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Autore: gaeshi    06/11/2008    3 recensioni
Ispirato dalla lettura di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino". Una one-shot amara e un po' triste, che può riassumere molti modi per buttare via la propria vita.
E i ragazzi dell'Organizzazione XIII li hanno sperimentati in pieno.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Demyx, Organizzazione XIII
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, l'introduzione dice già tutto. Aggiungo solo che l'ho scritta durante un viaggio a Barcellona, ispirata da "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" di Christiane F., che consiglio a tutti di leggere.

Significati speciali che forse non tutti sanno:
stare a rota = essere in crisi di astinenza, in special modo da eroina; è uno stato che rende le pupille molto dilatate
tirare su: fare una canna
botta: sensazione di sballo, che può essere sia allegro che triste, che si ha dopo aver fumato uno spinello. Tira fuori le vere emozioni che si provano in quel momento
pippare: sniffare

Le recensioni non sono obbligatorie, ma aiutano, ve l'assicuro ^^
See ya!


Demyx rincasò dopo la scuola, come sempre.
Come sempre si tolse la giacca e la gettò in un angolo. Come sempre ignorò l’odore di marcio e sporcizia.. E, come sempre, trovò Axel riverso sul divano.
“Ciao Demyx…” rantolò a fatica
“Ciao” gli rispose il biondo avvicinandosi a lui, e notando che le sue iridi verdi erano quasi completamente nascoste dalle pupille innaturalmente dilatate.
“Stai sempre a rota, vero?”
“Sì, ma questa è l’ultima volta” e sventolò un cartoccetto di carta stagnola.
Demyx sospirò e scivolò a terra, appoggiando la schiena al divano.
Axel cominciò a parlare. Strano, pensò l’altro, ormai erano mesi che Axel parlava pochissimo, consumandosi ogni giorno di più.
“Era bello all’inizio, vero?”
“Cosa?”
“Il gruppo. Al completo eravamo in tredici. Ti ricordi come ci chiamavamo?”
Demyx se lo ricordava molto bene.
“L’Organizzazione…” sussurrò sorridendo
“Già” proseguì il rosso “A capo di tutto c’era Xemnas… L’azienda sua e di Saix fruttava bene, per questo aveva deciso di farci vivere tutti qui, no?”
Demyx annuì, e disse “Ma dal crollo della Borsa ha cominciato a pippare di coca. E non è durato molto”
Axel continuò il discorso “Già, e Saix si è suicidato. Poveretto, non ce la faceva proprio più. E da quel momento neanche noi, perché tutto ha cominciato ad andare sempre peggio...”
I ricordi cominciarono ad assalire i due ragazzi, richiamati dalla voce arrochita di Axel
“Vexen era molto in gamba, ma spacciava troppi acidi e l’ hanno preso”
“Sì, hanno preso anche Larxene. Batteva per pagarci da mangiare, quella santa donna. Chissà se è ancora dentro…”
“Non lo so. Però mi ricordo che Xigbar ne era proprio perso… E lui e Xaldin hanno cominciato a bere, finché…”
“…Finché non li ha tirati sotto un camion una notte che erano ubriachi fradici. Una morte rapida e indolore, non credi?”
“Sicuramente meglio di quella di Luxord. Lo hanno giustiziato gli strozzini. Troppi debiti, gliel’avevo detto di smettere col gioco d’azzardo…”
“Sì, anche Zexion glielo diceva spesso. Lui è sempre stato quello più intelligente di noi… Probabilmente è per questo che, insieme a Lexaeus, se ne è andato da qui”
A quelle parole Demyx si lasciò sfuggire un sospiro. Zexion era stato il suo migliore amico, quello che l’aveva convinto a smettere con l’ LSD; ma non ce la faceva più a vivere in quel modo, a vedere gli altri che consumavano le loro vite senza che lui potesse farci niente. Così si era trovato un lavoro, ed era fuggito da quell’ambiente così degradato. Axel sapeva che Demyx soffriva ancora, ma aveva comunque tirato fuori l’argomento.
Stronzo, pensò il biondo, ma adesso te la faccio pagare.
“Roxas è finito al riformatorio, vero? Così piccolo e così dedito all’ hashish… L’ hanno beccato con troppa roba addosso. Per sua fortuna non aveva ancora diciotto anni, giusto?”
Un sospiro triste fu la risposta. Colpito e affondato, pensò Demyx.
“Chi rimane?” chiese continuando il discorso, mentre Axel preparava il cucchiaio, l’accendino e il succo di limone “Ah sì, Marluxia. Ma si è preso l’AIDS, immagino tu l’abbia saputo. Non avrà vita lunga, temo”
Axel sembrava non ascoltarlo. Sciolse l’eroina e la infilò nella siringa. A Demyx sembrò che ne avesse messa troppa, ma forse era solo un’impressione.
Chiuse gli occhi, era molto stanco.
“Questo mondo fa schifo, Dem” esordì il rosso “Questo mondo ti illude, ti fa volare alto solo per poterti far cadere sui cocci dei tuoi sogni infranti. Questo mondo ti fa nascere per poi abbandonarti. Ma io non mi faccio fottere. Questo mondo lo abbandono io per primo”
A quelle parole Demyx si riscosse, e aprì gli occhi.
Axel aveva la testa riversa all’indietro, gli occhi rovesciati all’insù. Un vago sorriso soddisfatto sulle labbra, la pelle fredda e pallida.
L’ago ancora piantato nella vena.
Demyx gli si avvicinò, poi gli chiuse le palpebre e tolse la siringa. Spezzò la punta, tanto al suo amico non sarebbe mai più servita.
Si sentiva strano, gli pizzicavano gli occhi e gli faceva male il cuore, ma non riusciva a venire a capo di quelle sensazioni.
Si tirò su una canna e se la fumò, non era fumo di prima qualità, ma era l’unico che poteva permettersi.
E finalmente, con la botta che gli saliva, cominciò a piangere disperatamente.
  
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