suo pegaso, aveva scontrato il pugno con Percy ed aveva indicato il lago, chiedendogli se avrebbero fatto delle gare di nuoto e che, se l'avessero fatte, poco importava che lui era figlio di Poseidone: lo avrebbe battuto.

Reyna, per l'ennesima volta, aveva alzato gli occhi al cielo ed era scesa dal suo pegaso, accarezzando dolcemente la criniera dell'animale. Non aveva la minima intenzione di seguire l'Idiota e le uniche persone con le quali aveva avuto un minimo di rapporto umano -oltre ai due ragazzi, che si stavano spogliando per gettarsi in acqua- o erano sul Monte Olimpo, o dispersi per gli Stati Uniti-barra-Oltretomba, quindi pensò bene che sarebbe potuta saltare in groppa al suo pegaso e tornare il giorno dopo, con la scusa poco plausibile di essersi ricordata di aver scordato qualcosa.

Stava appunto combattendo contro l'istinto di scappare via, quando un ragazzo con i capelli troppo curati atterrò armoniosamente davanti a lui, sul suo bellissimo pegaso bianco, con la criniera ben pettinata e gli occhi stranamente azzurri -Reyna aveva questo vizio: s'interessava più agli animali ed al loro aspetto fisico, piuttosto che alle persone ed al loro aspetto fisico, a meno che queste persone non avessero uno spirito guerriero che traspariva nel loro aspetto. Cosa che succedeva sempre con le persone sbagliate, guardate Jason o Percy-

Reyna aveva avuto a che fare con parecchi uomini, dopo che, grazie a Percy, la Spa di Circe era stata distrutta, ad iniziare dai pirati.

Nel Campo Giove, i ragazzi avevano i capelli cortissimi, il corpo allenato e poca propensione alla cura, nonostante fossero molto più puliti di alcuni ragazzi del Campo Mezzosangue. I romani erano ragazzi portati alla lotta, alla sfida, alla competizione fisica. Uomini molto virili, si vantava Reyna, come se fossero tutti suoi figli, nonostante sapesse che, molti di loro, la prima volta che videro un po' di sangue sulla loro mano, o su quella di un compagno di Coorte, avevano preso a gridare come delle femminucce.

I ragazzi del Campo Mezzosangue erano tutti diversi tra loro. C'erano i Nico, come i Percy, come i Leo. Ma i ragazzi con cui Reyna aveva avuto più a che fare, per motivi logistici, furono i ragazzi della Capanna Undici, altrimenti ricordati come i figli di Ermes.

Il motivo per cui Reyna, tutte le volte che andava al Campo Mezzosangue per rimanerci più di un giorno, dovesse dormire nella Capanna Undici, sembrava più che chiaro a tutti i greci più Jason, anche se a lei sembrava più che stupido.

Bellona non aveva una corrispondenza greca, il che voleva dire niente Capanna di Bellona nell'Omega Village, come lo chiamava Leo, ed il che voleva dire che, come tutti i figli non reclamati, Reyna doveva chiedere ospitalità al dio dei mercanti e dei viandanti -ed anche dei ladri, ricordava perfettamente la portoricana che aveva imparato a nascondere le sue armi in oro imperiale, per paura che Travis o Connor, o qualsiasi loro fratellastro, lo trovasse, lo rubasse e decidesse anche di venderlo a qualcuno, ricavandoci denaro mortale, o dracme, cosa successa, ricordava Reyna ringhiando contro i ragazzi-.

La ragazza trovava ingiusto che Percy e Jason -accompagnati a volte da Nico- potessero invece passare dalla Capanna Uno alla Capanna Tre, o Tredici, con la scusa che si sentivano tanto soli. Tanti soli un'oca! Reyna si sentiva soffocata con tutti quei figli di Ermes e le loro manie, ma non era mai riuscita a trasferirsi di Capanna -anche perché non ci aveva mai provato. Era romana lei. Seguiva le regole lei-

Quel che comunque veniva in mente al pretore in quel momento, fu che i ragazzi della Capanna Undici -oltre che ladri- erano anche molto disordinati e sporchi. Nascondevano la loro spazzatura sotto i letti, dietro le finestre e sotto i tappeti e la mattina presto, essendo in tantissimi in una Capanna per un solo bagno -cose che succedono se sei un greco-, sputavano sulle loro mani e le passavano trai capelli, fingendo di averli lavati e pettinati, cosa che schifava ed indignava la ragazza.

Il ragazzo davanti a lei, Reyna ne era sicura, non aveva sputato sui suoi capelli. I suoi capelli erano più setosi di quelli del pretore.

La ragazza si portò d'istinto le dita sulle sua treccia, per poi ripetersi che era romana: la cura era una buona cosa, ma non la più importante. Insomma, non arrivava neanche nella Top Ten.

"Reyna!?" chiese il ragazzo, tra la domanda e l'esclamazione, salutandola con la mano ed avvicinandosi a lei, dopo essere saltato giù dal pegaso "Oh, meno male che ti ho trovata! Percy è corso qui con Blackjack e mi ha lasciato indietro" il ragazzo, si guardò intorno, per poi lanciare uno sguardo confuso alla romana "Ma dov'è?"

"Al lago, con Jason" sospirò lei, riportando la sua attenzione sulla criniera del suo pegaso e carezzando il muso di questo, con fare assente.

"Meglio così" sorrise il ragazzo, che ormai si trovava ad un palmo dal naso da Reyna. Lui sorrise e lei odorò quel profumo di fragole che emanava. Non sembrava il risultato artificiale di una boccetta, ma il profumo della sua pelle, come a dire C'è chi suda e puzza e c'è chi suda e sa di rose, o fragole, o cavolo, di qualsiasi cosa buona ci sia in natura. Lui la prese sotto braccio e lei quasi saltò verso un albero, iniziando a calciare furiosamente, perché era stato troppo insolente per i suoi gusti. Ma si trattenne "Sono Mitchell, figlio di Afrodite. Ci siamo incontrati un paio di volte, ma forse è meglio ricordatelo" sorrise molto gentilmente lui e Reyna pensò che, con la sua gentilezza, l'aveva salvata da una gran brutta figura, visto che non solo non ricordava il nome di Mitchell fino a pochi secondi prima, ma non ricordava di aver mai visto nemmeno il suo viso troppo curato.

Mitchell aveva iniziato a camminare, quasi trascinandola con sé, per il Campo.

"Non siete in molti. Dico, i figli maschi di Afrodite" chiese, rimettendosi al passo col ragazzo, cercando di mantenere un tono diplomatico e gentile. I greci avevano un brutto difetto: ti facevano parlare col cupre in mano, nel bene e nel male. Senza nascondersi dietro le regole, erano più diretti e sentimentali, cosa che poteva ferire, in un modo o nell'altro un rigido e ligio alle regole romano.

"Siamo una casetta molto equilibrata, in realtà" rispose Mitchell, senza che il suo sorriso desse cenno di scomparire, cosa che fece rallegrare Reyna. Non sarebbe stata lei la causa di un incidente diplomatico "Solo che le persone si dimenticano che Afrodite possa avere figli maschi e figlie femmine in ugual numero, come tutti gli dèi. Sai? Prima ci vedevano un po' come i figli inutili e le palle al piede. Forse lo eravamo, ma perché ci eravamo dimenticati una cosa importante. Piper, da quando è diventata Capo Capanna, ci sta aiutando a riscoprirci, anche se, beh, è una semidea potente e molto occupata"

"In che modo vi fa riscoprire?"

"Ci ha fatto l'esempio di Enea. Era uno di voi, lui. Il primo di voi. Secondo Piper, Enea, quando pensava che l'unica cosa che poteva avere da sua madre fossero giochi per adolescenti, è sembrato un perdente ai suoi stessi occhi. Ma, noi che discendiamo dall'Amore, e bada, da ogni tipo di Amore, abbiamo un potere enorme" Mitchell sorrise ancora di più, guardando prima verso il cielo, poi verso Reyna. Si erano fermati a pochi passi dalla Collina Mezzosangue ed erano ancora a braccetto, cosa che iniziava a non dar fastidio a lei "soprattutto per il bene degli altri e quando Enea lo ha scoperto, ha dato il via a tutti voi"

"Quindi, il vostro compito nel Campo sarebbe..."

"Se mi darai il permesso, posso dimostrartelo con la pratica. Sono il secondo in carica, quando c'è Piper, ed il Capo quando non c'è. Annabeth e Piper mi hanno dato il chiaro ordine di fare qualsiasi cosa tu voglia. Se vuoi, ti mostrerò il compito di un figlio di Afrodite"

Reyna osservò il ragazzo, sempre sorridente, davanti a lei e si osservò le mani, per qualche secondo.

Non c'era nessuno con cui poteva stare, in quel momento, non aveva neanche qualcosa da fare, un qualcosa da portare avanti nel suo tempo libero. In fondo, non c'era niente che la potesse distrarre meglio di conoscere altri tipi di campeggiatore greco. In più, pensò, se gli avesse detto di no, lo avrebbe offeso e gli dèi solo sanno cosa potrebbe combinargli un graecus arrabbiato -il ricordo di Travis e Connor si fece sempre più vivido in lei.

Annuì dubbiosa e si lasciò tirare verso l'Omega Village, curiosa ma anche giustamente diffidente.
  
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