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Autore: aire93    13/12/2014    3 recensioni
Missing Moment puramente Sterek, tratto dall'episodio 2x10. Derek ascolta i discorsi segreti tra Scott e Gerard Argent e si sente tradito dall'amico; Stiles è ancora paralizzato lì accanto, diventando bersaglio dell'ira dell'Hale, anche se...
Tratto dal testo: "Non aveva mai visto Stiles così genuinamente spaventato e fuori controllo, ancora impossibilitato nel fermare il tremore alle gambe.
Un pensiero potente esplose nel cervello macchinoso di Derek, così forte da mozzargli il respiro e rendergli le iridi meno scarlatte e più color del muschio, ovvero quello naturale.
La verità era che Stiles non aveva mai chiesto esplicitamente di essere trascinato in quel mondo soprannaturale"
Le recensioni sono bene accette
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derek Hale, Gerard Argent, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Howling '
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Le note alla fine. Questo è un puro Missing Moment, da collocare tra l’episodio 2x10 e 2x11…
 
 
Ogni passo suonava come un colpo di pistola dritto al cuore.
 
Scott e Gerard si erano separati in attesa di rivedersi sicuramente in futuro: agitati e veloci risultarono i passi di Mc Call, lenti e subdoli quelli del vecchio Argent, che girava per i corridoi della centrale di polizia con un sorrisino disgustosamente sadico stampato sul volto.
 
I due non avevano ancora la certezza completa che il piano ideato contro il Kanima potesse funzionare e, per questo, si erano divisi per ultimare le loro strategie.
 
Scott comunque aveva poco e nulla in testa, se non lo “stammi lontano” di una Allison incredibilmente decisa a uccidere e così diversa da quell’angelo che aveva dimenticato la penna il primo giorno di scuola.
Gerard, dal canto suo, stava architettando minuziosamente la vera trama del piano, che avrebbe risparmiato ben pochi combattenti di quella assurda battaglia .
 
Nessuno dei due, così distratti dai loro problemi, si accorse minimamente della presenza di Derek Hale dietro il corridoio, poco distante.
 
Il lupo era rimasto fermo immobile, dopo aver origliato per caso i loro discorsi: un’acida delusione gli si stabilì in gola, così in contrasto con il caos più totale nel quale albergava la sua mente, generalmente ordinata e precisa.
Essere traditi da qualcuno che si ritiene un fratello era un affronto che Derek non poteva tollerare.
 
«Io e te siamo fratelli Scott!»
 
Derek credeva che con quella frase, il giovane Mc Call si fosse convertito alla sua idea di non allearsi con il nemico, così come aveva fatto in passato lui stesso, innamorandosi di Kate.
 
“Ma Scott è un adolescente; Scott è innamorato della figlia di Chris Argent; Scott è amico di Lydia Martin, colei che ha irrispettosamente permesso a Peter Hale di resuscitare; Scott ha scelto di allearsi con te per spiarti, non ti considera il suo Alpha e men che meno un fratello…”  borbottò subdolo un solo frammento della mente di Derek, quella parte che lui teneva a bada a fatica ultimamente, quella frazione infinitesimale del suo cervello che aveva la capacità innata di renderlo un killer potenziale.
Nemmeno il lupo che albergava in lui poteva essere considerato così pericoloso.
 
I passi di Scott erano pistolettate al cuore, le sue parole sberle in faccia dalle quali Derek si sarebbe ripreso faticosamente.
 
Meglio gli Argent degli Hale, secondo Mc Call.
 
Meglio i killer senza scrupoli, dei poveri innocenti.
 
In fondo Scott si fidava di loro, aveva anche creduto che lo stato comatoso di Peter avesse un senso, che ci fosse un motivo logico dietro all’incendio.
 
Il solo pensiero di tutti i discorsi passati si tramutò in pizzicori sotto pelle, insistenti e ripetuti.
Derek chiuse gli occhi per un instante, riaprendoli e avvertendo una forza bestiale all’altezza delle braccia, come se avesse voglia di stringerle attorno ad un corpo, possibilmente vivo.
Era stato tradito e non l’avrebbe fatta passare liscia.
Derek voleva vendicarsi, mentre l’acido nella sua bocca si moltiplicava.
 
Derek voleva uccidere.
 
Un sospiro provenne dal pavimento, indicando all’Alpha la presenza di una forma indistinta al suolo, davanti a lui.
Per un folle momento, Derek pensò all’essere come alla “sfortunata vittima della sua rabbia”.
Solo strizzando gli occhi e attivando l’olfatto, Derek intuì chi si trovasse davanti.
 
Stiles.
 
Stiles, il migliore amico di Scott.
 
Stiles, la mente dei piani di Scott.
 
Stiles, colui che si era documentato per capire cosa fosse diventato il suo migliore amico e di conseguenza come poterlo aiutare.
 
Stiles, l’umano ancora paralizzato dopo il graffio del Kanima.
 
Stiles, che sicuramente era a conoscenza del tradimento di Scott nei confronti di Derek e nonostante ciò, continuava a fare il doppiogiochista, offrendosi di aiutare l’Alpha.
 
Lo stesso Stiles che Derek afferrò di peso e sbatté con violenza contro il muro, in preda ad un odio viscerale che mai avrebbe pensato di provare per il figlio dello sceriffo.
 
Derek osservò il suo corpo debole, non provando la benché minima pietà per quello stupido ragazzino, mentre la rabbia aveva preso ad urlargli nel petto: “Fagli male, fagli più male possibile. Nessuno si è premurato di non farne a te, Derek ”.
 
Gli occhi rossi e le zanne scrutarono il volto di Stiles, con un intensità tale che pareva volessero trovare un punto ideale per colpirlo a morte: sembrava quasi che il toro che era diventato Derek, avesse trovato davanti a sé il famoso telo rosso, che si agitava senza sosta davanti ai suoi occhi.
 
Stiles era quel telo.  
 
«Tu lo sapevi! Tu sapevi tutto, era tutto parte del piano… certo, anche Deaton che mi ha spedito qui. Era tutto un maledetto piano per farmi fuori, come voleva Argent… » gli ringhiò contro con voce fredda e tagliente come una lama ghiacciata, fregandosene del fatto che Stiles fosse ancora semi paralizzato.
 
Aveva già la scena nella mente, Derek, con lo Stilinski che avrebbe ghignato come al solito, gli avrebbe rifilato qualche fottuta battuta sul suo caratteraccio da lupo acido.
Aspettava un “Sì, idiota, ci sei cascato, adesso hai perso ” da parte dell’altro, ma la realtà non rispecchiò nulla di tutto quello che l’Hale aveva malignamente immaginato.
 
Stiles gli si afflosciò addosso, le gambe che tremavano senza possibilità per il ragazzo di fermarle e un singhiozzo, lungo e tragico che tentò di bloccare in gola.
« Derek, t-ti prego no! Io non so niente, non ho mai saputo niente del loro accordo…».
 
«Smettila di mentire Stiles! Smettila o giuro che ti uccido adesso! Sei il migliore amico di Scott, tu sei come un fratello per lui… è di te che si fida, non di me! Scommetto che ha ideato il piano con te, e magari anche Allison! Siete solo due… »
 
Ma Derek non terminò mai quella frase, perché la mano che stringeva attorno al collo di Stiles - che comunque non ricordava di aver posato - e che avvertiva il battito incontrollato e la pelle calda del ragazzo, si era bagnata di lacrime disperate.
 
Fu difficile per Stiles solo mettere due parole in croce, tra i singhiozzi e il fiato corto, ma probabilmente quello poteva essere il suo ultimo discorso, quindi tanto valeva tentare di affrontarlo.
 
«Derek guardami e d-dimmi se sto mentendo! Tu lo puoi capire subito!Io non s-sapevo che Scott avesse un p-piano proprio con Gerard, l’ho appena s-scoperto, proprio come te! Guardami io…io… ti prego…voglio solo smetterla, non ce la faccio più…».
 
Le parole del ragazzo accesero la luce nella mente di Derek: il giovane Hale staccò repentinamente la mano dal collo di Stiles, osservandogli gli occhi color ambra.
Nulla che potesse ricondurre alla bugia o alla manipolazione poteva trovarsi in quegli occhi.
 
Il nero della paura, pura e sincera di chi era terrorizzato da eventi che non poteva controllare, ne era il colore dominante, evidenziato dalla pupilla estremamente dilatata.
Paura che veniva emanata dall’intero corpo di Stiles: pesante da respirare, amara e con un retrogusto metallico, lo stesso del sangue che tanto imbrattava la stazione, quella sera.
 
Derek conosceva a memoria l’odore caratteristico della paura.
 
Non aveva mai visto Stiles così genuinamente spaventato e fuori controllo, ancora impossibilitato nel fermare il tremore alle gambe.
Un pensiero potente esplose nel cervello macchinoso di Derek, così forte da mozzargli il respiro e rendergli le iridi meno scarlatte e più color del muschio, ovvero quello naturale.
 
La verità era che Stiles non aveva mai chiesto esplicitamente di essere trascinato in quel mondo soprannaturale; Stiles subiva e sopportava sempre con più fatica le conseguenze delle trasformazioni di Scott; Stiles voleva solo vivere la sua vita da adolescente, diplomarsi, sposarsi possibilmente con Lydia Martin e rimanere accanto a suo padre, lo stesso sceriffo che giaceva immobile privo di conoscenza nell’altra stanza.
Lo stesso sceriffo che era l’unico membro della famiglia rimasto al giovane Stilinski.
 
«Oh. Sceriffo! Sceriffo si svegli! … » Stiles, così come Derek, non poté non udire le lacrime distinte di un altro essere umano rimasto sconvolto: quella Melissa Mc Call ancora sotto shock per aver scoperto la natura soprannaturale del figlio.
Melissa che di soprannaturale non aveva nulla, proprio come Stiles.
 
«Non riesco ancora a muovermi! Mio padre è di là, svenuto! Dobbiamo aiutarlo…non uccidermi Derek, voglio solo andare. Porta me e mio padre a casa, te lo chiedo per favore…».
Stiles aveva semplicemente bisbigliato, ma per i sensi sviluppati dell’Hale, quel sussurro poteva equivalere ad un urlo.
 
Derek scosse la testa, uno strano sguardo di compassione mista a colpevolezza si materializzò sul suo volto; Stiles non aveva colpe. Stiles era deluso, come lo era lui.
 
Stiles stava chiedendo aiuto ad una persona che fino a pochi secondi prima tentava di strozzarlo e fu quello, il pensiero che più sconvolse il lupo mannaro.  
 
L’Hale posò una mano attorno al corpo immobile dell’altro, trascinando entrambi verso la sala dove giaceva svenuto lo sceriffo.
 
«Io non... non volevo…» si trovò a borbottare Derek, in un patetico tentativo di scusa. 
 
«Non sapevo che Scott si fosse alleato con gli Argent, lo giuro. Gli avrei consigliato di non farlo, altrimenti. Ha deluso anche me… ».
 
Derek e Stiles blaterarono imbarazzati un paio di spiegazioni nello stesso momento, ma l’Hale sentiva di non aver bisogno di quelle di Stiles: aveva già riattivato i suoi sensi da lupo e intuito la veridicità delle scuse e del dispiacere dell’altro.
 
Derek aprì la prigione dove mamma Mc Call era rinchiusa, parlandole con un tono decisamente dolce per uno che mostrava quel muso lungo sul volto.
Basta minacce per quella sera.
 
«Prendi lo sceriffo, andiamo in macchina. Non ti farò male, lo prometto ».
 
Stiles osservò Derek con la coda dell’occhio, lanciando uno sguardo esplicito ad una Melissa paralizzata dal terrore.
 
«Può fidarsi di lui, signora McCall» disse, con un tono stanco ma senza il minimo dubbio, guardando spaventato il corpo svenuto del padre che la donna, dopo qualche titubanza ma rassicurata in qualche modo da Stiles, rianimò con praticità.  
 
Derek non aprì bocca, mentre accendeva la Jeep e portava i tre malcapitati a casa.
Non riuscì ad emettere un suono in direzione di Stiles, di come quelle parole «può fidarsi di lui » gli avessero aperto una breccia in quel cuore malandato.
 
Perché Stiles non aveva mai avuto doppi fini, come Scott.
Stiles lo aveva ripetutamente aiutato, salvato da pericoli mortali perché si preoccupava veramente per lui, tanto da lasciargli guidare la sua amata Jeep e da riuscire a non crollare psicologicamente  per tanto tempo, se non sotto minaccia dallo stesso Derek.
 
A questo pensò Derek, mentre lasciava uno Stiles che si reggeva in piedi a malapena e lo sceriffo accanto a lui ancora un po’ stordito tanto da non riconoscerlo nemmeno, appena davanti casa Stilinski.
 
A questo pensò, quando consigliò loro, senza guardarli negli occhi per la vergogna della scenata di prima: «Riposatevi, è stata una giornata stressante per voi. Dormite per quanto potete, vi proteggerò io stanotte».
 
E a questo pensò, quando i suoi occhi si incontrarono con quelli di Stiles per una frazione di secondo in più di quello che voleva, in realtà.
Gli occhi di Stiles erano sempre così maledettamente sinceri da fargli male.  
 
Perché Stiles non lo considerava un abominio, lo riteneva tutto sommato un lupo mannaro buono, che cercava giustizia più che vendetta e quello in realtà, faceva tutta la differenza.
 
«Scusa…» borbottò Derek quando ormai Stiles aveva chiuso la porta alle sue spalle, il padre ben stretto di fianco.
 
Derek guardò il cielo, cercando consolazione apparente nel silenzio delle stelle, appoggiandosi sulla porta di casa Stilinski e tentando di calmare i battiti del suo cuore, ancora comunque intriso di rabbia e delusione.
Consolazione apparente, perché sapeva che al di là di quella porta, all’interno della casa che si era offerto di proteggere per sdebitarsi dal guaio che aveva procurato, esisteva la sua consolazione veritiera, quel fascio di nervi che stava per chiudere gli occhi color ambra, tentando di addormentarsi.
 
 
 
 
Boh… sarà la conferma ulteriore del fatto che vivrò il resto della mia vita in quel limbo malefico chiamato Friendzone, sarà il tempo brutto, non lo so.
So solo che terminata la visione della 2x10 è nata questa storia, che tecnicamente doveva essere lunga solo un paio di pagine.
Diciamo che possiamo collocare il momento narrato appena dopo lo scambio di battute tra Scott e Gerard, dopo che si vede il volto arrabbiato di Derek.
Ci sono feels Sterek a volontà, anche un po’ di angst Scerek (che personalmente non shippo ma vabbè) e un velato riferimento Stydia, che purtroppo mi è servito per rimanere più o meno IC.
Detto questo…baciotti e alla prossima! (Magari con meno angst…) Stay TUNED!  
   
 
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