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Autore: Vicodin99pain    09/12/2014    0 recensioni
lo guardai negli occhi e improvvisamente capii che qualcosa stava per accadere
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Greg House
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Fece un mezzo inchino e andandosene con una sonora risata scomparse dalla porta di servizio, presa dalla mia solita tranquillità lo guardai negli occhi, i suoi profondi occhi blu esprimevano un dolore così intenso che, nella scala non c’era un numero che lo indicasse, ma, nonostante tutto s’alzò sulle sue gambe e s’avvicinò a me sciogliendosi in un abbraccio, sentivo le vene pulsare per il terrore e, in un semplice sussurro mi ringraziò. I minuti passarono veloci in un battito di ciglio, il tempo passava più lui si rilassava come un bambino preso dal panico, lo riportai nella stanza, stremata ma felice di quella guerra finita bene uscii mentre s’addormentò, con la sua libertà di sognare. Entrai nell’ufficio del capo che mi disse cosa volevo fare di lui e io risposi di assumerlo, lui mi guardo facendo un piccolo gesto della mano: “lo sai che avrà dei problemi in futuro?” mi domandò come se che se non sapessi gestire i suoi problemi, risposi con un cenno positivo e uscii, nel silenzio del reparto. Passarono 3 mesi dalla sua assunzione ma, con questo continuava nutrire rancore verso i nuovi medici, il dolore non lasciò mai il suo sguardo nascondendosi dietro a lacrime di follia nelle gelide notti d’inverno. Ma, ormai tutti avevano notato che più i mesi passavano più smagriva, e questo non era un semplice capriccio, ma bensì una malattia. La primavera gli portò un tumore neoplastico dell’anca, che lo costrinse alla sedia a rotelle, lo operarono a fatica ma alla fine in tre giorni rincominciò ad usare il bastone nonostante le cicatrici a vita, i dolori post-operatori accompagnati da un bagaglio di emozioni negative che si portava da anni non lo avevano mai fatto cedere anzi, per lui era una buona scusa per continuare a lottare.
Quella mattina lo trovai seduto davanti alla finestra scrutando i passanti, sembrava un vecchio gatto grigio assolto nei suoi pensieri, mi guardò un momento con un leggero cenno positivo e ritornò a fissare il paesaggio sotto il grigiore dell’inverno. Poco dopo ritornai sui miei passi e lo lasciai solo nell’ombra di un reparto vuoto.
Una settimana dopo stavo scrutando una cartella alla reception quando Katia mi disse che l’uomo non riusciva ad alzarsi in piedi, arrivai e lo ritrovai assopito nel suo dolore a fissare il mondo fuori dalla finestra.
Mi scrutò con fare serio mentre i suoi dolci occhi azzurri nascondevano un velo di indifferenza e ritornò senza dire una parola a fissare il mondo da quella finestra, una mano che stringeva la gamba e l’altra era nascosta dalla manica del giaccone nero che ogni tanto tremava leggermente, il suo respiro era corto e spezzato, il suono del mio cercapersone attirò la sua attenzione, era particolarmente nervoso.
Andai alla reception e vidi entrare quel poliziotto accompagnato da altri 2 medici, portavano una valigetta nera… la riconobbi quasi subito, m’avvicinai chiedendo che intenzioni avessero ma lui non mi rispose, anzi s’avvicinò ad un infermiera chiedendo di lui… in quel momento pregai il signore che non dicesse nulla e fortunatamente mentì.
Corsi da lui che era fortunatamente fermo lì, davanti a quella finestra, non c’era bisogno di dire parole che lo capì, non riusciva più a stare in piedi e l’effetto della morfina era quasi finito, dovetti chiamare il capo, ma non rispose… il pericolo era sempre in agguato e, perché c’è l’avevano a morte proprio con lui?
Tentai di farlo alzare ma gemette violentemente, con un violento conato buttò fuori tutto… sangue, bile e succhi gastrici… ricadde pesantemente sul pavimento, gli sfiorai la fronte imperlata di sudore, aveva anche la febbre, mi guardava con un misto di indifferenza e dolcezza, aveva già capito che ormai era tardi per fare qualcosa.
Continuò a vomitare fino a perdere i sensi, ma nonostante tutto continuava a riversare sul pavimento un liquido misto a sangue, gli spasmi erano sempre più violenti, gli diedi la morfina ma in quei pochi minuti non funzionò, arrivò il poliziotto con i suoi scagnozzi... farfugliò qualcosa e con un pesante ringhio gli prese di mano la valigetta e l’aprì, estrasse una siringa e una flebo… non mi accorsi neanche che era partita una chiamata d’emergenza, il suo incubo gli si era materializzato davanti, non potevano ucciderlo così…. Arrivò il capo chiedendo cosa fosse successo, io non ebbi il coraggio di parlare, l’uomo che tremava incontrollabilmente e il poliziotto con la siringa in mano… chiamò la sicurezza e lo cacciò.
Lo sistemammo con diversi farmaci, chissà quanta robaccia aveva già in circolo per le vene.
   
 
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