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Autore: Adeia Di Elferas    12/12/2014    7 recensioni
Pur non volendo sbandierare troppo i sentimenti che confondono lui per primo, Thomas non riesce a restare indifferente alla piccola Sybbie e cede alla tentazione di dimostrarle la sua lealtà e quello che - probabilmente - sarà un affetto che durerà a lungo. La tata West non lo convince e in questa breve fanfiction ho immaginato la molla che gli ha fatto decidere di tenere d'occhio la balia e fare in modo di farla cacciare una volta per tutte da Downton.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sybil 'Sybbie' Branson, Thomas Barrow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Upstairs & Downstairs Abbey'
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~~ La sera stava scendendo a Dowton Abbey ed il silenzio ai piani alti era quasi inquietante. Con due bambini ci si sarebbe aspettata un po' più di gioia, quello era certo.
  Thomas stava facendo un giro per controllare gli orologi. Erano già stati caricati, ma gli piaceva, a volte, assicurarsi che fossero tutti in ottima salute.
 Era appena passato davanti ad uno dei suoi preferiti, quando sentì dei rumori arrivari dalla camera dei bambini. Si avvicinò con passo silenzioso, sperando di non incrociare nessuno, men che meno la tata West. Odiava quella donna...
 La porta della stanza dei due piccoli era socchiusa e una luce tenue ne usciva, illuminando appena il corridoio. Thomas restò in ascolto e quando si rese conto che la West non c'era, e probabilmente neanche il piccolo George, si azzardò ad entrare nella stanza.
 Aprì con cautela l'uscio e guardò nella camera, passando da un angolo all'altro. Quasi temeva di veder spuntare il brutto muso della West da dietro ad una tenda.
 Una volta completamente certo che la bambinaia non fosse lì, Thomas si permise di dare uno sguardo alla piccola Sybbie.
 La bambina era in piedi nel suo lettino, le mani strette alla sponda ed un'espressione triste. Lo stava fissando con gli occhi grandi e ancora arrossati ed umidi di lacrime. Thomas non riuscì a trattenersi e le si avvicinò ancora di più. Si chinò su di lei e le chiese: “La bambinaia ha portato il tuo cuginetto a cenare?”
 Senza rendersi davvero conto di quello che faceva, si voltò per controllare che nessuno lo avesse sentito. Non doveva stare solo con Sybil Branson, lo sapeva, era compito della bambinaia. E non doveva darle del 'tu', doveva trattarla come una Lady. Però era anche vero che la balia doveva essere lì e non c'era. Aveva lasciato sola la piccola Sybil. Un'altra volta.
 La piccola non rispose, continuando a guardare Thomas in silenzio, le labbra strette, forse a trattenere un nuovo accesso di pianto.
 Accovacciato davanti al lettino, Thomas non sapeva cosa fare. Voleva chiedere a Sybbie perchè piangeva, ma si rendeva conto che era troppo piccola per spiegarglielo. Si limitò a restare lì a rimirare il suo piccolo viso. Appoggiò un braccio alla spondina, per essere più stabile e cercò di sorriderle, per ricevere un suo sorriso in cambio.
 Sybbie aveva qualcosa dello chaffeur, era inevitabile, un qualcosa di impalpabile, nel modo in cui abbassava gli occhi o nel modo in cui aggrottava la fronte. Però, tutto il resto, lo sguardo, il profilo e in gran parte – per quel che alla sua età si poteva intuire – il carattere era quello di sua madre.
 Thomas deglutì e dovette distogliere lo sguardo dalla piccola. Era così simile a Lady Sybil da far male. Pensare che quella bambina non avrebbe mai conosciuto sua madre, quella donna meravigliosa che era stata sua madre...
 Thomas sbatté in fretta le ciglia, per scacciare la nebbia che gli stava ingombrando la vista. Mentre guardava altrove, per schiarirsi gli occhi e la mente, sentì un leggero tocco sulla mano che aveva appoggiata alla sponda del lettino.
 Sorpreso, ritornò a guardare la piccola, che aveva posato la sua piccola mano sulla sua. Le sorrise di nuovo, sperando di non sembrare troppo triste. Sybbie gli strinse un dito, in quello che forse voleva essere una dimostrazione d'affetto. Thomas si guardò di nuovo alle spalle, sempre preda del panico di essere visto da qualcuno, soprattutto dalla West.
 Gli occhi di Sybbie erano come due laghi profondi e il modo in cui voleva l'attenzione di Thomas lo faceva sentire importante. Lo faceva sentire accettato. “Assomigli così tanto a tua madre.” sussurrò Thomas, accarezzandole la testa: “In tante cose, non solo d'aspetto.”
 La bambina restava seria, senza accennare a rasserenarsi. Già da qualche tempo Thomas nutriva dei dubbi sulla bambinaia assunta per badare a Sybbie e George, ma non aveva prove sufficienti per denunciare le sue sensazioni a Lady Cora o a Sir Robert.
 Gli dispiaceva capire che c'era qualcosa che non andava e non riuscire a fare niente per sistemare le cose. Certo, in altri momenti, in altre circostanze, avrebbe fatto finta di niente. Stavolta, però, era tutto diverso. Si sentiva coinvolto. Sapeva di dover riconoscenza a Lady Sybil, per come lo aveva trattato quando lavoravano assieme. Sapeva che le doveva qualcosa. Voleva sdebitarsi. Per una volta nella vita, sentiva di poter fare qualcosa di bello per qualcuno che si meritava qualcosa di positivo. Era una sensazione così nuova e calda da commuoverlo. E poi arrivava la rabbia per non poter adempire al suo compito.
 Doveva tener d'occhio la West, poco ma sicuro. Alla prima occasione, l'avrebbe fatta cacciare senza referenze. La piccola Sybbie doveva avere il meglio, il meglio e basta.
 Siccome aveva paura che la West sarebbe tornata da un momento all'altro, Thomas si alzò, lasciando, però, che la piccola gli tenesse ancora il dito stretto nella piccola mano.
 Sentì in lontananza dei passi e capì che era ora di andarsene. Eppure non voleva lasciare la bambina lì da sola con quella bestia della balia.
 Sospirò, cedendo alla tentazione più forte e sincera che l'avesse mai tentato: prese in braccio la piccola Sybbie, stringendola forte a sé: “Andrà tutto bene, Sybil. Te lo prometto. Presto si sistemerà tutto. Starai bene.” le sussurrò. La strinse ancora un momento, poi la rimise giù, nel lettino.
 Nell'istante stesso in cui la piccola gli sorrise, apparentemente rincuorata, sentì il petto esplodergli di gioia e di un qualcosa di diverso che non conosceva. Sorrise anche lui, e in quel preciso istante capì Carson. Capì perchè era così leale a Lady Mary. Capì perchè la difendeva sempre e nonostante tutto. Capì perchè la voleva proteggere dal mondo. Capì cosa provava per quella donna che lui aveva visto neonata, bambina e poi ragazza.
 Beandosi della luce che gli occhioni di Sybbie gli stavano regalando, si trovò a pensare: 'Sono stato una persona orribile e non so se riuscirò a cambiare, ma per te ci sarò sempre. Per te sarò come Carson per Lady Mary.'
 Con un'ultima carezza sulla guancia, le bisbigliò: “Ti proteggerò io, stai tranquilla, bambina mia.” e, incalzato dal passo di marcia che ormai era a pochi metri di distanza, sgattaiolò fuori. Diede un ultimo sguardo alla piccola, che ancora sorrideva, e si infilò dietro alla prima porta disponibile.
 Sentì l'orrenda voce della West dire qualcosa al piccolo George e poi la porta della camera dei bambini chiudersi.
 Tornando in corridoio, lanciò un'occhiataccia alla porta chiusa, chiedendosi cosa stesse succedendo là dentro. Sybil si era già rimessa a piangere? La West la stava mortificando? La stava facendo soffrire?
 Rabbioso perchè non poteva andare a controllare immediatamente di persona, andò alle scale e scese fino al piano dei domestici.
 “Come mai sei ancora in giro? La signora Patmore non ti ha ancora mandata a letto?!” ringhiò contro Ivy, appena la incrociò in cucina.
 La povera sguattera, visibilmente esausta, tentò di ribattere, ma Thomas la zittì con un cenno della mano ed andò nella sala domestici. Prese il giornale e si mise in favore di luce, per fingere di leggere.
 In realtà passò un'ora buona a pensare al da farsi. Doveva trovare un modo per liberare la piccola Sybbie da quella sottospecie di mostro mascherato da tata. E doveva farlo in fretta, lo aveva promesso a Sybil. Glielo doveva.
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