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Autore: Adeia Di Elferas    13/12/2014    5 recensioni
Jeanine Matthews sta pianificando un attacco che nessuno si aspetta. Lo fa per far sì che tutti cambi affinché tutto resti esattamente com'è. Malgrado le perplessità di qualcuno, il Capo della Fazione degli Eruditi non vuole permettere a nessuno di intralciare quello che per lei è l'unico piano possibile.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eric, Jeanine Matthews
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~ “Questo significherà guerra...?” chiese, attonito, l'uomo che le stava davanti. Jeanine era stufa di sentirlo porre domande inutili.
 Si alzò, prese il bicchiere d'acqua che si era appena versata e si voltò verso la parete a vetro che dava sulla città. Sorbì un altro piccolo sorso, poi disse, con lo sguardo che si perdeva oltre i palazzi: “Il sistema delle fazioni deve essere protetto. Se questo significa sacrificare qualcosa per il bene comune, allora sacrificheremo quel qualcosa.”
 L'uomo non sembrava ancora convinto. Jeanine dovette respirare a fondo un paio di volte, per non perdere apertamente la pazienza con lui. Era un ricercatore stimato, stava lavorando con profitto al nuovo siero, eppure a volte le sembrava così duro di comprendonio...
 “Se non agiamo subito, il sistema che conosciamo crollerà e allora cosa ne sarà degli esseri umani?” gli domandò, con calma.
 Il ricercatore si sistemò gli occhiali sul naso ed aprì la bocca, cercando una risposta a cui non riusciva ad arrivare.
 “Ciechi e sordi, affamati, ignari di quello che è stato una volta il mondo, ecco come saranno gli esseri umani, una volta che il nostro sistema verrà distrutto. Tempo vent'anni, e qui non ci sarà più nessuno. I pochi rimasti si uccideranno l'un l'altro per il cibo e allora la specie umana sarà estinta per sempre. È questo che vogliamo?” domandò Jeanine, riappoggiando il bicchiere vuoto sulla scrivania.
 L'uomo inarcò le sopracciglia: “Immagino di no.” “Immagini molto bene. Bravo. Quindi, hai altre domande?” Il ricercatore scosse il capo. “Bene. Torna pure al tuo lavoro. Voglio essere tenuta al corrente di ogni minimo miglioramento del siero. È molto importante.” “Certo.” assicurò l'uomo, alzandosi e raggiungendo in fretta la porta.
 Jeanine si versò ancora un po' d'acqua, quando fu sola e si rimise ad osservare fuori. Molti Eruditi si aggiravano indaffarati sotto al palazzo, chi portando libri, chi fogli, chi cercando di arrivare in fretta sul proprio posto di lavoro. Ecco come doveva essere il futuro: ordinato e laborioso.
 Gli Abneganti... Loro sì che erano un problema, loro, i Divergenti e la verità. La verità scomoda che avrebbe distrutto tutto il loro mondo, il loro mondo così bello ed ordinato...
 Jeanine finì di bere la sua acqua con lentezza, ragionando sul da farsi, sperando che il siero venisse portato a punto al più presto possibile. Si sentiva come la paladina della giustizia per il suo mondo. Doveva proteggere i suoi cittadini, doveva evitare, per il loro bene, che qualcosa li portasse fuori dal loro sistema perfetto.
 Stringendosi nelle spalle, guardò l'ora e si decise a rimettersi all'opera. Aveva molte cose da sistemare, prima di dare inizio alle operazioni che avrebbero permesso al suo mondo di continuare a respirare sott'acqua.

 “Sì, è pronto.” disse piano il ricercatore, abbassando la testa. “Bene. L'avete già consegnato?” chiese Jeanine, guardando l'uomo illuminato dalla sua lampada da scrivania.
 Quello scosse il capo: “Aspettavamo un ordine preciso.” era così mesto... “Cosa c'è che non va?” domandò Jeanine, senza aspettare una risposta: “Rendiamoci conto che siamo davanti alla salvezza dell'ordine e della giustizia.”
 Il ricercatore annuì, poco convinto. Tergiversò un momento, ma alla fine riuscì a chiedere: “È proprio necessario?” Jeanine lo guardò corrucciata. Sorrise, fredda: “Assolutamente.”
 L'uomo deglutì rumorosamente e proseguì, ostinato: “È che oggi pensavo... I bambini degli Abneganti... Loro non hanno colpe, loro...” “Loro saranno gli Abneganti del futuro. E comunque non sono cose che ti riguardano.” lo zittì Jeanine, schiacciando un pulsante sotto al tavolo, senza che il ricercatore lo notasse.
 “E invece mi riguarda, Jeanine.” fece l'uomo, guardando negli occhi il Capo della sua Fazione: “Ho partecipato attivamente alla creazione del siero, so cosa può fare e...” Non fece in tempo a finire la frase che la porta alle sue spalle si aprì e due Intrepidi pieni di tatuaggi, vestiti di nero ed armati entrarono.
 Jeanine indicò l'uomo con un gesto annoiato e i due Intrepidi si avvicinarono. “Ma cosa...? Jeanine...?!” tentò il ricercatore, con gli occhi pieni di paura. I due Intrepidi lo colpirono contemporaneamente, uno alla testa ed uno allo stomaco col calcio dei loro fucili.
 “Portatelo via. Ci sarebbe solo d'intralcio.” ordinò Jeanine. I due Intrepidi non si fecero ripetere una parola e presero di peso l'uomo, trascinandolo fuori.
 Jeanine si rilassò solo quando fu sola. Si appoggiò con tutto il peso allo schienale della sedia e lanciò uno sguardo alla parete a vetri. C'era buio. Era ora di cominciare.
 “Fate entrare Eric.” disse, tranquilla, nell'interfono.
 Dopo nemmeno trenta secondi, l'Intrepido fece capolino e la guardò con un mezzo ghigno in volto: “Cominciamo?” chiese.
 Jeanine sospirò, giungendo le punte delle dita: “Per il bene del nostro sistema e delle Fazioni. Cominciamo.”
 Eric uscì tutto esaltato, ridacchiando da solo. Con che gente aveva dovuto allearsi, pur di raggiungere il suo fine...
 Aveva ragionato su ogni dettaglio. Aveva scelto con saggezza. Aveva fatto la scelta migliore. Così come ogni giovane doveva scegliere la propria Fazione, così le aveva scelto da che parte stare. Aveva scelto di stare dalla parte dell'ordine. Aveva scelto di stare dalla parte della giustizia. Aveva scelto di stare dalla parte delle Fazioni.

   
 
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