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Autore: Rota    08/12/2014    6 recensioni
Dialogo tra la regina del tramonto e la regina dell'alba.
Estratto: La mia coda sbatte come una frusta contro le pareti della caverna, sento in distanza il rumore ovattato che io stessa ho prodotto: poco dei miei fini sensi mi sono rimasti, con la mente stordita dal dolore.
Apro gli occhi e la vedo, sola, seduta poco distante da me. Rimane in ombra, lasciando che la luce penetri dall'esterno senza interferenza. Non mi è difficile distinguere i suoi occhi attenti dal resto che mi circonda, anche se la vista mi cede e le palpebre mi risultano più pesanti di quanto mai abbia ricordato.

Prima classificata al contest indetto sul forum di EFP da Giuns "My fictional crush"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nala, Sarabi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick forum/sito: Rota23/Rota
Titolo: La regina del vecchio tramonto, la regina della nuova alba
Rating: Verde
Fandom: Il Re Leone
Personaggi: Sarabi
Bonus: Nala
Prima classificata al contest indetto sul forum di EFP da Giuns My fictional crush [Multifandom]
NdA (eventuali): Coppia da non intendersi come romantica, sia chiaro xD quello che descrivo è prevalentemente un dialogo quasi dalla modalità del “cambio di testimone”, tra la regina vecchia e la regina nuova, come si intuisce dal titolo.
Buona lettura (L)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Graffia il fiato stanco in fondo alla mia gola, come graffiano le unghie ormai prive di ogni filatura sulla roccia che mi fa da sostegno e giaciglio. Continuo a respirare a fatica per ogni battito che il mio cuore testardo decide di regalare a questi miei rimasugli di vita, e l'orgoglio mi impedisce di provarne risentimento. Ogni volta che allargo il petto per inalare aria e polvere dalle narici, nuove schegge di dolore mi trafiggono la pelle, e io comincio a sentire la durezza delle membra farsi morsa insostenibile.
La mia coda sbatte come una frusta contro le pareti della caverna, sento in distanza il rumore ovattato che io stessa ho prodotto: poco dei miei fini sensi mi sono rimasti, con la mente stordita dal dolore.
Apro gli occhi e la vedo, sola, seduta poco distante da me. Rimane in ombra, lasciando che la luce penetri dall'esterno senza interferenza. Non mi è difficile distinguere i suoi occhi attenti dal resto che mi circonda, anche se la vista mi cede e le palpebre mi risultano più pesanti di quanto mai abbia ricordato.
Alzo appena il collo per parlarle, cercando un poco di fiato in fondo ai miei polmoni.
-Dove si trova Simba?
-Fuori dalla caverna, in un anfratto della Rupe.
La sua voce tradisce poco delle emozioni che sta provando. Posso intuirle, perché è facile in una situazione del genere, ma non afferrarle completamente. Non mi impone alcun tipo di sentimento, perché è troppo concentrata su di me.
-Neppure Timon e Pumbaa sono con lui.
-Le altre leonesse?
-All'ingresso, in attesa.
Simba non vuole vedere la mia morte effettuarsi, e lo comprendo: nessun gli ha insegnato il contegno, e basterebbe poco per sciogliersi in sincero dolore di fronte a me. Inutile, per quanto caro e dolce, e questo non lo potrebbe sopportare lui stesso. Nelle ore in cui ancora c'era il sole, mi ha guardato come se non si capacitasse, e dovesse farsi forza nel riconoscere la mia limitatezza. Credo di avergli impartito l'ultima lezione possibile, senza dover neanche parlare. Eppure, in questo marasma di sentimenti che ci agita e ci fa vivere, ancora una volta, mi è così vicino con il cuore e con la mente che è come se fosse presente, addossato a me come un cucciolo in cerca di protezione. Sento il suo cuore e il suo spirito, quasi rimbombassero tra le rocce della Rupe e arrivassero dritti a me senza alcuno sforzo: questo è il solo modo in cui noi riusciamo a comunicare e sempre lo abbiamo fatto.
Mio figlio è lontano, e così anche le mie compagne di caccia e di vita. Non mi sento abbandonata, perché la vita di una regina è sempre vissuta in solitudine, ed è più rispettoso per loro non vedermi morire piuttosto che assistermi con preoccupazione piena ma senza ragione.
Però fremono, in passi affrettati che non gettano ombre nel fascio di luce che viene direttamente dal cielo, e paiono più fantasmi vaganti che vere e proprie presenze.
Mi sento così sensibile, ora che la mia realtà comincia ad alterarsi di sogno perenne, che un briciolo di pietà intacca il mio tono.
-Sorgerà ancora una volta l'alba, sopra le vostre teste, eppure sembra che ne abbiano tutti paura.
-Chi non l'avrebbe?
Lei mi sorprende, perché è una delle poche che ha questa incredibile capacità. Non mi guarda il fianco mentre mi parla, ed è attenta a ogni mia singola espressione.
-Tu ne hai, Nala?
-Forse anche troppa.
Premurosa, si prodiga a dire tutte le parole necessarie, perché io le possa intendere con estrema facilità, chiara e cristallina in ogni verdetto.
-Non tutti i giorni muore una regina.
Vedo, come sempre ho visto, la differenza tra lei e le altre leonesse, tra lei e il mio stesso figlio. Tra chi rimane dentro a guardare la morte in faccia e chi invece aspetta il suo annuncio per cominciare a piangerla.
Guida un popolo l'idea di giustizia e il suo primo ministro, sorregge un re l'effettiva concretezza di una sensibilità tutta empatica che non tralascia niente soltanto alle parole. Così è stato per il mio re e me, e così sarà per mio figlio e questa splendida creatura.
Mi permetto un sorriso, anche se il dolore al ventre sta scivolando sempre più verso l'oblio dell'insensibilità imperitura e questo inizia a spaventarmi un poco.
-E non tutti i giorni una leonessa viene incoronata dal sole. Posso ben capire l'orgoglio di tua madre.
Lei raddrizza le orecchie a quell'invocazione, e io non posso che ricordare con dolcezza e felicità il volto gentile della cara Serafina. Il mio cuore non può essere più lieto: senza sgarro e senza insulto nei confronti della giovane, rivedo un'amica nei tratti del suo viso felino e questo mi porta rassicurazione nel momento del bisogno.
Nala non scompare mai, di fronte ai miei occhi, e si denota di significati più profondi.
-Non si può diventare regina, lo si nasce. La nobiltà, la dignità e l'orgoglio non sono cose che un cucciolo può apprendere: sono dei doni mescolati al sangue e all'essenza.
-Io ho potuto godere di riferimenti esemplari, durante la mia vita, a cui ho avuto l'onore di affiancarmi.
Lei non china mai il capo, neanche di fronte a me. Ha nello sguardo la reverenza del suddito, ma anche la fierezza del capo. Rimane ferma mentre mi parla, assistendo ai miei vari sussulti. Io non chiederò aiuto e lei non mi imporrà niente, fino alla fine, anche se questo dovesse dire lasciarmi completamente alla morte.
Sa che non può obbligarmi nulla, neppure la speranza vana. Così è la natura, e il suo silenzio è il dono per me più grande.
-Sei una leonessa che sa riconoscere i meriti, ma dovresti anche ricordarti di trattenerne qualcuno per te.
Io muoio, lo sento ogni istante che passa. Muoio, e tutta la mia potenza, tutto il mio orgoglio, tutto il mio onore verranno conservati nella mia memoria, perché solo a questo potrò servire, d'ora in avanti. Sarò ricordo, sia per i cari che per i meno cari, e come sempre la mia dignità fornirà l'esempio massimo a cui i miei eredi potranno ambire. Anche se mi permettessi in questo solo frangente una debolezza del cuore e dell'animo, chiedendo un poco di conforto in più, il giudizio su di me è stato stabilito negli anni, per ciò che è stato e che rimarrà davvero impresso.
Come una delle rocce della Rupe, abiterò sempre in questo luogo e mai me ne andrò, regina di un giorno che è già tramontato da parecchio tempo.
Non c'è lacrima che righi il mio muso o che mi bagni l'occhio, non c'è lamento volto a raccogliere alcun tipo di commiserazione o supplica sussurrata.
-Mio figlio ti ha scelto come sua compagna, e io mi fido del suo giudizio come mi fido del tuo amore per lui.
La mia zampa si muove sulla roccia, in cerca di forza; non la trova, e allora giace senza più alcun tipo di volontà. Solo la mia mente persiste nella propria lotta, e mi ritrovo sveglia come la stessa luna del cielo – non mi sento da meno, benché lei è una regina molto più brillante di me.
-Non abbassare lo sguardo di fronte a niente e a nessuno. Neanche di fronte ai tuoi errori.
Ancora un consiglio, perché è questo che mi sento di darle, assieme al mio incarico regale.
Muovo il fianco, di poco, mostrando senza volerlo la ferita ancora aperta, che sanguina da questa mattina: l'ultima disattenzione della mia età avanzata. Anche Nala ha un moto di dolore, quando gonfia il petto e lascia cadere gli occhi proprio lì. Recupera subito, benché io me ne sia accorta, ma sembra che sia stata toccata troppo per sostenere il mio sguardo.
Volta il capo, verso l'entrata della grotta. Cerca qualcosa che possa dare a lei del conforto, senza chiederlo a me o senza cercarlo in qualche vivo, proprio in questo momento.
Gli astri eterni sono la legge che ci sovrasta, che non può farle del male con una morte dolorosa. Li guarda, e brilla anche lei.
Posso vedere anche l'amore di mio figlio, nella sua figura, e ne sono felice.
-Questa è una bella notte per riposare.
Qualcosa mi ferma di nuovo, ed è una nuova assenza di dolore. Le mie labbra scivolano in un sorriso pacifico, mentre chiudo gli occhi.
-Si vedono le stelle in cielo?
-Sì, se ne vedono molte.
Un ultimo sospiro.
-Andrò da loro, allora...

   
 
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