Katekyo Hitman Reborn ~
A Nightly Bite
Era scesa la notte, e tutto nel
quartiere generale dei Vongola, taceva.
Un rumore improvviso, per quanto
leggero, svegliò Hibari. Aveva sempre avuto il sonno leggero, tanto che a
rovinarlo bastava la caduta di una foglia; proprio a causa di questo era, forse,
sempre terribilmente irritato e assonnato. Erano molte rare le volte in cui
riusciva a dormire per più di un paio d’ore di seguito.
Si sedette sul futon,
chiudendo gli occhi. Sembrava tutto tranquillo, ma riusciva a sentire un rumore
di passi poco lontano. Si alzò dal letto, dunque, visto che dormire gli sarebbe
stato impossibile.
Prese i box, stringendoli nella mano sinistra, e uscì
dalla propria stanza con il proposito di mordere a morte quell’incauto che lo
aveva svegliato.
Non gli ci volle molto per trovarlo, poiché dalla porta
della cucina, semiaperta, proveniva una luce fioca. Silenziosamente la aprì, ed
entrò nella stanza. Riconobbe immediatamente Sawada Tsunayoshi, di spalle. Era
davanti ai fornelli, e stava facendo bollire qualcosa.
“Sawada Tsunayoshi.”
Disse “Hai intenzione di essere morso a morte?”
“IIH!” Il ragazzo sobbalzò,
non aspettandosi che ci fosse qualcuno dietro di lui, e si girò velocemente.
“Hi-hibari-san!”
C’era sorpresa, mista a spavento, negli occhi del
ragazzo.
“P-perché sei qui?” chiese, con la voce leggermente
tremante.
Hibari non rispose, limitandosi ad osservare il ragazzo. “Mi hai
risvegliato dal mio sonno.” Disse poi, lentamente, in modo che Tsuna potesse
capire il peso di una tale azione.
“M-mi dispiace…” disse lui, tentando di
giustificarsi al meglio: aveva notato l’insistenza con cui Hibari stringeva il
box nella mano, e sembrava che avesse intenzione di usarlo al più presto, contro
di lui. “C-credevo di non aver fatto alcun rumore…”.
Tsuna capì dalla faccia
di Hibari che a poco servivano le scuse, e quindi chiuse gli occhi, aspettando
un colpo che non arrivò. Quando gli riaprì, vide che il Guardiano si era seduto
su una sedia, e stava sbadigliando. Che avesse troppo sonno per prenderlo a
tonfate?
Hibari aveva chiuso gli occhi, ed aveva appoggiato la testa al
braccio che teneva sul tavolo. In effetti, era venuto con la precisa intenzione
di mordere a morte chi lo avesse svegliato, ma ora che aveva visto il ragazzino…
non sapeva, ma non ne sentiva più davvero il bisogno. Non riusciva davvero a
capire il perché.
Non era di certo pietà, di quella non ne aveva mai avuta
neanche un po’. Più probabilmente, era stanchezza.
“Vuoi del the,
Hibari-san?” chiese Tsuna, gentilmente.
Il guardiano della nuvola aprì di
colpo gli occhi, guardando il ragazzo con un bollitore in una mano, ed una tazza
di ceramica nell’altra. Lanciò uno sguardo a Tsuna così gelido da farlo
rabbrividire.
Automaticamente, il ragazzo fece un salto
all’indietro.
“Sawada Tsunayoshi, tu hai davvero intenzione di finire la tua
vita entro questa notte.”
“I-IHH!” gridò il ragazzo. Si preparò nuovamente ad
essere colpito, ma vedendo che Hibari non si era mosso di un centimetro fece un
sospiro di sollievo. Poggiò la teiera sul tavolo, ed anche la tazza, e fece per
sedersi, quando incrociò gli occhi del suo guardiano. Allora, si allontanò un
secondo. Sentì che il suo sguardo non lo aveva abbandonato neanche un secondo
mentre eseguiva quei semplici movimenti, ed, infatti, lo ritrovò su di sé anche
quando tornò al tavolo con un'altra tazza.
Versò il the nella prima, in un
modo un po’ impacciato, e leggermente titubante, sentendosi osservato da quelli
occhi freddi ed indagatori.
Timidamente, spinse la tazza verso Hibari. Questi
la fissò per un secondo, e poi disse: “Non ti avevo detto che ne
volevo.”
“A-ah… sì, è vero.” Rispose Tsuna, leggermente in ansia “Però… ce
n’è molto, e poi è caldo. Quindi… “
Non seppe come continuare, vedendo che
Hibari non aveva smesso di fissarlo in quella maniera terribilmente inquietante.
In dieci anni non era cambiato poi molto, era sempre lo stesso Hibari-san che lo
terrorizzava a morte, ma di cui nonostante tutto si preoccupava, forse proprio a
causa di quell’alone di solitudine, misto a paura varia da parte di un po’
tutti, che si portava sempre appresso.
Il Guardiano prese lentamente la tazza
di ceramica tra le mani, e spostò finalmente il suo sguardo su di essa,
esaminando attentamente la colorazione del the. Poi la portò alla bocca, e ne
bevve un sorso.
Tsuna ne rimase leggermente sorpreso, ma in senso positivo:
non si aspettava che Hibari potesse accettare davvero di bere qualcosa
offertogli da lui. Perciò, prese la propria tazza, e cominciò a sorseggiare il
proprio the con l’aria estremamente felice.
“ … l’hai fatto bollire troppo.”
Disse improvvisamente Hibari. Tsuna quasi si soffocò, non aspettandosi un
commento del genere.
“… coff… C-come?”
Hibari lo fulminò con lo sguardo.
Non rispose, ed anzi, continuò il discorso “Hai anche aggiunto troppa
acqua.”
Tsuna abbassò lo sguardo, in un misto tra imbarazzo e delusione. Era
la prima volta che era riuscito ad offrire qualcosa ad Hibari, e questa la aveva
deluso.
“Hibari-san… quindi non ti piace?”
Il ragazzo non rispose,
limitandosi ad appoggiare la tazza sul tavolo, e a chiudere nuovamente gli
occhi. Tsuna sbirciò all’interno: era vuota, Hibari aveva bevuto tutto.
Fece
quindi un piccolo sorriso, che badò bene a non far notare al Guardiano, sapendo
che altrimenti sarebbe stato inevitabilmente morso, e finì la propria parte di
the. Si trattenne dal chiedere se volesse una seconda tazza, sapendo che quella
sarebbe stata una nuova occasione per far arrabbiare Hibari, e si limitò a
versarsi un altro po’ di the in silenzio, sotto lo sguardo attento del giovane.
Mentre beveva, anche Tsuna, cercando di non farsi scoprire, lo osservava con
attenzione: notò che portava addosso solamente un leggero kimono di cotone nero,
che lasciava scoperta gran parte del petto. Non poté quindi fare a meno di
vedere le numerose cicatrici presenti sulla pelle pallida di Hibari, rimanendone
sorpreso.
Non credeva che esistesse qualcosa in grado di ferire quel ragazzo
che credeva invincibile, e di lasciare dei segni talmente vividi e profondi
sulla sua pelle così bianca.
“Hibari-san… quelle sono cicatrici?” chiese
timidamente Tsuna, non sapendo resistere.
Kyoya non rispose, al solito.
Tuttavia, non capiva tutto quell’interesse da parte di quell’erbivoro nei suoi
confronti. Aveva sempre detto chiaramente che odiava i gruppi, e che non aveva
alcuna intenzione di far parte della Famiglia. Rimaneva insieme con loro
solamente perché c’erano degli avversari interessanti, ma del resto gli
importava pochissimo. Gli altri guardiani lo avevano capito, ed avevano preso
ormai da qualche tempo le loro distanze da lui; anche se a volte tendevano a
dimenticarselo e lo trattavano come uno di loro, come un patetico erbivoro
bisognoso di compagnia.
Certo, questo si limitava solo a determinate
occasioni; per il resto nessuno cercava di coinvolgerlo o di stargli vicino. O
meglio, nessuno tranne lui.
Non c’era mai stata una volta in cui lo aveva
considerato diverso dagli altri, il che lo irritava terribilmente. Secondo lui,
era sullo stesso piano di quelli erbivori che tanto detestava. Certo, gli aveva
riconosciuto di essere il più forte, ma per il resto lo trattava esattamente
come gli altri.
“Hibari-san… p-posso… toccarle?” chiese.
Il ragazzo alzò
lo sguardo, stupito ad una richiesta del genere e non trovandone il
senso.
“Fa quello che vuoi.” Mormorò, seccato ed assonnato.
Tsuna si
avvicinò, esitante. Poi, con un po’ di timore, avvicinò la mano al petto di
Hibari, convinto che lo avrebbe fermato. Invece, così non fu, e la sua mano
calda si ritrovò a contatto con la fredda pelle di Hibari.
Sussultò a quel
tocco. “Hibari-san, sei gelido!” disse “Forse è meglio se ti metti addosso
qualcosa!”
Ancora una volta, Hibari lo guardò torvo. La preoccupazione del
ragazzo lo irritava terribilmente, nonostante avesse ragione. Del resto, si era
alzato dal letto senza badare molto alla temperatura, preso come era dalla
voglia di pestare qualcuno. E, nonostante tutto, non poteva non ammettere che il
tocco della mano calda di Sawada sul suo petto non fosse piacevole. La sentì
muoversi, toccando una ad una le cicatrici presenti sulla pallida pelle del
petto. Lo sentì tracciare il contorno di una delle più lunghe, che andava dal
fianco sinistro a circa l’ombelico.
“Hibari-san… sono proprio tante. Devono
aver fatto molto male…” mormorò il ragazzo.
Silenzio .
“Ah, scusami. Non
sono affari miei.” sussurrò Tsuna, ritirando la mano, non senza aver prima
passato il dito su un’ultima cicatrice. Hibari, però, afferrò il polso del
ragazzo.
“Perché…” sussurrò “Perché ti ostini a trattarmi in questo
modo?”
“In questo modo?!” chiese Tsuna, senza capire bene cosa intendesse
Hibari “Mi dispiace… non era mia intenzione impicciarmi…”
“Non intendo
questo.” Disse “Ti sto chiedendo perché continui a trattarmi come se fossi uno
dei tuoi compagni, Sawada.”
Tsuna lo guardò. “P-perché… tu sei uno dei miei
compagni, Hibari-san.”
Hibari lasciò il polso del ragazzo, che strinse la
mano al petto, come se fosse contento che gliela avesse lasciata senza aver
prima rotto qualche osso.
“Io… penso che tutto quello che stia succedendo sia
assurdo, però… a parte la Mafia… a parte il ruolo di Guardiani… Io non trovo
giusto che tu sia sempre solo.”
“Sawada, non è affar tuo.”
“Non è questo!
So perfettamente che odi le folle, e che per te siamo tutti quanti degli
‘erbivori’ … ma nonostante questo… siamo una famiglia.” Pronunciò quell’ultima
parola un po’ stupendosi di sé stesso: l’aveva sentita tante volte pronunciare
da Reborn, ma non le aveva mai attribuito un significato preciso. Tuttavia, ora
che si erano ritrovati in una situazione tanto difficile, il poter contare l’uno
sull’altra, sempre e comunque, era l’unica cosa che gli dava forza. E lui
considerava Hibari parte della sua famiglia, esattamente come tutti gli altri.
Il sollievo nell’apprendere che l’Hibari del futuro era vivo, la gioia dopo
averlo rivisto, erano sensazione che non gli lasciavano spazi per i dubbi. Per
il suo cuore, non c’erano mai state differenze.
“Ed in ogni caso… io non
voglio che tu sia solo.”
Chiuse gli occhi, convinto che questa volta Hibari
avrebbe perso il controllo, e lo avrebbe morso a morte. Ma come le due
precedenti volte, non arrivò nessun colpo di Tonfa.
Però, sentì qualcosa di
morbido e umido poggiarsi sulle sue labbra. Senza bisogno di aprire gli occhi,
riconobbe le labbra di Hibari. Spalancò gli occhi.
“H-HIBARI-SAN! Che cosa
stai…”
“Sawada Tsunayoshi, taci.” Disse, con il solito tono seccato, prima di
incominciare a leccare il contorno delle labbra di Tsuna “Ti ho detto che ti
avrei morso, ed è quello che farò.”
Detto quello, mordicchiò con dolcezza il
labbro inferiore di Tsuna, mentre questo stava arrossendo
violentemente.
“H-Hibari-san! Smettila!” non sapeva esattamente che movimenti
fare, e quindi istintivamente poggiò le mani nuovamente sul petto di Hibari, per
allontanarlo, ma questi ne approfittò invece per stringerlo a sé. Posò una mano
tra i capelli di Tsuna, in modo da avvicinarne il volto ed impedirgli di
girarsi, e l’altra sulla schiena, per impossibilitargli una fuga repentina. A
dispetto della costituzione gracile, Kyoya possedeva una forza sovraumana, e
quindi per Tsuna non c’era alcuna possibilità di muoversi.
Per un attimo
pensò a che cosa avesse fatto per costringere Hibari a reagire così, e se in
realtà non stesse facendo un sogno – o un incubo, a seconda di come voleva
vederla. Perché ancora non riusciva ad interpretare il cuore che batteva
all’impazzata, le guance di un rosso accesso, e lo stomaco che lentamente gli si
attorcigliava. Ed allo stesso modo non capiva perché lentamente la voglia di
allontanare Hibari sparisse, sostituita man mano dalla voglia di rispondere al
bacio che aveva ricevuto poco prima.
Intanto il Guardiano, dopo aver
tracciato con la lingua il contorno delle labbra di Tsuna, ricongiunse le
proprie con quelle del ragazzo, e gli diede un nuovo bacio, più intenso di
quello di prima; cercò la sua lingua, ed incredibilmente sentì che da parte del
ragazzo ci fu una reazione, dei movimenti timidi, che Kyoya interpretò come un
tentativo di ricambio del bacio.
Dopo una decina di secondi pose fine a quel
momento, separandosi da Sawada.
Il ragazzo respirava affannosamente, segno
che aveva trattenuto il respiro durante tutto il tempo. Quando finalmente
riprese fiato, si girò verso Hibari. “P-perché?”
Di nuovo silenzio. In
realtà, nemmeno lui aveva una risposta del tutto convincente per quel gesto: si
era mosso semplicemente per come glielo aveva dettato l’istinto. Ma in fondo,
guardando le guance rosse del ragazzo, le lacrime appena accennate negli occhi
ed il respiro affannoso, non era per niente difficile capirne il motivo. Ed in
ogni caso, non avrebbe mai ammesso ciò che provava veramente, nemmeno a sé
stesso.
La realtà era che, più che un erbivoro, gli sembrava un piccolo
animaletto indifeso facile sia da sfruttare sia da sottomettere. E non avrebbe
neanche ammesso, mai e poi mai, il fatto che gli piacesse che, nonostante tutto,
quel ragazzino continuasse testardamente a desiderare di stare al suo
fianco.
Fece un sospiro.
“Sawada…”
Tsuna trattenne il fiato,
preparandosi ad un discorso importante da parte di Hibari.
“ … se mi
sveglierai un’altra volta, non te la caverai con dei morsi così piccoli.” Un
piccolo sorriso sadico si era formato tra le labbra di Hibari.
“I-IHHH!”
Tsuna si ritrasse spaventato, e gridò, a occhi chiusi “N-non succederà mai
più!”.
Il Guardiano fece uno sbadiglio, e diede le spalle al ragazzo, deciso
a tornare a letto, con la sicurezza che ora non lo avrebbe più
disturbato.
C’era da dire, però, che in realtà Hibari era sicuro che
Tsuna sarebbe riuscito a svegliarlo ancora; e allora il sorriso sulle sue labbra
si allargava, pensando a quanto e come avrebbe potuto ancora morderlo.
~
Fine.
Nulla di che, una fic che iniziato tempo fa ed ho finito grazie
all'incitamenteo della Fuuma. E per questo, in fondo, ti ringrazio xD
Però ora mi sono fatta carico di un sacco di Fanfic, per cui mi vederete inserire una nuova storia a breve xD