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Autore: Ghillyam    06/12/2014    6 recensioni
E tutto lì, in quell'istante, in quel momento era come doveva essere.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Tutto è come deve essere
 
Era notte fonda, eppure non riusciva a dormire.

Ogni volta che si addormentava l'incubo prendeva forma: uomini morti, villaggi distrutti, bambini piangenti.

Ormai erano passati giorni da quando era riuscita a riposare davvero, ma quei giorni, lo sapeva, non sarebbero tornati.

Regina si alzò e scese in cucina con l'intenzione di prepararsi una camomilla, magari con quella sarebbe riuscita a prendere sonno e avrebbe evitato gli incubi che sembrava volessero perseguitarla all'infinito.

Il perché di quello che le stava succedendo Regina lo conosceva bene, tuttavia non riusciva a capacitarsi del fatto che, nonostante tutto il bene compiuto dalla rottura del primo sortilegio, i cattivi non potessero avere un lieto fine. Eppure Gold il suo lo aveva trovato: aveva sua moglie che lo sosteneva, lo amava e che lo aiutava nel suo cammino verso la redenzione. È vero, Baelfaire era morto, ma non era niente in confronto a ciò che aveva passato lei. In un attimo i volti di coloro che aveva amato e che aveva perso le passarono davanti agli occhi: Daniel – il suo primo vero amore – ucciso da sua madre a causa di un segreto non mantenuto, suo padre, l'unico che durante la sua vita da Regina Cattiva l'aveva amata, protetta e sostenuta e che era morto a causa della sua sete di vendetta. Sua madre Cora: colei che durante tutta la sua vita le aveva impedito di essere ciò che voleva e che l'aveva cresciuta tenendo conto solo dei suoi interessi, ma che, nonostante tutto, le aveva voluto bene, anche se glielo aveva sempre dimostrato nel modo sbagliato, e che era morta tra le sue braccia nel momento in cui Regina pensava che finalmente avrebbe potuto amarla davvero. Aveva quasi perso suo figlio Henry cercando di tenerlo lontano da Emma Swan, la donna che lo aveva abbandonato subito dopo la sua nascita. Solo di recente aveva capito che non era quello il modo per farsi voler bene dal figlio e così era cominciato il suo cammino verso il bene. Tutti gli sforzi fatti, però, non erano stati sufficienti per farle ottenere il lieto fine che pensava di meritare: aveva perso anche lui, l'uomo che un tempo Trilli le aveva indicato come la sua possibilità di tornare ad amare: il suo Vero Amore.

La moglie di Robin, Marian, era tornata. La signorina Swan era riuscita, ancora una volta, a rovinare tutto. Perché doveva essere lei a pagare per gli errori commessi dagli altri? Non aveva forse sofferto abbastanza? A quanto pare no, e anche quella notte sentiva che il suo cuore era sul punto di spezzarsi. Gli occhi le si riempirono di lacrime che cominciarono a solcarle il viso, segnato da anni di dolore e sofferenza. Regina pianse, e così passò tutta la notte.

Il mattino seguente fu svegliata da una voce a lei familiare, la stava chiamando con tono dolce. In un primo momento non capì dove si trovava, non ricordava di essersi addormentata, né a chi appartenesse la voce. Si sedette e capì di trovarsi nel salotto di casa sua, sul divano. Di fianco a lei c'era Robin che la stava guardando con quegli occhi dolci e pieni d'amore che per poco tempo l'avevano illusa di poter trovare la felicità. Si alzò, chiedendosi come avesse fatto l'uomo ad entrare, poi si ricordò che in fondo era un ladro e che, probabilmente, conosceva qualche trucchetto per manomettere le serrature.

Stava per chiedergli cosa volesse quando si rese conto di essere in pigiama, con i capelli arruffati e gli occhi gonfi e l'unica cosa che riuscì a dire fu «Devo cambiarmi e farmi una doccia, per qualunque cosa tu voglia dovrai aspettare.»

Dallo sguardo dell'uomo capì di aver usato un tono freddo e distaccato, ma non aveva scelta, doveva farlo: se si fosse lasciata cogliere dalla più piccola emozione sarebbe crollata del tutto e non poteva, non voleva, permetterlo.

Salì le scale quasi di corsa e si chiuse nel bagno. Si spogliò, aprì il rubinetto e lasciò che l'acqua calda le scivolasse sulla pelle, le sembrò di restare in quella posizione per un'infinità di tempo. Finalmente si decise a chiudere l'acqua e andò in camera sua a vestirsi. Si asciugò i capelli e scese di sotto, ma non si aspettava di trovare Robin ancora lì anche se, pensandoci bene, non era una così strana da parte sua. Quando quell'uomo voleva qualcosa sapeva essere davvero testardo, come lei del resto.

Cercò di restare impassibile il più possibile, mentre gli chiedeva cosa ci facesse lì. La risposta di Robin lasciò Regina assolutamente spiazzata.

«Ho lasciato Marian.»

Mentre la donna cercava le parole giuste per rispondere, Robin continuò a parlare «Non potevo continuare a stare con lei, non quando so di essere innamorato di te. Sono notti che non chiudo occhio pensando a te, al tuo sorriso, ai tuoi occhi che brillano quando guardano tuo figlio, quando guardano me. So cosa provi per me perché sono le stesse cose che provo io nei tuoi confronti.»

Regina indietreggiò quando l'uomo le si avvicinò, non voleva far prendere il sopravvento alle emozioni, sapeva che non avrebbe resistito a ciò che provava per lui, ma la paura di soffrire di nuovo era troppa. Ormai era contro la parete e Robin le era così vicino che poteva sentire il suo respiro sulla propria pelle. Non poteva muoversi da quella posizione, Robin non glielo permetteva e lei sapeva di voler restare lì, ma... cosa avrebbe fatto se fosse andato ancora una volta tutto a rotoli? Provò a spostarsi verso destra ma l'uomo la prese per i fianchi e iniziò a baciarle il collo.

«Robin... Io...»

La mano di lui le stava sollevando la gonna.

«Ti prego... Non posso, è troppo...»

Il ladro la zittì con un bacio, un bacio profondo, pieno d'amore. Regina non resistette più e ricambiò il bacio, si strinse a lui – come se volesse tenerlo per sempre vicino a lei, al suo corpo. Al diavolo i cattivi e gli eroi, al diavolo il suo pessimismo. Era con l'uomo che amava e lui l'aveva scelta, aveva scelto di stare con lei e di amarla.

E tutto lì, in quell'istante, in quel momento era come doveva essere.
   
 
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