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Autore: nathalia97    08/12/2014    0 recensioni
"No-non so... L'unica cosa che posso dirti è che quando ci sei tu, tutto è migliore, tutto è più bello. È come se tornassi quel ragazzino spensierato, che non vedeva sua madre, ogni sera, picchiata, che non veniva picchiato... è come se tu riuscissi con un solo sorriso, un semplice 'ciao' a togliere tutto il male che c'è in me... è come se il mostro che ho dentro si fosse legato al tuo angelo con un filo indistruttibile... come se il mio demone avesse trovato la propria casa con la tua creatura celestiale... non so perché ti voglio lì con me, ma so che starei molto meglio sapendo che stai sotto le mie ali e che sei al sicuro... è tutto più bello quando ci sei tu, Summer." -JUSTIN.
"Gli occhi sono l'anima delle persone: non mentono mai, Summer." -BRIAN.
"Quando avrai l'onere di conoscerlo, sentirai il bisogno di averlo sempre vicino a te!" -JAZMYN.
"Quando avrai il privilegio di conoscerla, non riuscirai mai più a chiudere gli occhi e a non vederla nella sua bellezza!" -JAZMYN.
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Quando ci si innamora è come se si tornasse ragazzini.
 
"Uno fuma, un altro beve,
uno si droga, l'altro si innamora.
Ognuno si uccide alla sua maniera."

-cit.


CAPITOLO QUINDICI. (Ultimo)
 
Nessuno è invincibile, nemmeno i più forti.
 
 
Tutto era surrenale. Niente di quello poteva essere possibile. Era come se il tempo si fosse momentaneamente  fermato e nessuno sapesse cosa fare, cosa pensare o cosa provare. Quella scena l'avevano già vissuta, a differenza che quello a terra in una pozza di sangue non era Seth, e quello che teneva in braccio l'uomo non era Tyler. In quel momento si trovavano nel incubo di Summer, la sua paura più grande, quello che lei aveva sempre temuto potesse accadere un giorno.
 
Tutto ebbe inizio la mattina dopo la loro nottata focosa. 
Dopo che avevano fatto il quarto round e mangiato come se non lo avessero fatto una ventina di minuti prima e stessero patendo la fame da mesi e mesi, si erano addormentati abbracciati l'una all'altra, come una coppia innamorata. Erano felice. Dopo tutto quello che avevano dovuto sopportare, un po' di pace era quello che si meritavano... ma si sa che a tutto c'è una fine. Verso le sei e mezza/le sei meno un quarto, Justin venne svegliato dalle unghie della donna che gli si conficcavano nella carne del braccio, mentre si dimenava e borbottava cose che,  al viso dell'uomo, erano insensate. Al suo "Justin, aiutami. Non mi lasciare" capì che stava avendo un incubo e che doveva aiutarla.  La scosse prendendola per le spalle, sussurrando dolcemente che andava tutto bene e che lui era lì per aiutarla. La terza volta fu quella buona. Summer aprì gli occhi agitata. Aveva la fronte, così come il collo, le braccia, la schiena, tutta sudata. Il suo cuore andava ad un ritmo veloce che pensò che avrebbe avuto un infarto da un momento all'altro. Si guardava in giro terrorizzata. I suoi occhi erano stanchi e sembrava che avessero paura di chiudersi e rivivere quel incubo che, a parere di Jones, non era molto lontano dalla crude realtà. Nel sogno aveva rivisto Peter e quello che aveva dovuto subire. Soltanto che quella volta Justin non c'era. Non era lì, pronto ad entrare nella stanza e salvarla dalle mani di quel verme. Si sentiva sola e abbandonata come, secondo lei, era giusto che fosse. In qual che modo era riuscita ad uscire da quel buoi che l'aveva avvolta e tornare alla realtà, fra le braccia di Justin e le sue parole confortanti. 
Si potrebbe dire che il risveglio non poteva andare peggio di così se non fosse stato per l'entrata a sorpresa di Tyler. Era strano trovarlo lì, dopo tutto quello che aveva fatto e detto a Summer dopo la morte di Seth. Erano tutti addolorati per la perdita, ma tutti stavano provando ad andare avanti secondo i propri metodi. Quello di Tyler, partiva tutto da quella entrata ad effetto. Tutto la disgrazia che ci sarebbe stata in futuro, cominciava proprio in quel momento.
Spalancato la porta, Tyler, entrò con passo spedito all'interno della stanza, senza rendersi conto in che condizioni si trovavano i due ragazzi. "Su su, vi dovete sbrigare. I ragazzi sono tutti di sotto che aspettano solo voi" disse mentre prendeva due borsoni dalla parte superiore del armadio in camera, cominciando a riempirli di vestiti. Notando che i due non aveva proferito parola o mosso un muscolo, si girò a guardarli e non gli ci volle molto a notare che non avevano nessuna traccia di vestito in corpo. Le sue guance si arrossarono immediatamente. Il piano non stava andando come previsto. "Ehmm... Uhmm.. V-vi lascio ve-vestirvi. Ci vediamo d-di sotto" il poverino balbettò prima di uscire e lasciarli da soli nella loro profonda vergogna ed imbarazzo. 
Dopo essersi alzati, si cambiarono in fretta e scesero, mano nella mano, giù in salotto dove, come aveva detto Tyler, trovarono i ragazzi con le rispettive ragazze. A sorprenderli c'era anche Allison che non aveva dato segno di vita dopo aver saputo della morte del suo (ex) ragazzo. 
Si sedettero negli unici due posti liberi del divano color nero, lasciato appositamente per loro due. "Come mai questa riunione alle 7 della mattina? Nessuno di voi si sveglia così presto" interruppe il silenzio, Justin. 
Nessuno diceva niente. Si guardavano, lanciavano sguardi d'intesa, ma nessuno osava aprire bocca e dar loro una spiegazione. Il diretto interessato, cioè Tyler, perché era stato lui ad aver convocato quella specie di riunione, decise di prendere coraggio e di spiegare come mai erano lì, così da poter proseguire con il suo piano che nessuno, a parte Allison, n'era a conoscenza.
Schiarita la voce con un colpo di voce, di chi fumasse come un turco, prese parola "Sono stato io a convocarvi tutti qui, Justin" spiegò "Agli altri ho già spiegato tutto, adesso tocca solo a voi due" indicò i due ragazzi e prese una pausa pensando, per un nano secondo, che la vendetta era sbagliata.. Poi, l'immagine di Seth fra le sue braccia, senza vita, con gli occhi che fissavano il vuoto, inespressi, lo fece subito cambiare idea e continuare per la sua strada. "Sono venuto a sapere, da fonti sicure, che Rodrigos sbarca oggi a Toronto tra meno di un'ora. E sappiamo tutti quello che vuole. Appena l'ho saputo ho subito capito di avere sbagliato ad aver aggredito a parole e anche fisicamente Summer. Per questo sono venuto fin qui a chiederti perdono e chiedendoti di accettare le mie scuse, così da poter mettere in atto il mio piano per tenerti in vita e lontana da Rodrigos". Nessuna di quelle parole le sentiva e pensava veramente. Erano state usate solo per suscitare il buon animo di Jones e far sì che lei lo veda di buon occhio da fidarsi di lui. Infatti aveva centrato in pieno l'avversario perché, subito dopo, Summer annuì e si aprì in un grande sorriso "Ovvio che ti perdono. Tutti noi commettiamo degli errori e abbiamo bisogno di una seconda change".
E dopo che anche quella era andata, a Tyler mancava solo spiegare quello che, secondo lui, era un piano geniale e le possibilità che fallisse fosse del 0%. Era veramente sicuro di sé. Non aveva calcolato che qualcosa potesse andare storto, perché per lui era praticamente impossibile che un'idea così elaborata e complicata, studiata per giorni, potesse venir scoperto da qualcuno primo del previsto.  "La fuori ci sono 6 macchine, una per ogni due, tranne la macchina di Brian che, oltre a Jazmyn. c'è anche Katherine" cominciò a spiegare, Tyler "Il piano è quello di prendere ogni uno una strada diversa, per poi incontrarci tutti all'aeroporto. Se partiamo da qui tra meno di un'ora, dovremo arrivare là che Rodrigos è già qua alla ricerca di Jones. Ho preso i biglietti per Verona, Italia. Prima di trovarci ci metteranno un po'... Ahhh, prima che me ne dimentichi, in macchina troverete un telefono nuovo e dei documenti falsificati" concluse l'uomo.
Ecco, pensò, adesso ogni uno sarà solo per la propria strada ed io potrò finalmente avere la mia vendetta.
Nessuno chiese niente. Tyler era stato abbastanza chiaro. Tutti i presenti in casa, ovviamente, avevano già preparato le valige, solo i due giovani innamorati dovevano fare tutto.
Una volta tornati in camera, Summer guardò quel groviglio di lenzuola sopra di letto e desiderò di poter tornare a come erano a poche ore prima: aggrovigliati l'una l'altra, desiderosi della stessa cosa. L'immagine di Justin che la baciava tutta, che le sussurrava cose dolce e che entrava piano piano in lei, la fece accaldare. Le sembrava che la temperatura nella stanza si fosse alzata e sentiva già le goccioline scorrerle lungo schiena e un tremolio fra le gambe. Gesù! Justin riusciva a farle tutto quello senza nemmeno saperlo. Stava diventando malata. Sì, dalla BieberFever. Solo Dio poteva sapere cosa gli avrebbe fatto in quel momento se non avessero avuto cose più importanti da fare. Dovette pensare al film più cruente che avesse mai visto: "I 300". Cristo! Sembrava un maschio che, per far abbassare la sua erezione o per non farla proprio crescere, doveva pensare a morti, teste tagliate, sangue, spade.. Però funzionava. L'idea di lei e di Justin sul letto, uno sopra l'altra, scomparì dalla sua testa, per farla concentrare sul borsone che doveva preparare e la doccia che doveva farsi. Forse l'avrebbero dovuta farla insieme, avrebbero risparmiato acqua.
Oddio! Non sono più un adolescente in preda agli ormoni che sbava per ogni bel fusto che le passa davanti o la guarda. Devo smetterla di pensare a certe cose, pensò. 
Innervosita dal fatto che Justin non le degnava di uno sguardo, prese il cambio ed un asciugamano, ed entrò in bagno battendo la porta di sé.
Bieber era consapevole di quello che aveva appena fatto. Non rivolgendole la parola ci era rimasta male, ma lui stesso aveva paura di aprire bocca e di scagliarle addosso la sua rabbia. Era incazzato per quello che era appena successo. 
Aveva pianificato tutto: sarebbero partiti al pomeriggio, loro due più Jazmyn e Jaxon, come una vera famiglia. Si sarebbero comportati come tali per una settimana. Si sarebbero potuto comportarsi finalmente come persone normali e dare ai suoi fratelli quello che non avevano mai potuto avere: due persone innamorate che amano stare insieme (e non a picchiarsi e goderlo nel farlo). Tutti i suo piani erano andati in frantume, come un castello di sabbia che, per colpa di un soffio di vento, cade e torna ad essere della semplice sabbia. Non voleva pensare, non voleva essere lui la colpa della tristezza di Summer.
Frustato e arrabbiato, prese le sue ed entrò in bagno, sbattendo la porta dietro si sé.

Quando entrambi furono pronti, salirono in macchina. Bieber con Tyler e Summer con Allison, nonostante le proteste da parte di Justin che voleva salire in macchina con Jones, ma, a parere de Tyler, non era sicuro per nessuno dei due.
Partirono tutti per strade diverse allo scopo di non dare sospetti, nessuno però poteva sapeva del piano diabolico che c'era veramente dietro e, solamente ad una persona venne il dubbio ed era anche l'unica che non si fidava di Tyler. Fu proprio lui che decise di cambiare la strada per essere sicuro che Summer stesse bene, seguendola.

                                                     
 
Tyler portò Justin in un magazzino abbandonato, dall'altro lato della città. Lo voleva uccidere. Voleva sbarazzarsi di lui. Lo odiava. Lo odiava con tutto se stesso, perché lui era felice, perché lui aveva tutto, mentre a Tyler era rimasto solo con la solitudine. 
Una volta ritrovati soli, Williams, prese la pistola che nascondeva e la puntò contro la schiena di Justin. "Su, cammina, coglione" lo spinse. Bieber non sapeva che di dire o che fare. Era stato preso all'improvviso. Quell'era l'unica cosa che meno si sarebbe aspettato e, mentre veniva spinto dentro quell'orribile capannone abbandonato da Dio, si rendeva conto di quello che stava effettivamente succedendo: Tyler gli aveva mentito. Aveva mentito a tutti. Non si era pentito. Probabilmente Rodrigos non era nemmeno in Canada o forse Williams lavorava per lui. Allora.... "Dove diavolo è Summer? Che hai fatto? L'hai consegnata a Rodrigos? Allison è tua complice, bastardo?" chiese incazzato, mentre sentiva la pistola puntata con forza dietro di sé. 
"Summer non sarà mai più un tuo problema" rispose e fu probabilmente quella risposta che fece scattare qualcosa in Justin. Preso dalla furia, si girò velocemente, sorprendendo Tyler. La pistola scivolò a terra. Justin tirò un pugno dritto in faccia all'uomo che cade a terra con il naso sanguinante. Bieber recuperò la pistola e, con un piede schiacciato sullo stomaco dell'uomo, gliela puntò sulla tempia. "Dove cazzo è Summer? Hai solo una possibilità oppure ti sparo, figlio di puttana". Le parole erano state dette a denti serrati, che si faticava a capire quello che aveva detto.
Tyler non volle dargli ascolto e scoppiò a ridere. "Non te lo dirò mai e poi non saresti capace di premere il grilletto. Sei soltanto un vigliacco che crede di essere invincibile, ma novità del giorno Justin: tutti cadiamo, chi prima chi dopo".
"Forse, ma intento io sono ancora in piedi e non sarai di certo tu a buttarmi giù. Non ne avrai la possibilità" rispose senza nessuno sentimento, poi proseguì "Ahhh.. e sì, ne ho la capacità" il grilletto venne premuto e l'eco  dello sparo si diffuse per tutto lo spazio. Il corpo rimase fermo, esteso sul terreno, senza respiro e coperto di sangue. Negli occhi di Tyler ancora aperti, sorpresa e paura , invece in quelli di Justin, niente. Neanche un sentimento. 
Deciso ad andare a cercare Summer, prese le due braccia di Tyler e lo trascinò all'interno del capannone abbandonato.  Lo chiuse e salì in macchina. Prese il telefono del ragazzo ormai morto, e chiamò Brian, l'unico di cui sentiva di potersi veramente fidarsi.
Squillò tre volte prima che qualcuno rispondesse. "Tyler? E' successo qualcosa? Justin sta bene?" Long domandò preoccupato.
"Sono Justin. Tyler è morto. Dove sei?"
Brian sentì che Bieber aveva combinato qualcosa. Era freddo e sembrava fosse entrato nella modalità 'ghiaccio', e quando succedeva, i 4/4 delle persone che andavano contro di lui, morivano. Lui non aveva pietà verso nessuno. "Justin stai bene? Come Tyler è morto? Cos'è successo?" decise di domandare, anche se una vaga idea ce l'aveva già.
"Niente domanda. Summer è con te?"
"No. Ma comincio a pensare che tutto questo sia una trappola. Allison l'ha portata in una casa appena fuori città. Io le ho seguite, non mi fidavo di Tyler".
"Continua a seguile e no perderle di vista. Mandami un messaggio con l'indirizzo, che arrivo il prima possibile e non fare nietne finché non arrivo." sapeva che era un po' improbabile arrivare velocemente, dato la sua posizione. Ci avrebbe messo una mezz'ora buona se non di più.
 
Nel frattempo Summer si trovava in una stanza illuminata da grandi vetrate che davano sul retro della casa. 
Appena salite in macchina, Allison l'aveva bendata e legato gambe e piedi, perciò Summer non aveva la più pallida idea di dove si trovava. Sapeva soltanto che ci avevano messo più o meno 20 minuti e su autostrada. Adesso si trovava in quel salotto stile retro, con grandi divani di pelle e teste di animali appese ai muri e, davanti a lei, un uomo, dall'aspetto tutt'altro che gentile. Aveva qualcosa di tenebro, di macabro. Quei occhi neri, erano vuoti, inespressi... era come se togliessero tutti i colori presenti nel mondo. Summer, più li fissava, più si chiedeva chi potesse essere quell'uomo misterioso. Quest'ultimo fece un passo verso di lei e, vendendo che Summer non si muoveva, per paura, ne fece un'altro. Le parò a 15 cm di distanza dal viso. Avvicinò la bocca all'orecchio della ragazza, mentre essa tratteneva il respiro, e sussurrò: "Bem-vida, minha linda princesa" (#Benvenuta, mia bellissima principessa) . Il sangue di Summer gelò. Non era possibile. Un'altra volta no, rifletté, volendo già piangere. Scosse la testa pensando di trovarsi in un'incubo. La scuoteva e scuoteva ma rimaneva sempre lì. Le immagini non cambiavano, le persone nemmeno. Poi realizzò: la sua vita era un'incubo ed era impossibile svegliarsi da esso.
Jones provò a fare dei passi indietro, ma la lama fredda di un coltello puntato sotto il suo orecchio, le impedì di camminare o di dire qualcosa.
"Um passo falso e você morri. Entendeu?" (#Un passo sbagliato e muori. Capito?)  le domandò. Summer annuì solamente. Si era ritrovato in altre situazioni simili, ma non sapeva il perché le sembrava che quella volta non avrebbe avuto via di scampo.
"Sabe porque està aqui?" (#Sai perché sei qui?) chiese, ma non ottene nessuna risposta. Arrabbiato per la mancanza di rispetto, con la mano destra, quella dove non teneva il coltello, le diede un pugno nello stomaco. Summer voleva accasciarsi  a terra per il dolore, però l'uomo non le l'ho permise. La tene per il braccio e non la fece cadere. "Quando eu fazer uma pergunta, você responde, claro?" (#Quando ti faccio una domanda, tu rispondi, chiaro?) nonostante sembrasse calmo, si capiva della voce che era incazzato e chiunque in quella situazione avrebbe fatto tutto quello che gli si chiedeva, non Summer però. Lei era troppo orgogliosa ed era stufa di quelle situazione. Non aveva più la forza di lottare. Avrebbe preferito morire. Ormai le ne fregava poco di quello che quel uomo le avrebbe potuto fare. La voglia di lottare per sopravvivere, la voglia di avere alcuni minuti in più prima di morire, per poter dire addio alle persone più care, la voglia di avere più tempo per poter fare quello che si avrebbe sempre voluto fare, era scomparso. Aveva capito che, se si trovava sempre in queste situazioni, era perché il suo progetto divino era quello di morire. La consapevolezza di tutto quello era arrivato dal fatto che quella volta non c'era nessuno pronta a salvarla. Nessuno sapeva dove si trovava ed era impossibile saperlo. Il suo destino era quello: morire a causa di quel uomo. 
"Nessuno potrà aiutarti, questa volta. Il piano è ben elaborato e, se tutto è andato per il verso giusto, il tuo fidanzatino del cazzo, è morto e sepolto" sussurrò con cattiveria e odio "Ma non ti preoccupare, tu lo raggiungerai presto" il coltello si sposto dal viso e si conficcò velocemente nella pancia di Summer. L'uomo lo fece ruotare una volta, due volte e tre volte. Summer urlava dal dolore. Bruciava. Aveva paura di guardare, perché sapeva che  sanguinava. Prima che l'uomo la lasciasse cadere a terra, la avvicinò a sé e le disse a voce bassa "E comunque, è stato un piacere conoscerti, Summer. Non dimenticare di chi ti ha ridotto così: Rodrigos Cristenson" la lasciò e lei cade sul pavimento. Le diede due calci prima che la porta di ingresso venisse aperto e, il corpo di Allison, ormai senza vita, buttato come se fosse un sacco della spazzatura. Rodrigos ragionò velocemente: il coltello gli cascò vicino ai suoi piedi, prese velocemente la pistola che aveva nella tasca posteriore e sparò alla prima persona che entrò dalla porta, senza sapere nemmeno chi fosse.
Summer, che era sdraiata si girò verso l'entrata e quando vide quegli occhi color caramello con sfumature dorate che in quel momento stavano scomparendo così come il calore che essi trasmettevano ogni volta che li guardava, sentì ancora più forte che il destino di morire era il suo e non di quell'uomo per cui aveva perso la testa e aveva fatto l'amore alcune ore prima. Decise che era suo compito salvarlo, perché sapeva che lui era lì per salvare lei.
Notò, vicino al piede di Rodrigos, quel maledetto coltello. Strisciando riuscì a prenderlo e, con molta fatica e dolore, riuscì ad alzarsi tenendo una mano sulla ferita. Rodrigos era distratto. Fissava con occhi spaventati i 6 ragazzi che si trovavano all'entrata della casa, gli stessi che erano seduti sul suo divano un paio di settimane prima e adesso erano lì che gli puntavano la pistola contro. 
Probabilmente i ragazzi prima lo avrebbero torturato e poi ucciso, ma Summer aveva una idea diversa. La vendetta doveva essere servita in quel momento. Se Justin fosse morto, non se lo sarebbe mai perdonato. Fu per lui che fece quello che fece: Si avvicinò piano a lui da dietro. Pensò di prenderlo di sorpresa e di pugnalarlo alla testa, però non sarebbe stata la stessa cosa che vedere i suoi occhi pregarla di salvarlo, di avere pietà di lui. Strisciando i piedi, perché aveva poco forza, si parò davanti lui. Non gli diede il tempo di elaborare quello che stava succedendo. Summer si avvicinò e, come aveva fatto lui, gli sussurrò: "Non  dimenticare di chi ti ha ucciso: Summer Anne Jones, il tuo incubo più macabro". Senza pietà gli conficcò la lama del coltello nel centro del petto, prendendo il cuore e, come aveva fatto lui prima, lo roteò e roteò. Invece di toglierlo, lo lasciò lì. Spinse leggermente il corpo, finché non si sentì un tonfo echeggiare per tutta la stanza. 
Jones si sentiva sfinita. Sentiva che lei sue gambe stanno per cedere e, quando si stava lasciando andare, sentì delle braccia pronte a tenerle. In un primo momento pensò che fosse Justin, ma poi, guardando in faccia il ragazzo, si resse conto che era soltanto suo fratello Brian. "Adesso arrivano i soccorsi, Summer. Starai bene" provò a consolarla, notando che la sorella era sconvolta, senza capire che invece era spaventata, non per lei, ma per l'uomo che stava stesso per terra e non dava segnali di vita. 
In qualche modo, riuscì a liberarsi dal fratello e di dirigersi verso Bieber. Non le importava del dolore assurdo e dal fatto che non avesse più forze in corpo, pensava soltanto che, se entrambi dovevano morire, almeno dovevano morire insieme
Rimase accasciata vicino a Justin fino all'arrivo dell'ambulanza. Quando arrivarono controllarono il suo battito cardiaco e lei sentì benissimo "E' quasi inesistente. Potrebbe non farcela".
Non voleva che lui morisse, non voleva che lui l'abbandonasse. Se ne fregava se poteva sembrare una bambina viziata e menefreghista, ma senza di lui non sarebbe riuscita a vivere.
Justin venne messo su una barella, messo all'interno dell'ambulanza e portato di corsa all'ospedale più vicino, mentre lei, rimase lì, con lo sguardo fisso sull'ambulanza che si allontanava da lei, sempre più piccola, fino a scomparire. L'altra ambulanza che era arrivata insieme al quella appena partita, avrebbe portato anche lei all'ospedale, ma adesso poco gliene fregava, perché sapeva che era colpa sua se Justin era sospeso su un filo invisibile che gli separava dalla morte. 
Se solo non fosse entrato in quel modo. Se solo avesse prima controllato all'interno per vedere se c'era qualcuno. Se solo non avesse avuto paura di aver perso la donna che lui amava, probabilmente non avrebbe comesso quel errore che gli stava costando la vita.
 
 
 
 
 
 
Holaaa! Hallooo! Hellooo! Oiii! Ciaooo! :D
"Ciao" in tutte le lingue che conoscoo *lalalalalalalala* 
Dovete scusarmi per questi miei momenti di pazzie, ma capitemi: sto studiando tedesco, perché ho la verifica domani *piange*.
Comunque so che sono in ritardo, ma la scuola mi tiene moooooooolto impegnata :( e chiedo immensamente scusa.
Come avete potuto vedere, questo è l'ultimo capitolo e BAAM Justin rischia la vita e per scoprire se sopravvive o meno dovrete aspettare il riepilogo che è già prontoooooooooo! 
Eh sì, avete letto bene, non è frutto della vostra immaginazione. L'ho già scritto e adesso devo solo controllarlo ma, per vostro dispiacere, non mi è possibile pubblicarlo in questi giorni *mi lanciano i cavoli addosso*.
Vi spiego il motivo: oggi, non lo posso pubblicare perché, come già detto, ho la verifica di tedesco e devo studiare. Domani ho il corso di inglese e sto via dalle 4 alle 7 (se mi va bene :\ ) e devo studiare diritto e relazioni internazionali perché è sicuro che vengo interrogata in entrambe D':. Mercoledì devo studiare spagnolo, perché quella troi... mi correggo, quell'amore della mia prof., sicuramente mi interroga e non perché ce l'ha con me, ma perché mi adora e mi vuole un mondo di bene ^-^. Giovedì devo studiare per l'interrogazione di tedesco... Perciò, probabilmente lo pubblico venerdì o comunque, prima di domenica sicuro (o almeno si spera u.u).
Vabbon, non so più che altro dirvi... Ciaoooooo :D
  
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