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Autore: Rosalie97    06/12/2014    2 recensioni
*Spoiler fino ad episodio 5x08*
Lui avrebbe voluto quello che lei non riusciva a fare. Lui avrebbe voluto vederla sorridere, vederla sopravvivere forte in quel mondo.
Lui era stato la sua luce.
Lui era stato l'unico a riuscire a vedere le cose positive in un mondo di cose negative.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavano camminando da un bel po’ di tempo, non sapeva dire esattamente quanto, perché la sua mente era persa tra mille pensieri. Era contro ogni istinto di autoconservazione distrarsi così tanto da ciò che stava vivendo in quegli istanti, la lunga camminata, la stanchezza, la pelle sudata per via del caldo e della fatica. Ma il suo cervello non voleva proprio saperne di restare vigile, in allerta, non dopo tutto ciò che aveva passato negli ultimi giorni. Poteva solo affidarsi ai suoi compagni ed amici.
Tutto stava andando a catafascio, in mille frantumi come un vetro che si spezza sotto la spinta delle mani morte dei vaganti.
Sasha ricordava gli anni in cui era stata bambina, con limpida chiarezza. Rammentava il giovane Tyreese, il suo fratellone, a cui era sempre stata molto legata. Le volte in cui smetteva di fare qualunque cosa stesse facendo per seguire lui e imitare ogni suo gesto. Le risate, i sorrisi e gli abbracci… A quei tempi si sedevano fuori in giardino, sotto il sole del tardo pomeriggio, e stavano poggiati l’una contro l’altro per ore, a guardare il cielo limpido, mentre la vita scorreva nel suo normale corso.
Ma ora, non c’era più nulla di normale.
Era una maledizione. Era qualcosa di sbagliato. Tutto sbagliato, tutto terribile. Quel mondo era finito nel peggiori degli incubi, ma forse, era il giusto prezzo da pagare per la paura, per le morti e il sangue dei loro stessi fratelli, uccisi da mani che avrebbero dovuto essere amiche.
Oh, avanti, Sasha. Il mondo faceva già schifo molto prima di questo casino, disse a se stessa. Ma una voce insidiosa che era solo nella sua testa le rispose: “Ma tu mia cara non hai fatto nulla di male. Hai perso tanto, in questo nuova vita, così come hai perso Bob, inesorabilmente.”
Bob.
Quel nome tormentava la sua anima ogni minimo istante delle sue giornate. Di notte, quando non riusciva a dormire, teneva gli occhi aperti e fissava verso l’alto, scrutava ciò che stava sopra di lei con occhi profondi e addolorati. Era faticoso soprattutto quando si trovava all’aperto, sotto un cielo buio, e le stelle facevano capolino da dietro le nuvole inconsistenti. Le sue membra prendevano a intorpidirsi e il suo corpo iniziava a tremare, senza riuscire a fermarsi. Allora era sempre Michonne ad avvicinarsi e a circondarla con le braccia. Entrambe avevano problemi di insonnia, negli ultimi tempi.
Quando si stringevano l’una all’altra, non parlavano, restavano solamente sedute vicinissime, la fronte di Sasha poggiata sulla spalla della spadaccina e le labbra di quest’ultima sul capo dell’altra. Spesso prendeva ad accarezzarle i capelli, mentre Sasha si lasciava andare da un pianto soffocato.
L’afroamericana alzò lo sguardo e lo puntò su Michonne, che camminava non molto distante. Portava come sempre la sua katana, legata sulla schiena e al sicuro nel fodero. Erano tutti molto stanchi, costretti a camminare per chissà quante miglia, alla ricerca di un rifugio sicuro. Avevano perso la chiesa, avevano rifiutato di rimanere all’ospedale, e la mattina del giorno prima quel dannato camion si era rotto. Non aveva ancora ben capito cosa era accaduto, e sinceramente non le interessava poi granché. Il fatto era che avevano dovuto abbandonarlo sul ciglio della strada ed ora correvano un grande pericolo.
Maggie stava ancora piangendo, abbracciata a Glenn, mentre Rosita, Tara, Carl e Tyreese lanciavano loro fugaci occhiate di tanto in tanto. Daryl pareva un fantasma, in coda al gruppo, silenzioso come fosse stato muto, con Carol al suo fianco, che lo teneva saldamente per mano, per consolarlo. Eugene camminava al centro, tenuto in piedi dallo stesso Tyreese. La situazione non era delle migliori, e lo stato d’animo di ognuno di loro pareva uno straccio calpestato da milioni di piedi.
Solo Rick stava in testa al gruppo, serio come sempre, determinato a portarli in salvo come un vero leader.
Sasha abbassò nuovamente lo sguardo a terra, vedere quella scena era qualcosa di straziante per il suo cuore già lacero.
Si era fidata di quel poliziotto, che aveva portato indegnamente lo stesso nome dell’uomo che lei aveva amato, e lui l’aveva aggredita. Era stata gentile con lui, aveva voluto fargli un favore, sapendo quanta sofferenza si potesse provare… Ma quelle uscite dalle infami labbra del poliziotto erano state solamente menzogne. Si rallegrava del fatto che fosse morto.
Non sarebbe dovuta finire in quel modo per Beth, invece. Quella povera ragazza, solo diciottenne, uccisa per sbaglio da quella donna, Dawn. Sasha era stata testimone, come molti di loro, della morte della giovane. Molti di loro avevano versato delle lacrime in suo ricordo, ma nessuno provava il dolore di Maggie e Daryl.
Tuttavia lei comprendeva. Sapeva come si sentivano, nel perdere una persona così cara. Molti tra loro avevano passato momenti simili, la morte in quel nuovo mondo era la regola del giorno.
Improvvisamente si rese conto di quanto i suoi pensieri fossero limpidi, non mitigati nella confusione ma resi più chiari dalla sofferenza. Non succedeva da Woodbury, quando aveva scoperto, insieme a Tyreese, della natura malvagia dell’uomo che si faceva chiamare Governatore.
Chiuse gli occhi, inspirando piano, mentre percorrevano la strada in salita. Quella limpidezza le permetteva di comprendere che ciò che stava facendo era sbagliato. Certo, aveva appena perso Bob, in un modo orribile, avevano perduto Beth e si trovavano in grande pericolo, ma non poteva continuare a dimorare nel dolore.
Rammentò le parole di Tyreese: << Bob avrebbe voluto… >> quelle che lei non gli aveva lasciato finire. Si, Bob avrebbe voluto che lei continuasse a vivere, o meglio, a sopravvivere nel modo migliore in quell’incubo. Lui avrebbe voluto che lei stesse bene, avrebbe voluto vederla sorridere.
Le cose positive in un mondo di cose negative.
Inspirò nuovamente, per tentare di affrontare alla meglio quella sofferenza interna e fisica, ed un odore nauseante le pervase le narici. << Oddio >> si piegò in due, in un conato di vomito, insieme ad altri, che si lanciarono in mille imprecazioni.
<< Cos’è questa puzza?! >> disse Daryl, pronunciando le prime parole da quando era uscito dall’ospedale, con il corpo di Beth tra le forti braccia.
Intanto, Rick, che in testa al gruppo aveva raggiunto la cima della piccola collinetta asfaltata, si bloccò. Dato che tutti erano troppo occupati a nascondere il viso nell’incavo del braccio, non si erano accorti che l’uomo si era fermato, e si tamponarono uno contro l’altro a vicenda.
<< Perché ci siamo fermati? >> Domandò Carol, con voce seria, e Sasha le lanciò un’occhiata.
Rick non accennò a voltarsi, rispose solamente con un: << Putrefatti >> nello stesso istante in cui i membri del gruppo si disponevano sul bordo della collinetta e guardavano avanti a sé.
Non appena Sasha ebbe puntato i suoi occhi su quella vista, il suo cuore saltò un battito, quasi pronto a fermarsi: all’orizzonte, centinaia e centinaia, migliaia forse, di vaganti camminavano lungo la strada, diretti verso di loro.
<< Oh mio Signore >> commentò il prete che era divenuto parte del gruppo. << Santa Madre… >> teneva le labbra spalancate, scioccato come non mai, al contrario di Michonne, che all’altro fianco di Rick pareva priva di emozioni.
<< Sono tanti >> notò Daryl.
<< Tanti? Sono più vaganti messi insieme di quanto io abbia mai visto in vita mia! >> Commentò Carl, << Ecco il perché di questo incredibile tanfo. >>
<< Mi piangono persino gli occhi >> disse Tara in un sussurro, e Rosita le passò un fazzolettino di stoffa.
<< Cosa facciamo? >> chiese Abraham, con il fucile imbracciato e pronto a sparare.
Rick si limitò a guardare la massa distante di morti camminare ciondolando e trascinarsi avanti verso il punto in cui sostavano. << Sono lontani >> disse infine, con gli occhi azzurri socchiusi. Sasha lo scrutava in silenzio. << Abbastanza da permetterci di allontanarci ed evitarli. >>
<< Non c’è altra strada a parte questa, dovremmo tornare indietro >> intervenne Tyreese.
<< Non se tagliamo per il bosco. >> Tutti lanciarono prima un’occhiata a Rick e poi ai loro lati, dove si ergevano alti arbusti pieni di verdi foglie.
<< Credi sia sicuro? >> Domandò Daryl, e Rick, dopo averci pensato qualche secondo, annuì. L’altro fece un cenno, << Bosco sia, allora. Avanti >> con al fianco Carol, l’uomo cominciò a dirigersi verso il boschetto, facendo un segno con le dita al resto del gruppo.
Sasha e Rick rimasero in coda al gruppo, fermi sulla strada, mentre gli altri li superavano. Quando lui si voltò, si guardarono per qualche istante negli occhi, fino a che anche quest’ultimo non si incamminò.
La donna puntò lo sguardo all’orizzonte ancora una volta, con il fucile imbracciato e pronta a difendersi, unica rimasta sulla collinetta. Il tanfo era insopportabile e man mano che quelle creature si avvicinavano peggiorava.
Sospirò, mentre la vocina nella sua testa tornava insidiosa. “Non credi che sarebbe una scelta saggia?”
Sasha si rendeva conto che era da pazzi parlare con una voce nella propria testa, ma dopotutto, la sanità mentale in quei tempi sembrava scarseggiare. No, sarebbe sbagliata. Lui non lo vorrebbe.
“Cosi ve ne andreste allo stesso modo, morsi dai putrefatti” sembrava quasi deriderla.
Lui non lo vorrebbe, ripeté lei ostinata.
“Desideri una morte eroica? Preferiresti sacrificarti per qualcun altro piuttosto che lasciarti andare al dolore che la tua anima non può più sopportare?”
Quelle parole ebbero in uno strano modo l’effetto opposto di quello al quale la vocina aveva puntato. Sasha sorrise tra sé, quasi compiaciuta.
Si, questo renderebbe fiero sia lui che me. << Ed ora ho trovato il mio compito. >> Alzò gli occhi verso il cielo, come se Bob potesse vederla dall’alto dei cieli, << Adempiere al mio destino, sopravvivere, impedire ad altri di fare la sua stessa fine. >> Dopodiché, senza nemmeno riservare un’ulteriore occhiata ai vaganti che si stavano avvicinando, l’afroamericana rise tra sé, correndo nel boschetto per seguire quelle persone che erano divenute la sua famiglia.



*Angolo autrice*
Salve a chiunque stia leggendo! Mi presento, sono Rosalie97 (come ben si può notare ewe), e questa è la prima One Shot che pubblico sul fandom. Che sono nervosa è dire poco, lol. 
Era da un po' che ponderavo l'idea di pubblicare qualcosa su questo fandom (io amo TWD con tutto il mio piccolo cuoricino :3) e alla fine, oggi mi sono decisa v.v sin dall'inizio la mia idea era di scrivere qualcosa su Sasha, il mio personaggio preferito tra tutti, e il piano era di fare qualcosa di depresso e malinconico, ma scrivendo è venuto fuori questo obbrobrio, lol. 
In ogni caso, spero di averlo scritto in modo minimamente decente e spero che recensirete in molti, mi piacerebbe sapere che ne pensate.
Ora vi saluto, corro in libreria a spendere tutti i soldi di mia madre, sperando di non incappare in qualche vagante v.v
Alla prossima, gente!
P.S.: si, per la scena degli zombie ho usato come spunto quella in cui Maggie, Eugene, Abraham ecc. si ritrovano la strada per Washington bloccata v.v
  
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