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Autore: _Black_Rainbow_    11/12/2014    2 recensioni
Una piccola storia ambientata in Francia, al Moulin Rouge con protagonisti Nat e Clint.
Buona Lettura
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avverto dal principio che non so quando avrò occasione di aggiornare e mi scuso con chi deciderà di seguirmi :)
_Black_Rainbow_
Ps: Mi scuso anche per gli errori ♥

 



Clint non era mai stato in Francia, non un paese particolarmente attraente nonostante le numerose prospettive di lavoro, ma questa volta non aveva avuto scelta.

La foto stretta tra le dita, attento a non rovinarla ulteriormente, percorse pigramente le vie di Parigi diretto a Montmartre.

Avrebbe voluto ridere al pensiero che so trovava lì solo per una stupida foto sgualcita ed una donna. La donna più bella che avesse mai visto, vero, ma comunque sempre e solo una donna.

Erano ormai due anni che quella foto lo perseguitava. L'aveva presa ad un tizio in un bar malfamato di Mosca, dopo innumerevoli racconti sconclusionati e balbettanti era caduto dallo sgabello e con lui la foto che ora Clint stringeva tra le dita.

Era finita proprio ai suoi piedi, rovinata sui bordi e con impronte di dita sulla superficie, niente gli impediva di vedere la donna raffigurata. Una ballerina avrebbe detto, la posa evidentemente artificiosa ed allo stesso tempo sensuale ed ammiccante.

L'aveva presa senza tanti scrupoli e, mentre un manipolo di russi tentava di mettere in piedi il connazionale, lui lasciava il locale con un interessante bottino in tasca.

Gli ci erano voluti due anni per decidere di scoprire se lei ancora lavorasse al Moulin Rouge. Non era tipo da andare in posti simili, era abbastanza attraente da poter trovare donne da una notte senza doversi preoccupare di doverle pagare.

Montmartre era un'accozzaglia di artisti più o meno bravi, più o meno originali, più o meno interessanti.

Alcuni saltimbanchi da un lato della strada, dei pittori dall'altra ed un mangia fuoco ad incorniciare il tutto, tutto troppo forzatamente pittoresco, proprio come l'ingresso del locale che ora si stagliava imponente davanti a Clint.

Stava davvero per entrate in un club in cui offrivano ballerine e sesso a pagamento?

Si guardò attorno, uomini dall'aria anonima si muovevano attorno a lui e, avrebbe giurato, alcuni di loro erano gli stessi uomini che alla luce del sole recitavano la parte dei benpensanti, dei padri di famiglia e dei ministri preoccupati per la criminalità dilagante e la nascita di sempre più luoghi simili a quello.

Non poteva lamentarsi comunque, lui viveva dell'ipocrisia delle persone, erano sempre i più ricchi ad avere più scheletri nell'armadio e lui si limitava a sistemare i conti in sospeso.

Furti, omicidi su commissione.

Non sapeva fare altro, e neppure gli importava si imparare. Viveva bene e girava il mondo, presto sarebbe anche potuto andare in pensione e vivere agiatamente senza doversi preoccupare di nulla.

Quando decise di entrare l'odore di fumo, alcool e sudore lo avvolse sgradevolmente, mentre la musica a volume decisamente troppo alto lo stordí aiutata dalla moltitudine di gonne colorate che si aprirono alla sua vista.

Decise di mettersi a sedere in uno dei tavolini nell'angolo, nascosto ai più, soprattutto agli artisti che aveva notato entrando. Era molto meglio che la sua faccia non si vedesse da nessuna parte.

Non poteva dire che si stesse divertendo, non era quello che lui riteneva divertente, ma non era neppure così terribile. Donne stupende ballavano sul palco, altre tra i tavoli, altre ancora con degli uomini, si chiese quanto fossero state pagate per stare con alcuni di loro.

L'atmosfera, comunque, era piacevolmente rilassata e Clint si stava abituando quando un nuovo fervore scosse ogni persona all'interno del locale.

Al centro della sala, Lei.

Era entrata camminando elegantemente sugli alti tacchi, composta e sobria nel suo abito blu notte, la gonna che le sfiorava i piedi candidi mentre lo spacco lasciava intravedere le lunghe gambe e le autoreggenti dello stesso colore del vestito.

La musica che partì era lenta, troppo per poter essere ballata, eppure lei si muoveva con naturalezza, sensuale si spostava tra gli avventori come una presenza eterea ed impalpabile.

Solo sul palco si lasciò andare, i capelli ricadevano in morbide onde sulle spalle candide al ritmo del Can Can che era partito solo per lei.

In effetti, Clint pensò, la foto non le rendeva alcuna giustizia, non era che una sbiadita copia della donna che aveva davanti.

Avrebbe giurato di averla vista posare il suo sguardo su di lui, uno sguardo caldo, morbido, come una carezza di velluto sul suo volto.

Le sue labbra si erano piegate in un sorriso voluttuoso.

Sapeva che donne come lei erano un pericolo, ma lui viveva di rischi, viveva nell'ombra, nascosto alle luci abbaglianti del locale, era solo buio nel buio.

Era uscito dal locale, troppe persone si stavano accalcando all'ingresso, prima ancora che la canzone fosse finita ed il suo sguardo avesse smettesse di trafiggergli la schiena.

Non poteva giurare sarebbe tornato, ma l'avrebbe rivista, un desiderio primitivo ed insensato che lo aveva spinto a desiderare di vedere, sentire ancora ed ancora i suoi occhi su di sé.

Le sue labbra.

Il suo corpo.










 
  
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