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Autore: sofcwrites    13/12/2014    0 recensioni
Noemi subisce la violenza del bullismo sulla pelle e nel cuore ogni giorno a scuola. E’ in quinta liceo e i suoi compagni non riescono ad accettare la sua omosessualità. Un giorno, viene picchiata talmente veementemente da finire in ricovero all’ospedale, dove si innamora della dottoressa tirocinante, Eva.
Dal testo:
"Tutti la guardavano sprezzanti, con disgusto, quasi; ma lei camminava a testa alta, fiera di sé e di ciò che era. Dichiarare la propria omosessualità fu un passo avanti per lei, e non aveva intenzione, proprio ora, di rinnegare la sua vera natura, solo per far felice qualche povera anima destinata probabilmente all’inferno. Ma questo, loro, sembravano non capirlo. Coglievano il suo sguardo fiero come uno di sfida. E questa sfida, la accettavano."
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Noemi si risvegliò. Come primo istinto, guardò l’orologio: 12:35. Doveva aver dormito un’intera giornata, fino al giorno dopo. Vide che qualcuno le aveva lasciato il pranzo sul comodino, così cercò di allungarsi e raggiungere il vassoio, ma un dolore che andava dalle costole allo stomaco la bloccò e dovette tornare a sdraiarsi. Più vicino del comodino, c’era un pulsante. Un grosso pulsante rosso, con sopra scritto “Infermiera”. Leggendo quella parola, Noemi ricordò di essere all’ospedale e premette il pulsante. Dopo qualche minuto di noiosa attesa, entrò dalla porta una ragazza in camice da dottoressa, anche se troppo giovane per esserlo. Ricordava di averla vista, mentre era sulla barella. Probabilmente era una delle voci che aveva sentito. Aveva i capelli biondo scuro, portava una coda di cavallo, e gli occhi color nocciola, quasi miele. Una naturale e misteriosa dolcezza sembrava intingere la stanza quando sorrideva, i denti bianchissimi.
-Ciao! Sono Eva, hai bisogno di qualcosa?-
Noemi avrebbe potuto scommettere che se anche avesse chiuso gli occhi, avrebbe comunque potuto percepire il suo sorriso, mentre parlava.
-Qui c’è scritto “Infermiera”, - disse Noemi, indicando il pulsante al suo fianco – ma lei ha un camice da dottoressa…-
Eva si avvicinò alla paziente.
-In realtà sono una tirocinante, non sono ancora una dottoressa, per questo mi affidano anche compiti infermieristici. Comunque, dammi del tu, dovremmo avere quasi la stessa età!-
Noemi le sorrise, lieta di aver conquistato la sua fiducia, in qualche modo. Per un attimo s’illuse che loro due sarebbero potute essere amiche, ma poi scacciò dalla mente quel pensiero: lei non aveva amici.
-Può sembrare una cosa sciocca, ma non riesco a raggiungere il vassoio con il pranzo. Mi fa troppo male il costato e lo stomaco.-
Eva annuì dispiaciuta e la porse l’atteso vassoio. Poi, sempre dal comodino, prese una medicina che Noemi non aveva visto e le fece segno di inghiottirla.
-Su, bevi. - Le disse, porgendole un bicchiere d’acqua – Va meglio?-
Il suo sorriso illuminò nuovamente la stanza, stavolta accompagnato da quello di Noemi, felice di provare quel lieve sollievo.
-Ogni volta che non riesci a sopportare il dolore, puoi prendere una pillola. Senza abusarne, però. Al massimo sei pillole al giorno. E’ un forte anti-dolorifico, che può avere seri effetti collaterali-
Per maggiori informazioni consultare il libretto illustrativo, pensò Noemi, divertita, mantenendo però l’espressione seria e annuendo alle sue istruzioni.
Dopo qualche secondo di silenzio e di sguardi fugaci tra le due, Eva indicò il suo letto e chiese se poteva sedersi. Noemi annuì senza esitazioni.
-Se posso chiedere, come mai ti hanno picchiata in quel modo?-
Noemi mantenne il contatto visivo con la pseudo-dottoressa, entrambe serie.
-Sono gay.-
Eva assunse uno sguardo confuso, sembrava quasi non capisse il nesso tra le due cose.
-E…dunque?-
Noemi, incredula, ebbe l’istinto di spalancare leggermente la bocca. Come può non capire?
-Mi hanno picchiata perché sono gay, e a loro questo sembra non andare a genio-, si spiegò meglio Noemi.
Stavolta Eva assunse un’espressione terrificata, ma anche molto preoccupata. Non riusciva a concepire come le persone potessero trovare certe motivazioni alla violenza. Sconcertata, rimase senza parole, così fu Noemi a riempire il silenzio.
-I miei genitori quando verranno a trovarmi?-
Eva sembrò svegliarsi da un sogno. Confusa, non ricordava cosa dovesse rispondere a una tale domanda.
-Ah…ehm…Ah, già…Sono rimasti qui fino a poco prima che ti svegliassi, non sembravano nemmeno sorpresi, - disse, più a se stessa, che alla paziente, Eva, con aria perplessa, -ma hanno detto che torneranno oggi pomeriggio se possibile!-
Noemi le sorrise e la ringraziò. In seguito, Eva si alzò dal letto della paziente e si diresse fuori dalla stanza, alzando appena la mano per salutarla. Fuori l’aspettava un ragazzo con in mano il pranzo. Eva ripensò tutto il giorno all’incontro con Noemi.
   
 
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