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Autore: Berenike_Talia    13/12/2014    0 recensioni
Questa è una storia riesumata, scritta troppo tempo fa. Si svolge durante la quarta stagione, durante la disperata ricerca della Cura. Caroline soffre per l'assenza di Tyler, per la noncuranza degli altri nei suoi confronti.
Caroline crolla e si vota all'oscurità, mentre Klaus cerca disperatamente di salvarla; una situazione paradossale che vede due anime sole ribellarsi e lottare, cercare di reagire contro un mondo che li schiaccia.
“Sono completamente sola. Non c’è nessuno” continuava a ripetere, cercando di liberarsi dal peso che la opprimeva. Quella piccola parte umana di Klaus, quella ferita da mille anni di solitudine, capiva ciò che Caroline stava provando e avrebbe voluto tenersela vicina per sempre, per allontanare il dolore che la distruggeva. Per la prima volta, dopo secoli, quella parte prevalse in Klaus, il quale senza nemmeno rendersene conto la rivelò a una vampira di diciannove anni."
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ti ho vista votarti all'oscurità"


Era stremata dalle continue ricerche e dalla perenne angoscia che qualcosa potesse andare storto. Se Silas fosse arrivato prima di loro? Se la Cura fosse finita nelle mani di Klaus? Se, se, se...
Ogni singolo giorno veniva vissuto in bilico mentre cercava di affrontare la solitudine senza Tyler. Viveva in un vortice che la trascinava in alleanze, tradimenti, odio e rancore, come se già non fosse divisa in due dai propri sentimenti.
 

La notte di quel 5 aprile l’aria era pesante, irrespirabile. Quando Caroline entrò e aprì la porta dell’ingresso tutti erano già arrivati e sistemati sulle comode poltrone dei fratelli Salvatore e tutti i posti a sedere erano occupati, quindi dovette sedersi per terra, accanto alle gambe di Stefan. Portò le gambe al petto e appoggiò la schiena contro il divano, godendosi per qualche istante il calore proveniente dal camino. Si aspettava che qualcuno parlasse, che magari Stefan cominciasse con un riassunto delle puntate precedenti o con qualche piano d’azione già pronto, ma quando riaprì gli occhi li ritrovò immobili, nella stessa situazione in cui li aveva lasciati, fissavano il pavimento o si guardavano le mani, Damon beveva il solito Bourbon.
Tutti quelli a cui teneva, tutti i suoi amici erano lì, pronti a soccorrere Elena e i fratelli Salvatore nel momento del bisogno, a seguirli e sostenerli. Elena, Damon, Matt, Stefan, Bonnie, Jeremy, e lei. Se nessuno voleva dire una parola, sarebbe stata a lei cominciare la discussione. Si alzò in piedi di scatto e risvegliò tutti dai loro sogni, o incubi, a occhi aperti.
“Come vogliamo comportarci? Klaus adesso ha la Cura, fino a qui penso che ci siamo tutti, ma come ha fatto? Chi l’ha tenuta per ultimo? Qualcuno può spiegare cosa è successo?”
La tensione si poteva tagliare con un coltello. L’unico che si degnò di risponderle fu Stefan.
“Fino a oggi sia noi che Klaus volevamo la stessa cosa: che la Cura andasse a Elena, anche se le ragioni erano diverse. Ma Elena qualche giorno fa ha ipotizzato che sarebbe giusto somministrare in qualche modo la cura a Klaus”.
A quelle parole un brivido inspiegabile corse lungo la schiena di Caroline.
“Da umano non sarebbe così pericoloso, non causerebbe tanto dolore” lo interruppe Elena.
Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato Klaus da umano, senza la possibilità di accontentare le proprie paranoie o manie di potere.
“Esatto”, riprese Stefan, “ma in qualche modo deve aver capito le nostre intenzioni e mentre Damon tornava a casa gli ha spezzato il collo e rubato la Cura. Ora ha intenzione di somministrarla a Elena, credo. Non sappiamo più quali siano i suoi piani”.
A quel punto tutti si girarono verso Damon, seriamente infastidito dagli sguardi indagatori.
“Che c’è? Mi ha soggiogato per conoscere le nostre vere intenzioni e poi mi ha rotto il collo, come ha detto il mio caro fratello. Ora la questione è come evitare che Klaus ci uccida tutti; tutti tranne Elena logicamente. Nessuno di noi vuole che Elena diventi un distributore di sangue per gli ibridi- marionette di Klaus e ricordatevi che c’è sempre Silas che vuole quella maledetta Cura per riunirsi al suo eterno amore cosmico.”
Caroline fece in quel momento il più grande errore della sua vita.
“Io posso distrarlo e voi gli ruberete la Cura, non si aspetta nulla di così scontato”.
 E un sorriso le solcò il viso.


“E’ sempre così, va sempre tutto a farsi fottere. Piani su piani, intere strategie. Klaus vince sempre. Fanculo la Cura” pensò Caroline mentre rubava una bottiglia di Scotch dal banco del bar.
 

Guidava ad alta velocità, cercava di cacciare via i pensieri di odio che s’insediavano nella sua mente, ma non ci riusciva, la realtà si faceva sempre più strada in lei nonostante non fosse lucida per i fumi dell’alcool.
Arrivò nella piazza di Mystic Falls che la luna era ancora alta. Il silenzio era calato sulla piccola cittadina e i pochi lampioni erano l’unica fonte di luce nelle vie povere di passanti, l’unica da cui arrivavano alcune persone era quella proveniente dal Mystic Grill. Intorno alla piazza correvano una serie di lunghe aiuole colme di fiori e bagnate dall’umida aria notturna, Caroline si stese sulla fredda erba di una di queste e chiuse gli occhi, sentiva la testa girare e il corpo appesantito. Aveva sete, tanta che credeva di poter morire.
La brina le inzuppava la schiena e i capelli, mentre i suoi pensieri vagavano in una mente nuova, fatta di consapevolezza e di tanta tristezza. Gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero della sua solitudine e una di queste le solcò la guancia e andò a finire sulle sue labbra. Era amara e salata, era triste e dura da accettare, ma per quella lacrima Caroline reagì, sentendo il sapore della sconfitta sulla lingua.
Si alzò lentamente, posò i piedi a terra, li ancorò al suolo e si stirò il più possibile; poi prese un lungo e profondo respiro. Si sentiva in preda ad emozioni mai provate così intensamente: odio, delusione, solitudine, rabbia; una rabbia così potente che le divampava in ogni parte del corpo, in ogni angolo del cervello, la lacerava da dentro. La stava uccidendo, portando via ogni cosa che le ricordasse chi fosse, il muro di convinzioni che l’avevano tenuta in piedi fino a quel momento si sgretolò e Caroline smise di pensare alle persone che amava e alle ragioni per cui viveva. A tutto ciò si sostituì la sete, che ardeva e le bruciava la gola, che le faceva rivoltare lo stomaco.
Chiuse gli occhi. Le braccia le si appesantirono e un peso volò via dal suo petto.
Finalmente la mente di Caroline diventò buia e leggera, aveva spento la sua parte umana e poteva finalmente accontentare la rabbia che gridava.
Di tutti i ragazzi che tornavano dal pub, alcuni giravano l’angolo e si inoltravano nelle vie isolate adiacenti alla piazza. Chiunque passasse al buio dei palazzi che vi si affacciavano, Caroline lo isolava in un vicolo e ne trangugiava il sangue fino all’ultima goccia, fino a vuotarlo completamente, fino a renderlo vuoto come lei. Si ritrovò a uccidere, squartare e fare a pezzi quegli esseri umani, umani come lo era stata lei, per alleviare la sete di sangue e vendetta verso il mondo sporco e malato che l’aveva costretta ad annullarsi completamente. Voleva vendicare tutto ciò che le era stato fatto da quando suo padre se ne era andato, da quando aveva sempre sopportare la superiorità sfacciata di Elena, da quando i fratelli Salvatore erano tornati a Mystic Falls.
Nel delirio delle continue lotte, nessuno aveva mai notato quanto soffriva.
Gli ultimi barlumi di umanità erano svaniti, lavati via dal sangue delle sue vittime, da quel calore che le scendeva per la gola e l’andava a riempire, dal sapore intenso che ha l’omicidio. In fondo era un vampiro e uccidere doveva essere il suo unico scopo, godersi l’eternità, lasciare che fosse il resto del creato a vivere nell’ansia che il tempo possa non bastare.
Gli occhi di Caroline erano terrificanti, dello stesso colore del sangue che colava ai suoi piedi, cerchiati dalle occhiaie e dalle vene che accoglievano quel liquido estasiante. Costringeva le vittime a non fiatare, martoriava i corpi dilaniandoli, strappando loro braccia e le gambe. Aveva preso un ritmo inesorabile nello spezzare le ossa, il crac era una musica soave per l’animale che dimorava in lei. Squartava i corpi fino a farne fuoriuscire le viscere, anche se il sangue si era esaurito e il cuore aveva smesso di battere da svariati minuti.
Nessun essere umano sentì un suono quella notte e nemmeno i vampiri rimasti in città si resero conto di cosa stava succedendo. Solo il più potente di tutti sapeva riconoscere quando si stava consumando un massacro, lo poteva sentire nell’aria.
Tensione, sangue, paura. Morte. Tutto ciò scatenava in lui un istinto viscerale. Per questo avanzava velocemente, cercava il luogo da cui proveniva il forte odore di sangue. Quanto erano potenti quei momenti, si sarebbe voluto lasciar trasportare e tornare a essere il mostro, a bere e a uccidere per puro gusto, non per bisogno di portare a termine i suoi piani.
Il battito del suo cuore aumentava e si caricava di energia. A poco a poco le vie della città perdevano consistenza, diventavano immagini sfocate in un mondo confuso e lento. Raggiunse velocemente il luogo del massacro e rimase esterrefatto e immobilizzato per qualche istante, rimase scioccato; perché in quel luogo, in quel momento, si sarebbe aspettato chiunque tranne che lei.
Caroline non si accorse della presenza di Klaus, stava ancora torturando i corpi morti accatastati in un angolo. Dalla massa dei cadaveri colavano sottili rivoli di sangue che portavano via gli ultimi resti della vita di quelle persone. Il viso le si era trasfigurato in una smorfia di odio, aveva lo sguardo furioso e i capelli e il viso erano intrisi di sangue. Caroline si era trasformata in una cacciatrice feroce e spietata, senza più un’anima o una ragione a guidarla.    
 “Cosa diavolo stai facendo? Fermati!” disse Klaus, ma come risposta Caroline gli scaraventò addosso uno dei cadaveri. Riprese a bere le ultime gocce di sangue rimaste, senza curarsi della reazione dell’Originale.
Conosceva perfettamente la situazione,  sapeva che era impossibile ragionare con Caroline, nessuno poteva entrare in quella mente erosa dall’odio e dalla rabbia, dalla sete di sangue che la possedeva. C’era un solo modo per fermarla.
 

Klaus parcheggiò la macchina davanti all’enorme villa, si caricò Caroline sulle spalle, la portò in una delle tante stanze da letto e rimase accanto a lei tutto il tempo, per tutte le ore che vennero prima del suo risveglio. Quando Caroline aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu il viso corrucciato e insanguinato di Klaus. Si guardò e cercò di capire cosa le fosse successo.
Perché era anche lei ricoperta di sangue?
“Che cosa hai fatto?” chiese Caroline, preda del panico.
“Io niente. Perché devo essere sempre io il colpevole, l’omicida, il mostro? La domanda ora è: cosa tu hai fatto?”
Caroline non rispose, ma lo guardò intensamente. Era confusa, odiava svenire e non si ricordava nemmeno perché fosse successo.
“Dimmi cosa mi hai fatto? Perché non mi ricordo niente?”.
Klaus aveva uno sguardo stanco, quasi rassegnato.
“Per favore, non continuiamo a parlare a domande. Se vuoi sapere perché non hai alcun ricordo delle scorse ore, la risposta in parte scorre ancora nelle tue vene. Ho dovuto spezzarti l’osso del collo e poi iniettarti della verbena per fermarti ed evitarti di ricominciare. Ti senti debole perché ancora non hai smaltito il veleno. Se vuoi sapere cosa è successo mentre io non c’ero, devi chiederlo a te stessa. Ti dice niente una strada buia e una vampira che aggredisce ventisette persone?”.
Improvvisamente, nella mente di Caroline affluirono immagini di incubi.
                                                                                                                                   
                                                                                                                                      Il buio, la rabbia. La sete.
Respiri strozzati, ossa rotte, sguardi terrificati.
L’euforia dell’omicidio, il sangue che le scorre nella gola, il caldo accogliente
che spegne la sete.
Ancora sete, ancora sangue.
Le vene bruciano mentre la mente si annebbia.
Cade.
 

I visi di tutte le persone che aveva ucciso, lo sguardo terrificato nel momento che aveva preceduto la loro morte. Ricordava tutto.
Non disse una parola, si limitò solo a guardare Klaus negli occhi. Provava orrore, senso di colpa, rimorso. Era però anche grata a Klaus per averla fermata e protetta dal nuovo mostro cittadino, quello di cui aveva più paura: sé stessa.
Il silenzio di Caroline si fece esasperante, pieno di parole che avrebbe voluto dire a Klaus, che avrebbe voluto dire a chiunque per scusarsi, per spiegare cosa le era successo, per provare a giustificare le morti e la violenza inaudita.
“Dovresti riposare” disse improvvisamente Klaus, alzandosi dal letto e appoggiandosi allo stipite della porta. Non voleva avvicinarsi troppo, Caroline era già abbastanza sconvolta.
“Non voglio riposare, voglio solo...” non finì la frase, perché cominciò a piangere. Le lacrime cadevano su quel viso sporco di sangue, pulivano la pelle lasciando segni chiari sul rosso vivo.
La situazione stava mettendo Klaus in seria difficoltà, cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva comportarsi come avrebbe voluto; abbracciarla, stringerla e consolarla erano azioni impossibili, Caroline avrebbe reagito violentemente e inoltre lui non era più abituato a provare compassione, non avrebbe nemmeno saputo come fare per rincuorarla, era da tanto tempo che non si curava di nessuno se non di sé stesso.
Il pianto però divenne un grido disperato, le sue erano urla di dolore e Klaus, che fino a quel momento era rimasto a distanza, evitando ogni contatto fisico, le si avvicinò lentamente e l’abbracciò, delicatamente, accarezzandole il viso con una mano e stringendola con l’altra per contenere i sussulti e il tremore. Egli stesso aveva paura di fare un gesto sbagliato, di andare troppo oltre il limite e di peggiorare la situazione. La creatura più potente dell’universo si sentiva un incapace.  
“Non sono stata io, non ero io. Non volevo, non sono io” continuava a ripetere Caroline, prima vittima di sé stessa e dell’afflizione che le stringeva lo stomaco in una morsa e che la teneva ancorata alle immagini di quelle maledette ore.
Intanto la mente di Klaus si stava allontanando, tornava a molti mesi prima, a quando quella lei gli aveva parlato come a un amico, mentre stava per morire per mano sua...
                                                                                  
 
“E’ perché sei ferito, ciò significa che c’è una parte di te che è umana.”
“Come puoi pensarlo?”
“Perché l’ho vista, perché mi sono ritrovata a sperare di poter dimenticare
tutte le cose orribili che hai fatto.”
“Ma non puoi, vero?”
“So che sei innamorato di me e chiunque sia capace di amare può essere salvato.”
 
 
 Caroline lo riportò alla realtà.
“Sono completamente sola. Non c’è nessuno” continuava a ripetere, cercando di liberarsi dal peso che la opprimeva. Quella piccola parte umana di Klaus, quella ferita da mille anni di solitudine, capiva ciò che Caroline stava provando e avrebbe voluto tenersela vicina per sempre, per allontanare il dolore che la distruggeva. Per la prima volta, dopo secoli, quella parte prevalse in Klaus, il quale senza nemmeno rendersene conto la rivelò a una vampira di diciannove anni.
“Hai me” disse.
Quelle due parole uscirono come un sussurro dalla sua bocca, a bassa voce dichiarò di avere un lato umano, che amava e soffriva, e lo aveva dichiarato proprio a Caroline. Erano entrambi soli in quel momento ed era proprio quella solitudine ciò che li accomunava, questo era ciò che condividevano.
 
 Quando Caroline finalmente si addormentò, Klaus uscì dalla stanza chiudendo lentamente la porta, scese la scalinata ed entrò nello studio. I tavoli e le pareti erano ricoperte di quadri e di schizzi a matita, si trovava nel luogo dove poteva lasciar sfogare la parte umana che aveva rinnegato per tanto tempo e che poco prima si era ribellata, che era riuscita a erompere dalla zona più profonda di se stesso.
Klaus si versò un bicchiere di scotch. Uscì sulla veranda della casa che dava sul bosco e pensando scrutava l’oscurità.
C’era davvero qualcosa di umano in lui? Poteva essere davvero salvato? Non aveva mai pensato veramente alle parole pronunciate mesi prima da Caroline, le aveva archiviate in quel piccolo spazio umano della sua mente, ma la disperazione della ragazza era riuscita a riaccendere la sua anima e aveva fatto riaffiorare tutta la sofferenza. Mentre cercava negli angoli reconditi della sua anima, Klaus piangeva. Si ritrovò a pensare al futuro come qualcosa di sereno, di sicuro, forse felice.
 
                                                                                                                                                                             Poteva essere diverso per loro, se solo Caroline avesse voluto.
Klaus si conosceva, ma comunque fossero mai andate le cose, alla fine aveva sempre fatto la scelta giusta per lei,  e se aveva sbagliato aveva sempre cercato di rimediare.
Si era sempre comportato il più umanamente possibile con lei.
Non l’avrebbe mai abbandonata, perché anche se lei non l’avesse accettato, Klaus era il suo ultimo scoglio.
 
Un tonfo fece riprendere Klaus dai suoi pensieri. Caroline si era svegliata e Dio solo sapeva cosa stava facendo, così l’Originale corse in camera per controllare. Quando entrò, vide Caroline con un giornale nelle mani: aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Klaus si pentì amaramente di aver lasciato il giornale sul comodino, Caroline non avrebbe dovuto scoprire ciò che era successo a Tyler, leggendolo su un pezzo di carta. Per cercare una conferma in lui, la ragazza lesse ad alta voce il titolo in prima pagina: “Tyler Lockwood, figlio dei defunti sindaci di Mystic Falls, è stato ucciso da un branco di animali selvaggi nella notte. Ritrovato il corpo in Nord Carolina.”
“Caroline, mi dispiace molto. Non doveva andare a finire così” disse Klaus mentre si avvicinava prudentemente al letto.
“Non è vero, non sei dispiaciuto, sei solo felice di esserti liberato della famiglia Lockwood” disse lei mentre continuava a fissare il giornale.  
Quell’accusa fu una pugnalata per Klaus, che si pentì di aver solo minimamente aperto il suo cuore alla ragazza che ora lo accusava di aver distrutto ciò che lei più amava della sua vita. Tutte le speranze e i pensieri che aveva riesumato dal profondo della sua anima scomparvero, come le ombre durante la notte. Per un solo momento aveva pensato che le cose sarebbero potute migliorare, che forse la sua vita non sarebbe più stata vuota. L’Originale però non sarebbe mai stato felice, aveva sempre disgregato la sua esistenza in momenti euforia e distruzione, un essere del genere mai avrebbe potuto trovare la felicità.
Intanto Caroline stava elaborando la notizia, mettendola a fuoco, capendo che tutte le speranze di rivedere Tyler erano scomparse nel buio di un solo istante.
Rimasero in silenzio.  Erano insieme nella stanza ma soli nei loro pensieri, poiché il mondo per loro si era fermato e il tempo aveva smesso di scorrere. Erano ora entrambi nella situazione di chi si vede sfuggire tutto e sente che la sua vita è solo sabbia portata via dal vento. Lei era immersa nel dolore, che prepotentemente si faceva di nuovo strada nella sua anima; lui raccoglieva un nuovo strazio: l’ingiustizia.
Ebbero due reazioni completamente differenti, nonostante la somiglianza dei loro sentimenti: Caroline non resse la pena e il nulla che si sentiva di essere e si fece di nuovo prendere dal delirio, mentre Klaus continuava a pensare e contemplava il vuoto nel suo cuore. Non reagì al comportamento della ragazza, la sua indole vendicativa voleva inconsciamente farla pagare a Caroline per averlo accusato di aver ucciso Tyler, quando in realtà si era imposto per molti mesi di non farlo solo per i sentimenti che provava per lei. Però i suoi pochi buoni intenti entravano sempre in conflitto con la sua oscurità, che finiva sempre per vincere.
Forse fu per questo che non vide Caroline scappare, che non volle rendersi conto del cambiamento nei suoi occhi.
Infatti in quel momento un pensiero si palesò improvvisamente nel cuore di Caroline.
“Tu sei solo, non hai nessuno e io non ti voglio” disse la ragazza, e con quelle tre ultime parole sputò tutto la sua delusione in faccia a Klaus. Poi, scappò via.
Era convinta che la sua sarebbe stata un’esistenza di rimorso e sofferenze, solitudine, odio. Si comportò da codarda, voltò le spalle alla sua vita e alle persone che le volevano bene, voltò le spalle al suo mondo fatto di intrighi e inganni, dove ormai non era più lei a dettare le regole. Caroline non era mai stata codarda, forse superficiale ed egoista a volte, ma mai si era tirata indietro di fronte ai pericoli, soprattutto quando si trattava di difendere chi amava; ma questa volta chi l’avrebbe difesa?
La mente di Caroline era annebbiata, non pensava lucidamente, ma sapeva di doversi sbrigare. La ragazza si precipitò nello studio di Klaus a grande velocità. Tutto il resto successe in pochi istanti.
Ruppe una lampada che si trovava su uno dei tanti mobili antichi e, una volta fatta a pezzi, ne prese un frammento lungo quanto un pugnale. Non cambiò idea all’ultimo minuto, non sarebbe finita bene la sua storia, lei non era l’eroina delle fiabe, l’avevano trasformata in una codarda che non ce la faceva più ad affrontare le difficoltà del suo mondo. Con un singolo movimento deciso conficcò il frammento di legno nel proprio cuore, proprio un momento prima che Klaus si affacciasse alla porta dello studio.
Caroline si accasciò a terra, abbandonata alla forza della morte.
L’Originale le si avvicinò e la strinse, quel contatto che tanto aveva desiderato, lo era riuscito a ottenere solo nell’ultimo istante, poco prima che lei si spegnesse.
Prima di morire Caroline lucidamente riprese il controllo. In quegli ultimi istanti si sentì veramente al sicuro per la prima volta nella sua vita, sorretta da Klaus. Realizzarono di appartenere l’uno all’altra, di essersi cercati per tanto tempo e di essersi trovati, finalmente; Caroline ora non moriva tra i dolori e le sofferenze che non era riuscita a sopportare, ma nella sicurezza di un abbraccio, nella consapevolezza che l’oblio non era l’unica forza a governare l’universo.
L’Originale sentì svanire il respiro della ragazza.                                                  
Con gli occhi chiusi e il cuore aperto, Klaus chiuse gli occhi e strinse Caroline, così come non aveva mai stretto nessun altro.

***
 La vita di Mystic Falls continuò anche dopo la morte di Caroline, come continuò anche la ricerca della cura.  I suoi amici piansero, si disperarono anche, ma tutti ripresero a vivere la loro solita vita.
Tutti tranne Klaus. 
   
 
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