Perfect.
Era tutto perfetto.
Senza
ombra di dubbio, tutto perfetto.
Perché
Kelsi era stupenda, allegra, vitale, gentile e dolce con tutti, e gli riservava
sempre un sorriso comprensivo anche quando non avrebbe dovuto comprendere ed
avrebbe anzi dovuto arrabbiarsi e magari prenderlo a schiaffi.
Perché
Kelsi era il suo futuro.
Il suo
meraviglioso futuro.
La sua
compagna di corso, di università, di vita.
Kelsi era
perfetta.
Era
piccolina e magrolina e ogni tanto aveva bisogno di affidarsi a lui,
dimostrargli che aveva bisogno di lui al suo fianco. Non era spocchiosa, non
era arrogante, non lo contraddiceva ogni cosa dicesse, non provava a farlo
arrabbiare perché ‘mi piace baciarti e sentire la tua rabbia che scema e
diventa desiderio’, non lo abbandonava a sé stesso per giorni salvo poi tornare
strisciando ed invocando perdono, non lo trascinava in un angolino appartato
nel mezzo di una serata perché aveva bisogno di sentirlo vicino.
Era
semplicemente Kelsi.
Era solo Kelsi.
Era tutto perfetto.
Senza
ombra di dubbio, tutto perfetto.
Taylor…
Dio, Taylor era fantastica. Non c’erano parole per descriverla e renderle
abbastanza merito. Solare, sempre sorridente, furba, intuitiva, intelligente
come poche persone, spiritosa, finalmente innamorata. Talmente innamorata da
essere capace di mettere da parte l’orgoglio che l’aveva da sempre
contraddistinta e dirgli chiaramente di amarlo e di voler superare con lui ogni
difficoltà.
Sarebbero
sempre stati insieme e si sarebbero spalleggiati a vicenda.
Perché
Taylor era forte e non aveva bisogno di appoggiarsi a lui, non tentennava di
fronte le scelte più sciocche affidandosi ad una monetina e facendolo
spazientire, non rimaneva in silenzio ad osservare con gli occhi sbarrati le
cose che andavano a rotoli, lei agiva. Non era irritante ed odiosamente
convinta di avere sempre ragione, non lo prendeva a librate in testa se si
azzardava a ridere di lei, non gli strillava con voce acuta di avere bisogno di
ripetizioni in – ad occhio e croce – qualsiasi dannata materia insegnata in quella
dannata scuola. Non ricorreva a stupidi sotterfugi per vederlo, come non si
azzardava mai a mettergli senza troppi complimenti una mano in mezzo alle gambe
per ‘vedere cosa sta accadendo qua sotto e – oh, ciao!, piccolo Chad’.
Non gli
diceva di volergli bene nel suo classico modo un po’ zoppo e tentennante.
Era
Taylor.
La
splendida Taylor che tutto era, e non sarebbe mai stata abbastanza.
Era tutto perfetto, lo sapevano
anche loro.
E allora, perché ogni notte mentre
fissavano insonni il soffitto desideravano essere da tutt’altra parte?
All’ombra
di una macchina parcheggiata male in un campo sterrato, il silenzio della notte
rotto da qualche gemito e ansito, movimenti serrati e baci dati con malagrazia
perché è passato troppo, troppo tempo
dall’ultimo incontro.
“Non osare
lasciarmi segni come l’altra volta.”
Ryan ride
ed aumenta il ritmo delle spinte, facendo diventare la minaccia di Chad un
mugolio sconnesso e ben poco coerente.
Ci
vogliono pochi istanti, prima che venga dentro il ragazzo.
E in quel
momento, con Chad sotto di lui che geme e viene a sua volta, dopo appena poche
carezze alla sua erezione, Ryan si rende conto che la perfezione non ha mai
fatto al caso loro.
A che serve la perfezione, se siamo
insieme?
~ Fin.
Muahahaha,
one-shot becera concepita e data alla luce nel giro di dieci minuti scarsi – e si vede, diamine /O
Perché
Ryan/Chad è canon e non c’è santo che tenga, gnegnegne. U_U
…Commentino?
:°D
Christine
Black