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Autore: Sonomi    10/12/2014    6 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home:
Buonasera a tutti ^^ Sono tornata con il capitolo 26, e ahimè devo dirvi che questo è il penultimo capitolo :) Il prossimo sarà la fine della FF, sarà un capitolo piuttosto lungo, ma purtroppo farà terminare questa storia :) Mi sento un po' triste, ma allo stesso tempo sono felice di averla condivisa con voi e di aver ricevuto tante recensioni piene di complimenti. Non so come ringraziarvi. 
Non sto ad annoiarvi, ci penserò nel prossimo capitolo :P
Buona lettura :)
 






Capitolo 26
Solo tre parole

Quella parola fu l’ultima che venne pronunciata. Con espressione affranta il signor Wu alzò un braccio. E di punto in bianco, nel giro di dieci secondi, il corridoio si riempì di persone armate. 
-Prendeteli-



Tutto sembrò andare a rallentatore, come se la scena fosse stata quella di un film messo in pausa. Zitao guardò con i suoi occhi umani gli amici scattare contro le guardie appena arrivate con una tale energia che mai si sarebbe aspettato di vedere. E in mezzo a quel marasma di persone e pelo c’era Yifan: lo guardava, incurante del pericolo che li stava avvolgendo, e sorrideva triste, come se in quelle labbra tese avesse voluto racchiudere tutte le parole del mondo. E Zitao sapeva che quelle parole, se solo fossero potute essere pronunciate, sarebbero state di scuse. 
E in un attimo, talmente tanto in fretta da sembrare un’allucinazione, Yifan venne afferrato dalle mani di alcuni uomini della sicurezza. Zitao urlò di riflesso, scattando in avanti per fare qualcosa, qualsiasi cosa. Dalla sua angolazione poteva anche vedere sua madre, il signor Wu e il resto di quel gruppo di bastardi rinchiudersi dentro una stanza dalla porta blindata che prima non aveva minimamente notato. E la cosa gli fece salire la bile in bocca. 
Con una rabbia che non pensava di poter avere si lanciò contro le guardie che cercavano faticosamente di portare via Yifan, l’adrenalina che scorreva nelle vene come fuoco. E quel fuoco sembrava divampare ovunque, fino ad accecarlo, fino a fargli bruciare ogni singolo muscolo e ad acuirgli i sensi. Non si era reso conto di essersi trasformato. Gli occhi di Yifan si posarono sulla sua figura animale, e Zitao si sorprese di essere pienamente cosciente di sé. La prima volta che si era trasformato aveva perso completamente la sua natura umana e conservava pochi ricordi di quello che era accaduto. In quel momento, invece, aveva la sensazione di poter fare qualsiasi cosa. Sentì chiaramente le proprie zampe colpire con forza una delle guardie e la guardò volare dall’altra parte del corridoio, portandosi dietro due colleghi. Yifan ne approfittò per allontanare da sé l’altro uomo che cercava di trattenerlo, evitando accuratamente in inciampare nel cadavere di un uomo dall’aspetto malconcio. Trattenne un conato di vomito e si girò dall’altra parte, mentre intorno a lui le urla continuavano, insieme al suono sottile di aria spostata prodotto dai fucili pieni di sonniferi. Yifan si sorprese nel constatare che non osavano usare veri e propri proiettili: ciò significava che avevano intenzione di lavorare ancora su di loro se fossero riusciti a prenderli? Il ragazzo non ebbe tempo di pensare altro che si sentì trascinare a terra dall’ennesima guardia caduta e sbatté la testa contro il muro sporco di rosso. Il ringhio furioso di Zitao lo raggiunse da lontano, un eco sordo, e vide in maniera sfocata il lupo scatenarsi contro altri due uomini che si stavano rapidamente avvicinando a lui. Entrambi caddero sotto gli artigli e Yifan chiuse per un attimo gli occhi, troppo frastornato per guardare ancora. 
E poi sentì quel suono.. Terribile. Il sangue nelle vene si congelò completamente, il cuore cominciò a battere forte. Aprì gli occhi per vedere il signor Byun in piedi, fuori dalla stanza blindata, con in mano quella che era una vera pistola. E quella era puntata contro Zitao. 

L’ispettore Choi correva come una scheggia lungo le strade di Seoul, le ruote dell’auto che sgommavano sull’asfalto scuro. Sul sedile posteriore del mezzo i suoi agenti avevano l’aria completamente allibita, come se l’ammasso di notizie appena ricevute li avesse sconvolti talmente tanto da non saper cosa dire. Lo stesso Choi, appena quei ragazzi si erano presentati al commissariato con quella chiavetta e l’aria terrorizzata, era rimasto sorpreso. Aveva quasi subito riconosciuto in loro gli amici di Kim Minseok e Huang Zitao e già quello era bastato a stranirlo; quando poi si era reso conto di cosa contenesse quella chiavetta..
Aveva lasciato quei ragazzini in centrale, troppo spaventato che potesse accadere loro qualcosa (anche se era quasi sicuro che avrebbero trovato il modo di andarsene), e in quel momento, con il piede sull’acceleratore, sperava con tutto se stesso di arrivare a quell’indirizzo in tempo. E aveva paura di quello che avrebbe trovato all’interno di quel palazzo. Guardando la strada che scorreva davanti a lui provò uno strano senso di impotenza: aveva passato anni a cercare una qualsiasi prova per poter sbattere in galera quei bastardi, e adesso era bastata una sola chiavetta per compensare tutto quel lavoro. 
-Ispettore.. Cosa dobbiamo aspettarci?- sussurrò debolmente un agente dei più giovani. Aveva raccontato loro qualche dettaglio saliente, ma non si era sbilanciato troppo. Se avesse detto loro tutto quello che era scritto su quella chiavetta, come avrebbero reagito?
-Non lo so, ragazzi. Non lo so nemmeno io- replicò Choi mentre in lontananza riusciva ad intravedere la sagoma dell’edificio in cui dovevano recarsi. -Sicuramente una situazione complicata-

Il colpo partito per primo aveva colpito una lampadina, mandandola in frantumi e oscurando lievemente una parte del corridoio. Il suono però, aveva congelato tutti i presenti, umani e non, tanto che il combattimento appariva momentaneamente finito. Ogni occhio era puntato contro il signor Byun e la canna della postola rivolta verso Zitao.
-Vedi di non provare ad attaccarmi, ragazzino- sputò l’uomo con rabbia. -Un proiettile è molto più veloce delle tue zampe-
Zitao ringhiò sommessamente, tirando le orecchie all’indietro e abbassandosi lievemente sulle zampe posteriori.
-Arrabbiati quanto vuoi, cucciolo, ma non potrai comunque fare niente. Se pensi che io non disponga del personale necessario per togliervi di mezzo realmente ti stai sbagliando. Adesso ordina ai tuoi amichetti di andare a cuccia e nessuno si farà del male-
Zitao ringhiò ancora, questa volta con maggiore enfasi. Byun pensava davvero di poterlo ricattare minacciando la sua vita?
-Devo prenderlo come un no?-
Un altro ringhio gutturale.
-Allora vediamo come posso convincerti..-
Fu un attimo: il signor Byun voltò la canna della pistola contro Yifan. 
E sparò. 
Il colpo arrivò secco e il ragazzo, che poco prima si era alzato in piedi, quasi non se ne accorse. Fu la macchia rossa che lentamente si stava allargando alla base della maglietta, all’altezza della milza, a fargli capire che gli avevano appena sparato. Le gambe di Yifan cedettero e il dolore arrivò come un tram in corsa, spezzandogli il respiro. E il tempo sembrò fermarsi, Zitao non osava muoversi. Il fuoco che lo aveva avvolto durante la trasformazione lasciò il suo corpo in fretta, e senza nemmeno essersene reso conto aveva ripreso la sua forma umana. Si ritrovò seduto sul pavimento, con le lacrime che gli rigavano le guance macchiate di sangue, mentre intorno a lui un concerto di guaiti si levava alla scena.
-Razza di bastardo che cosa hai fatto!-
Il signor Wu uscì dalla stanza blindata con un’espressione talmente sconvolta e spaventata sul volto da fare quasi pena. Guardò il figlio a terra, coricato e piegato in due dal dolore, e le labbra gli tremarono in un impeto di rabbia.
-Se il nostro caro capobranco pone fine a questa lotta senza senso faremo in tempo per salvarlo- affermò il signor Byun senza prestare ascolto a Wu. -La vita del tuo Yifan è nelle tue mani, cucciolino. Vedi di fare la scelta giusta-
Zitao voltò il capo verso Yifan, che nonostante il dolore e la perdita di sangue lo guardava con decisione. Il cinese sapeva benissimo cosa quegli occhi gli stessero dicendo: non arrenderti. Ma non poteva lasciare morire Yifan. Rivide nella sua mente il bambino che era, il cortile della casa in cui tanto avevano giocato, ora ricordava bene; ripensò al suo volto quando era arrivato al college, il calore delle sue parole quando aveva promesso di proteggerlo, le sfumature del sole sui suoi capelli dorati. Zitao chiuse gli occhi e trattenne il respiro.
-Fermatevi- esclamò serio, le palpebre ancora serrate. -Fermatevi-
I ringhi alle spalle del ragazzo cessarono di colpo, e furono velocemente sostituiti da singhiozzi trattenuti. Zitao non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che i suoi amici avevano assunto forma umana. Minseok stava piangendo, fissando il corpo a terra dell’amico, sempre più pallido ogni secondo che passava. Gli altri, con le lacrime agli occhi, avevano perso ogni accenno di vita.
-Ottima scelta, ragazzino- rise Byun, tenendo comunque la pistola ancora puntata contro Yifan. -A momenti arriveranno le altre guardie, questa volta armate. Quindi vedete di non fare scherzi-
-No Byun, sei tu a non dover fare scherzi!- urlò Wu avvicinandosi all’uomo. -Chiama immediatamente un medico per mio figlio!-
-Chiedi a Kang di fare qualcosa, sono certo che saprà aiutare- sbuffò Byun con non curanza, sconvolgendo il signor Wu più di quanto non lo fosse.
-Kang se ne è andato. Scappato con la coda di paglia mentre tu stavi per sparare a mio figlio, razza di bastardo!- ringhiò Wu afferrando il collega per la collottola e sbattendolo contro il muro. Mossa sbagliata: l’uomo puntò la canna della pistola contro l’altro, che si raggelò all’istante. 
-Attento Wu. Non vorrei fare fuori l’intera famiglia- sputò il signor Byun. -E vedi di portare rispetto per la persona che ha finanziato questo progetto, uhm?-
La scena aveva un che di assurdo. Zitao li guardava litigare, senza muovere un muscolo, talmente sotto shock da non riuscire a comandare il proprio corpo. Voleva solo addormentarsi e scoprire che tutto quello che stava accadendo era solo un gigantesco incubo. Lentamente voltò di nuovo il capo, guardando ancora Yifan: adesso sembrava davvero debole, la pelle traslucida e il volto contratto in una smorfia di dolore. Senza rendersene conto Zitao gattonò verso di lui, sorprendendo l’altro, prendendo con tutta la gentilezza del mondo il capo di Yifan e portandoselo in grembo.
-Zitao..- sussurrò il ragazzo. -Hai fatto una cazzata-
-Non ti lascerò morire, Yifan-
-Sto già morendo.. Non chiameranno un dottore in tempo e voi verrete imprigionati ancora..-
-Tu non morirai. Te lo prometto- affermò Zitao, facendo una carezza sul capo sudato dell’altro. Quello chiuse gli occhi. Attorno a loro le urla continuavano imperterrite, ma non ci badavano più. Nessuno di loro sembrava farlo. Nessuno di loro sembrava capire cosa stesse succedendo. Nessuno di loro sapeva cosa fare, tanto da finire per rimanere fermi a fissare Zitao e Yifan in terra. 
-Mi dispiace per tutto quello che è successo..- tossì Yifan con un sospiro tremulo.
-Non è colpa tua-
-Avrei dovuto proteggervi. Proteggerti-
-E l’hai fatto, Yifan! Se ora sono vivo, se lo siamo tutti, lo dobbiamo anche a te..-
-Sarei dovuto andare prima alla polizia..-
-Nessuno ti da la colpa di aver protetto la tua famiglia- sussurrò Zitao con un debole sorriso.
-Voi siete la mia famiglia.. Tu lo sei. Fin da piccolo era da te che venivo quando stavo male. Non dai miei genitori, da te- affermò Yifan, allungando una mano sporca di rosso verso quella di Zitao. -Quindi, Huang Zitao, la mia famiglia sei stata tu più di quanto lo siano stati loro in una vita intera-
Zitao guardò gli occhi dell’amico, colmi di lacrime, e strinse la sia mano più forte che poté.
-Quando saremo fuori di qui continuerò a essere la tua famiglia, te lo prometto-. Anche Zitao piangeva, una brutta sensazione alla bocca dello stomaco. -Non ti lascerò mai, Yifan-
-Sarebbe bellissimo..- disse Yifan a stento, con un sorriso triste. Poi chiuse gli occhi, troppo stanco per tenerli aperti. Avrebbe retto ancora per poco, lo sapeva bene. Eppure non trovava un modo migliore per andarsene: fra le braccia di colui che era sempre stato fondamentale.
-Sarà bellissimo. Non chiudere gli occhi, Yifan- sbottò Zitao, stringendo la mano dell’altro ancora. Quello sollevò le palpebre stancamente, ampliando il sorriso.
-Quando cerchi di non piangere.. Fai una faccia buffissima.. Sai?- 
-La mia gamma di brutte facce è ampia, ma per vederle tutte devi resistere ancora un po’, ok?- ridacchiò Zitao, passando le dita fra i capelli di Yifan in un gesto che voleva essere dolce ma sembrava più disperato che altro. Attorno a loro la situazione continuava ad apparire congelata: il signor Wu piangeva silenziosamente in un angolo, la pistola di Byun ancora puntata verso di lui, mentre la signora Huang si era azzardata ad uscire dalla camera blindata e guardava i due ragazzi stesi a terra. Seunghyun, la cui forma di lupo alla fine aveva ceduto di nuovo il posto a quella umana, dormiva ancora sotto l’effetto dei sedativi. Non volava una mosca, il tempo sembrava essersi fermato. C’era solo una disgustosa sensazione di distruzione e morte in quel corridoio. Zitao guardò Woohyun avvicinarsi a Seunghyun e sedersi accanto a lui, sempre in completo silenzio, e lo seguirono anche tutti gli altri membri del branco, che accerchiarono il ragazzo steso in terra come a voler creare intorno a lui una barriera. Intento a guardare loro, Zitao non si era accorto che Minseok aveva fatto la stessa identica cosa, inginocchiandosi vicino a Yifan con un debole sorriso. Luhan si appoggiò a Sehun, Jongin scivolò lungo la parete, Baekhyun fissava suo padre con talmente tanto odio negli occhi che Chanyeol, al suo fianco, temette quasi che potesse saltargli al collo da un momento all’altro. Yifan tossì ancora, e il dolore aumentò come se dieci coltelli avessero infierito sulla ferita già aperta. Trattenne un urlo mordendosi a sangue le labbra, e il sapore ferroso gli riempì la bocca disgustandolo.
-Ehi..- sussurrò Zitao posando le dita su una sua guancia. 
-Inizia a fare freddo..-
-Tra poco saremo fuori di qui, non preoccuparti. La polizia arriverà-
Yifan annuì con l’intento di confortare l’altro, ma sapeva benissimo che non sarebbe uscito vivo da quel palazzo. I brividi scuotevano il suo corpo, sentiva il calore umano scivolare lentamente via, e comprendere che gli rimaneva ormai poco tempo lo terrorizzò. Non per paura di morire, e nemmeno per quello che sarebbe accaduto dopo, se mai fosse esistito un qualcosa oltre la morte. L’unica cosa che temette fu non riuscire a dire in tempo tutto quello che aveva bisogno di confessare. Voltò il capo verso Minseok, che lo guardava con quei suoi enormi occhi pieni di ansia, e sorrise. 
-Mi dispiace per quello che è successo Min..- affermò Yifan a fatica. 
-Non importa. Adesso non parlare, ti stai solo affaticando- 
-E invece è necessario che tu lo sappia. Se solo avessi saputo cosa succedeva davvero a tutte le persone che venivano prese, io..-
-Yifan basta. Non sono arrabbiato con te- sussurrò Minseok afferrando una delle mani dell’amico e stringendola forte. Zitao guardava la scena con una bruttissima sensazione alla bocca dello stomaco, un macigno pesante chili a comprimergli il cuore.
-E tu..-. Yifan parlò rivolgendosi a Zitao, che tremante abbassò gli occhi sul volto dell’altro. -Tu cerca di non fare altre pazzie. Porta tutti in salvo, ti prego..- mormorò poi, prendendo un enorme respiro.
-Smettila di parlare così..- 
Yifan sembrò non ascoltarlo e continuò a sorridere. Guardò la linea delle labbra di Zitao, la forma sottile dei suoi occhi, i capelli che ricadevano umidi di sudore sulla pelle bianca come la neve. Voleva avere in mente quell’immagine fino alla fine.
-Zitao..- sussurrò alla fine, mentre una lacrima scendeva lungo la sua guancia. -C’è una cosa che volevo dirti da un po’ di tempo..-
Mentre quelle parole venivano pronunciate, un forte colpo alle porte di ingresso fece sobbalzare tutti. Le altre guardie, la polizia? A Zitao non importava molto. Continuava a fissare Yifan, che a sua volta sembrava completamente deciso a finire il discorso. Un altro colpo, questa volta più potente, e tutti attesero che accadesse qualcosa, qualsiasi cosa.
-Zitao..- ripeté Yifan, e il ragazzo si chinò verso il suo volto per sentire meglio. Guardò il sorriso bagnato dell’amico e il cuore gli si spezzò in petto. -Wo ai ni**-
Tre parole, nella loro lingua natale. Tre parole, che riempirono il vuoto di calore. Tre parole, e Yifan chiuse gli occhi, mentre Zitao spalancava i suoi e buttava fuori tutte le lacrime possibili. Urlò, così forte che la gola sembrò dilaniarsi, e quell’urlo si mischiò al rumore di porte che venivano gettate a terra e ad altre frasi sbraitate. Circa trenta persone fecero irruzione nel corridoio, la divisa della polizia che spiccava con la stessa forza dei pugni, ma Zitao non vedeva nulla. Stringeva fra le mani il corpo di Yifan senza capire se fosse svenuto o peggio, senza sapere cosa fare e con quelle tre parole che ancora gli rimbombavano in testa. Era arrabbiato. Con se stesso, con Yifan per avergli detto di amarlo per poi andarsene così, tra le sue braccia. 
Non poteva permetterlo.
Guardò il ragazzo che amava (perché si, lo amava e lo odiava ancor di più per non aver avuto il tempo di dirglielo), mentre la polizia si scagliava addosso a Byun intimandogli di lasciare la pistola; un altro agente stava sbattendo la signora Huang al muro, chiudendole i polsi nelle manette, stessa cosa per Ahn e Wu, che si lasciavano trascinare via senza opporre resistenza; altri poliziotti circondavano i ragazzi, confortandoli con pacche sulle spalle, e Zitao con la coda dell’occhio vide qualcuno che lentamente si avvicinava a lui e Yifan, ma non badò a loro. Portò una mano sul collo del ragazzo, tremando mentre avvertiva una pulsazione talmente debole da sembrare quasi nulla. E agì, senza nemmeno rendersene conto, senza nemmeno pensare alle conseguenze che quel gesto avrebbe portato con sé. 
Zitao si chinò sul corpo di Yifan e morse il braccio del giovane con tutta la forza che possedeva ancora.


**"ti amo" in cinese. 
  
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