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Autore: Lila May    07/12/2014    5 recensioni
{ Wishfulshipping } { Fluff, Malinconico, Sentimentale } { Scritta ascoltando una o due soundtrack di “Pokémon Bianco e Nero” }
***
Dal testo:
Certo, volendo sarebbe potuta tornare a Levantopoli, ma sarebbe stato un viaggio inutile. E tanto, non si sarebbe fatto trovare.
Doveva odiarla così tanto che probabilmente non l'avrebbe nemmeno più guardata in faccia, ne degnata di uno sguardo. Non le avrebbe più regalato un sorriso, una carezza, una risata, non le avrebbe più fatto udire la sua voce calda e amorevole.
A quale scopo, dunque, partire?
Sospirò e smise di torturarsi i capelli.
Non era per un suo capriccio che la nave avrebbe fatto retromarcia.
***
Hope you like it! ^^
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemisio, Iris, Spighetto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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WAIT
 

Iris camminava svelta lungo le affollate strade di Austropoli, le labbra tremanti e gli occhi velati da un fragile strato di lacrime. I lunghi, mossi capelli color mirtillo le rimbalzavano sulla schiena ad ogni passo che compiva, e il viso, serio e vacuo, sembrava aver perso tutta la gioia che era solito trasmettere persino nei giorni più bui.
Talvolta la gente la urtava, ma lei non si scomponeva. Procedeva sicura, sebbene fosse pienamente convinta che ormai, a forza di camminare, avesse smarrito il senso dell'orientamento. Suoni, rumori, risate... all'orecchio tutto le giungeva ottuso, ovattato.
Persone, Pokémon...
non esisteva nessuno.
Solo lei.
Lei e l'amore della sua vita.
Sapeva dove si trovava, per fortuna era stata avvisata in anticipo, ma sapeva anche che il tempo le era nemico, e che se non riusciva a trovarlo entro pochi istanti l'avrebbe perso per sempre.
Iniziò a correre, mentre una grossa lacrima cristallina le rigava il profilo della guancia destra.
Dannazione, dove stava andando?
In quale punto preciso si trovava?
Non conosceva Austropoli, e sebbene si fosse non poco vantata di riuscire a scovare anche gli angoli più remoti di Unima, in quel momento era troppo disperata, affranta, confusa per concentrarsi.
L'unica cosa che voleva, era lui. Adesso o mai più.
Improvvisamente, quasi l'avesse voluto Arceus, il suo naso iniziò a percepire odore di mare.
Seguì quell'inebriante profumo fino a quando per le narici divenne un tanfo insopportabile, quindi si asciugò le lacrime con le lunghe maniche color confetto della tunica.
Finalmente arrivata al Porto. Aveva atteso da troppo tempo quel momento, e il fatto di aver imboccato la strada giusta in una città del tutto sconosciuta riuscì a rassenerarla per pochi secondi.
In circostanze migliori avrebbe contemplato il panorama e magari anche assaggiato qualche specialità della casa, ma in quel momento non c'era tempo.
Tic. Tac. Tic. Tac.
Era come se un orologio invisibile le si fosse incastrato nella testa con l'unico, malefico scopo di tenerla sempre in ansia.
Ebbene, ci era riuscito benissimo. Ogni secondo era prezioso quanto una stella, e le sembrava di starne sprecando fin troppo. Doveva darsi una mossa. Cominciò a farsi largo fra la gente, facendo attenzione a non inciampare e, da perfetta scema qual'era, rovinare anche a terra.
Tic.
Il suo cuore perse un battito.
Tac.
Le sue gambe iniziarono ad accelerare, frenetiche.
Tic.
La vista divenne offuscata, segno che di lì a poco sarebbe scoppiata in lacrime come una povera fanciulla a cui hanno appena rubato il Pokémon.
Tac.
Gli ansimi diventarono spasmi, e i primi sensi di fatica iniziarono a farsi sentire.
Cari signori passeggeri, desideriamo avvertirvi che la nave Austropoli-Levantopoli salperà fra non meno di quattro minuti. Vi invitiamo dunque a raccogliere i vostri bagagli e a prendere posto all'interno della struttura.
Quattro minuti. Quattro, futili minuti di tempo.
Stava per perdere l'unica persona che era stata in grado di farle provare vergogna, imbarazzo, amore, passione e dolcezza.
- No, ti prego... - mormorò, osservando in lontananza una lunga, forse infinita fila di persone entrare dentro la nave munita di valigie grandi quanto alberi. - ti prego, aspetta... - si portò una mano al cuore, sperando di calmare gli ansimi, ma si accorse che non funzionava, quindi lasciò perdere.
Sarebbe morta di crepacuore, o forse per la troppa fatica.
Di tutto, pur di fermarlo.
- Aspettate! - urlò, precipitandosi verso la nave a velocità supersonica. Iniziò a piangere, e tutte le volte che emetteva un singhiozzo le doleva il cuore. Non poteva lasciarlo fuggire, non voleva.
Se solo si fosse trattenuta un po' di più, ieri, se solo avesse evitato di offenderlo, di umiliarlo, di vergognarlo davanti a tutti, ciò non sarebbe successo. - Aspettate, fermatevi! - tese una mano in avanti come per impedire alla nave di chiudere le porte, ma non servì a nulla.
Si fermò per il troppo dolore alle gambe e si tirò uno schiaffo.
Che stupida.
Che sciocca. Aver pensato anche solo per un istante di poterlo costringere a non partire.
Colpita da un irrefrenabile nervosismo, si slegò i capelli e tentò di strapparseli, disperata.
L'aveva perso. Per sempre.
Certo, volendo sarebbe potuta tornare a Levantopoli, ma sarebbe stato comunque un viaggio inutile. E tanto, non si sarebbe fatto trovare.
Doveva odiarla così tanto che probabilmente non l'avrebbe nemmeno più guardata in faccia, ne degnata di uno sguardo. Non le avrebbe più regalato un sorriso, una carezza, una risata, non le avrebbe più fatto udire la sua voce calda e amorevole. A quale scopo, dunque, partire?
Sospirò e smise di torturarsi i capelli. Non era per un suo capriccio che la nave avrebbe fatto retromarcia.
Si accomodò su una panchina e, dopo essersi avvinghiata le ginocchia al petto, posò il capo su di esse e cercò di sfogare la rabbia in un silenzioso, disperato pianto senza fine.


Iris aprì gli occhi di scatto, come se l'essersi addormentata per sbaglio avesse causato la morte di Zekrom. Tuttavia, avrebbe continuato a sonnecchiare se non fosse stato per un piacevole calore lungo la schiena. Era durato poco, ma era stato ugualmente il tocco più dolce e rigenerante della sua vita. Sollevò un po' il capo, intimorita, quando le sue iridi color cioccolato si carezzarono debolmente con quelle verdi di un ragazzo.
Rimase incantata a fissarle. Erano così belle, pure, soavi ed eleganti.
Somigliavano tanto a quelle del suo amico, se non per il fatto che erano quasi identiche. Chissà se era già giunto a Levantopoli...
- Iris? Che ci fai qui? -
- Ash... - mormorò lei, senza nemmeno sapere cosa stesse farfugliando.
- No, sono Spighetto – replicò l'altro, sorridendole con tenerezza. - Che ci fai qui tutta sola? Ash? -
Iris sgranò gli occhi e si aggrappò alla panchina, sconvolta, quindi spalancò la bocca.
Spighetto.
I suoi occhi verdi come l'erba, le sue candide mani rassicuranti, la sua voce bollente... era lì.
Esattamente lì.
Davanti a lei, a pochi passi dalle sue labbra.
E le sorrideva con dolcezza infinita.
- Spighetto... - sussurrò, portandosi una mano davanti alla bocca per trattenere un grido di gioia.
I suoi sforzi non erano stati vani, Arceus l'aveva ascoltata. Gli occhi le si riempirono di lacrime e, prima che potesse scoppiare a piangere, lo stritolò in un abbraccio colmo di disperazione.
Spighetto rimase interdetto, ma ricambiò la stretta con altrettanto amore. Non che la cosa gli desse fastidio, semplicemente non sapeva cosa fare. Era la prima volta che Iris lo abbracciava, e solo ieri gli aveva fatto passare i quindici minuti più brutti della sua vita. - Iris, tutto bene? Ti vedo strana. -
- Spighetto, credevo te ne fossi andato! - strillò l'altra, iniziando a singhiozzare. - Credevo che mi odiassi, e...! -
Il ragazzo le prese il volto fra le mani, impedendole di continuare la frase. - Iris, che stai dicendo! -
- Avevo paura che fossi venuto ad Austropoli per... - Iris serrò gli occhi, livida di vergogna. Che stupida, che era stata. E adesso cosa gli raccontava?
Che lo amava e che aveva temuto di perderlo per sempre?
Che aveva corso come una pazza per fermarlo?
Che si era quasi strappata i capelli dalla rabbia quando aveva visto la nave salpare?
- Iris, parla, mi stai facendo preoccupare... - la spronò a continuare Spighetto, scuotendola dolcemente.
La viola non rispose, mentre gocce e gocce di lacrime continuavano a scenderle lungo il profilo delle guance.
- Iris – la chiamò lui, incapace di capire come si sentisse l'amica. Perché piangeva? Ma soprattutto, come mai l'aveva seguito fino ad Austropoli? - Iris, ti prego, basta pianger... - non riuscì a terminare che la ragazza gli afferrò bruscamente il volto con due mani e posò le labbra sulle sue, cercando conforto in un bacio.
Spighetto inizialmente rimase spiazzato, ma quando l'unione delle loro labbra si fece più intensa e appassionante semichiuse gli occhi e la strinse in un abbraccio. Mai si sarebbe aspettato un bacio da parte di Iris. Quella ragazza lo odiava, lo odiava a morte, e per un istante aveva pensato che allontanarsi forse l'avrebbe aiutata a viaggiare con più voglia, ma a quanto vedeva si era sbagliato.
Iris, d'altro canto, percepiva solamente la morbidezza e il calore delle labbra dell'amico. Quanto aveva sognato quel momento, e più teneva la bocca incollata alla sua più le veniva difficile staccarsi.
Alla fine fu lui a porre fine a quel bacio, e per quanto ci rimase male dovette accettarlo.
- Iris... - sussurrò Spighetto dopo qualche minuto di silenzio indagatore, l'espressione in bilico fra il sorpreso e il deliziato.
- M- mi dispiace... - replicò lei, guardando in basso. Pregò con tutto il cuore che l'intenditore le staccasse gli occhi di dosso, ma non lo fece. A interrompere il suo osservarla, però, fu un'ombra piuttosto slanciata che comparì dal nulla. Si trattava di Artemisio, il Capopalestra di Austropoli. - Spighetto, Iris! Che ci fate qui, con questo buio? -
Iris si guardò intorno, confusa. Aveva dormito così tanto che non si era accorta minimamente del fatto che fosse notte inoltrata.
- Il vostro amico Ash ti sta cercando, Iris – continuò Artemisio, carezzando la testa del suo meraviglioso Leavanny. - dovresti chiamarlo e dirgli che stai bene, sembrava preoccupato -
- Sì, certo... - la ragazza dai capelli color mirtillo fece per alzarsi, ma l'intenditore le porse una mano, desideroso di aiutarla. Anche se si erano appena scambiati un bacio, ciò non significava che, nonostante l'imbarazzo, dovesse trattarla con indifferenza. Era pur sempre sua amica, e sebbene avesse un carattere odioso e stressante, le voleva un bene gigantesco.
Iris la osservò per diversi minuti e gliela afferrò saldamente, poi lasciò che lui la tirasse in piedi con solo la forza di un braccio. Era calda, morbida e piacevole.
Ma mai quanto le sue labbra.
- Forza, venite, allora – le ordinò gentilmente Artemisio, facendole cenno di seguirlo.
- Certo – rispose Spighetto, precedendola con la solita eleganza da cameriere provetto.
La viola non poté non trattenere un sorriso soddisfatto. Nonostante fosse ancora ferita e turbata, era sollevata all'idea di averlo di nuovo accanto.
La prossima volta che avrebbero litigato e lui sarebbe fuggito, lo avrebbe raggiunto.

 

Di tutto pur di trovare un motivo per baciarlo.

 



Angolo Autrice
Salve a tutti, aspiranti scrittori o lettori che siate! Eccomi tornata alla carica con una nuova (e depressiva) Wishfulshipping!
Quanto amo Iris e Spighetto, sono i miei amoVi! *scuoricina*
Iris: *facepalm.*
Spighetto: *triple-facepalm*
So che mezzo mondo li odia, ma di'. Io no, e quindi o vi mettete l'animo in pace o imparate a sopportarli e a sopportarmi(?).
Ma voltiamo pagina e parliamo di cose più pratiche, va'. Spero di non aver scritto la parte del bacio in fretta e furia, l' ho riletta un paio di volte e sembra che vada bene, ma c'è qualcosa che non mi convince. Prima ero più brava nel descrivere i baci, ora, beh... sto precipitando un pochetto. No, cioè, bello :^.
Come al solito mi auguro che la fic sia stata di vostro gradimento, in caso contrario mangiatevi un poffim (sperando si scriva così) e andatevi a coccolare un Cyndaquil ^^.
Bijoux a tutti,

 

Lila ~

   
 
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