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Autore: lostinacityofangels    11/12/2014    4 recensioni
Dal testo:
Un dolore lancinante le percorse il braccio non appena la lametta penetrò la carne ed i primi Rivoli di sangue caldo le scivolavano sul polso colorandolo di rosso. [...] Prima che potesse fare nuovamente pressione sulla carne, una lacrima cominciò a rigarle il viso, mano a mano le lacrime cominciarono ad abbagliare la vista [...] Mai avrebbe immaginato di arrivare a questo punto. [...] una domanda le opprimeva la mente. «Perché? Perché l'ho fatto? Tutto questo dolore, tutta questa angoscia, perché proprio a me?
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1

 

28 Agosto 
Aveva convinto la mamma a non organizzare una festa d'addio per la sua imminente partenza. Odiava gli addii e già dover salutare i suoi genitori e stare via un anno in un posto sperduto in Alabama, dove non conosceva nemmeno il panorama che avrebbe guardato tutte le mattine davanti alla finestra l'angosciava a tal punto di pensare che magari il dimenticarsi di impostare la sveglia e di conseguenza svegliarsi tardi non era poi così male come idea. Ma poi le venivano in mente i sacrifici che avevano fatto i suoi genitori per mandarla in quella scuola, e allora le sue idee si trasformavano in fumo. 
Aveva poggiato la valigia, che il padre aveva tirato giù dalla impolverata è oramai dimenticata soffitta, sul letto. L'indomani mattina sarebbe partita ma ugualmente teneva a fare tutto molto lentamente, per assaporare con ogni respiro l'aria di casa. Piegava con estrema calma i suoi indumenti, per la maggior parte estivi. Nella sua nuova scuola non erano vietati capi estivi, ma ovviamente senza esagerazioni, considerando che in quella cittadina faceva abbastanza caldo. Tutta la sua famiglia aveva studiato in quella scuola, e ne era uscito con il massimo dei voti, dai suoi nonni ai suoi genitori, e il fatto che anche lei avrebbe avuto l'opportunità di frequentarla, la rendeva fiera, in un certo senso. Suo padre definiva quella scuola "Una vera forza", ma lei pensava che facesse così solo per incoraggiarla. La vibrazione del telefono, posato sul comodino accanto al suo letto, la distolse dal preparare la valigia ed afferrandolo si sedette sul letto, facendo scorrere il dito sullo schermo per sbloccarlo. Un altro messaggio. Era il decimo che le arrivava quel giorno, tutti amici che le auguravano buona fortuna nella nuova scuola, anche amici che non sentiva da tempo, quelli a con cui non scambiava nemmeno un ciao sul l'autobus della scuola, insomma, quelli che non ti cercano fino a quando non gli serve un favore. Curvò l'angolo della bocca in un sorriso amaro, e con uno schiocco della lingua riprese il suo lavoro. Continuava a piegare magliette scuotendo la testa, ripensando a quei messaggi, i suoi amici, quelli di cui realmente si fidava, a cui avrebbe donato anche la vita, le avevano fatto un improvvisata quella mattina, portandola a fare colazione in un bar, conoscevano benissimo il suo odio per i messaggi, soprattutto se erano uno dietro l'altro. Le avevano regalato un pupazzo a forma di scimmia dicendole che così non si sarebbe scordata di loro. Sorrise al pensiero, e mentre piegava l'ultimo paio di Jeans, decise di portare quel peluche con se. Lo poggiò sugli indumenti facendo una lieve pressione con la mano, in modo che dopo si sarebbe chiusa. Il trolley era stra pieno di vestiti, tanto che per chiuderlo dovette sedersi su di esso. Lo tirò su di peso e sbuffando lo poggió sul parquet della sua camera accanto alla valigia in cui vi erano tutti i suoi libri preferiti, ci avrebbe pensato il padre a portarlo in macchina l'indomani mattina. 
29 Agosto
Quella giornata cominciò un po' troppo presto per i gusti di Iris, la mamma l'aveva svegliata di buon ora, alle sei del mattino, ma in compenso in cucina c'era una gustosa colazione che l'aspettava. Di solito Iris non era abituata a fare una colazione abbondante, ma secondo sua madre quella mattina le sarebbe servita, considerando che quella sarebbe stata una giornata molto piena per la ragazza. Scese le scale barcollando, fermandosi ad ogni scalino. I suoi lunghi e rossi capelli erano raccolti in uno chignon sfatto, con qualche ciuffo che fuoriusciva da esso, mentre i suoi occhi verde smeraldo erano appesantiti da delle lievi occhiaie causate dalla scarsità di sonno e dalla nottata passata a pensare e ripensare, anche a cose stupide, tipo "Perché quando ci si addormenta si contano le pecorelle? Non si possono contare i gatti?" E questa riflessione poteva andare avanti anche per mezz'ora. 
Scostó la sedia, facendola strusciare sul pavimento, provocando un lieve stridulo, non curante ci si buttò sopra, coprendosi gli occhi con le mani, per poi fare dei lievi movimenti circolari su di essi, cercando di far passare la stanchezza. La madre le versò del tè freddo nella tazza e dei biscotti al cioccolato, in estate odiava bere il tè caldo, odiava tutto ciò che fumava talmente era bollente. Prese questa strana abitudine da piccola, quando una mattina d'estate, la nonna le fece bere del tè freddo per colazione, e questo vizio se l'è portato avanti. Dopo la colazione salì in fretta al piano di sopra, per poi entrare in camera sua e prepararsi alla svelta. 
Caricarono la valigia e la chitarra in macchina, con molta fatica, dato che era stracolma, e tutti e tre partirono alla volta dell'Alabama. Il lungo viaggio si rivelò più noioso di quanto avesse immaginato, nessuno dei tre osava proferire parola, la madre troppo triste per questa partenza, il padre anche, lei semplicemente non voleva far altro che ascoltare la sua musica, e così fece, accese l'iPod e mise le cuffie alle orecchie. Poggiò il capo sul finestrino dell'auto, mentre le sue palpebre si chiudevano sempre più e lei che si abbandonò al sonno. 
Venne svegliata dalla madre qualche ora dopo, che le comunicava che erano arrivati a destinazione. Iris allargò le braccia, per quanto potesse permettere lo spazio ristretto della macchina, e, portandosi una mano dinanzi alla bocca, tirò un lieve sbadiglio, schioccando la lingua sul palato. Le doleva lievemente la testa a causa della musica ad alto volume che le aveva fatto compagnia mentre era tra le braccia di Morfeo. 
In quella scuola erano vietati telefoni cellulari, per contattare i propri parenti si poteva utilizzare i telefoni a gettoni che si trovavano uno ogni tre camere. Il dormitorio non era suddiviso tra maschile e femminile, ma semplicemente si trovavano sotto dei portici, con un grande spiazzato, dove più in là si trovava un piccolo laghetto, e nei piani superiori si trovavano le aule. 
Assieme ai libri di testo la scuola le aveva inviato, oltre i libri di testo, anche una mappa della scuola con indicato il suo alloggio. La sua stanza era la numero 48. Nel campus erano pochi gli studenti che erano rientrati dalle vacanze, sperava vivamente che la sua compagna di stanza arrivasse quello stesso giorno, e non il giorno prima delle lezioni, il 4 Settembre. Il padre l'aiutò a portare la valigia nella sua camera, adesso incominciava il momento che meno avrebbe aspettato. I saluti imbarazzanti e colmi di lacrime che ti fanno apparire come un pappa molle agli occhi degli altri. «Mi raccomando, impegnati con lo studio, non fare stupidate, niente alcool, niente droga e niente fumo, siamo intesi?» le disse il padre, mentre, accennando una lieve risata le posava il braccio sulle spalle per poi tirarla a se e stringerla in un caloroso abbraccio, la ragazza ricambiò l'abbraccio curvando gli angoli della bocca in un dolce sorriso «Non preoccuparti papà.» lo rassicurò la ragazza. La madre si gustava la scena con le lacrime agli occhi, mentre allargava le braccia per stringere la figlia e il marito creando così un divertente e ridicolo, a parere della ragazza, abbraccio di gruppo, tutti e tre scoppiarono in una fragorosa risata è a malincuore sciolsero l'abbraccio. Iris si accompagnò i genitori alla porta, e mentre loro si avvicinavano all'auto, lei rimase appoggiata allo stipite della porta, agitando la mano in segno di saluto, e mentre i genitori uscivano dal grande cancello del campus, Iris decise che era meglio disfare le valigie. Nella camera c'erano un letto a castello, due armadi, due librerie e due scrivanie. Anche se la sua compagna di stanza non era ancora arrivata decise su quale letto avrebbe passato le notti per il resto dell'anno. Scelse il letto inferiore, scelta che molto probabilmente la sua coinquilina avrebbe approvato, vi poggiò la valigia dei libri, alzandola con fatica e l'aprì. Le due librerie erano attaccate l'un l'altra, quindi ne scelse una a casaccio e con cura vi dispose i libri. Impiegò quasi mezz'ora a mettere in ordine parte dei suoi libri e nel mentre lanciava la propria valigia vuota sotto il letto, tenendo in mano gli ultimi tre. Si avvicinò alla libreria e incominciò a disporli. Quando ebbe finito fece un passo indietro per ammirare come quel tocco di colore che regalavano le copertine dei libri davano un tocco di calore alla stanza. «Ciao nuova arrivata.» una voce la distolse dai suoi pensieri e la costrinse a girarsi verso la porta del dormitorio.

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Buonasera/Buongiorno/Buonanotte a tutti!Dopo un bel po' di tempo ho deciso di pubblicare una nuova storia. Bè spero vivamente che questo primo capitolo vi sia piaciuto, so che è abbastanza lungo, e di media saranno così, sempre se a voi va bene. Ogni capitolo descriverà due giorni che la protagonista vivrà, ogni tanto ci sarà qualche salto temporale, così da non far durare il libro gli anni della Misericordia di Cristo. 
Spero vivamente lasciate qualche commento con pareri, critiche e magari anche consigli! Accetto tutto volentieri! 
«Instagram: @lostinacitiofangels 
Twitter: @animelegate , follow me!»

   
 
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