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Autore: ilovebooks3    09/12/2014    2 recensioni
SPOILER 7X02!
One-shot dedicata a Lisbon, tratta da una scena dell’episodio “The Greybar hotel”.
Dialogo con la detenuta o dialogo con se stessa?
Forse entrambi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Don’t tell a whole of little lies

 
«Non dire tante piccole bugie, dinne una grossa e sul resto non mentire».
Così le aveva suggerito Patrick.
Era preoccupato per lei; era chiaro come il sole, anche se cercava di nascondere l’ansia dietro a un sorriso e a una battuta.
Ma Lisbon sa quello che fa, è una poliziotta, e questa non è certo la prima volta che va in missione sotto copertura.
Quell’irresistibile sbruffone non può pretendere di insegnarle il suo lavoro.
Eppure, le ha dato un suggerimento prezioso.
Che Teresa sta per mettere in pratica.
È notte.
Di notte le difese si abbassano, per sonno e malinconia. È un istinto atavico dell’uomo.
Lei non dorme, non vuole e non può. Anche la sua compagna di cella non riesce a dormire.
È il momento ideale per tentare un contatto.
Ma per riuscire a farla parlare dovrà aprire una finestra su se stessa.
Dovrà dire la verità.
E qual è la verità?
Che si sente sola.
«Mi manca il mio fidanzato», mormora Teresa.
 
Fidanzato. Non ha mai usato quella parola, riferita a Jane. Eppure è proprio qualcosa del genere.
Anzi, è qualcosa di più. E le manca. Nelle ultime due settimane non si sono mai separati per più di un’ora.
Ora lei è qui, dietro le sbarre, in un letto scomodissimo e vestita d’arancione. Sì, le manca terribilmente.
Per un attimo Lisbon si chiede se anche lui stia provando la stessa cosa.
Ma poi intuisce che la risposta è scontata. Le sembra di vederlo, solo e insonne, sul divano a rimuginare.
Spera solo che si stia consolando con una tazza di buon tè.
 
Marie sembra incuriosita e le domanda che lavoro fa il suo ragazzo.
«E’ un baro. Usa il cervello per cavarsela». Niente di più vero. Teresa ha una sfumatura di orgoglio autentico nella voce.
 
Non lo rivelerebbe neanche sotto tortura, ma le piace quel brillante e presuntuoso cervello. È  fiera di Patrick, delle sue incredibili intuizioni, e del fatto che le metta a servizio della giustizia. A suo modo, ovviamente. Ma a lei piace anche quel suo particolare, e a volte irritante, modo.
 
Marie le chiede da quanto stanno insieme. Nemmeno in prigione una donna riesce a resistere alle chiacchiere tra donne.
«Ci conosciamo da molto tempo, anni e anni, ma non stavamo insieme. Voglio dire, eravamo amici ma non potevo ammettere che i miei sentimenti per lui stavano cambiando, nemmeno a me stessa». La voce di Lisbon è poco più che un sussurro. Forse sta davvero parlando più a se stessa che alla sua interlocutrice.
Anche se vorrebbe non distrarsi dal suo compito, la sua mente corre ai dieci anni passati al CBI, al fianco di Jane; anzi, con Jane come spina nel fianco.
 
Non ha idea di quando si sia innamorata di lui, forse perché non c’è stato un momento preciso: quell’ineluttabile processo è avvenuto lentamente, giorno dopo giorno. Senza accorgersene, o fingendo di non accorgersene.
Era costantemente preoccupata più per la vita di Patrick Jane che per la propria, stava meglio quando lui le era vicino rispetto a quando era lontano, e aveva addirittura rivoluzionato la sua scala di valori permettendogli di andare a uccidere un uomo.
Era comodo attribuire tutto questo alla loro forte e sincera amicizia. Vigliacca!
 
«Ho cercato di scappare. Ho incontrato un uomo gentile. Un brav’uomo, ma non l’uomo giusto. Stavo per sposarlo», aggiunge.
Sta andando bene. Teresa non è abituata a parlare di se’, ma si accorge che dire la verità non è poi così difficile.
Quello che è difficile è, una volta scoperchiato il vaso, non lasciarsi sopraffare dal suo contenuto.
 
Nei due anni di lontananza aveva convissuto con un doloroso buco nel petto che fingeva non esistesse. Mangiava. Beveva. Dormiva. Lavorava. Parlava. Incontrava persone. A volte giocava a poker. Era tutto normale.
Sopravviveva.
Ma quando si erano rivisti, e avevano ricominciato a lavorare insieme, un vortice di sensazioni, note e ignote, l’avevano travolta.
Era contenta, ma anche terrorizzata, e non comprendeva più lui né tanto meno se stessa. Non osava porsi domande che non avrebbero avuto una risposta, o che ne avrebbero avuto una troppo dolorosa.
Eppure, a pensarci adesso, era già tutto così chiaro.
Pike era stato una via di fuga. Semplice, deciso, onesto e sincero. Tutto l’opposto di Jane.
Proprio per questo frequentarlo le era sembrata una brillante idea. E anche decidere di sposarlo e di trasferirsi con lui in un altro stato.
Solo all’ultimo secondo, su quell’aereo che avrebbe dovuto portarla a Washington, aveva capito che non era stata affatto una brillante idea. Dal momento che ciò che voleva di più al mondo era proprio quell’egocentrico mentalista dalla vita spezzata che aveva rischiato una caviglia, e forse molto di più, per fermarla.
 
«Poi Patrick mi ha detto che mi amava e che non voleva che me ne andassi», continua Teresa.
I suoi occhi sono umidi e sognanti. È la prima volta che parla con qualcuno di quello che è successo.
Sotto copertura, e con un’estranea, è più facile.

Era stata la dichiarazione d’amore più dolce e disastrosa che una donna avrebbe mai potuto ricevere.
Lui era comparso all'improvviso, grazie a una delle sue folli bravate, e le aveva aperto il cuore, rivelandole tutto d'un fiato quei sentimenti che negava da troppo tempo.
Era goffo ed emozionato.
Era l'uomo che amava.


Rivivendo nella mente quel momento catartico la granitica agente Lisbon non può fare a meno di commuoversi.
«E tu cos’hai fatto», chiede Marie, ormai coinvolta, suo malgrado, da quella strana storia romantica.
«Sono rimasta». Teresa lo dice sorridendo, come se fosse la decisione più scontata del mondo. «Era così bello non vivere più nelle bugie», ammette a se stessa, con voce emozionata e vittoriosa.
 
Già, finalmente si erano arresi ai loro sentimenti. Niente più muri, maschere e rimpianti.
Lei ora è felice, come non è mai stata prima. Felice, ma anche spaventata.
Come ha detto Patrick, i loro sentimenti li guideranno verso ciò che è giusto. E andrà tutto bene. Ma l’imprevedibilità di Jane è sempre in agguato.
 
«Ho paura. Non so cosa succederà, se lui mi starà accanto, oppure…», rivela. Poi si interrompe.
Sta superando il limite.
Un conto è raccontare qualcosa di se’ a una detenuta per guadagnarsi la sua fiducia, un conto è tradurre in parole le sue indistinte, e più intime, emozioni.
Proprio quando Teresa si ricorda improvvisamente del piano originario, Marie abbocca. Comincia a parlare del suo ragazzo e rivela più di quello che pensa di rivelare.
Proprio come la scaltra agente aveva previsto.
Missione compiuta.
Teresa si sente più leggera.
E non solo perché il piano sta funzionando.
È stato bello lasciarsi andare. Anche se per un attimo, anche se in una cella, anche se in compagnia di una delinquente che ci metterebbe due minuti a farla fuori.
È bello non vivere più nelle bugie.
 

 
  
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