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Autore: chia_14    13/12/2014    2 recensioni
E se quel giorno al McKinley non fosse stata Becky a sparare? E se Santana fosse tornata in città per dei chiarimenti? Il giorno dello sparo, spero che vi piaccia, un bacio. Brittana
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Santana era seduta in fondo, come al solito. Tornare in quell’aula dopo molto tempo non le impediva certo di rimanere quella persona stronza e distaccata che è sempre stata, soprattutto se Sam era seduto a tre posti di distanza dal suo.
Era tornata per cercare di riconciliare il rapporto con sua nonna, se c’era una persona della sua famiglia che la faceva sentire davvero amata era lei, tra un insulto e l’altro. Purtroppo aprire il suo cuore davanti a lei si era dimostrato un atto disastroso, non solo era rimasta delusa ma aveva tagliato di netto i rapporti con la nipote.
E lei non lo dava a vedere, ma stava malissimo.
Sapeva che Brittany stava con Sam adesso ma una forza più grande di lei riusciva sempre a trasportarla verso la bionda. E lei odiava non avere il controllo di sé stessa, la faceva andare in bestia. Anche se poi appena posava lo sguardo su quei capelli color grano o su quegli occhi incredibilmente azzurru i suoi buoni propositi da stronza gelida e imperturbabile andavano a quel paese.
Ma vaffanculo, non riusciva a capacitarsene Santana, non sarebbe mai cambiato quel sentimento.
 
Appena entrata a scuola l’aveva vista subito, come tutte le volte, come in tutti i suoi sogni, come in tutti i suoi incubi.
La vedeva sempre, poteva essere a un concerto con mille persone, in una discoteca affollata, in mezzo a una bolgia di gente che i suoi occhi sapevano subito dove guardare.
E la bionda con lei.
Era appena sulla soglia che la vide appoggiata al suo armadietto, accanto a quello che prima era quello dell’ispanica, intenta a riflettere sui fogli disordinati del suo raccoglitore rosa, mangiucchiando la sua biro preferita.
La sua testa si alzò immediatamente, rapida, la biro le cascò dalle mani e il colore delle sue iridi si incastonò tra quelle di Santana.
‘Santana coraggio, stai calma, ignorala, ce la puoi fare. Quanto è bella... Oh ma per favore.’
 
E adesso era lì, incastrata in una lezione dal professore, tra alcuni dei suoi vecchi amici e volti nuovi. Però non era quello che non andava.
Santana percepiva qualcos’altro nell’aria, qualcosa di diverso, di silenzioso, di terribile. Un colpo, improvviso, forte, potente. Il suo cuore si fermò per un momento che le sembrò durare un’eternità.
Poi capì.
Al secondo colpo il professore intimò a tutti i ragazzi di nascondersi ma a lei non importava un accidente di quello che stava succedendo, non voleva un rifugio in quel momento, voleva solo respirare.
Brittany.
 
La ballerina aveva il corpo in agitazione, era confusa, arrabbiata, felice, spaventata allo stesso tempo.
Santana era lì.
E lei non poteva fare a meno che odiarla per come si era comportata perché l’aveva lasciata sola. Certo, ora stava con Sam, ma detestava il fatto che lei si presentasse ogni volta quando le pareva,all’improvviso.
E detestava ancora di più che i loro sguardi così famigliari si ripetessero identici anche dopo così tanto tempo, anche in quella situazione. Stava per scoppiare così decise di andare in bagno un attimo per prendere una boccata d’aria, per respirare, per staccarsi dalla sua presenza che le penetrava le ossa.
 
Una volta asciugate le mani, Brittany capì di dover rientrare, era stata fuori più del dovuto. Fece qualche passo verso la porta quando un colpo assordante ruppe il silenzio e fece diventare pesante anche quello.
Sì, perché dopo lo sparo, la bionda sentiva quel silenzio soffocarla, bloccarla, come una morsa.
Non riusciva a muoversi e il suo cervello rifiutava completamente di credere a ciò che era appena successo. A un altro sparo Brittany corse verso la porta più vicina e se la chiuse alle spalle, tremando, cercando di mettersi più lontano possibile da quella porta, schiacciata contro il muro, come se bastasse. Sentiva dei passi e il terrore si immergeva sempre di più tra i suoi pensieri, pensava alla sua vita e a tutte le persone che l’amavano e che aveva amato.
Perché il suo cervello e il suo cuore le avevano già detto di rilassarsi e aspettare.
Sarebbe morta, lo sapeva.
 
Sam stava lottando contro la coach e il professore, si erano rifiutati di lasciarlo andare e lui si era arreso, aveva smesso di calciare. Santana era sdraiata a terra.
In quei minuti, dopo che aveva realizzato dove fosse Brittany e che nessuno fosse con lei, era crollata. Le sue gambe non avevano retto, il respriro si era fatto più corto: le era appena passato l’attacco di panico.
Artie le stava reggendo la testa in quel momento e lei appena realizzò il tutto scattò. Il ragazzo non fece neanche in tempo a trattenerla che Santana si era alzata velocemente in piedi. La coach e il professore la stavano guardando con gli occhi sbarrati, ancora ignari, ancora occupati a tenere stretto Sam.
La mora si appoggiò al piano perché il giramento di testa era stato forte, data la sua ripresa troppo rapida, ma immediatamente dopo stava correndo.
“Santana non ti azzardare!”
La coach l’aveva subito bloccata con le sue braccia massicce ma Santana ormai non si sarebbe fermata davanti a niente.
Con una gomitata e uno spintone era arrivata alla porta e essendo molto magra era riuscita a infilarsi subito nella fessura che Sam aveva provocato cercando di spostare la sedia.
Era fuori.
I richiami dei due insegnanti non li sentiva neanche più adesso.
Adesso voleva solo trovare Brittany e dirle che andava tutto bene.
 
Dopo aver varcato la soglia l’ispanica si appoggiò al muro e cominciò a strisciare, lentamente, lungo le pareti di quella scuola che le era sempre sembrata uno dei posti più sicuri al mondo.
Come si sbagliava.
Superata l’altra porta dell’aula canto lo vide.
Era di spalle, il giacchino vecchio e lacerato era sporco di sangue e in mano teneva la pistola. Tremava e sussurrava qualcosa al muro, al nulla, sembrava un pazzo e Santana aveva gli occhi sbarrati e cominciava a sudare terrorizzata.
Di chi era quel sangue?
Subito sentii le lacrime bagnarle gli occhi, potevano essere le sue, Brittany poteva…
In quel momento l’idea di uscire allo scoperto e farsi sparare le balenò per la mente. Non avrebbe sentito più dolore, avrebbe raggiunto la sua bionda, non l’avrebbe più lasciata sola.
Le sue gambe la diressero verso l’aggressore, rassegnate, calme, quasi come se avessero capito le sue intenzioni. La distanza si faceva sempre più corta e lei non si preoccupava neanche più di non fare rumore, voleva essere vista, voleva. L’uomo continuava a imprecare di spalle, si stava picchiettando l’arma sulla fronte con gesti irrequieti, ripetitivi e ripeteva le stesse cose, ancora e ancora. Santana ora piangeva.
Le lacrime scorrevano piano e dolcemente, come lei, come in un abisso senza fine, perché era la fine.
In un attimo di lucidità riconobbe la porta. Il bagno del McKinley, Brittany probabilmente era andata lì.
Santana si riscosse e si fermò, pensando rapidamente.
C’era del sangue è vero, ma poteva anche essere ferita e basta, non doveva per forza essere..
Mentre un’altra lacrima calda le scorreva sul viso ambrato, con passi disperati si avvicinò alla porta, fortunatamente il bastardo era ancora girato e non si sarebbe accorto di lei. Si richiuse la porta alle spalle con una lentezza infinita e senza fare il minimo rumore, poi appoggiò la fronte alla porta sospirando.
Non voleva girarsi, non voleva vedere quello che c’era in quel bagno, non voleva. Aveva contato altri colpi quando era sotto shock e non sapeva cosa avesse fatto quello stronzo.
Con il cuore a mille decise di girarsi. E il sangue era ovunque.

 
Si portò le mani alla bocca soffocando un gemito di disgusto e dolore, barcollando si avvicinò alla porta dalla quale usciva il sangue e piangendo spinse l’uscio.
I capelli biondi ricadevano sulla spalla e su tutto il viso, il corpo immobile era appoggiato alla parete e le macchie rosse non si riuscivano a distinguere dal colore della divisa dei Cheerios.
Stava per accasciarsi a terra abbandonandosi a un pianto disperato quando all’improvviso vide due nei sul polso della ragazza. Santana conosceva a memoria Brittany.
La conosceva meglio di sé stessa e aveva perso il conto delle volte in cui con una biro, durante le lezioni, aveva congiunto i nei della ragazza per poi formare un triangolo sbilenco sul suo polso destro.
E quelli non erano tre nei, erano due.
In quel momento il suo cuore si fermò e sentì per la prima volta un sospiro. Era quasi inesistente, soffocato, nessuno l’avrebbe mai sentito. Ma Santana aveva anche sentito piangere Brittany un sacco di volte e riconosceva quando la bionda tentava di nasconderlo. Senza pensarci si alzò, aprì la porta del bagno accanto e la richiuse.
Il suo profumo la avvolse quando la ballerina la strinse violentemente, cercando di non togliere la mano che le sigillava la bocca e impediva a tutto quello che aveva dentro di uscire. Sentii la sua fronte raggiungerle il collo e nascondercisi dentro, l’altra mano le stava stritolando la maglietta e il suo corpo era scosso da forti tremiti.
La maglia di Santana era già fradicia a causa delle lacrime di Brittany e anche lei non riuscì a trattenere le lacrime di sollievo nel vederla stare bene, anche se voleva essere forte per lei si strinse al suo corpo piangendo, accarezzandole i capelli e la schiena, sospirandole parole di conforto.
“Sei viva, sei viva, sei viva, Britt.. Britt ci sono io adesso, andrà tutto bene, sei con me…”
La sua mano copriva ancora la sua bocca, impedendo ai gemiti di uscire e la sua mano ora era sulla nuca della latina.
La porta sbattè contro il muro in quel preciso istante.
 
Brittany si immobilizzò nell’abbraccio della mora e così fece lei. Sentì i colpetti che l’uomo si dava anche prima con la pistola sulla fronte e un brivido la persorse per intero.
La strinse a sè, non poteva accadere, l’aveva appena ritrovata, non voleva che si avvicinasse a lei.
In quel momento le lacrime di Santana si fermarono e fece una promessa a sé stessa.
Qualunque cosa fosse successa, la bionda sarebbe uscita da quell’inferno, in un modo o nell’altro.
I respiri pesanti dell’uomo si fecero sempre più vicini e lei non poteva fare altro che tirarla più a sè, come a volerla nascondere da tutto quello, come a volerla riportare in quel mondo che lei credeva così puro e innocente. Brittany sollevò la testa improvvisamente e la mise accanto a quella dell’altra, che rabbrividì silenziosa e confusa.
Aveva spostato la mano dalla bocca e ora la appoggiava sulla sua spalla.
“San”.
Anche se fu solo un sospiro e la gioia di risentire il suo nome pronunciato dalle soffici labbra della ballerina era immensa, Santana non voleva che le scoprisse.
“Brit fa piano, non parlare ti prego”
“Sannie perché sei venuta?! Ora farà del male anche a te”
L’ex chirleader era terrorizzata, doveva far calmare la bionda altrimenti..
“Brit, ascoltami. Non parlare, io sono qua perché non c’è nessun altro posto in cui dovrei essere adesso ok? Tranquilla adess..”
“Dove siete eh bastardi?!!? So che c’è qualcuno! Uscite subito se non volete che vi secchi all’istante!”
La sua voce roca trapassò i corpi ora immobili delle due ragazze, facendo mancare il respiro ad entrambe, e anche la speranza.
Fu allora che senza preavviso, senza via di scampo e senza alternative Brittany si spostò a fatica dal suo orecchio, sfiorandole la guancia con la propria e la guardò rassegnata negli occhi rossi e umidi.
Quando i loro sguardi si incontrarono, senza barriere, senza vergogna, come una volta, allora la bionda potè rileggerci dentro le emozioni dell’altra come aveva sempre fatto. E quando capì che quel terrore disperato e quell’angoscia che solo rare volte aveva visto in quegli occhi neri non erano per la propria vita ma per la sua ogni muro si distrusse.
Si avvicinò alle sue labbra morbide e la baciò.
Un bacio silenzioso, una leggera brezza calda tra il gelo che le circondava, una dolcezza senza fine in quegli attimi dove la fine invece era vicina. Santana non si oppose e si lasciò trascinare in quell’ultimo contatto, breve ma così intimo da farle tremare il cuore, e questa volta non per il terrore di perdere tutto ma per l’amore travolgente che da tanto tratteneva.
Ma il tempo non risparmia nessuno, la porta davanti a loro si era già spalancata quando le labbra si divisero accompagnate da un lieve ansito e le ragazze si ritrovarono davanti a loro il motivo di tutto quell’inferno.
“Che cazzo fate eh? Che schifo non vi vergognate brutte..”
La sua mano partì indirizzata al volto della bionda ma Santana si era già avvicinata a lui e l’aveva spinto contro un lavandino
“Non la devi toccare! Hai capito cosa ho detto?! Non ti devi azzardare!”
La rabbia ormai era incontenibile e quando l’uomo si riavvicinò alla bionda lei si rimise in mezzo.
A quel punto l’assassino la prese e la spinse violentemente contro una delle porte piantandole la pistola sulla gola.
“Non so se ti è chiaro ragazzina ma questa è una pistola. Vuoi che la tua amica faccia la fine della ragazza dell’ultimo bagno? Eh?”
Il suo ghigno non fece altro che infastidire la mora mentre la bionda era alle spalle dell’uomo
“Lasciala andare!”
“Non ti conviene fare qualcosa biondina, non faresti altro che velocizzare il tutto!”
Santana guardava Brittany lanciarle delle occhiate di puro terrore e il suo cervello era troppo lento in quel momento per riuscire a pensare a qualcosa di sensato.
L’uomo improvvisamente si girò di scatto colpendo la bionda con la pistola e facendola cadere rovinosamente a terra.
“Noo! Brittany!”
La mora a quel punto non ci vide più e iniziò a colpire l’uomo al petto, mentre con l’altra mano cercava di allontanare la pistola dalla sua testa.
Lui però era troppo forte e con un unico movimento riuscì a spingerla facendola cadere accanto alla bionda, poi fu un attimo.
Il suo sguardo si fece ancora più crudele di prima e le sue braccia si tesero per sparare il colpo verso i due corpi piegati nell’angolo del bagno.
Santana si piegò di riflesso sopra il corpo della ballerina, cercando di avvolgere ogni parte della creatura che amava, baciandole la spalla e sussurrandole un “ti amo" rubato al tempo.
Strinse gli occhi, dai quali uscirono due lacrime, mentre il colpo partiva.

 Ci furono dei rumori, non sentiva neanche il dolore, ormai era finito tutto, ormai era libera.
Lo sparo in realtà aveva colpito il soffitto grazie all’intervento dei poliziotti e del professore, l’uomo adesso era in ginocchio e lo stavano trasportando in prigione.
La more dopo aver realizzato di essere salva rivolse uno sguardo preoccupato al corpo sotto di sé, lentamente si spostò da lei e le prese delicatamente il viso ferito per poi appoggiarlo sulle sue ginocchia.
“Britt..? Brittany..?”
La sua voce tremava e si accorse di quanto stava piangendo solo quando bagnò le guance dell’altra.
Le baciò gli occhi, il naso, le guance e poi la tempia ferita tremando
“Britt ti prego..”
Lasciò che il suo viso ricadesse in quell’incastro tutto loro, tra il collo e la spalla, piangendo rassegnata.
“Santana Lopez in queste condizioni è da articolo di prima pagina”
“Brittany!”
Ridendo la strinse più forte di quanto non lo avesse mai fatto
“Sannie tranquilla, finchè ci sei tu con me non mi accadrà mai niente.”
E continuò a sorridere anche nel bacio che si scambiarono poco dopo.

Sam era un rimpiazzo e la bionda dovette riconoscerlo una volta lasciato il ragazzo.
Santana e Brittany ammisero che il loro amore era più forte del loro orgoglio e da lì in poi non si lasciarono più.
Dopo il funerale della ragazza e l’arresto dell’assassino rimasero in piedi al cimitero, mano nella mano, solo loro due. La mora si spostò verso l’altra e le mise una mano sul fianco, Brittany si rigirò su di lei abbracciandola delicatamente.
“Grazie San, grazie per lasciare che io ti ami di nuovo..”
Santana dopo averla guardata negli occhi, commossa, le sfiorò le labbra
“Non potrei fare altrimenti Britt”.
 
   
 
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