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Autore: Fannie Fiffi    13/12/2014    5 recensioni
[Bellarke; Spoiler 2x08]
Sa che deve dirlo subito, sa che non c’è altra soluzione.
E lo fa. Senza attendere un istante, soffocando l’istinto di sopravvivenza.
« Prendi me. » La sua voce è chiara, ma trema.
Non appena pronuncia quelle due parole, lo sente: un rumore fra i cespuglio, un attimo di confusione, poi un urlo nella quiete notturna.
« No! »
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Storia basata sul promo della 2x08, in onda il 17 Dicembre.

Buona lettura!


 


 
I Bet My Life On You






Clarke cammina verso il luogo dell'appuntamento scortata da due Grounders a cavallo, e in quel momento si sente un po' come se fosse la principessa che tutti pensano sia, con quel passo fiero e le spalle dritte, lo sguardo fermo davanti a sé e le mani che non tremano.

Ma loro non sanno. Gli altri non sanno.

Non sanno cosa voglia dire dover reggere il peso di tutte le vite sulle proprie spalle, essere pronti a salvare chiunque, a qualunque costo.

Ecco cos'è diventata ormai la sua esistenza: un incessante, irreversibile "a qualunque costo".

Ecco a cosa pensa mentre cammina verso il punto in cui sa che troverà Lexa, in cui sa che troverà la fine. Perché Clarke ne è sempre stata consapevole, l'ha sempre saputo che la sua vita sarebbe terminata nel sacrificio e nell'amore per la sua gente.

Lo ha saputo nel momento in cui le loro teste si sono voltate verso di lei, nel momento in cui l’hanno guardata con quella scintilla negli occhi.

Lo ha saputo quando Jasper l’ha abbracciata, quando Raven le ha sorriso.

E ad una parte di lei non importa. Non le importa del dolore che proverà sua madre, della mancanza che potranno sentire gli altri, non potrebbe perdonare se stessa se lasciasse morire qualcuno dei suoi. Se lasciasse morire Finn.

La vergogna sarebbe più forte di qualsiasi altro sentimento, e il senso di colpa la divorerebbe lentamente ed inesorabilmente. Che razza di leader sarebbe, se non fosse disposta a sacrificare il suo ultimo respiro per loro?

Non c’è più via di uscita, lei lo sa che non c’è altra alternativa.

Per un attimo i brividi le corrono lungo la schiena, e il volto di Finn le passa davanti agli occhi. Clarke rivede il modo in cui lui l’ha guardata quella notte e rivede come l’ha guardata dopo aver massacrato persone innocenti, anziani, donne e bambini.

E morirebbe ancora per lui. Morirebbe per Octavia, per Miller, perfino per Mel, la nuova ragazza.

Morirebbe per Bellamy.

È per questo che continua a camminare, anche se sa che quella sarà la sua fine. Clarke Griffin cammina verso il suo destino e non abbassa lo sguardo nemmeno un attimo.

Le luci delle torce le ricordano la prima volta che è stata presa in ostaggio dai Grounders, la cavalcata notturna contro il petto di Lincoln, e quasi sorride. Nonostante la pesantezza del cuore, nonostante la paura – sì, anche lei ha paura, e non vorrebbe combattere, ed è solo una ragazzina – continua a camminare.

Arriva davanti al comandante Lexa in un attimo e incontra i suoi occhi in un misto fra rispetto e sfida, bloccandosi sul posto.

Sa che deve dirlo subito, sa che non c’è altra soluzione.

E lo fa. Senza attendere un istante, soffocando l’istinto di sopravvivenza.

« Prendi me. » La sua voce è chiara, ma trema.

Non appena pronuncia quelle due parole, lo sente: un rumore fra i cespuglio, un attimo di confusione, poi un urlo nella quiete notturna.

« No! »

In un attimo Bellamy è lì, sta correndo verso di lei, schivando attacchi dei Grounders e scalciando contro la terra.

Lexa porta lo sguardo accigliato verso il nuovo interlocutore, un’espressione incuriosita e maliziosa dipinta sul volto, e fa cenno alle guardie di fermarsi.

Clarke, nel frattempo, si volta verso la fonte di quel suono, arretrando impercettibilmente e avvicinandosi, però, al Comandante.

« Bellamy? » Sussurra spaesata.

Il maggiore dei Blake non esita un attimo, la raggiunge e supera con un paio di falcate.

« Non darle ascolto! » Si rivolge direttamente al leader nemico, parandosi proprio davanti alla bionda.

« Perché no? » Domanda  l’altra, compiendo un passo avanti ed inclinando il capo di lato.

« Prendi me! » Ripete più forte Clarke, tentando di sorpassarlo.

La bruna si guarda intorno per qualche attimo, osserva i volti delle Persone del Cielo, poi, con una sola occhiata, dà il segnale ad una guardia.

È così alto da far paura, da sembrare un Titano, completamente tatuato e ricoperto di pellicce, e quando si avvicina alla giovane Griffin non sembra che essere più pauroso.

È solo in quell’attimo che Bellamy si volta finalmente verso di lei, avendo adocchiato il movimento, e non pensa a nient’altro quando si getta verso la sua co-leader e le afferra il volto fra le mani.

La sente sospirare di sorpresa contro la propria pelle, ma non allenta la presa.

« Ascoltami », la supplica lui con gli occhi, « ascoltami, Clarke. Non te lo permetto. Non te lo permetto, ok? »

I suoi occhi completamente neri cercano i suoi vivacemente blu, e per un attimo si fermano a comunicare senza parole, raccontandosi tutto quello che hanno paura di dire ad alta voce.

« Non possiamo lasciarlo morire, Bellamy. » La sua voce si incrina talmente tanto da non sembrare appartenerle più, ridotta ad un sussurro disperato, e nelle sue iridi non ci sono altro che lacrime.

« Lo so. Credimi, lo so. Ma non puoi. » Per un attimo le sue mani grandi sembrano non essere più sue, sembrano solo un prolungamento del corpo di Clarke, come se facessero parte di lei e appartenessero unicamente a lei.

« Ma devo. »

E non c’è stata mai più fragilità che in quel momento, con lui a implorarla di non andarsene, con il suo viso stretto fra le proprie mani, e lei forte e fiera come è sempre stata.

« No, no », il moro si avvicina al suo viso fino a sfiorarle il naso con il proprio, fino a respirarla, « non te lo permetto. Non puoi. »

« Va tutto bene. » Gli assicura con un sorriso, ma non riesce a impedire alle lacrime di scivolarle lungo le guance e mischiarsi alle dita di lui.

« Non costringermi a caricarti sulle mie spalle, Principessa. Non lo farai. Io… »

« Lo so, Bellamy. »

Non avrebbe voluto dirlo, non avrebbe proprio voluto dirlo, perché, ecco, il grande e grosso Bellamy Blake non parla di sentimenti e basta, ma come può non dirlo, quando la possibilità di perderla è così realizzabile?

« Noi abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te. » Sussurra, e per un attimo Clarke rivede nell’espressione quell’ insicurezza che ha visto in lui davanti al corpo di Dax, quando si è abbandonato contro quella corteccia e per la prima volta l’ha toccata veramente.

« Ce la farai anche senza di me, ne sono sicura. » La giovane Griffin annuisce come se quella sia l’unica certezza che abbia mai avuto.

« No, non è vero. »

E sembrano essersi dimenticati dei Grounders radunati attorno a loro, del loro Comandante alle loro spalle, del luogo e del tempo in cui si trovano.

« Perché? » Sussurra sperduta, ricercando nel suo sguardo il motivo di tanta ostinazione.

« Perché eri con me quando Charlotte è morta », chiude per un  attimo gli occhi, e quando li riapre sono un po’ più appannati di prima, « perché non ti ho lasciata cadere. Perché mi hai perdonato. Perché ci sei stata. Sempre. Ti prego. »

« Ne ho abbastanza! » La voce ferma di Lexa arriva a squarciare il momento – il momento della verità, della resa dei conti – e in un attimo le mani del maggiore dei Blake scivolano lontano dal suo viso, e si volta immediatamente verso di lei.

Molto probabilmente non se ne accorge, tanto gli riesce naturale, ma si para davanti a Clarke con tutto il corpo, oscurandola completamente dalla vista dell’altra ragazza.

Il leader nemico lo squadra per qualche istante, un sopracciglio sollevato, e il moro mantiene il contatto visivo per tutto il tempo, anche se non può impedire a un particolare muscolo della mascella di muoversi nervosamente contro la sua guancia.

La giovane Griffin prende un respiro profondo, preparandosi a quello che le accadrà, chiedendosi se sarà veloce o se la faranno soffrire, ed è pronta a compiere un passo avanti quando sente la voce del Comandante.

« Non è te che voglio, Clarke del Popolo del Cielo. » Annuncia con tono solenne, senza però distogliere lo sguardo da Bellamy.

Il ribelle ricambia senza alcun filtro, senza tirarsi indietro, lasciando che il nemico gli guardi proprio attraverso, lasciando che capisca che prendere Clarke equivale a portargli via più di quanto sia disposto a perdere.

« I nostri figli sono cresciuti per divenire guerrieri, le nostre figlie per divenire leader. Non permetteremo che l’offesa di uno prevalga sul vostro miglior guerriero », annuisce verso di lui, « o sulla vostra miglior leader. » E a quel punto i suoi occhi incrociano quelli della bionda.

« Tutto quello che voglio », continua Lexa, afferrando il coltello stretto attorno alla vita, « è colui che chiamate Finn. »

« Quanto tempo? » La voce di Bellamy è ferma, decisa, incurante del peso che gli costano quelle parole.

« Fino all’alba. Se non lo avrò entro le prime luci del giorno, ucciderò chiunque troverò sul mio cammino. »

Non c’è nient’altro da dire. Nient’altro da fare.

Il maggiore dei Blake annuisce brevemente, l’espressione accigliata, e si volta verso Clarke.

È pronto a vederla in pezzi, a vederla piangere, distrutta, sconfitta, a vederla tentare ancora una volta di sacrificarsi per qualcun altro, ma niente di quello accade.

C’è una scintilla nei suoi occhi. Non è gioia, non è nulla di positivo, niente che possa accompagnarsi ad un vero sorriso, ma è un qualche tipo di sicurezza.

Il suo co-leader non attende un attimo di più, si piega lievemente e le afferra la mano – così come aveva fatto tempo prima, dopo che avevano passato ore a torturare Lincoln, dopo che entrambi si erano sentiti persi e consumati dalla desolazione – piantando lo sguardo nel suo e guidandola il più velocemente possibile lontano di lì.

Quando sono abbastanza lontani da non farsi sentire da nessun altro, la giovane Griffin sposta il capo velocemente verso di lui e sussurra: « Troveremo un’alternativa. Un altro modo. »

Il moro deglutisce e per un attimo tiene lo sguardo puntato dritto davanti a sé, poi incontra i suoi occhi.

« Non gli permetterò di portare via proprio nessuno, Principessa. »

E si aggrappa un po’ più forte alla sua mano.





 
  
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