DI
MESSAGGI IMPORTANTI E COSE DOLCI
Fandom:
Supernatural
Personaggi:
GABRIEL
<3<3<3 (lo amo
troppo)
Pairing: nessuno
Genere: comico
Note: ATTENZIONE!
Questa storia contiene tematiche religiose. NON mira in nessun modo a
parodiare
o ridicolizzare la religione, semplicemente contestualizza il
personaggio della
serie in una vicenda che lo riguarda (sebbene di stampo religioso). Io
stessa
sono credente e praticante e non intendo in alcun modo con questa
storia
offendere la religione, ma se qualcuno si sentisse offeso o infastidito
dalla
tematica, smetta di leggere. DLDR <3
Gabriel
stiracchiò le braccia e tutte e sei le ali, con un gesto
ampio e uno sbadiglio.
Era
stato un volo piuttosto lungo e neanche troppo facile, visto che quando
tuo
Padre ti affida una missione -la missione-, deve per
forza attuare quel
progetto di temporale con vento forte e grandine a tratti che aveva in
agenda
da un po’, proprio mentre tu stai volando a consegnare il
dannat-- benedetto
messaggio.
Gabriel
rabbrividì nel frullio di tre paia d’ali, pensando
che se fosse caduto dalla
Grazia e fosse precipitato in uno di quegli ammassi bianchi e congelati
che si
vedevano sulla Terra dal Paradiso avrebbe avuto meno freddo di
così. Il giovane
arcangelo si guardò intorno: per lo meno in Galilea il tempo
non era male.
C’era un sole grande e bollente, la terra era arsa e calda
sotto ai piedi e
nemmeno l’ombra di una nuvola all’orizzonte. Si
prospettava una giornata… interessante.
Nazareth…
così si chiamava la cittadina dove suo Padre
l’aveva mandato a consegnare il
messaggio più importante dei messaggi mai consegnati nella
storia dei messaggi…
del mondo. Gabriel gongolò un po’ al pensiero che
ai piani alti avessero scelto
lui –non quel fessacchiotto di Raph, non
quel bacchettone di Mike, non
quell’insopportabile spina nel fianco di Uriel- per un
compito così importante,
così decisivo, così fondamentale,
così… santissimamente e benedettamente noioso!
Era
appena arrivato e già era stanco di quel
Nazaquelcheé. Una normalissimo e
banalissimo paesotto della Galilea, nessuna persona di spicco, nessun
avvenimento
divertente o quantomeno interessante che avrebbe potuto supplire alla
noia che
stava assalendo l’arcangelo nel suo percorso tra il punto di
atterraggio e la
casa dove avrebbe dovuto consegnare il messaggio.
Gabriel
scrollò le ali, preparandosi a far sì che quel
paese -noioso da far cadere
l’aureola- passasse alla storia come uno dei punti centrali
della Rinnovata
Alleanza tra il Paradiso e la Terra.
Attraversando
il-paese-che-inizia-per-N pronto a cambiare il corso degli eventi per
conto
terzi –e che Terzi-, la sua attenzione venne attirata da un
piccolo spiazzo,
dove alcuni mercanti tenevano le loro bancarelle e strillavano la
freschezza
dei loro prodotti.
Gabriel
rallentò il suo volo e si fermò fluttuando a
mezz’aria proprio al centro della
piazza a circa una trentina di piedi d’altezza, osservando la
scena: c’erano
pescivendoli che trattavano sul prezzo, una minuscola bancarella di
formaggi di
capra circondata da una folla che doveva –a occhio e croce-
essere pari a più
della metà del paese e perfino una bancale girato di
traverso con delle stoffe
brutte e dall’aria unticcia. Il proprietario stava ribassando
il prezzo di una
veste di lana grezza bucata e con una grossa macchia su un fianco.
Istintivamente l’arcangelo si lisciò la tunica,
soddisfatto di non averla
rovinata durante il volo.
Restò
a fluttuare nel mezzo del cielo, osservando le creaturine di suo Padre
arrabattarsi per un’oncia di farina o una fetta di formaggio,
ridacchiando al
pensiero che la Terra fosse in mano a loro. Che bestiole bizzarre,
pensò
Gabriel passandosi una mano sul volto e poi fra i morbidi boccoli dei
capelli
biondo scuro. Eppure nutriva una grande fiducia negli uomini e nelle
potenzialità che suo Padre aveva dato loro…
Con
una scrollata di spalle e di ali Gabriel sbuffò, pronto a
coprire in fretta
l’ultimo tratto di percorso che lo separava dal compimento
della sua missione.
Tirò su col naso, drizzò la schiena e
s’apprestò a ripartire… quando una voce
che veniva dal mercato lo deconcentrò di nuovo.
“FIIICHIIIII!” sbraitava un
commerciante
da una bancarella di frutta: “FICHI FRESCHI!”
urlava: “BUONISSIMI FICHI! I PIÙ
DOLCI DI TUTTA LE REGIONE!”
Gli
occhi di Gabriel si illuminarono, donando a quella tinta nocciola delle
sue
iridi una sfumatura dorata, facendoli somigliare a due pozze di denso
miele.
Per un
fugace istante la sua mente cercò di ricordargli che non era
sceso dal Paradiso
per una manciata di fichi, che doveva assolvere ad un importante
compito, che
lui e nessun altro…
Bah, si
disse, l’Annunciazione
poteva aspettare un altro giro di clessidra.
E si
gettò in picchiata verso l’uomo con la bancarella
di frutta.
***
“Ma
non sono stato io!” un pover’uomo
dall’aria mortificata cercava di
giustificarsi di fronte alle accuse del fruttivendolo.
“Ah
no? E io dico di sì.” accusò di nuovo
il mercante.
“Ma
come avrei potuto essere stato io?!” esclamò
l’uomo esasperato.
“E
io
che ne so!” a quella risposta, l’accusato
inarcò le sopracciglia e spalancò le
braccia, sottolineando l’evidenza, ma il commerciante
riprese: “So solo che
prima aveva venti fichi in più e che adesso ne ho venti di
meno!”
“E
dove li avrei messi, questi venti fichi?”
domandò quello, con ironica
curiosità.
“Li
avrai mangiati!” abbaiò il mercante.
“Ma…”
l’accusato era al limite della sopportazione
e anche della pazienza: “Come avrei potuto
mangiare venti fichi in così
poco tempo?”
“Ti
ripeto che…” riprese il derubato, ignorando la
domanda: “… avevo centocinquanta
fichi e adesso, senza averli venduti, ne ho centotrenta!”
“AVRAI
CONTATO MALE!!” urlò l’uomo accusato
prima di girare i tacchi e andarsene, i
pugni stretti lungo i fianchi in un moto d’ira.
Gabriel,
dal canto suo, si sbellicava dalle risate osservando la scena a pochi
piedi
dalle loro teste, ingozzandosi dei “fichi più
dolci della regione”.
Mentre
si godeva la scena causata dal suo esilarante
scherzetto, fluttuando a gambe incrociate sopra la testa del
mercante, il
rigonfiamento della sua tunica dove aveva nascosto il bottino si
assottigliava
sempre di più. Gli riuscì difficile conciliare le
risate con la sua
scorpacciata, ma alla fine evitò il soffocamento.
Vecchio mio,
pensò leccandosi le labbra e
menando una pacca sulla zucca pelata del mercante che però
non l’avrebbe percepita,
questi fichi sono davvero la cosa
più
dolce che abbia mai mangiato. Con una sonora risata e la
pancia piena,
Gabriel riprese il volo.
All’orizzonte
si stavano addensando grossi nuvoloni temporaleschi, segno che qualcosa
non
andava.
L’arcangelo
rallentò il volo in prossimità della casa della
vergine a cui doveva dare il
“lieto annuncio”, chissà come
l’avrebbe presa, ridacchiò fra sé.
Le
nuvole all’orizzonte rombarono minacciose. Gabriel
sollevò le braccia in segno
di resa: “Sto andando, sto andando…”
Un
nuovo rombo echeggiò cupo dalla linea di nubi che andava
ingrossandosi
all’orizzonte. Gabriel incassò la testa nelle
spalle con aria colpevole: “Sì,
ma…” le nuvole tuonarono. “Ma lasciami
spiegare…” I cumuli spumosi e grigi
furono attraversati da lampi lividi, seguiti subito
dall’ennesimo tuono. “Sì,
lo so… Ma è stato uno scherzetto
innocente… è durato un
attimo…” le nuvole
gorgogliavano di disapprovazione mentre Gabriel si giustificava:
“Non ha
compromesso la missione… io non ho fatto male a
ness--” un tuono più secco e
forte degli altri gli fece capire che era di smetterla di provare a
ribattere e
l’arcangelo discese mestamente fino all’ingresso
della casa.
Diede
un nuovo, preoccupato sguardo alle nubi che diventavano sempre
più grandi e
sempre più scure e si preparò per consegnare
finalmente il suo annuncio.
Lisciandosi la tunica prima di sparire e materializzarsi nel mezzo del
soggiorno di una sconosciuta, notò una macchia che prima non
c’era. Prima non
c’era proprio nessuna
macchia: la
tunica era linda e candida come le nuvole del Paradiso.
E
invece adesso c’era una macchia. Una brutta, frastagliata,
giallastra macchia
di succo di fico.
Gabriel
digrignò i denti per non essere volgare –dopotutto
era pur sempre un arcangelo-
e con la mano sinistra ne afferrò un lembo, tirandolo,
mentre con l’indice
dell’altra iniziò a grattare via il succo
appiccicaticcio che imbrattava la sua
perfetta tunica da angelo.
Il
risultato fu pessimo: sulla punta del dito e anche sull’altra
mano doveva avere
ancora residui della polpa zuccherina dei fichi rubati, che andarono
solo a
peggiorare la situazione. Non sarebbe mai riuscito a renderla perfetta
come
prima, in tempo per la consegna del messaggio.
Le
nuvolo all’orizzonte rombavano e si contorcevano, mandando
lampi violacei e
tuoni roboanti.
Gabriel
rizzò la schiena, preoccupato ma deciso, spiegò
le ali e assunse la sua miglior
espressione da arcangelo messaggero in procinto di cambiare la storia
con la
tunica pulita che aveva in repertorio. Drappeggiò il tessuto
in modo che le
macchie venissero coperte dalle pieghe della tela e con
un’ultima occhiata al
temporale che andava formandosi, ripassò mentalmente le
frasi altisonanti che
gli avevano ordinato di dire. “Perché un messaggio
di questa portata ha bisogno
delle parole giuste, va annunciato come si deve, bisogna mantenere un
certo
tono, resterà nei secoli dei secoli…” amen,
aveva pensato Gabriel, sbuffando.
In
quel momento la cosa che gl’importava di meno era quello che
avrebbe detto alla
donna al momento dell’annuncio. Poteva sempre improvvisare,
gli riusciva bene:
se l’era sempre cavata meglio come attore che come
arcangelo…
In
quel momento sperava solo che il drappeggio tattico della sua tunica
non si
sarebbe sciupato quando avesse schioccato le dita per materializzarsi
in casa
della donna, di modo da mantenere un aspetto dignitoso, e che la
tempesta –la
seconda della giornata- sarebbe passata prima che lui uscisse dalla
casa con
una missione compiuta.
Schioccò
le dita e sparì in un frullio d’ali.
Entrambe
vane speranze.
Nda
Aka…
l’angolo
dello sclero e della richiesta di misericordia.
L’ho
già detto che non è un testo parodistico e che
non mira a ridicolizzare la
religione? No? Lo dico di nuovo?
No, basta.
Spero sia chiaro che non voglio in alcun modo offendere la religione
cristiana
con questa one-shot.
Detto
ciò… niente. È la mia prima one-shot
comica, ne ho in mente un’altra su questo
stampo (non religiosa, ma sempre con Gabriel<3) vediamo quando
riuscirò a
buttarla giù come verrà.
Grazie
alla mia beta e alle sue iniezioni di autostima, che quando ha letto la
fic ha
pubblicamente dichiarato “L’angst ti viene molto
meglio” e si è sbilanciata con
un “Sì, dai non è
male…” grazie di cuore, solo tu mi rendi
così sicura di me! :’’)
L’idea
mi è venuta l’altro ieri e ieri sera
l’ho finita di scrivere. In teoria non
avrei dovuto pubblicarla oggi –né mai visti i
commenti della mia beta- perché, per
non fare grame figure, sono andata ad informarmi e
l’annunciazione ricorre il
25 marzo, non l’8 dicembre (viva la mia ignoranza!) per cui
mi ero detta che al
massimo avrei aspettato fino a marzo. Poi stamattina a Messa hanno
letto
proprio il Vangelo dell’annunciazione e il mio
‘io’ da fanfiction-writer si è
illuminato: non potevo non sfruttare l’occasione!
Sperando
che la one-shot vi piaccia, ringrazio la mia beta, che lo sa che la amo
anche
se non lo dimostro <3, e anche chiunque
leggerà/recensirà ecc ecc…LUV YA
<3
Hope
you enjoyed,
-Lu<3